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Autore: Akane    20/07/2014    0 recensioni
“Anch'io ti voglio bene Nagi...
Mi sei apparso davanti all'improvviso e ti sei fatto strada dentro il mio cuore con prepotenza.
Presuntuoso, arrogante, insaziabile, ma anche onesto più di chiunque altro.
Io ti ho sempre ammirato.”
La storia finisce, le cose si sistemano. Vediamo come. Ambientata alla fine del manga.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE: questa fic è su Inferno e Paradiso, o Tenjo Tenje. È un manga finito da diverso tempo, ma che mi è sempre piaciuto molto. Il più bello, di qualità e coinvolgente che abbia letto. E' complesso e carico di moltissime cose, ma se ci si prende del tempo per leggerlo con attenzione ci si innamora. L'ho riletto in questi giorni ed ho voluto scrivere una fic in conclusione al manga, mi sembrava giusto. Una delle coppie del manga è composta da Masataka Takayanagi e Soichiro Nagi. Questi sono loro, dopo le vicende del manga. La leggenda iniziale è vera per metà. La parte finale l'ho aggiunta io. Il pezzetto sotto la leggenda, è tratto dal manga, sono le parole che si scambiano Masataka e Soichiro nella gran battaglia.
Buona lettura. Baci Akane

LA LUNA



Secondo una leggenda, Tsukuyomi e Amaterasu, il dio della Luna e la dea del Sole, erano un tempo molto legati, una cosa sola, inseparabili.
Dopo però che Tsukuyomi umiliò involontariamente Amaterasu, questa si separò da lui e non potendo più perdonarlo, se ne andò in un altro Cielo. Per questo i due non possono più incontrarsi e da qui sono nati il Giorno e la Notte.
Si dice anche che, in seguito a questa separazione, Tsukuyomi si legò a Susanoo, il terzo fratello, il dio della Tempesta e da lì in poi furono loro ad essere inseparabili.
L'influenza di Tsukuyomi su Susanoo, infatti, fu positiva in quanto egli cominciò a controllare meglio i suoi violenti ed imprevedibili sbalzi d'umore.

*.*.*.*.*

Anch'io ti voglio bene Nagi...
Mi sei apparso davanti all'improvviso e ti sei fatto strada dentro il mio cuore con prepotenza.
Presuntuoso, arrogante, insaziabile, ma anche onesto più di chiunque altro.
Io ti ho sempre ammirato.”
- Ti è arrivato il mio pensiero? -
- Sì, mi è arrivato il tuo pensiero! -
Mi è arrivato il tuo amore...”

*.*.*.*.*

Il ricordo sfumò, l'ultimo che la sua mente gli aveva lasciato prima della totale perdita dei sensi.
Dopo di che, gli parve di vagare in un morbido e candido argento, cullante, avvolgente sensazione, un profumo di passeggiata notturna.
Masataka, senza percezione spazio-temporale, rimase così per un periodo indefinito. Quando aprì gli occhi, gli sembrò d'averli appena chiusi.
Lentamente il mondo intorno a sé si mise a fuoco, dal soffitto col neon riconobbe l'ospedale, era la camera di rigenerazione.
Di riflesso provò a muovere le mani, ma gli riuscì solo con la destra. Fu per questo che abbassò lo sguardo verso la sinistra e vide.
In quell'istante quel piacevole calore che l'aveva cullato, diventò gelo.
La mano sinistra non c'era più, l'avambraccio era fasciato e si troncava prima del polso.
Masataka strinse gli occhi forte sentendo il fiato mancargli, sentì il panico invaderlo ma fu un istante brevissimo, il ricordo di come era successo gli fece aver bisogno di sapere come stava Soichiro.
Era sicuro che non ce la poteva aver fatta, aveva combattuto tutto il tempo sapendo che era l'ultima volta che lo vedeva, che non sarebbe mai e poi mai sopravvissuto, era impossibile.
Ovviamente nell'ottimistico caso che l'impresa gli fosse riuscita.
Ottimistica, appunto.
Eppure lui era lì, apparentemente vivo, senza una mano, ma vivo.
E Soichiro?
Aprì di scatto gli occhi a quella domanda e quando lo vide steso in un letto accanto al suo, si rese conto che se era lì, in quella stanza di rigenerazione, allora in qualche modo doveva essere vivo.
Ma come mai era lì? Di solito non mettevano insieme le persone che usufruivano della terapia di rigenerazione della famiglia Hotaru.
Soichiro comunque era steso con le canule che passavano sotto il naso, come sentiva d'avere lui stesso, unico piccolo aiuto per respirare. Per il resto fisicamente era perfetto, non aveva nemmeno una benda od un livido.
Era steso sul letto e dormiva.
I capelli erano ancora lunghi e chiari fino a sembrare bianchi, ma non aveva segni e simboli sul corpo, era proprio lui al cento percento.
Per quanto si potesse capire, in fin dei conti dormiva ancora.
Il panico scemò, Masataka tornò calmo e con il bisogno di saperne di più, si girò guardandosi intorno. Poco dopo arrivò la capofamiglia degli Hotaru in persona.
- Sono giorni che lavoriamo sul tuo spirito, per un po' sembravi un corpo vuoto, come che avessi dato fondo a tutte le tue energie, come Maya. - Masataka capiva cosa intendeva. Se era così, come poteva essere ora sveglio senza alcun intervento speciale, come quello ricevuto da Maya per il suo risveglio?
- E poi? - Chiese con un filo di voce, si sentiva ancora debole, ma via via stava sempre meglio.
- Sembrava come che avessi completamente passato il tuo spirito a qualcuno. Stavo cercando di capire cosa fosse successo quando tuo fratello ci ha detto cosa hai fatto. Col colpo dei Takayanagi hai passato tutto il tuo spirito al ragazzino che lo ha assorbito. Così, vedendo che in qualche modo era ancora vivo, vi abbiamo messo vicini ed in effetti hai ripreso spirito molto più velocemente. Sembrava come che lui te lo restituisse... -
Masataka si ammorbidì, gli vennero gli occhi lucidi in uno strano senso di commozione. Lui aveva salvato Soichiro e Soichiro aveva restituito il favore salvando lui?
- Ma come sta? - Chiese prima di cantar vittoria.
- Fisicamente sta bene e devo dire che anche il suo spirito è... come posso dire? Sorprendentemente normale, considerando quello che è successo. - Masataka corrugò la fronte e voltò la testa verso Soichiro che non si svegliava.
- E perchè non si riprende? -
- Più che ferite dello spirito o del corpo, nel suo caso... sembrano come ferite dell'anima... -
- E' lui che non vuole svegliarsi? - Chiese Masataka preoccupato.
- No, sento chiaramente che lui lotta per svegliarsi. Per tornare. Però dentro di sé, a livello psichico, ha subito dei duri colpi e questi si sono riversati sull'anima. È talmente stanca che sembra abbia solo bisogno di dormire. Non sappiamo quanto resterà in questo stato, non possiamo fare niente per lui. Può solo riprendersi da solo. -
Masataka sospirò, era una situazione molto strana ed aveva bisogno di saperne di più, sicuramente suo fratello poteva dargli più risposte, di certo delle idee doveva averne.
Specie considerando che non si spiegava come mai non era morto ed anzi il suo spirito era normale. Normale come?
- E' tornato il Soichiro Nagi normale, uno studente del liceo. I poteri dell'Esorcista del Male sono svaniti, così come il Vero Guerriero è completamente morto. In lui non c'è più alcuna traccia di sovrannaturale. È solo lui e basta. - Come evocato dai suoi pensieri, Mitsuomi entrò silenzioso in scena, con uno sguardo d'intesa salutò Hotaru che se ne andò per dare nuove disposizioni all'equipe. Masataka sentì una sorta di emozione nel risentire la voce di suo fratello e quando lo vide ebbe voglia di sorridere. Vederlo lì che gli dava apertamente il suo appoggio era sempre una cosa incredibile, non poteva abituarsi facilmente.
Mitsuomi si accostò al suo letto, non ricambiò il suo sorriso ma ammorbidì leggermente il volto. Masataka sapeva che non era abituato a sorridere, ma probabilmente era contento di vederlo sveglio.
- Durante il vostro combattimento esterno, Aya con l'occhio del drago ha trasportato sé stessa e Maya dentro la psiche di Nagi. Lì Aya ha raccontato che quando Nagi ha ricevuto il tuo enorme spirito direttamente dall'esterno, è diventato più forte di Shohaku. Lo stava per colpire quando Maya si è messa in mezzo ed ha raccolto col suo potere di Amaterasu quelli del Vero Guerriero in Nagi. Shohaku esisteva solo grazie a questi, sveniti loro, è svanito lui. A quel punto la coscienza di Nagi era libera. - Masataka realizzò che lavoro di squadra incredibile avevano svolto e facendo per sedersi, si sentì la testa girare. Con una mano Mitsuomi lo rimise poco gentilmente giù e lui non oppose resistenza.
- Aya e il capo come stanno? Sono uscite? Tutto bene? Il capo ha raccolto davvero tutti i poteri di Susanoo e li ha annullati col suo chakra? - Era incredibile da credere considerando che era stata sulla morte solo poco tempo prima. Mitsuomi a questo si oscurò come ai vecchi tempi, sospirò e si girò di lato abbassando lo sguardo. Non poteva reggere il suo così limpido e assetato di buone notizie. Notizie che non poteva dare.
Masataka realizzò che qualcosa non era andato bene, del resto come poteva?
Questa volta si alzò sul gomito e si protese verso di lui in attesa del resto, con agitazione chiese:
- Mitsuomi? Cosa è successo al capo? - Silenzio. - Cosa è successo a Maya? - Era la prima volta che la chiamava per nome, forse. Era sempre stata 'capo'.
Mitsuomi strinse gli occhi e si morse le labbra in una prima vera autentica dimostrazione di sofferenza. Aveva tenuto duro molto bene fino a quel momento ed ora era così. Ora che ne parlava con lui era così difficile, così impossibile non manifestare nulla.
Al tocco leggero e timido di Masataka sulla sua mano, si chiese perchè mai dovesse nascondere il suo dolore. Aveva passato gli anni a controllare tutto per poi rendersi conto che era stato una cosa del tutto inutile. Masataka aveva sempre vissuto tutto a pieno ed era arrivato al tanto agognato punto desiderato. Il punto di richiamare in sé i poteri del divino Tsukuyomi, l'antico dio della Luna.
Forse era proprio quello che aveva davvero sbagliato.
Lasciò che Masataka gli stringesse la mano e con un sospiro lasciò andare le lacrime che aveva trattenuto con ostinazione pensando di non poter per qualche motivo.
Era inutile, era completamente inutile non dimostrare dolore e amore, specie ora che era tardi.
- Maya è morta, il suo spirito si è dissolto dopo aver compiuto il suo compito. - Masataka l'aveva capito, ma sentirlo da lui, sentire la sua voce rotta dal pianto, un pianto silenzioso e composto, lo torturò.
Il dolore di Mitsuomi divenne il suo, anche lui voleva bene a Maya, ma non certo come lui. Sapeva che avevano avuto un passato importante insieme, una storia mai consumata. Per questo prima di affrontare Soichiro aveva voluto dichiararsi ad Aya, per non avere lo stesso rimpianto che suo fratello aveva verso Maya.
Dirglielo ed ascoltare la sua risposta, gli aveva aperto gli occhi davanti a Soichiro.
Perchè era andato a combatterlo nonostante sapesse quanto rischiava di morire comunque?
Perchè quel sacrificio?
Solo perchè lui glielo aveva chiesto quando ancora era sé stesso?
Non sarebbe stato sufficiente.
C'era altro. C'era di più e grazie a quel momento con Aya, prima di rivederlo sul campo di battaglia, aveva capito cos'era.
Aya gli aveva risposto che gli voleva bene anche lei, ma non nello stesso modo. Gli aveva detto anche che tutti gli volevano bene, anche Soichiro. Sicuramente lui gliene voleva ancora di più di tutti.
Questo l'aveva penetrato, aveva lavorato in lui come un tarlo fino a che, nello scontro con Soichiro, aveva capito.
Anche lui voleva bene ad Aya come lei gliene voleva a lui. Come ne voleva al capo, come ne voleva a Bob.
Ma per Soichiro era diverso. La motivazione che l'aveva spinto ad affrontarlo lo stesso nonostante fosse una missione impossibile, nonostante rischiasse la vita, era l'amore.
L'amore che provava per Soichiro.
Per quello stupido, arrogante, presuntuoso, insaziabile ragazzino.
Lui che l'aveva penetrato dal primo momento che l'aveva incontrato tanto da respingerlo per non dover ammettere che quel che provava, andava al di là del normale.
Arrivato a quel punto, Masataka aveva semplicemente capito che era ridicolo nascondersi dietro ad inesistenti disappunti, rivalità o quant'altro.
A Masataka, Soichiro piaceva e non solo. Gli voleva bene. Ma gliene voleva nel modo che aveva sempre pensato di volerne ad Aya.
Era stato lì che aveva capito la differenza.
Il rifiuto di Aya non era stato così atroce, se l'era aspettato.
L'idea di rinunciare a Soichiro, lasciarlo a sé stesso, permettere che si trasformasse in un demone completo... quella era stata inaccettabile per lui.
Soichiro veniva prima di tutti, prima di chiunque altro. Prima anche di sé stesso.
- Mi dispiace, Mitsuomi... - Mormorò mentre lui stesso piangeva per Maya, passando per tutto quel che era successo e l'enormità delle emozioni e dei sentimenti provati dall'inizio alla fine di tutta quella storia.
In quel breve ma lunghissimo istante, con la mano su quella di suo fratello, insieme avevano rivissuto i rispettivi fantasmi, le rispettive storie, Masataka dallo scontro con Soichiro in poi, Mitsuomi dall'incontro con Shin fino alla morte di Maya.
Poteva andare ancora avanti la vita, dopo aver perso così tante persone importanti, così tante cose importanti? Dopo aver perso anche sé stesso, dopotutto?
- Bisogna ricostruire quanto è andato distrutto. - Disse poi improvvisamente Masataka proprio sulle sue personali e disperate considerazioni.
Mitsuomi lo guardò sorpreso, gli aveva letto nel pensiero? Le lacrime si sospesero, ma le mani rimasero allacciate.
Masataka sorrise incoraggiante in quel suo tipico modo. Sereno. Sicuro. Calmo.
La luna...” Pensò Mitsuomi meravigliato.
- Dobbiamo ricostruire quello che è andato distrutto e coltivare ciò che è rimasto. È questo che vorrebbe il capo, ne sono certo. E lo vorrebbero anche tutti gli altri che abbiamo perso in questa lunga dolorosa guerra. Perchè, Mitsuomi... - Con questo si alzò piano e faticosamente, Mitsuomi lo aiutò prendendolo per le braccia, Masataka si tolse la canula dal viso e guardandolo dritto negli occhi, disse con maggior sicurezza. - questa maledetta guerra è finalmente finita! - Sentirglielo dire lo rese davvero reale, Mitsuomi capì che l'incubo era finito in quel momento e chiudendo gli occhi abbandonò la testa all'indietro pensando a Shin, oltre che a Maya. Anche a Bunshichi che lottava per tornare in forze e per farcela.
Ce l'abbiamo fatta, ragazzi...” Pensò fra sé e sé. In quel momento, un vento caldo l'accarezzò facendolo rabbrividire e aprendo gli occhi li vide tutti lì con lui, a ridere appoggiati uno all'altro insieme. Shin e la serenità nei suoi occhi luminosi, nei suoi come in quelli di Maya che agganciava il suo braccio. E Bunshichi col gomito sulla spalla di Shin che fumava la sigaretta.
Il primo autentico club di Juken.
I primi amici veri, i primi amori. Le prime ragioni di vita.
Ho fatto tutto pensando al sistema più sicuro ed imbattibile per farcela. Volevo risolverlo senza il rischio di fallire e pensavo che isolandomi in quel modo io potessi proteggerli tutti. Perchè non volevo che quello successo con Shin si ripetesse. Potevo aiutarlo, doveva esserci un modo, invece sono andato là per ucciderlo, perchè volevo liberare Maya, la ragazza che amavo. E mi sono ubriacato della mia stessa incredibile forza e non solo non l'ho ucciso, ma ho infierito. Era vero che Shin voleva essere fermato e quindi morire, era vero che sperava io ce la facessi e per questo mi aveva tenuto sempre con sé e mi aveva chiesto di battersi con me. Però io non sono stato in grado di fare nemmeno questo. L'ho torturato e basta. È lui che si è ucciso in un unico finale momento di lucidità. È lui che si è fermato. E di mezzo c'è andata Mana che non centrava nulla.
Per questo ho allontanato tutti, perchè temevo di non essere in grado di aiutarli e proteggerli, temevo di poterli ferire e distruggere allo stesso modo. E ripensandoci ora... un modo per aiutare Shin a scrollarsi dalla follia che il suo enorme potere gli dava... un modo c'era? Dopotutto Masataka ha salvato Nagi... e se ha salvato lui, probabilmente poteva salvare anche Shin. In fondo lui è la Luna...”
Rimpianti e pensieri si susseguivano in lui e Masataka si rese conto che si era appena chiuso di nuovo in sé stesso, ermetico coi suoi mille pensieri pesanti.
Messa l'unica mano rimasta sulla sua spalla, sospirò con un sorriso strano.
- Lascia andare qualcosa. Alleggerisciti, o un giorno non riuscirai più a fare nemmeno un passo. Smettila di portare tutti con te. - Mitsuomi, sorpreso del fatto che aveva capito a cosa pensava, lo guardò senza dire nulla. Allora il fratello sorrise aperto e lui cominciò a sentirsi meglio.
Lasciare andare...
- Sei vivo... vivi per chi hai amato e non chiederti cosa avresti potuto fare diversamente per salvarli... chiediti cosa puoi fare ora per renderli fieri. - Fu così che Mitsuomi, lentamente, liberò i propri numerosi fantasmi che invece di ancorarlo al fondo di una vita mai vissuta davvero, l'accompagnarono in quel cammino che l'avrebbe finalmente portato in alto.
Con un piccolo cenno di sorriso di gratitudine verso Masataka, disse che Tsumuji avrebbe pensato a costruirgli una mano robotica e che avrebbero presto sistemato il resto.
Mentre, con un calore pressochè infinito, pensò:
La mia Luna...”


Fu messo in una camera normale dell'ospedale in attesa che fosse pronto per essere dimesso. Con lui misero Soichiro, fu lui a chiederlo. Visto che Soichiro in qualche modo aveva aiutato il suo risveglio, sperava che il meccanismo fosse possibile anche al contrario ora che stava bene.
Rimase così del tempo solo con lui, sembrava dormisse.
Molti erano passati a trovarli, specie ora che era sveglio. Ad un certo punto Mistuomi aveva dato ordine ad Isuzu di limitare il flusso di visite.
Ormai Masataka era una celebrità, specie perchè era il nuovo presidente del Gruppo Esecutivo che per due anni era stato di Mitsuomi e prima ancora di Shin, due personaggi famosi ed entrati nella leggenda dell'istituto per la loro incredibile forza senza pari.
Del resto il suo biglietto da visita aveva attirato l'attenzione di tutti. Era il fratello di Mitsuomi, dopotutto.
La presentazione era stata degna delle aspettative, in quello che sarebbe stato ricordato come lo scontro più incredibile mai avvenuto nel loro liceo.
Il club di Juken aveva vinto il torneo tenrabu, per cui era stato eletto come nuovo gruppo esecutivo. Al suo interno era avvenuto lo scontro per eleggere il presidente.
Masataka Takayanagi contro Soichiro Nagi. I due più forti del club, esclusa Maya Natsume che all'epoca si era dimessa.
La battaglia aveva superato di gran lunga le aspettative e la vittoria di Masataka sarebbe stata ricordata da tutti. Una vittoria seguita dall'esplosione di Soichiro che aveva investito tutti e distrutto la palestra del club facendo molti feriti, ma per fortuna nessuno mortale.
Loro due erano stati i più gravi, fra i presenti.
Saputo che Masataka si era ripreso, in molti della scuola erano voluti venire a fargli gli auguri di pronta guarigione. Lentamente il ragazzo si era conquistato l'ammirazione di tutti visti i modi gentili e alla mano, diametralmente opposti a quelli del celebre fratello.
Proprio colui che aveva dato ordine di evitare tutte quelle visite.
L'opposto, appunto.
Masataka, seduto sul letto, si rilassò finalmente nel realizzare che non c'era più nessuno che entrava ed usciva di continuo.
Aveva chiesto di stare con Soichiro, ma se la gente veniva di continuo avrebbero dovuto separarli perchè lui ancora non si era svegliato.
Il suo stato era del tutto anomalo, sembrava dipendesse da lui.
- Sei davvero solo sfinito? È solo dormire quello che stai facendo? Significa che ti risveglierai? - Le parole di Masataka uscirono dalla sua bocca flebili, l'aria abbattuta. Era preoccupato e non si vergognava di mostrarlo.
Si sentiva responsabile, in qualche modo.
Aya faceva la persona forte, era venuta a trovarli ed aveva sorriso e posto tutto in termini molto ottimistici. Quando lui le aveva porto le sue condoglianze per la perdita di Maya, lei era diventata inevitabilmente malinconica, ma non aveva pianto.
Doveva averlo fatto già in abbondanza.
Ha perso il fratello e la sorella, i genitori quand'era piccola ed ora il ragazzo che ama non si risveglia. Cosa le rimane?” Era legittimo chiederselo, ma quando l'aveva osservata con attenzione per capire quale fosse il suo reale stato d'animo dietro tutto quello, aveva capito che l'occhio del drago doveva averle dato una visione di speranza per il futuro.
Non era mai stata così coraggiosa da guardare il futuro pur potendolo fare, ora che era in grado di controllare i propri poteri, non aveva più guardato al di là dei loro domani.
Però evidentemente doveva aver fatto un'eccezione, visto come stavano ora le cose.
Deve aver visto qualcosa di buono...” Si era detto Masataka, a quel punto aveva notato che Aya si era persa sul volto di Soichiro e così aveva capito.
Aya nella sua visione del futuro, aveva visto che era sveglio.
- Ce la farà... - Aveva detto solo questo, Aya, prima di andarsene.
- Hai sentito? Ce la farai... per cui vedi di buttare giù dal letto quel culo pigro che ti ritrovi, sfaticato! - Masataka aveva provato ad imitare Bob e si era messo a ridere da solo. Messosi comodo, si girò sul fianco rivolto verso il suo compagno di camera.
I capelli lunghi scendevano un po' dai bordi del materasso ricadendo per terra, Masataka allungò la mano e ne prese delle ciocche intrecciandosele fra le dita.
Erano quasi bianchi, li aveva ereditati da entrambi i genitori.
- Sicuramente te li taglierai appena ti svegli. Tornerai al tuo solito vecchio taglio? Posso scommetterci. È orribile, ma Bob dice che ti rende più alto... del resto non sei davvero molto alto. - Masataka si mise a parlare con lui come se fosse sveglio, dentro di sé sapeva che lo sentiva. Se quel giorno, durante la battaglia, aveva sentito i suoi pensieri dall'interno, significava che anche ora lo sentiva.
Continuò a giocare coi suoi capelli come attratto da essi. Sapeva di non essere attratto solo da quelli, ma per il momento decise di accontentarsi così.
- Ti chiamavano diavolo bianco per la pettinatura che ti facevi, ti aiutava a sentirti più forte? - Domande senza risposta, considerazioni a ruota libera. Mano a mano che parlava, Masataka si sentiva sempre più libero di esprimersi e riusciva a tirare fuori più cose.
- Anche tu in questa guerra hai perso tutto, molti hanno perso tutto. Io no, io dopotutto no. Ho salvato mio fratello dalla sua maledizione, mio padre è ancora vivo... e fra noi tre le cose sembrano sempre meglio... non voglio rinunciare alla mia vita semplice a diretto contatto con le persone normali, ma mi piacerebbe anche tornare a vivere con lui. Riallacciare i rapporti disastrosi con lui è un sogno che non ho mai osato fare ed ora... ora che va tutto bene io... vorrei solo poterlo rivedere di più. Penso che succederà. Ma non posso rinunciare alla mia vita, il mio piccolo appartamento quasi vuoto in un quartiere poco raccomandabile. È strano? Mio padre ha detto che vuole tornare nella residenza dei Takayanagi, che Mitsuomi lo ha invitato a tornare. Ha specificato che non gli tornerà mai la sua carica di capofamiglia, ma a questo punto credo sia meglio così. Quello che a provato a fare mio fratello era giusto, era il sistema che non lo era. Lui voleva salvarci tutti e farlo da solo, questo l'ha portato a diventare sì forte, ma sempre fermo allo stesso punto di due anni fa. - Masataka si sentiva come di non poter più smettere di parlare e mentre lo faceva, i capelli di Soichiro erano avvolti del tutto sulla sua mano e sul suo polso, non si rendeva conto di stargli infondendo il suo spirito, poco a poco, in modo da non indebolirsi molto.
Il problema di Soichiro non era la mancanza di spirito, quanto l'eccessiva stanchezza psichica.
Masataka non se ne rendeva conto, ma gli stava ridando quella forza mentale perduta, gli stava rischiarando le tenebre rimaste una volta svuotato di tutto.
E lo stava facendo con naturalezza.
- Mi hai ridato lo spirito che ti ho prestato per battere Shohaku. Sapevo che me l'avresti restituito. E volevo ringraziarti. Spero che ti risvegli presto, perchè qua è tutto troppo tranquillo senza di te. - Masataka ripensò ai propri pensieri durante la loro battaglia, quando aveva detto di volergli bene perchè l'ammirava, perchè sin dal primo momento che si erano incontrati e scontrati, Soichiro gli era entrato dentro prepotentemente.
Aveva cercato di respingerlo ed ignorarlo, ma lui era sempre tornato, si era sempre fatto notare, era sempre stato presente prendendosi quante più cose poteva. Voleva diventare forte.
- Alla fine ci sei riuscito ad essere forte, hai visto? -
Rendersi conto di volergli bene proprio quando era lì per ucciderlo, era stato terribile.
Aveva sperato ardentemente di poterlo salvare ed ora non era certo d'avercela fatta.
Capire che il 'ti voglio bene' rivolto a Soichiro era diverso da quello rivolto ad Aya, era stato un meccanismo automatico sempre della battaglia.
Sentirlo, capirlo, dirglielo e realizzare... che voleva bene a Soichiro, ma non come ne voleva ad Aya. E che era sempre stato sicuro di amare Aya, ma alla fine era stata più ammirazione, fascino... ma non poi tanto diverso da quanto provato per Maya...
Ed ora Soichiro arrivava e lo costringeva a capire la natura dei suoi sentimenti.
- Ed ora che so che ti voglio bene, cosa dovrei fare? Tu non ti svegli nemmeno, potrebbe essere stato inutile. Non so nemmeno se ti sono arrivati i miei pensieri. In ogni caso sarebbe imbarazzante. Se ti svegliassi e mi dicessi che l'hai sentito io... cosa dovrei fare? Non era un 'ti voglio bene' in amicizia, io ero lì per morire pur di aiutarti. A volte i sentimenti salvano, ma altre incasinano e basta... ad ogni modo se non ti svegli, sarà stato tutto inutile... - Lentamente schiacciato dal sonno per il proprio spirito infuso in Soichiro tramite i capelli che rimanevano attorcigliati sulla sua mano, Masataka si lasciò cadere addormentato mentre biascicava le ultime parole.
Fu poco dopo che la voce roca e bassa di Soichiro si levò.
- Ti ho sentito, senpai. I tuoi pensieri mi erano arrivati. -
Il tuo amore... “ Questo lo pensò capendo che se Masataka parlava di 'pensiero' e non 'sentimento', significava che non era pronto per ammetterlo chiaramente.
Ma lui aveva percepito i suoi sentimenti ed erano di puro amore.
Sapeva che in molti ne provavano per lui, si era fatto alcuni importanti amici, Bob, i senpai, Aya, Maya... però Masataka era diverso, Masataka era la sua Luna, la sua salvezza, la sua luce nelle tenebre.
Era stato lui a salvarlo, lui ad infondergli la forza decisiva finale, lui a fermarlo dall'esterno, ad annullare il suo corpo troppo forte.
Maya aveva fatto il miracolo finale annullando tutti i suoi poteri, ma Masataka aveva indicato a tutti la via, lui l'aveva reso possibile. Fermare il corpo era stato determinante.
Dargli tutto il suo potente spirito per aiutarlo.
Poco dopo Soichiro aprì gli occhi e con una fatica incomprensibile, girò la testa verso di lui.
Lo vide che dormiva con la mano allacciata ai suoi capelli e sospirando fece un piccolo sorriso carico di mille cose. Era stanco, si vedeva, ma era finalmente sveglio.
- Hai fatto bene a parlarmi, le tue parole insieme al tuo spirito mi hanno guidato alla superficie... ero perso in una notte troppo buia, non riuscivo a trovare la via di casa. Ad un certo punto la luna è apparsa nel cielo e l'ho seguita. Mi ha portato a casa. La mia casa era la palestra del club di juken. Grazie senpai. - Mormorò sapendo di poter dire quelle cose perchè dormiva. Da sveglio sarebbe stato imbarazzante, avrebbe trovato il coraggio per affrontarlo a viso aperto un altro giorno, ora poteva accontentarsi.
Realizzò perdendosi nei suoi lineamenti delicati e gentili che era vivo, ce l'aveva fatta e soprattutto era riuscito a non ucciderlo, cosa su cui si era concentrato molto.
Aveva subito gravi perdite per strada, sua madre, suo padre, Maya... ma lui era lì, la sua luna era lì. Anche altri dei suoi amici ce l'avevano fatta. La guerra era finita per sempre. La pace era tornata e quello sarebbe stato ancora il paradiso dei combattenti.
Era tutto finito davvero.
Guardando il viso di Masataka lo realizzò e la stanchezza piano piano tornò, ma una stanchezza sana e normale, una che gli avrebbe permesso di risvegliarsi appena qualcuno l'avrebbe chiamato.
Si voltò così sul fianco nella stessa posizione di Masataka e prendendo la mano che era fra i suoi capelli, si lasciò addormentare serenamente, con un pizzico di tristezza normale che avrebbe sempre avuto pensando a tutta quella storia. Lui come tutti gli altri. Come Masataka stesso.
Come Aya.
Come Mitsuomi.
Quella mano gli diede la sicurezza di potersi risvegliare quando voleva.
Così sarebbe stato.


Masataka riaprì gli occhi con ancora la mano nella sua e fra i suoi capelli, poca la distanza che separava i due letti, le posizioni ancora rivolte uno all'altro.
Vide subito il suo viso dai tratti caratteristici con le sopracciglia decise, i lineamenti rilassati e sereni, un bel colorito.
Si era girato, si era svegliato.
Lo realizzò al secondo battito di ciglia, quando aveva focalizzato l'attenzione sulle loro mani.
Si stavano ancora scambiando lo spirito a vicenda.
Quando capì, sorrise con la sua tipica dolcezza e fu come se tutto diventasse possibile. In effetti, tutto lo era per davvero.
Era possibile dopo quel che erano riusciti a fare.
Avere paura di cosa? I sentimenti sono tutto quel che abbiamo, noi moriremo, un giorno, e non sarà più niente di noi. Esisterà eternamente solo lo spirito che viaggerà di nascita in nascita, mentre noi, le nostre vere coscienze, si riuniranno insieme in un posto perfetto.
Per cui i nostri sentimenti si spargeranno in tutte le parti di noi, nello spirito che andrà al prossimo che nascerà, nell'anima che andrà con la coscienza in quel posto fantastico... e allora io dico che dobbiamo vivere per i sentimenti, dobbiamo vivere di sentimenti, senza vergognarcene, soffocarli, nasconderli. Dobbiamo coltivarli, farli crescere, rafforzarli. Perchè è tutto quel che ci può far vincere una guerra di cento anni.
Io ho potuto aiutare Nagi perchè provavo dei sentimenti per lui.
E quei sentimenti erano amore.
Per cui al diavolo tutti i dubbi e le insicurezze.
Se so cosa provo, devo andare dritto per la mia strada senza paura. In un modo o nell'altro, nell'aver chiaro il nostro obiettivo, tutto andrà bene. Ed ora il mio obiettivo è vivere felicemente questa vita, proteggendo sempre chi amo.”
Così pensando, con una chiarezza a dir poco sconcertante, con la sua tipica semplicità, si alzò a sedere senza staccare la mano dalla sua e dai suoi capelli che scendevano ancora giù dal letto.
Mise i piedi a terra e si chinò lasciandogli un bacio sulla tempia, gli scostò i capelli e con una dolcezza sua caratteristica, sorrise più leggero.
Appena le sue labbra si levarono, Soichiro aprì gli occhi, girò di scatto il viso ed in breve si ritrovò il suo vicinissimo.
Sorpreso, senza fiatare, senza crederci, col cuore che andava velocissimo su in gola, incapace di fare qualcosa, nel caos più totale, nel non avere proprio idea di cosa dovesse fare, si ricordò che lui era la sua Luna e che così sempre sarebbe stato.
Sarebbe andato tutto bene.
E' lui ad indicarmi la via, devo solo seguirlo.”
Così si rilassò, sorrise finalmente sereno e accattivante come suo solito, poi con un entusiasmo crescente si protese verso di lui e lo baciò sulle labbra, con sorpresa, esuberanza, istintività.
Masataka rimase di sasso, ovviamente era una delle cose che avrebbe voluto fare lui ed ovviamente per timidezza, per quanto avesse le idee chiare ed avesse accettato tutto, non era in grado di farlo sul serio e fino in fondo.
Ma per questo genere di cose fatte senza pensarci troppo, con puro istinto e desiderio, un pizzico di incoscienza e molto coraggio, c'era Soichiro.
La Tempesta che spingeva la Luna.
La Luna che calmava la Tempesta.
Furono strane le loro labbra unite, non era stato un gesto pensato seriamente da Soichiro, non con razionalità. Appena l'aveva visto sveglio chino su di lui, aveva sentito un enorme fortissimo desiderio di farlo e l'aveva fatto.
Semplicemente così. Non se ne era pentito, anche se si era sentito andare a fuoco e si era totalmente sconnesso, più del solito.
Masataka nel sentire la sua agitazione, sorrise fra sé e sé, si appoggiò al cuscino e sempre rimanendo chino su di lui, con le mani intrecciate, guidò il bacio con una calma tipica sua.
Sicurezza, tranquillità.
Era una cosa bella, pura, innocente, sentita.
Pensandoci sarebbe stato impossibile, complicato, strano. Farlo fu facile, onesto, giusto.
Non sembrò un errore.
Sembrò perfetto.
Le emozioni ingigantirono e si mescolarono come i loro sapori, le bocche si fusero con semplicità e quando tornarono in loro, si separarono.
Soichiro era molto più rosso ed imbarazzato di Masataka. Aveva agito totalmente d'istinto, Masataka era più rilassato. Non avrebbe mai preso l'iniziativa da solo, ma così andava bene. Una volta nel sentiero, camminava sicuro sapendo perfettamente dove andare.
- Scusa io... l'ho fatto senza pensarci, non so proprio cosa mi sia venuto in mente, sai che io agisco così! Non lo faccio più! - Soichiro ne aveva passate molte ed era maturato, ma rimaneva pur sempre un ragazzino impacciato coi sentimenti.
Anche se, con quello che aveva vissuto, aveva imparato quanto poi erano preziosi ed importanti.
Masataka si alzò e si stiracchiò disinvolto.
- Va tutto bene, ho iniziato io! Ero contento che ti eri svegliato... - La mise giù semplice e Soichiro capì che forse lo era davvero.
Semplice.
Si alzò a sedere sentendosi davvero come rinato. Le mani si erano staccate, per cui prese i propri capelli troppo lunghi ed ingombranti e li legò in una coda bassa brontolando, quando ebbe finito Masataka ridacchiava e si era riseduto sul proprio letto, di fronte a lui.
- Li taglierai? - Soichiro rispose immediatamente.
- Appena esco di qua! - Masataka rise e Soichiro si dimenticò dei capelli. Non erano mai stati capaci di stare così bene insieme, così tranquilli, disinvolti. In amicizia. O forse qualcosa di più.
Ma quello che abbiamo vissuto e condiviso penso che legherebbe chiunque...”
Si spiegò Soichiro.
In effetti era vero.
Era per i sentimenti che in realtà nutrivano uno per l'altro, che erano riusciti a collegarsi in quel momento. Masataka aveva salvato Soichiro con quel gesto, col suo colpo, infondendogli tutto il suo potentissimo spirito puro.
- Sono contento che ce l'abbiamo fatta... - Disse poi sempre il ragazzino seguendo quei pensieri. Aveva bisogno di esternarli, si sentiva come in sovraccarico. Lui doveva per forza.
E sentiva la frenesia anche di dirgli quel che pensava. Quella risposta alle parole che Masataka gli aveva coraggiosamente rivolto durante la loro lotta.
- Non dirlo a me, la situazione sembrava disperata... - Masataka si guardò la mano, aveva anche una cicatrice sul viso che glielo tagliava orizzontalmente. Non si sarebbe mai rimarginata.
- Non hanno finito di curarti? - Chiese Soichiro riferendosi al viso. Non aveva ancora visto bene l'altro braccio, la mano mancante, il polso fasciato. Tutto quello che era rimasto.
Masataka l'alzò e glielo mostrò per la prima volta. Soichiro spense il suo sorriso e lo guardò impressionato, shockato, incredulo.
Non aveva la minima idea di che cosa aveva fatto il proprio corpo fuori, mentre lui dall'interno aspettava il suo spirito.
- Hotaru ha detto che certe ferite non le potrà mai curare del tutto, perchè sono state inferte da un dio. Ha fatto del suo meglio. - Lasciò una pausa, aveva parlato con rassegnazione, ormai aveva accettato ogni cosa. - Rimarranno dei segni, ma penso siano preziose cicatrici che ci ricorderanno le nostre grandiosi imprese. Le nostre vittorie. Non mi dispiace, insomma. - Tipico suo trovare il positivo in una cosa negativa.
Soichiro si calmò solo sentendolo dire quelle cose, anche se rimase dispiaciuto.
- Scusami... sono stato io... - Masataka alzò lo sguardo sul suo e sorrise con la sua aperta semplicità.
Davvero non riusciva ad essere più astioso e sul piede di guerra, con lui. Una volta sì, una volta non era capace di trattarlo bene e lasciarsi andare, aveva passato il tempo a contrastarlo fra sé e sé convincendosi che non gli piaceva, perchè era troppo complicato e strano ammettere che un ragazzo potesse piacergli a quel modo. Nel modo in cui a Masataka era piaciuto Soichiro.
Un modo che aveva cercato di riversare in Aya perchè era una ragazza e con lei sarebbe andato bene.
Peccato che poi nel dichiararsi a lei aveva capito per chi provava realmente quei sentimenti, e si era arreso.
- Non sono stato molto gentile nemmeno io... anche se le mie ferite sono sempre più interne che esterne! -
Soichiro a quello annuì e si fece serio.
- Puoi dirlo forte... - Mormorò infatti. Ora era tutto a posto, tutto chiaro. Come ignorare una verità tanto evidente?
Così pressante.
La verità era che aveva sempre ammirato Masatka, l'aveva invidiato, gli era piaciuto e basta. Solo che vivere i propri sentimenti era sempre stato difficile per lui, specie poi se gli altri erano astiosi. In quel caso, per partito preso, si comportava male. Meccanismo di difesa.
Si erano solo fraintesi dal primo all'ultimo minuto.
- Mi hai rivoluzionato completamente. - Ammise poi sentendo che se non si apriva ora, sarebbe scoppiato. I due continuarono a guardarsi e Soichiro, perso in quelle sue iridi scure ma luminose a modo loro, continuò piano. Un po' di timidezza, ma la sicurezza di quel che diceva. - Sei la mia Luna, mi hai indicato la via. Mi hai salvato. E volevo dirti che anche per me è così. Che ti ho sentito e che è la stessa cosa. - A quel punto però divenne confuso e si imbarazzò di nuovo abbassando lo sguardo.
- Mi hai sentito quando? - Chiese Masataka senza capire.
- Durante il nostro combattimento... - Disse sempre più a voce bassa.
Masataka si grattò la nuca senza capire a cosa si riferisse e Soichiro allargò le braccia e rialzò la testa ripetendolo seccato.
- Quando mi hai detto che mi volevi bene e mi ammiravi! Mi hai chiesto se mi era arrivato il tuo pensiero e mi hai spedito lo spirito. Io l'ho preso ed ho sentito tutto. Volevo dirtelo! Ti ho sentito. E per me è la stessa cosa. - Masataka fece mente locale, si ripeté le sue parole, ricordò il momento e solo allora, con un notevole secondo treno, capì che quella era una dichiarazione.
Per cui arrossì brutalmente e si irrigidì non sapendo bene cosa fare.
Di solito lo sapeva, ma era un ragazzo come tanti, dopotutto.
- Ah. - Disse solo secco incapace di aggiungere altro.
Soichiro capì ovviamente che volesse rettificare, che se ne fosse pentito, che non fosse più la stessa cosa.
Quel bacio di prima poteva essere stato tutto e niente, sicuramente uno dei loro tanti fraintendimenti.
Così rosso in viso ed imbarazzato fino alla morte, si alzò di scatto e sventolando le mani cominciò a parlare a macchinetta andando verso la porta.
- Scusa, non dovevo dire nulla, ho capito di sicuro male. Non dovevo parlarne, sono cose che si dicono in quei momenti, quando pensi che stai per morire. Ma poi chi lo sa se è vero? Ho sbagliato tutto, io... - Stava letteralmente scappando, quando Masataka si alzò e lo prese. Non arrivando al braccio, gli afferrò i capelli lunghi, li avvolse intorno al polso e tirò a sé. La testa di Soichirò andò indietro e lui si fermò. Dovette per forza girarsi.
Masataka allora, che al momento aveva solo una mano ora avvolta nei suoi capelli, lo guardò senza poterlo bloccare ulteriormente.
- Sono contento che mi hai sentito. E sono contento che per te è lo stesso. Non sono bravo in queste cose, ma ho capito che non vivere i propri sentimenti per paura di essere rifiutati è stupido. Dopotutto abbiamo solo quelli. Dobbiamo accettarli, non credi? - Sempre così semplice, sempre così giusto.
Soichiro rimase di nuovo abbagliato dalla sua visione delle cose, dal suo essere.
La mia luna...”
Continuava a pensare, riferito al fatto che lui era l'incarnazione del dio della Luna, Tsukuyomi.
Così si rilassò di schianto ed in un istante, accettò con altrettanta semplicità tutti i sentimenti e si decise a viverli a modo suo, come si doveva, come voleva, come gli veniva.
Fu lì che Soichiro tornò davvero sé stesso, quello che era entrato prepotentemente nelle loro vite a suon di calci e pugni. Letteralmente.
Il secondo dopo era di nuovo su Masataka a baciarlo con irruenza. E Masataka era sempre lì con lui a calmarlo e a gestire i suoi modi troppo accesi.
Un bilanciamento vicendevole a dir poco perfetto.
Così come la Luna placava la Tempesta, la Tempesta accendeva la Luna.
Un moto perpetuo senza fine.

FINE
   
 
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