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Autore: DoctorFez1988    20/07/2014    2 recensioni
Un tributo al più famoso monologo dell'Undicesimo Dottore, tratto dall'Episodio Sette della 7° Stagione del Doctor Who Moderno (Gli Anelli di Akhaten), capace di commuovere più di quando si possa credere. quali sono i pensieri del Dottore, mentre si appresta ad affrontare il Parassita posto al centro degli Anelli di Akhaten? Basta leggere la storia, naturalmente! Dedicata, non soltanto al Dottore, ma a tutti i Fan, che come me, lo hanno sempre amato, qualunque fosse la sua faccia e il suo carattere, sia quelli della Classica Serie, che quella Nuova!
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Clara Oswin Oswald, Doctor - 11
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“No… noi non scappiamo… ma quando abbiamo qualcosa di prezioso, noi corriamo, corriamo e corriamo più veloce che possiamo, e non smettiamo di correre, finché non siamo sicuri di essere usciti dall’ombra. Ora… muovete… prendete il motorino… io vado a piedi…”
 
Così rispondo a Clara, guardandola negli occhi e convincendola così a portare via la piccola Merry Gejelh dal tempio del vecchio dio e lasciarmi affrontare da solo l’ennesima minaccia per l’universo. Forse solo mezzo universo nel migliore dei casi. Prima di andarmene, regalo un lieve sorriso alla mia ragazza impossibile e mi sistemo il farfallino come faccio sempre. Infine mi volto e mi dirigo con passo spedito verso l’interno del tempio sospeso nello spazio. Chiunque altro davanti a quella sottospecie di falso dio sarebbe scappato probabilmente, che per inciso è solo un’entità cosmica parassitaria sotto forma di pianeta, ma non io, perché non posso e non voglio scappare e i motivi che mi spingono a farlo sono semplici. Perché ho fatto croce sui miei cuori davanti alla regina bambina, promettendogli di sistemare le cose. Perché non posso permettere che gli Anelli di Akhaten e i suoi abitanti siano fagocitati dall’abominevole voracità di quell’essere che si considera una divinità. E soprattutto, lo faccio perché io sono il Dottore ed è questo ciò che faccio. Salvo civiltà, soccorro pianeti, sconfiggo mostri e soprattutto corro. Corro per salvare le cose più importanti e preziose dalle ombre e dal silenzio. Mentre sto per trovarmi a faccia a faccia con il mio nemico, sento il motorino spaziale che si allontana veloce da questo luogo, portando al sicuro Clara e la piccola regina. Ora tocca me. Eccomi davanti al mio nemico… un parassita che si crede dio, che novità… un pianeta che sembra fatto di magma incandescente fuso dal calore di migliaia di stelle… forse non lo ammetterò mai, ma ora ho un po’ di paura… sicuramente imbarazzante… meno male che l’imbarazzo è una delle cose dell’universo che non uccide… almeno così mi hanno detto… improvvisamente quell’essere, quel parassita planetario, inizia a prendere forma e sulla sua rovente superfice appaiono i tratti terrificanti di un teschio… davvero carino…
 
“ Qualche idea? No, mi sa di no… e va bene allora…”
 
Mi dico, rendendomi conto che non so da che parte iniziare! E dire che affronto invasioni aliene, entità cosmiche e umani ottusi tutti i santi giorni! Questo perché, in un modo o nell’altro, riesco a farmi venire un lampo di genio, così da sapere cosa potevo e dovevo fare per risolvere la situazione. Stavolta però rischio di fare fiasco e questo sarebbe ancor più imbarazzante!
 
“… Signore…”
 
Esclamo pieno di sgomento, vedendo quell’enorme teschio planetoide, pronto a dare libero sfogo al suo famelico appetito, che mi guarda come se fossi l’antipasto. Giuro, se anche stavolta me la cavo, mi concedo una vacanza e porto Clara in qualche luogo e/o epoca della terra, come Parigi durante la Belle Epoque o a Little Street nel 1927 a mangiare deliziose focaccine. Di solito però è una cosa che non mi riesce, quella di concedermi una vacanza, visti i precedenti. Chissà se gli piacerebbe vedere Las Vegas? I miei pensieri però non possono fare almeno di notare gli infuocati occhi di quell’essere, che mi fanno sentire come una deliziosa tartina da sgranocchiare. Che fare? Che fare? Che Fare? A questo sto pensando, mentre mi gratto la nuca in cerca di un’idea, anche la più piccola o la più folle. Oh… ma che… adesso sento un canto* dietro di me, che mi sembra lontano e vicino allo stesso tempo, una melodia che fa scaturire una scintilla in entrambi i miei cuori e mi fa sorridere. Riconosco la voce. La voce della piccola regina Merry Gejelh. Ora ho finalmente la mia folle idea. Se proprio devo essere divorato da questo mostro planetario, non devo essere l’antipasto, bensì il piatto forte, capace di fargli venire un’indigestione per almeno una decina di millenni… almeno spero, ma si sa, la speranza è l’ultima a morire. Allora, più risoluto che mai e con il mio solito sorriso sfacciato, mi rivolgo a quell’essere insaziabile:
 
“Va bene allora… ecco cosa farò… ti racconterò una storia…”
 
Dicendo questo, mi passano velocemente davanti agli occhi tutte le vite e i volti che ho vissuto finora. Un pedante accademico, un buffo ometto, un maestro dell’aikido venusiano, uno spilungone mangia gelatine, un giocatore di cricket, un maniaco dei gatti, uno stratega della complessa personalità, un romantico gentiluomo, un sopravissuto, un chiacchierone e infine io… li vedo tutti, compresso il volto che cerco di dimenticare… sepolto nella mia mente, come se fosse un fantasma che cerco di scacciare... che ha spezzato la promessa del nome… quello del Dottore… Ora sento che assieme alla voce della piccola regina, si uniscono quelle di tutti i popoli di Akhaten e vedo di fronte a me il nemico che sembra sorpreso di quello che sta succedendo, mentre io sorrido lievemente, emozionato, lo devo ammettere, di avere dei tifosi che m’incitano.
 
“Li stai ascoltando?”
 
Esclamo, rivolgendomi di nuovo al dio parassita, indicando alle mie spalle il coro della Lunga Canzone e, gesticolando solennemente con un pizzico di euforia, continuò parlando con più decisione.
 
“Tutte le persone che vivevano nel terrore del tuo… giudizio, tutte le persone i cui antenati ti sono stati devoti e hanno sacrificato loro stessi a te… riesci a sentirli cantare?”
 
Il mio nemico sembra ogni secondo più sorpreso, quasi spaventato. Il canto dei popoli di Akhaten mi ricorda quello degli Ood, di ogni altra civiltà che ho salvato durante le mie vite, attraverso il tempo e lo spazio, lottando per la pace in un universo in guerra. Ora sento i miei cuori battere più forte al ritmo della canzone, per non parlare di quello che provo per quell’essere crudele e insaziabile, che a causa sua sono state spezzate molte anime di vite innocenti nel corso dei millenni, una sensazione di rabbioso e sincero disprezzo che non posso trattenere. Per questo ora mi rivolgo a lui, con voce più risoluta, impetuosa e severa.
 
 “Oh, tu ti consideri un dio… ma tu non sei un dio! Tu sei solo un parassita che si rode dalla gelosia e dall’invidia che s’impossessa delle vite degli altri, tu… ti nutri di loro…”
 
Ora lui mi guarda con un sorriso fiammeggiante beffardo, intuendo ciò che ho deciso di compiere. Continuo a parlare, senza esitazione.
 
“… dei Ricordi, degli amori, delle perdite, delle nascite, della morte, della gioia e del dolore, quindi…”
 
A quel punto sento entrambi i miei cuori, la mia stessa anima, ogni mia emozione e tutti i miei ricordi che gridano in coro una sola parola contro il nemico: Geronimo!
 
“… forza… vieni da me… prendi i miei… prendi la mia memoria… ma spero che tu abbia parecchio appetito… perche io…”
 
A quel punto, in un solo istante, il parassita apre le sue fauci, che sembrano fornaci, e da esse emergono dei tentacoli di fuoco che si avventano su di me, attaccandosi al mio corpo, poi mi assale un tremendo dolore che quasi mi fa perdere l’equilibrio, ma io resisto e non cado, continuo a parlare, cercando di non mostrare cedimento nella mia voce.
 
“… ho vissuto una lunga vita… e ho visto diverse cose…”
 
Il canto del popolo di Akhaten mi accompagna in questa mia dura fatica, mentre il parassita inizia ad assorbire la mia memoria, mentre i ricordi di tutte le mie vite mi passano davanti agli occhi, come le foto di un album che prendono vita. Ogni giorno del mio passato, bello o brutto, scivola via da me verso le fauci di quell’essere, che ancora non si rende conto di quando sia stata lunga la mia esistenza, per il semplice motivo che non sa che sono un Signore del Tempo, capace di camminare tra le eternità. Nonostante la dolorosa fatica che quelle infuocate lingue mi sottopongono, continuo a parlare senza esitazione, con la Lunga Canzone che mi accompagna.
 
“Sono sopravvissuto all’ultima Grande Guerra del Tempo! Ho segnato la caduta dei Signori del Tempo!”
 
Mentre pronuncio queste parole, mi ritornano alla mente le meraviglie del mio pianeta d’origine. Gallifrey, della costellazione di Kasterborous, dove ho passato la mia infanzia. Gli alberi dalle foglie argentate, che quando sorgeva il secondo sole a sud, sembravano prendere fuoco. I monti del sollievo e della solitudine. I magnifici cieli ambrati. Cose stupende che non potrò più rivedere purtroppo. Ripenso, infatti, anche alla dolorosa scelta di dover scendere in combattimento nella guerra tra la mia gente e i Dalek. Una guerra così orribile e frenetica che rischiava di bruciare ogni angolo dell’universo, tra lo spazio e il tempo, senza che ci fosse speranza per niente e nessuno. La cosa peggiore però, era vedere l’arroganza e la spietatezza radicarsi con fervore nei cuori dei miei simili, rendendoli crudeli, scatenando così nuovi orrori e incubi indicibili. Per questo sono stato costretto a usare il Momento, tacendo per le eternità il mio pianeta e le flotte dei Dalek. Proprio adesso risento nella mia mente le esplosioni, i fragori della battaglia, i Dalek che ripetono incessantemente sterminare, la mia gente che grida disperata e i bambini… chissà se potrò mai perdonarmi per ciò che ho fatto… o se dovrò portarne il peso fino al ultimo giorno della mia esistenza, che potrebbe essere oggi, in questo stesso momento… ma non posso fermarmi adesso a rimuginare su i miei peccati… il passato è passato e ora mi serve ogni suo singolo attimo per fermare la voracità di quell’essere, che inizia nuovamente a essere sorpreso, stavolta per i meravigliosi e terribili ricordi che sta risucchiando dalla mia anima, scrutando la mia lunga storia stupenda e straziante allo stesso tempo. Senza mai demordere, con il dolore che non fa altro che spronarmi a continuare a resistere con rinnovata determinazione, parlo senza alcuna esitazione.
 
“Ho visto la nascita dell’universo e ho visto il tempo finire… momento dopo momento… finche non è rimasto niente, né il tempo, né lo spazio… a parte me!”
 
Mentre continuo a parlare, lasciando il mio avversario pieno di sconvolgente sgomento e sorpresa, non si fanno avanti soltanto i miei ricordi, ma ogni mia emozione, come una mandria di cavalli selvaggi che scalpitano furiosi, che mi ha accompagnato nel corso di tutte le mie vite e che ora me le sento più vicine che mai, in questo terrificante e solenne momento. Si tratta di gioia, rabbia, dolore, paura, stupore, coraggio, amore, speranza e pietà! Una volta un cyber controllore mi chiese se non mi sarebbe piaciuto avere una vita senza avere più emozioni. Incapace di provare questi sentimenti che spesso fanno soffrire. In quell’occasione risposi che avrei preferito la morte, piuttosto che rinunciare ai meravigliosi fardelli che la vita mi ha concesso alla nascita e non la rinnegherò mai quest’affermazione! Sentimenti che hanno fatto di me l’uomo che sono adesso!
 
“Ho camminato per universi, dove le leggi della fisica sono il folle delirio della mente di un povero pazzo!”
 
Mi ritornano rapidamente alla mente, come lampi effimeri, proprio i numerosi folli, i mostri e le minacce che ho dovuto combattere e sconfiggere, come se mi trovassi all’interno di un museo degli orrori. A cominciare da Davros e i suoi Dalek, i Cybermen, i Siluriani, i Guerrieri di Ghiaccio, i Sontariani e gli Zygon. E poi ancora la Grande Intelligenza, la Coscienza Nestele, Kandy Man, gli Angeli Piangenti, il Guardiano Nero, Skagra, Max Capricorn, Il Signore dei Sogni, Lady Cassandra e tanti altri. Ho dovuto persino affrontare altri Signore del Tempo come me. Parlo di Omega, Borusa, la Rani, Rassilon e… il Maestro. Il nemico che avrei voluto, più di ogni altro che ho affrontato, portarlo dalla parte del bene. Anche adesso che non c’è più, provo ancora un profondo sentimento di ammirazione e amicizia, risalenti fin dall’infanzia… ricordo perfettamente l’ultima volta che ho visto il Maestro. Aveva deciso di sacrificarsi, fermando Rassilon e salvandomi la vita, impedendo l'Ultima Sanzione e facendo finalmente tacere i tamburi nella sua mente che l’hanno sempre tormentato fin da quando era bambino e aveva visto l’Occhio dell’Armonia. Continuo a parlare, non posso fermarmi adesso! Non ora che il mio nemico si sta rendendo conto di quando sia stata vasta la mia esistenza, stupenda e atroce allo stesso tempo.
 
“E ho visto universi congelarsi e creazione bruciare, e cose a cui tu non potresti mai credere…”
 
Dai miei occhi iniziano a sgorgare lacrime piene di tutte le sfumature di tristezza, commozione, rabbia e gioia. È come se adesso non ci fossero solo le mie lacrime, ma anche quelle di tutte le persone che mi hanno accompagnato nel corso dei miei folli e straordinari viaggi in giro per l’universo e oltre, come mia nipote Susan, Sarah Jane, Romana, K-9, Adric, Ace, e poi ancora Rose Tyler, Martha Jones, Astrid, Jenny, Donna Noble, suo nonno, i Pond, River Song e tutti gli altri. Amici che, per un motivo o l’altro, sono stato costretto ad allontanarmi da loro per sempre, ma per quanto dolorosa sia, so con certezza che la compagnia umana è l’unica cosa che può salvarmi dall’oscurità che si cela nei miei cuori…
 
“… e ho perso cose che tu non potresti mai neanche concepire…”
 
Le mie lacrime e le mie emozioni stanno diventato come fiumi in piena, mentre sento la Lunga Canzone che sta per raggiungere il suo crescendo finale e assoluto! Per questo ora alzo la voce, quasi sul punto di gridare. Nella mia anima, sento come se persino le voci di tutte le meravigliose persone a me care, che si uniscono alla mia…
 
“… e conosco cose, segreti che vanno celati, conoscenze che non devono essere dette! Conoscenze che ridurrebbero in un mucchio di cenere gli dei parassiti come te!”
 
Vedo il volto del mio nemico pervaso dallo sconvolgimento, dalla meraviglia e dalla paura, scaturiti da tutti i ricordi che mi sta risucchiando… chiunque altro vedesse tutte le vite che ho vissuto, non rimarrebbe mai indifferente… ormai ci siamo… un ultimo sforzo… sento ogni parte di me, ogni giorno passato di tutta la mia esistenza, ogni mia emozione, ogni mia conoscenza che si prepara. Si riversano come un’inarrestabile e invisibile tempesta contro il mostro, attraverso i suoi eterei lacci di fuoco, arrestando per sempre la sua fame spregevole. Mi sistemo il farfallino, forse per l’ultima volta, e apro le braccia, come se dovessi abbracciare l’intero universo, e grido, lasciandomi guidare con fervore dalla Lunga Canzone, avvolto da tutte le mie gioie e dolori!
 
“Su andiamo allora! Prendili! Assaggia tutto amico mio! Mangia! Puoi avere tutto!!!”
 
Ormai è fatta… vedo il mio nemico che inizia a implodersi su se stesso, passando da un rosso sfolgorante a quello scurissimo e spento… I lacci di fuoco che prima mi avvolgevano sono già spariti… la fatica per aver sopportato il dolore di dover donare tutto me stesso è tremenda… quasi non riesco a reggermi in piedi… ormai la Lunga Canzone è terminata ed io sono ancora vivo per miracolo… spero ne sia valva la pena e… oh, no… mentre cado in ginocchio per lo sforzo titanico che ho appena compiuto, vedo con la coda dell’occhio che lui, il mio nemico sta ritornando alle sue dimensioni originali al suo orribile splendore di poco fa, compresso le fattezze da teschio… a quando pare la mia memoria, per quanto vasta sia, non è stata sufficiente per gettare il parassita nel letargo in cui speravo… peccato, almeno ci ho provato… il peggio è che l’ultima cosa che vedrò è lo sguardo infernale di quella creatura ingorda… se ci fosse ancora una minima speranza di fermarlo… improvvisamente sento dei passi… qualcuno è appena entrato nel tempio sospeso nel vuoto cosmico, ma chi? Chi sarebbe così pazzo da venire qua, con quella vorace entità pronta a fagocitare le anime di mille e più galassie… cerco allora di alzare almeno gli occhi, con un po’ di fatica, e vedo che si tratta di Clara… mi guarda e mi sorride teneramente, come per rincuorarmi… che cara ragazza… inoltre noto che stringe tra le sue braccia un libro. Il suo libro, intitolato 101 Places to See, la cui prima pagina è una grande foglia secca dal rosso accesso… ancora mi devo riprendere dallo sforzo immane che ho compiuto per cercare di fermare l’entità planetaria e abbasso nuovamente lo sguardo a terra. Mentre cerco di riprendere le forze per riuscire almeno a rialzarmi in piedi, la voce do Clara giunge alle mie orecchie, che sembra rivolta, decisa e risoluta, verso il vorace teschio di fuoco, come feci io stesso poco fa.
 
“Hai ancora fame? Be… ho qualcosa per te…”
 
Che indente dire quella ragazza? Come poteva placcare la fame del mostro, se nemmeno il mio sterminato passato è stato sufficiente a farlo? Che cosa ha in mente di fare Clara? Di certo non poteva essere l’anello che era appartenuto a sua madre, visto si era separato da esso per avere in cambio il motorino spaziale e raggiungere il tempio per salvare la regina bambina. Riesco finalmente a rialzare lo sguardo verso Clara e scopro che lei ha deciso di sacrificare al falso dio… la sua foglia!
 
“Questa!”
 
Esclama Clara, mentre tiene la sua bellissima foglia sul palmo della sua mano destra, il cui braccio era teso verso la terribile entità. Il colore rosso della foglia è ancora più accesso a causa  del chiarore emanato dall’enorme globo infuocato, che fissa con maligna curiosità il nuovo sacrificio. Clara sorride leggermente e, con uno spirito pieno di un solenne entusiasmo, continua a parlare.
 
“La foglia più importante nella storia dell’umanità! La più importante mai apparsa sulla terra!”
 
Il mostruoso pianeta sogghigna famelico nel sentire le parole di Clara. In fondo la mia compagna ha ragione, quella foglia possiede una storia lunga e intensa… forse anche qualcosa di più… lo so bene… perché io l’ho vista io stesso… Clara continua a parlare davanti alla falsa divinità e ammiro il suo sorriso pieno di coraggio e determinazione.
 
“È piena di eventi… piena di storia…”
 
Poi il sorriso sulla sua bocca scompare e il suo tono di voce assume una tristezza persino più solenne e determinata dell’entusiasmo di qualche secondo fa… e forse io ne so il motivo…
 
“… è piena di un futuro mai vissuto, di giorni che non sono mai stati… tramandata a me…”
 
Clara ora sembra avere un attimo di esitazione, ma poi si riprende e, stringendo la foglia tra le dita della mano tesa verso l’orribile dio, che si pregusta l’essenza del nuovo sacrificio. Dalla bocca del mostro esce un nuovo tentacolo infuocato, che si dirige inarrestabile verso la foglia. Appena quel tentacolo sfiora la foglia, quest’ultima inizia a disgregarsi lentamente, come pulviscolo d’oro, e tutta la memoria e l’anima contenuta in essa si riversa fra quelle fauci terribili. La ragazza continua a parlare, con più risolutezza che mai, e sente in cuor suo che sta facendo la cosa giusta, anche si sta separando dolorosamente da ciò che è parte di lei. Non la foglia, ma da quello che essa rappresenta per Clara…
 
“Questa foglia non è solo il passato, è un intero futuro mai realizzato! Ci sono miliardi di giorni non vissuti, per ogni singolo giorno che viviamo! Giorni che non sono mai venuti, e sono tutti di mia madre…”
 
Mentre Clara continua a parlare, io riesco ad alzarmi, grazie soprattutto alla forza di struggerne abnegazione che quella ragazza mi ha trasmesso. Mi avvicino a lei, mente la preziosa foglia continua a sgretolarsi in polvere di stelle tra le sue mani, dirigendosi verso quella insaziabile e infernale fornace.
 
“Be… che aspetti? Forza mangia!”
 
Grido alla falsa divinità, che ora sta assumendo un espressione che nessuno si sarebbe mai aspettato. Un espressione di nausea, come se avesse fatto indigestione… e io ne capisco il motivo, perché ho compresso il significato della parole della mia compagna. Continuo a parlare verso il mostro planetario, con un misto di disprezzo, beffardo e serietà nella voce.
 
“Non sarai pieno? Immagino di si… perche sai, c’è una notevole differenza fra quello che è stato e quello che sarebbe potuto essere.”
 
Mente parlo non posso non notare le lacrime che iniziano a scendere dagli occhi di Clara, mentre la foglia, in altre parole ciò che ha fatto incontrare per la prima volta i suoi genitori, facendoli innamorare e avere una meravigliosa figlia come lei, si sbriciola in frammenti luminosi che sono poi risucchiati nel ventre del mostro, che ormai ha capito troppo tardi di aver commesso uno spaventoso errore.
 
“Quello che è stato è molto, ma c’è addirittura un’infinità di quello che non è stato!”
 
Clara continua a versare lacrime che mi stringono i cuori, mentre la foglia si è ormai trasformata in un sciame dorato di ricordi, sia quelli che sono stati, sia quelli che sarebbero potuti essere, e quest’ultimi erano infiniti. Le fattezze da teschio del parassita iniziano a svanire come effimeri miraggi e la sua luce diminuisce e io concludo.
 
“… e un infinità è troppo, anche per il tuo insaziabile appettito…”
 
In un immenso fragore, il pianeta parassita s’implode, stavolta fino in fondo, la cui fame è stata sconfitta dalla sterminata infinità di possibilità che non si erano potute compiere nella vita della madre di Clara… semplicemente scompare, senza lasciare traccia al centro degli Anelli di Akhaten… rivolgo il mio sguardo sulla mia compagna e lei fa altrettanto, e ci sorridiamo teneramente a vicenda. Povera Clara… so bene che dolore può aver provato nel doversi separare da quella foglia, perché ne conosco la storia, visto che ho viaggiato per visitare e investigare sul suo passato. So che può sembrare indiscreto visitare il passato di Clara senza il suo permesso, ma spiegargli il motivo sarebbe ancora più difficile. Infatti io so di aver già incontrata quella ragazza, due volte, in luoghi ed epoche diverse. Una nel manicomio dei Dalek, l’altra nella Londra Vittoriana durante il natale. In entrambi i due casi, ogni volta che la incontravo, si sacrificava per salvarmi. Ho ritrovato un’altra Clara e sento che può essere la risposta al quesito che in questi ultimi tempi mi assilla e forse quel giorno non sarà remoto ancora per molto. Chi è la ragazza impossibile?

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*https://www.youtube.com/watch?v=hA_XuzyXvYw (é la stessa canzone dell'episodio, durante il discorso! Se ascoltate questo canto mentre leggete questo One Shot, vi assicura un diluvio di lacrime, non sto scherzando!)
  
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