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Autore: Oducchan    21/07/2014    1 recensioni
Avrebbe voluto che fosse fantastico.
Avrebbe voluto che fosse meraviglioso.

Invece, purtroppo, non va molto bene.
Perlomeno, non la prima volta.
[KiseKasa]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Ryouta Kise, Yukio Kasamatsu
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Nick autore: Oducchan_OfTheLowerCourt 
Titolo: Maybe we need a replay button
Personaggi: Kasamatsu Yukio, Kise Ryota
Pairing: KiseKasa
Genere: slice of life, introspettivo, sentimentale
Avvisi: tematiche delicate (di prime volte che non vanno esattamente benissimo)
Rating: giallo
Note:
Ho sempre letto di fic dove la prima volta va sempre da dio.
Cosa succede se invece va tutto male?
(Yukio-san mi perdoni, non volevo farle del male çAç)
Kise non mi è venuto bene perché Kise non mi viene mai bene, ma spero non risulti troppo idiota.

 
Maybe  we  need  a  replay  button
 
Avrebbe voluto che fosse fantastico.
Avrebbe voluto che fosse meraviglioso. Come in uno di quei film d'amore che sua sorella lo obbligava a guardare con lei per poter avere una spalla su cui piangere: dolce, romantico, e assolutamente fantastico. Avrebbe voluto che la loro prima volta fosse indimenticabile e perfetta, il culmine massimo di quel loro amore così controverso ma così eccezionale che non poteva che essere coronato nel migliore dei modi.
Invece niente era stato come se l’era immaginato. L’ansia che gli era scivolata nello stomaco attanagliandogli le viscere non si era mai dissolta. Aveva indugiato a prapararlo come da manuale, seguendo i suggerimenti che aveva ricercato fino alla nausea nei giorni precedenti, ma Yukio non si era allentato nè allargato nè rilassato, aveva solo stretto i denti con quella smorfia a increspargli il viso e gli aveva ingiunto di muoversi e di farla finita in fretta. E lui, stupido, invece di fermarsi e lasciar perdere o comunque rallentare per darsi il tempo di adattarsi, si era impuntato nella sciocca convinzione che sarebbe tutto migliorato, ed era andato avanti.
Almeno finché Yukio aveva smesso di trattenere i sussulti e si era lasciato sfuggire un singulto di dolore tra le labbra martoriate dai denti stretti, non si era completamente irrigidito, i suoi occhi azzurri non si erano appannati di lacrime e Kise aveva sentito qualcosa di umido bagnargli l’addome.
E quando aveva abbassato lo sguardo, si era reso conto che non si trattava di sperma.
Si trattava di sangue.
 
-Kise...-
Ryota non gli risponde. Si ingobbisce ancor di più, la testa che sparisce tra le ginocchia raggomitolate, e viene scosso da un singhiozzo.
Kasamatsu sospira. Non sa bene che fare. Dopo lo strillo e il suo ritrarsi terrorizzato, e la sua sequela infinita e piena di panico di “gomen, senpai, gomen, gomen, gomen” e il rendersi conto di quel che effettivamente era capitato, Yukio ci aveva messo poco a scendere giù dal letto per andare in bagno a controllarsi. Certo, gli è quasi che lo stessero marchiando a fuoco, viste le fitte di dolore che gli partivano dal fondoschiena e rendevano alquanto difficoltosa la deambulazione, ma una volta constatato che si trattava solo di un abrasione superficiale che già aveva smesso di sanguinare e che se le avesse dato tempo sufficiente probabilmente avrebbe smesso anche di far male in un periodo relativamente rapido, era barcollato di nuovo in camera per calmare il suo fidanzato.
Non fosse stato che l’aveva trovato in quella posizione, intento a fissare terrorizzato le minuscole gocce rosse che macchiavano le lenzuola, e, uhn, un po’ nel pallone si era accorto di esserci finito anche lui.
-Kise- ripete, un po’ meno pacato –Smettila-
Ryota tira su col naso, ma non si muove di un millimetro.
-Ti ho fatto male- pigola, con la voce così piccola e acuta e spaventata che Kasamatsu si sente stringere il cuore in una morsa di angoscia –Ti ho...-
-Mi hai, sì, mi hai- lo interrompe categorico, cercando di non suonare troppo severo o in ansia –Però non l’hai fatto apposta. O almeno, così mi auguro- aggiunge subito, con un’occhiata di fuoco che potrebbe incenerire più di una persona. Perlomeno funziona ad elicitare una reazione, dal momento che Kise tira immediatamente su il capo con una rapidità tale da fargli temere si stia per spezzare l’osso del collo, e spalanca  gli occhi allungati pieni di lucidi lacrimoni al suo indirizzo
-Certo che non l’ho fatto apposta, senpai!- strilla, agitato -Io volevo... volevo che ti...-
-Lo so, scemo- lo calma, alzando una mano e infilandogliela nei capelli biondi per acquietarlo e fargli comprendere che non è per nulla arrabbiato–Lo so. Anche io. Ci è solo andata male. Abbiamo sbagliato qualcosa...-
-É colpa mia, senpai!- lo interrompe subito l’altro, e Kasamatsu sobbalza, e poi fa una smorfia, perché gli è partita un’altra fitta. Gli assesta uno scappellotto, non troppo forte, giusto per fargli giungere il concetto e farlo smettere di dar di matto.
-Piantala di dire fesserie. Sono cose che capitano, specie... specie in cose come questa – e suo malgrado si ritrova ad arrossire violentemente, le guance che pare vogliano andare a fuoco per l’imbarazzo, perché non vorrebbe mai ammettere che si è documentato, pure lui, preventivamente –La prossima volta andremo più cauti e vedrai che non succederà nulla-
Kise singhiozza un’altra volta. Finalmente si raddrizza, e lo guarda dritto negli occhi, lasciando colare le lacrime giù dalle guance.
-La...la prossima v-volta?- singhiozza, affranto. Yukio deve mordersi di nuovo le labbra, per trattenere il moto di spontanea tenerezza per quel gigantesco idiota di cui ha finito per innamorarsi.
-La prossima volta- conferma, piano, lasciando che la mano scenda dai capelli al viso, avvolgendogli la guancia umida –credi che possa smettere di amarti così facilmente?-
La risposta di Kise è un piagnisteo sconclusionato, qualcosa che non ha molto senso logico e che non riesce a comprendere, ma che riesce quantomeno a distoglierlo e a farlo sciogliere, in modo che possa raggiungerlo per avvolgerlo in un abbraccio che quello ricambia con fin troppa energia. Troppo stanco per opporsi, lo lascia fare, accontentandosi di assestargli qualche pacca sulla schiena aspettando fiducioso che si calmi una volta per tutte.
Quando finalmente smette di singhiozzare, Kise non lo lascia andare. Lo tiene stretto al petto e gli posa un’infinità di baci sul viso, su ogni centimetro di pelle che riesce a raggiungere dalla fronte al mento agli zigomi al naso e poi infine alle labbra.
-Mi dispiace- sussurra, e Yukio inspira, che questo Kise, quello serio, quello che lo guarda con l’acciaio negli occhi come se fosse il baricentro del suo universo e davanti al quale si sente nudo anche quando è vestito, è difficile da gestire, perché riesce sempre a stupirlo –Mi dispiace. Non volevo. Non lo farò mai più, se non vuoi-
Kasamatsu espira. Lo stringe, forte, chiudendo appena le palpebre e abbandonandosi alle sue attenzioni.
-Il guaio, cretino – borbotta piano –È che dubito ci sarà mai un momento in cui non ti voglia-
 
Aspettano due mesi, ma ne vale la pena. Ci impiegano talmente tanto che alla fine Yukio deve assestargli una ginocchiata negli stinchi per ingiungergli di darsi una mossa, che non è mica fatto di porcellana.
Ma... Oh, se ne vale la pena.
Ed è assolutamente, totalmente, completamente, decisamente meraviglioso.
   
 
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