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Autore: _Chloe_Shadowhunters    20/07/2014    1 recensioni
La leggenda narra che Dio in persona convocò un giorno un angelo e gli disse di andare sulla terra, il mondo aveva bisogno di qualcuno che li proteggesse da vicino. L’Angelo non potè rifiutare gli ordini del Divino e allora andò sulla terra. Ma prima che qualcuno lo potesse riconoscere Dio gli cucì le scapole da dove uscivano le ali, ali morbide, bianche e potenti, in modo da non dare nell’occhio.
Ma quell'angelo era troppo bello per passare inosservato.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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La leggenda narra che Dio in persona convocò un giorno un angelo e gli disse di andare sulla terra, il mondo aveva bisogno di qualcuno che li proteggesse da vicino. L’Angelo non potè rifiutare gli ordini del Divino e allora andò sulla terra. Ma prima che qualcuno lo potesse riconoscere Dio gli cucì le scapole da dove uscivano le ali, ali morbide, bianche e potenti, in modo da non dare nell’occhio. 
Ma quell’angelo era troppo bello per passare inosservato. 

Tutti pensano che i giovani siano felici solo perché sono giovani, ma io li vedo. Vedo l’infelicità nei loro occhi, nei loro modi di fare. E’ triste che nessuno si accorga di ciò. 
Toronto è piena di giovani come loro e camminano tutti i giorni per le strade con i volti abbassati, per paura di qualcosa di grande che li può giudicare. Hanno paura di alzare la testa e di essere fieramente ciò che sono. 
La mia vita in paradiso era noiosa, qui è pieno di colori, di vita, di tristezza, di gelosia, di divertimento, di pazzia … E’ la vita che ho sempre sognato, altro che il bianco delle nuvole e l’azzurro del cielo del paradiso. Qui c’è il rosso dei semafori, il verde dei prati, il nero della notte, il giallo del sole, il rosa delle persone, l’arancione del crepuscolo. 
E’ tutto così vivace, così pieno di vita. 
Abito in un appartamento in un grattacielo del centro di Toronto, mi guadagno da vivere come un essere umano, anche se essere umano non sono. Dentro di me scorre solo sangue angelico che mi fa essere diversa da tutti gli altri. Certo ho sembianze umane, ma sono così diversa dalle altre ragazze viste in giro. 
Ho dei lunghi, lunghissimi capelli neri corvini, che arrivano fino al mio sedere. Ho grandi occhi azzurro ghiaccio, l’azzurro del cielo del paradiso. Mi dicono che ho un naso piccolo e leggermente all’insù, ma non sembro un maialino. Le labbra ben definite e non molto carnose celano un sorriso bianchissimo, colore delle nuvole in paradiso. Sono alta, per quanto mi sembra, e magra, ma credetemi quando vi dico che ci sono ragazze più magre di me e anche di molto. 
L’unica cosa che sfigura il mio aspetto sono le mie scapole. Sono cucite letteralmente da un filo del colore della mia carnagione pallida. Intorno alle scapole è tutto rossastro, segno del dolore che ho provato. Le mie ali sono chiuse dentro di me, e fa molto male non poterle mostrare ma ormai ci ho fatto l’abitudine.
Si dice che gli angeli siano gentili, ma molto irascibili, e questo è assolutamente vero. Ma non sono mai stata irascibile, sono solo in pace con me stessa e con tutto ciò che mi circonda. 
Noi angeli abbiamo dei figli, gli Shadowhunters. Sono metà umani e metà angeli. Sono i combattenti di Raziel, l’angelo del mistero e custode dei segreti, mandati sulla terra per combattere le forze uscure che minacciano il Mondo Umano. 
Sono stata mandata per proteggerli, per proteggere umani e Shadowhunters, in quanto quest’ultimi hanno una grande minaccia che li sta indebolendo. I demoni hanno preso il sopravvento e l’equilibrio del mondo si sta modificando. Ultimamente c’è più male che bene, e affinché il mondo continui la parità tra i due deve essere costante. 
“Ariel!” una vocina stridula mi fece aprire gli occhi. 
Beatrice, mia coinquilina e tantomeno amica, mi chiamava. 
“Che c’è?!” replicai io guardandola di traverso. 
Aveva dei capelli biondo cenere che le arrivavano alle spalle, e gli occhi neri mi scrutavano impassibile. 
“La scuola! Devi sbrigarti o arriverai in ritardo!” continuò lei prendendo in mano la sveglia e facendomela vedere. 7:45. Dannazione era tardissimo. 
Scaraventai il lenzuolo in aria e quando io mi chiusi in bagno per prepararmi queste con molta lentezza si posarono spiegazzate sul letto. 
Mi pettinai velocemente i capelli, mi lavai e mi truccai. Va bene che sono particolare, ma a contatto con questi umani vieni influenzata dalle loro abitudini, infatti Beatrice mi ha fatto scoprire il trucco. 
Mi misi al volo un paio di jeans blu attillati e una maglietta a maniche corte bordeaux, presi al volo lo zaino e in men che non si dica era già in strada a correre. 
La scuola era abbastanza vicina, quindi non presi un taxi perché di sicuro ci avrebbero messo un’eternità per arrivare.
Arrivai alle otto in punto davanti al cancello d’entrata di scuola e mi scaraventai davanti alla porta della mia classe e con mia sorpresa ( e gioia ) il professore non era ancora arrivato. 
Mi sedetti al mio banco e salutai la mia amica Sophie. Era una mondana abbastanza simpatica, almeno avevo qualcuno con cui parlare a scuola. La maggior parte delle persone mi guardava fino a quando non sparivo dalla sua vista. Arrivò il professore e la lezione di storia iniziò. 
A dodici minuti (contati) dall’inizio della lezione mi accorsi che sul polso era comparsa una runa. La runa del Potere Angelico. 
Diamine, pensai. Anche gli angeli possono possedere rune, ma quella del potere angelico si creavano da sole sulla nostra pelle. 
Cercai di coprirmi il polso, mi guardai intorno e fortunatamente nessuno l’aveva notato. 
“Sophie, mi puoi dare la felpa” le sussurrai. Lei me la passò e me la misi senza pensarci due volte. 
Alla fine della prima ora chiedi di andare a casa e il permesso mi fu accordato. Era sempre la stessa storia, la runa mi creava sempre problemi. 
Attraversai il corridoio vuoto e mi diressi verso la porta d’entrata della scuola e la spalancai sentendo d’improvviso l’aria che mi attraversava. Era sempre bello stare all’aperto. 
Mi diressi verso il marciapiede e iniziai ad incamminarmi, fino a quando all’incrocio della mia strada, dietro ad un pub, due ragazzi stavano discutendo in un vicolo abbandonato e lontano da tutti gli occhi. Mi avvicinai cautamente a cercai di ascoltare il più possibile. 
“Lo sai Cris che gli Accordi sono gli Accordi, e ho visto che gli hai infranti” stava parlando il ragazzo alle spalle dalla visuale di Ariel. 
Accordi. Era uno Shadowhunter. 
“Oh andiamo Liam, siamo sempre stati in buoni rapporti, sono un vampiro è ovvio che vado in giro ad ammazzare gente per mangiare!” ribadì con un tono d’ironia l’ altro. Aveva la pelle molto pallida e vi si intravedevano delle vene bluastre. Aveva i canini in bella mostra, il che significava che una lotta stava per iniziare tra i due. 
Liam, lo Shadowhunter sguainò la sua spada angelica dalla cintura. Era in tenuta da combattimento. La puntò verso il vampiro e lo minacciò 
“Devo portarti al conclave prima di tutto” e si scaraventò sul ragazzo davanti a lui. 
Si sentivano grida, rumori di spada e gemiti. Non guardai la scena, ma quando si sentì un silenzio improvviso sbucai dal mio nascondiglio. 
Lo Shadowhunter era a terra e il vampiro scomparso. Attorno al corpo una chiazza color scarlatto si propagava sempre di più.
Mi avvicinai di corsa al ragazzo e lo guardò. 
Aveva gli occhi chiusi, i capelli castani erano impregnati dal sudore e dal sangue. Aveva un respiro irregolare. 
Mi guardai intorno, per non avere occhi che testimoniavano quello che avrei appena fatto. 
Gli misi le mani sul punto in cui sgorgava il sangue, il petto e mi concentrai. Chiusi gli occhi e respirai profondamente e dalle mie mani spuntò una luce azzurrognola.
Era come se gli avessi fatto un Iratze, ma molto più  forte fa far sì che il sangue smettesse di sgorgare. 
Presi in braccio il suo corpo, e dopo essermi tracciata una runa dell’invisibilità con le mani corsi al più vicino istituto. 
   
 
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