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Autore: Oducchan    20/07/2014    0 recensioni
Il suono dei tamburi riverbera tra le pelle conciate della tenda, un ritmo incalzante e serrato che asseconda il battito dei cuori degli astanti alla cerimonia.
Il figlio del khal è pronto a diventare uomo
[Akashi] [ASOIAF!AU, dettagli all'interno]
Genere: Fantasy, Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Seijuro Akashi
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Nick autore: Oducchan_OfTheLowerCourt 
Prompt: 
"Non ti do un prompt ma delle parole chiave che devono essere contenute nella storia. Il protagonista deve essere Akashi. Le parole sono: 1. Priapea presenza, 2. Stallone rosso, 3. Geremiadi" by Anonimo on The Flash Point
Titolo: Dracarys
Personaggi:  Akashi Seijuuro (Akashi padre, Aomine Daiki, Kise Ryota, Murasakibara Atsushi, Kuroko tetsuya, Midorima Shintaro)
Pairing: NN
Genere: introspettivo, fantasy, generale?
Avvisi: ASOIAF!AU (Ambientato nell'universo di A song of ice and fire)
Rating: arancione

Note:
Caro, carissimo anon, io lo so benissimo che con dei termini del genere ti aspettavi una fic che fosse demenziale o quantomeno vagamente comica. No, perché ho dovuto googlare cosa diamine potesse mai significare “priapea presenza” (evidentemente so’ ignorante) e… UHN.
Ma, caro anon, tu non mi puoi mettere lì uno “Stallone rosso” e predentere che io non vada a pensare a Stalloni che montano il mondo e ai Dothraki e in generale ad ASOIAF.
Quiiiindi, alla fin della fiera dopo lunghe riflessioni se mi convenisse davvero una baggiata del genere ho scritto una ASOIAF! AU, “Il trono di spade” alla mano, prendendo spunto dalla scena della cerimonia del cuore di cavallo cui Daenerys si sottopone quando rimane incinta. Qui, ovviamente, Akashi non è incinto di nessuno (altrimenti sì che sarebbe stata una cosa comica), ma ho riadattato il rito come fosse un “passaggio” all’età adulta del figlio del khal.
La "profezia" è la stessa che viene ripetuta a Dani in quell’occasione, salvo qualche frase che ho debitamente omesso poiché avrebbe solo incasinato le idee alla lettura. Altri elementi della cultura dothraki sono stati rispettati, altri meno, altri me li sono bellamente inventati per riuscire a dare un senso a tutta la faccenda. I Miracolini sono citati come Cavalieri di Sangue di Akashi (facendo finta che dei nomi giapponesi siano passabili per dei dothraki, ma pace amen, e facendo anche finta che cinque anziché tre siano accettabili lo stesso).
Se avete problemi coi termini vari, infilate "dothraki" nella stringa di ricerca di Google e vi dirà tutto ciò che c'è da sapere.
 
Ah. Per la cronaca, in sostanza andrete a leggere di Akashi che si mangia un cuore di un cavallo. Non nel dettaglio. Giusto per avvisarvi che se avete lo stomaco debole forse è meglio se cliccate su Indietro.
 
Eh, boh, non so cosa altro dire XD
 
 
Dracarys
 
Il suono dei tamburi riverbera tra le pelli conciate della tenda, un ritmo incalzante e serrato che  asseconda il battito dei cuori degli astanti alla cerimonia.
Le ancelle, giovani schiave dalla pelle dorata, ballano in cerchio attorno a lui. Si muovono, i corpi lisci e sodi che si contorcono al ritmo della musica primordiale; le piccole mani dalle lunga dita lo sfiorano, impercettibili, lievi carezze che bruciano sulla pelle nuda; i loro piedi battono sulle stuoie intrecciate che coprono la terra fresca.
Akashi, sereno, impassibile, attende seduto al centro dell’ambiente offuscato dall’odore degli incensi e delle erbe bruciati in suo onore. Osserva le volute di fumo innalzarsi nell’aria dai bracieri scintillanti e disegnare intricati disegni dalle trame sconosciute ai meri esseri umani. Il khal suo padre, dall’altro lato, lo scruta in silenzio con cipiglio severo, finché non ritiene che sia giunto il momento e accenna il suo assenso con un secco moto del polso. Alle spalle del giovane khalakka, i giovani scelti per essere i suoi Cavalieri si alzano immediatamente in piedi, facendo così cadere il silenzio nell’auditorio e imponendo ai tamburi di cessare la loro vibrazione selvaggia e alle danzatrici di disporsi accosciate in un’eterea colonna innanzi a lui.
La sacerdotessa madre inizia allora il suo canto. La sua voce greve e gracchiante intona una nenia, un’invocazione al Grande Stallone che governa il mondo, e le sue ancelle conducono uno dei cavalli del khalasar all’interno della tenda. È un esemplare maschio magnifico, alto e imponente, dal manto corto e lucido di un castano intenso dai riflessi ramati che richiamano il colore dei capelli del giovane principe. Akashi non trattiene un accenno di sorriso, compiaciuto.
La donna accarezza l’animale, senza cessare di articolare suoni misteriosi, dolci, parole di una lingua antica che nessuno nel grande Mare Verde parla più, se non le anziane del dosh khaalen che governano nella città sacra. Le sue mani ormai rugose dall’età scorrono nella criniera setosa, lasciando che coli tra le dita come un fiume di seta, e risalgono lentamente verso il muso della bestia, che, probabilmente intontita dalla foschia che si dirama dagli aromi bruciati, non oppone resistenza.
Poi l’intonazione cambia, i suoni s’incrinano, la voce s’abbassa e da melodiosa diventa stridente, angosciante,  annunciatrice di terribili verità e foriera di oscuri presagi. Tra le geremiadi che escono dalla bocca secca e rugosa dell’anziana, Akashi a stento riconosce qualche suono famigliare. Parlano di morte, di dolore, di sconfitta e di abbandono. Inspira, lentamente, rilassando le membra, e la lama di onice affilata che la donna ha estratto dalla sua tunica si incunea nel corpo dell’animale, gli squarcia il petto, affonda nella carne lottando contro le sue limitate ma impetuose rimostrante.
L’animale impiega qualche momento a esalare i suoi ultimi respiri, le membra che si accasciano lentamente a terra scosse dagli ultimi sussulti e una pozza di un carminio intenso, densa e corposa, che si allarga ai piedi nudi dell’officiante; ma quando finalmente cessano ogni movimento ella si volta, il cuore dell’animale stretto tra le mani lorde di sangue.
Akashi espira, adagio. Si alza in piedi, con grazia distruttiva, e s’incammina, passando tra le due ali formate dalle giovani danzatrici rimaste in attesa. Le loro mani tornano a carezzare il suo corpo nudo, i muscoli ben torniti sotto la pelle candida come quella che fu di sua madre. Sfiorano la sua virilità appena sbocciata, abbeverandosi alla priapea presenza che emanano le sue membra di giovane maschio pronto all’ingresso nell’età adulta. Ma Akashi non le degna di uno sguardo. Fissa suo padre, il suo sguardo gelido e altero, la sua lunga treccia di guerriero mai sconfitto che gli ricade minacciosa sulle spalle, e raggiunge l’anziana senza mai abbassare gli occhi.
Lei lo scruta, le palpebre cadenti che si increspano in una cascata di rughe. Poi alza le braccia al cielo, il cuore pulsante ancora stretto tra le mani, e il sangue le cola lungo gli avambracci grinzosi fino ai gomiti.
-Khalakka dothrae!- grida, la voce forte e potente. Il circolo di guerrieri alle sue spalle risponde, ripetendo le sue parole; i suoi Cavalieri ―Daiki, Ryota, Atsushi, Shintaro, Tetsuya; il suo Sangue, i suoi fratelli― sono quelli che si odono più di tutti, le voci che tuonano di energia ed entusiasmo insieme al clangore delle loro armi.
-Il principe cavalca!- ripete la donna, la voce stentorea che echeggia nella tenda –Veloce come il vento, egli cavalca, e il suo khalasar coprirà tutta la terra! Furioso come la tempesta questo principe è. Dinanzi a lui, i suoi nemici terrore proveranno e lacrime di sangue le loro mogli piangeranno, e per il dolore le carni si strazieranno. Lui è lo Stallone Rosso che monta il mondo- e a queste parole abbassò le braccia, porgendogli il cuore –Che il principe diventi un uomo, che diventi lo Stallone che cavalca nella grande pianura!-
Akashi tende le mani, senza mutare espressione. Conosce quella profezia. La conosce come conosce il proprio arakh e come conosce il proprio corpo, è il mantra che ha dettato la sua vita fin da prima della sua nascita, il destino per cui sua madre ha dato la vita, il fato per cui suo padre l’ha cresciuto e forgiato. Le parole gli riverberano all’udito e gli scivolano nella mente, lì dove vibra la sua essenza. Le assorbe, le fa proprie. Sì, conquisterà tutte le terre. Sarà il signore del Mare Dothraki e a lui si inchineranno tutti i khal e tutti i signori delle terre di là del mare. Lui vincerà.
Lui è lo Stallone Rosso che cavalca il mondo.
-Così sia- professa, e affonda i denti nel muscolo caldo grondante sangue e vita.
   
 
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