Chi trova te, trova un tesoro.
Il sole brillava sopra il regno di Alabasta,
inondando con i suoi raggi luminosi le enormi distese sabbiose, donando loro
una colorazione simile a quella dell’oro: le strade brulicavano di lavoratori
infaticabili, intenti a ricostruire le città devastate dalla guerra civile o a
far ripartire l’economia del paese. Tutti si davano da fare per risollevare le
sorti della propria nazione, impegnandosi dal mattino alla sera senza mai
demordere.
In quel clima febbricitante, Kosa non poté fare a
meno di notare l’assenza della principessa al palazzo, dove di solito aiutava
Igaram e Chaka a coordinare le innumerevoli mansioni da svolgere nell’arco
della giornata; era insolito da parte della ragazza tralasciare i suoi doveri,
considerato che era sempre stata la prima a voler “dare il buon esempio” al suo
popolo.
Perplesso, si recò verso le stalle in cerca di
Karl, l’inseparabile anatra di Bibi, ma la sua ricerca non diede i frutti
sperati: neanche l’imponente volatile era reperibile. Visibilmente preoccupato,
tornò all’interno della reggia e cominciò a correre lungo gli ampi corridoi in
marmo bianco, setacciando ogni stanza per trovare l’amica; preso dalla foga,
travolse il povero Pell e cadde rovinosamente al suolo, gemendo per la botta.
«Buongiorno
Signor Pell», disse mentre aiutava l’ufficiale a rimettersi in piedi, «scusatemi
per lo scontro, non vi avevo visto arrivare...»
«Non
preoccuparti Kosa, può succedere: piuttosto, come mai vai così di fretta?»,
chiese l’altro con un sorriso cordiale.
«Ecco,
stavo cercando Bibi: pensavo di trovarla insieme a Sua Maestà, ma purtroppo non
c’era...», rispose il ragazzo con il tono più neutro che riuscì a sfoderare;
non voleva mettere in agitazione nessuno, dopo tutto quello che avevano passato
non sarebbe stato giusto infrangere l’armonia collettiva per così poco. Il
protettore di Alabasta sospirò mesto, scuotendo il capo con disapprovazione
prima di rispondere al suo interlocutore.
«Non
cambierà mai, eh? Considerato che è passato un mese dalla partenza dei pirati,
è possibile che sia andata al porto orientale in compagnia di Ka... Hey!!! Dove
vai?!»
Non
appena aveva sentito quelle parole, l’ex capo dei rivoltosi aveva ricominciato
la sua corsa, la preoccupazione di prima sostituita dall’apprensione: non
avrebbe mai lasciato la principessa sola con il suo dolore. Raggiunse il suo
fidato cavallo e iniziò la lunga galoppata verso la sua destinazione; furono
quattro ore interminabili, durante le quali il giovane sentì la bocca dello
stomaco stringersi sempre più, ciò nonostante era riuscito a ritrovare la sua
amica.
La
vide seduta per terra, i capelli azzurri come il cielo le ricadevano in morbidi
boccoli lungo la schiena, il capo leggermente inclinato in direzione di Karl;
l’anatra le cingeva le spalle con un’ala, guardandola con un’espressione
talmente triste da spezzare il cuore di Kosa.
«Finalmente
vi ho trovati, vi ho cercato dappertutto!» esclamò il ragazzo per cercare di
rompere il ghiaccio: Bibi però sembrò colta alla sprovvista dalla sua voce,
tanto da sobbalzare e avvicinare spasmodicamente il dorso della mano destra al
volto. Il giovane rimase a sua volta interdetto, domandandosi come avesse fatto
a non sentire il destriero nitrire a pochi metri da lei, finché non si accorse
di quel gesto rapido: stava piangendo!
Senza
ulteriore esitazione annullò la distanza che li separava e s’inginocchiò al suo
fianco, bloccandole il polso e fissandola dritta negli occhi; la scrutò in
silenzio per qualche istante, osservando le lacrime che le rigavano il viso con
una fitta all’addome.
«Oh
Bibi! Sei così sconsolata per i pirati?» le chiese con tono fraterno,
inclinando amorevolmente il capo. L’erede al trono si divincolò dalla sua
presa, alzandosi e piantando con forza i piedi nel terreno.
«Sono
così sconsolata per i miei amici, va bene? Piuttosto, spiegami
perché sei qui? Ti ha mandato Igaram?» gli rispose trasudando rabbia e
frustrazione, evento più unico che raro per la fanciulla; c’era qualcosa sotto,
era evidente, perché quella reazione era stata spropositata, specie per lei.
«Anch’io
sono tuo amico, no? Qual è il problema, Bibi?» asserì mentre si sollevava, per
poi prendere le mani della ragazza tra le sue; la vide abbassare lo sguardo e
deglutire, imbarazzata e mortificata nel contempo.
«Scusami,
Kosa. È solo che mi sento così demoralizzata; ho paura di aver fatto la scelta
sbagliata rimanendo qui, come se avessi voltato loro le spalle...» mormorò la
principessa tra i singhiozzi, le gambe tremanti che minacciavano di cedere.
L’ex rivoltoso l’attirò a sé e l’abbracciò con forza, cullandola e lasciandola
piangere contro il suo ampio petto; diversi minuti dopo, una volta calmatasi,
l’allontanò leggermente per guardarla negli occhi.
«Ascoltami,
Bibi. Io penso che tu abbia preso la decisione giusta: hai dei doveri nei
confronti del tuo popolo che non puoi trascurare. Sono certo che l’amicizia che
si è creata tra voi è così forte da poter resistere anche alla distanza,
d’altronde è di te che stiamo parlando, no? Nessun amico degno di tale nome potrebbe
mai biasimarti o avere una brutta opinione di te. Chiedi pure in giro, vedrai
che tutti diranno che chi trova te, trova un tesoro.»
La
ragazza si asciugò le lacrime di commozione e gli sorrise grato, mentre Karl espresse
la sua approvazione starnazzando allegramente; decisero dunque di tornare ad
Alubarna insieme, chiacchierando amabilmente per tutto il viaggio e scacciando
gli avvilenti pensieri di prima.
Difatti
la principessa, dopo un’intera mattinata trascorsa a piangere, aveva ritrovato
il sorriso e il merito era stato tutto di Kosa: proprio per questo, una volta
tornati a casa, Bibi gli prese il braccio sinistro e vi disegnò sopra una
croce, così da rendere il suo amico di sempre custode del sentimento a lei
più caro, l’amicizia.