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Autore: cant_hold_us    21/07/2014    2 recensioni
Quella sera andai a letto presto e come sempre cominciai a ripesare alla mia giornata.
Desideravo una vita avventurosa come quella dei film, ma non la avevo. La cosa più spericolata che avevo fatto era stata sgattaiolare una notte via di casa con il mio amico Simon per andare in discoteca. Ci scoprirono e fummo messi in punizione.
Mentre la mia mente vagava, chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, ripensando alla lite furibonda avuta con mia madre, prima di sdraiarmi a letto. Lei mi stava troppo addosso, ogni volta che uscivo dovevo farle sapere dove andavo e con chi ci andavo, in più avevo diciotto anni ed ero l'unica ad avere il coprifuoco alle undici di sera. Davo la colpa di tutto questo al fatto che lei aveva perso mio padre in un incidente stradale e forse non voleva che mi succedesse lo stesso.
Dopo svariate ore passate a pensare e a rigirarmi nel letto riuscii ad addormentarmi.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, James Herondale, Simon Lewis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Capitolo 1-

Quella sera andai a letto presto e come sempre cominciai a ripesare alla mia giornata.
Desideravo una vita avventurosa come quella dei film, ma non la avevo. La cosa più spericolata che avevo fatto era stata sgattaiolare una notte via di casa con il mio amico Simon per andare in discoteca. Ci scoprirono e fummo messi in punizione. 
Mentre la mia mente vagava, chiusi gli occhi e feci un respiro profondo, ripensando alla lite furibonda avuta con mia madre, prima di sdraiarmi a letto. Lei mi stava troppo addosso, ogni volta che uscivo dovevo farle sapere dove andavo e con chi ci andavo, in più avevo diciotto anni ed ero l'unica ad avere il coprifuoco alle undici di sera. Davo la colpa di tutto questo al fatto che lei aveva perso mio padre in un incidente stradale e forse non voleva che mi succedesse lo stesso. 
Dopo svariate ore passate a pensare e a rigirarmi nel letto riuscii ad addormentarmi.

Stavo sognando, quando un raggio di sole penetrante dalla tenda scura mi svegliò. 
La mia stanza era abbastanza grande, su un lato c'erano una scrivania dotata di PC, dove io e Simon passavamo molto tempo. Dal lato opposto c'era un grosso armadio bianco con due ante scorrevoli, avevo deciso di decorarlo, ma non sapevo come e quindi era rimasto ancora bianco. 
Aprii le tende e la luce riempì la camera di una luce splendente, presi dei vestiti e andai a farmi una doccia.
Quando feci le scale mi aspettavo di trovare mia madre che preparava la colazione, ma non fu così. Mentre scendevo sentivo la voce di Luke, un grande amico di mia madre, che parlava con un'altra voce maschile.
"Tu non ti preoccupare, le spigherò tutto io." disse Luke, sistemandosi gli occhiali. Lui era un uomo alto e muscoloso, il suo viso era tondeggiante e portava sempre la barba. I suoi occhi erano castani come i sui capelli corti.
"Non so se capirà, sembrerà una storia...bizzarra." disse il ragazzo con voce preoccupata. Lui era diverso da Luke. Non solo fisicamente, ma anche il suo atteggiamento. Guardandolo a prima vista sembra perfetto. Se ne stava in piedi, davanti a Luke, con portamento fiero. 
Era alto più o meno quanto l'amico di mia madre, i suoi capelli erano riccioli biondi che si intonavano perfettamente alla sua carnagione. Pensai che avrei potuto osservarlo per ore, ma lui si accorse di me.
"Clary." mi chiamò, quasi in un sussurro. Come faceva a conoscere il mio nome? Io ero sicura di non averlo mai visto in vita mia, se lo avessi anche solo incrociato per strada me ne sarei ricordata. Un tipo così era difficile da dimenticare.
Luke si girò e mi fissò con occhi mortificati.
"Che cosa sta succedendo? Dov'è la mamma?" chiesi preoccupata.
"Jocelyn è dovuta..." cominciò a parlare il ragazzo , ma io lo interruppi.
"Chi diavolo sei tu? Perché conosci il mio nome e quello di mia madre?" lo tempestai ì di domande, cercando di controllare la mia rabbia, ma senza successo.
"Clary, non agitarti" questa volta fu Luke a rispondere. "Lui è un amico, si chiama Jace herondale. Noi dobbiamo parlarti." riusciva a dire tutto con voce molto calma, ma dal suo viso e dalla posizione del corpo sembrava molto nervoso e teso.
"Mamma...Lei sta bene?" domandai a quel punto molto preoccupata. Era lei a farmi i discorsi, di solito, non di certo Luke. Anche se lui era come un padre per me, teneva le distanze su certi argomenti. Nella mia testa ci furono mille immagini bruttissime e scossi la testa per cacciarle via.
"Lei sta bene, è dovuta andare via per qualche giorno e da dove si trova adesso non può parlarci." quando ebbe finito di parlare abbozzò un sorriso, ma si vedeva che si sforzava per apparire sereno.
"Luke, ma che diavolo succede?" chiesi, con un tono pieno di suppliche. Volevo una spiegazione.
"Clary, è arrivato il momento per te di sapere la verità su tutto, ma prima io devo sbrigare delle... commissioni, chiamiamole così." fece una pausa e poi continuò. "Jace rimarrà qui con te finché non tornerò. Tu dovrai ascoltarlo, dovrai fare tutto quello che ti dice di fare." 
"Ma..." avrei voluto dire così tante cose che mi uscì solo quella parola, che non voleva dire niente. Ero così confusa che il mio cervello sarebbe potuto saltare in aria da un momento all'altro. 
"Lo so che può sembrare assurdo e tu magari ora non capisci, ma vedrai che presto comincerai a ricordare e a capire. Ti fidi di me?" chiese in fine. Quella doveva essere una domanda trabocchetto, certo che mi fidavo di lui. Lui era il padre che io avevo sempre desiderato, veniva ai saggi di danza, mi portava al parco e mi comprava il gelato quando ero piccola, mi leggeva i libri per farmi addormentare.
"Io non lo so, credo di sì." che risposta stupida che avevo dato!
Questa volta, quando Luke sorrise, lo fece con gentilezza e comprensione.
"Tornerò presto." annunciò infine, dopo qualche minuto di silenzio. Si avvicinò e mi diede un abbraccio. "Vado a prendere le mie cose a casa e parto subito. Ci vediamo tra una settimana." 
Non mi lasciò il tempo di rispondere e uscì dalla porta. 

Io rimasi immobile, sentii il suo furgone partire. Avevo un groppo in gola e mi veniva voglia di piangere. Mi persi nei miei pensieri a tal punto da non accorgermi che quel ragazzo era ancora lì, non se n'era andato.
Alzai gli occhi su di lui e lo osservai. Era rimasto esattamente dove lo ricordavo. Era vestito con dei jeans blu scuro e una maglietta nera. Guardandogli attentamente le braccia, scoprii che erano ricoperte di cicatrici e così anche la parte del petto che si riusciva a intravedere dalla maglietta. Sentii la mia testa inclinarsi di lato, mentre cercavo di capire cosa ci fosse di famigliare in lui.
"Se hai finito di farmi il terzo grado con i tuoi occhi curiosi." disse con una voce profonda, mentre mi sporse una lettera facendo un passo verso me. "Questa è di tua madre."
La presi e la fissai, non volevo aprirla, avevo paura di cosa ci fosse scritto. Il tizio si allontanò di nuovo.
"Tu sai cosa sta succedendo alla mia famiglia?" domandai, quasi gridando, sperando che mi potesse rispondere.
"Sì, ma lo sai anche tu. Io non posso dirti niente, capirai tutto da sola." rispose con tono pacato, fissandomi negli occhi.
"Sei un killer? Mi stai sequestrando e vuoi soldi? Hai sbagliato persona, perché noi non ne abbiamo!" strillai tutto d'un fiato.
Lui cominciò a ridere, una risata strana, senza cattiveria, solo divertimento. 
"Sono felice che tu ti stia divertendo mentre io rischio di impazzire!" urlai, e avrei continuato ad offenderlo se non fosse stato per il campanello che suonava.
"Chi sarà ora?" domandò lui, con tono sarcastico, come se sapesse la risposta. 
"Oh, no. Simon. Come posso spiegare la tua presenza?" cominciai a pensare a come fare finta di non essere in casa, forse questo Jace era un serial killer, Simon non doveva correre nessun rischio.
"Non gli devi dire niente, lui non può vedermi." disse infine il ragazzo dopo un attimi di silenzio.
"Ma che diavolo stai dicendo? Lui non è cieco, ovvio che ti vede." quel tipo era suonato, era partito, pazzo, impazzito. Pensai addirittura di stare in un sogno, magari dovevo soltanto svegliarmi. 
Svegliati. Svegliati, stupida! cominciai a pensare.
Ma all'improvviso mi accorsi che le mani di Jace erano sulle mie spalle e lui mi stava spingendo verso la porta da dietro.
"Apri la porta, fidati." sussurrò con una voce suadente.
"Io non mi fido di te." ribattei decisa.
"Allora fidati di Luke." rispose lui, andandosene verso la cucina, senza degnarmi di uno sguardo.
"Iuhuu, Clary ci sei. Sono Simon." lo sentii urlare da dietro la porta. Feci un respiro profondo ed aprii. Eccolo lì il mio amico Simon, quasi un fratello per me. Era appoggiato allo stipite della porta con una mano in tasca e nell'altra teneva un sacchetto. Aveva una chioma di capelli molto ricci e color castano chiaro. I sui occhi erano castani, ma un po' più scuri dei capelli e portava degli occhiali rotondi e neri. Era alto, ma se dovevo fare un paragone tra lui e Jace, Simon era sicuramente più basso e anche meno muscoloso.
Con il mio corpo gli avevo sbarrato la strada.
"Allora andiamo in salotto a guardare il film o vuoi restare qui tutto il giorno?" chiese in tono ironico.
"Si, no, forse..." farfugliavo.
"Ehi ma che ti prende? Sembra che tu abbia visto un fantasma." Lui si preoccupava sempre per me, io gli raccontavo tutto. Ma come potevo spiegargli una cosa che non capivo nemmeno io?
"Sì, tutto bene. Che film hai preso?" gli chiesi tentando di temporeggiare, ma mentre mi rispose lui mi oltrepasso e si diresse in salotto.
"Fast and furious, era la giornata dell'azione ricordi?" rispose lui. 
Mentre seguivo Simon in salotto vidi Jace stravaccato sulla poltrona. Mi lanciai davanti a simon e gli buttai le braccia al collo per abbracciarlo, almeno così non lo avrebbe visto.
"Clary, lo so che ti piace il film non c'è bisogno di ringraziarmi." disse lui con faccia stupita. Non risposi. Speravo che nel momento dell'abbraccio Jace se ne fosse andato, ma non si era mosso da lì. In più ora aveva stampato in faccia un sorrisetto che mi faceva venire voglia di prenderlo a schiaffi. Simon guardava dritto verso la poltrona, ormai lo aveva visto per forza.
"Ti posso spiegare tutto..." cominciai a dire, ma fui interrotta.
"Tutto cosa? Il lettore DVD non funziona?" mentre lui parlava e mi fissava con i suoi occhioni dolci e capii che Jace aveva detto la verità, non poteva vederlo.
"Te lo avevo detto, non può né vedermi né sentirmi."disse Jace mentre quel sorriso si faceva ancora più fastidioso.
"Tu sei un'allucinazione." dissi io ad alta voce,scordandomi di Simon.
"No, non lo sono e ora comportati bene, o il tuo amico crederà che stai impazzendo." rispose lui.
Mi voltai verso Simon " Vado a prendere il ghiaccio e i bicchieri, tu fai partire il film."
Andai in cucina e mi appoggiai al bancone. Come poteva essere possibile che lui fosse invisibile agli occhi di Simon? E come ci ero finita io in tutta questa storia?


Note d'autore:
Quando ho letto i libri mi sono piaciuti tanto che ho pensato di scrivere questa fan fiction, so che non sono all'altezza dei libri, ma io ci ho provato lo stesso.
Spero davvero che la storia vi piaccia. Fatemi sapere nelle recensioni. Grazie a tutti in anticipo<3
  
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