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Autore: Hollow_Eyes    21/07/2014    1 recensioni
La notte era arrivata anche in quel quindici novembre, calma e prevedibile come sempre, incapace di cogliere qualcuno alla sprovvista. Faceva un freddo indescrivibile, ma il sole si era limitato a nascondersi oltre le colline di Riccò, indifferente al resto del creato e con la sola voglia di andare al dormire.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Che poi la giornata puoi passarla come ti pare. Puoi andare a correre, puoi pulire casa, sistemare l’agenda, leggere un libro. E la serata pure, hai la possibilità di passarla come più ti piace: alcuni guardano un film, qualcuno litiga e altri fanno l’amore; e così il mondo gira, per la sua strada, sempre prevedibilmente diversa. Eppure arrivano sempre quei momenti bianchi, la notte, poco prima di dormire, in cui fissi il soffitto e ti senti vuoto. E lì assapori l’essere l’infinito: l’infinito è vuoto, caotico, e così freddo..”

Così si presentò quella sera.
Che era strano, quel fanciullo, Alice lo sapeva già. Non c’era certo da stupirsi. Eppure era sempre sorprendente, di una follia sempre così poetica e contorta, così.. beh, non impossibile.. diciamo improbabile.
La notte era arrivata anche in quel quindici novembre, calma e prevedibile come sempre, incapace di cogliere qualcuno alla sprovvista. Faceva un freddo indescrivibile, ma il sole si era limitato a nascondersi oltre le colline di Riccò, indifferente al resto del creato e con la sola voglia di andare al dormire.

“E in quel niente cosa succede?”
“Nulla, probabilmente pensi.”
“E a cosa pensi?”
“Ognuno ha i propri, di pensieri.”
“E tu a cosa pensi?”
“Come è andata la giornata, bimba?”

Fuori pioveva da un po’. I lampi dipingevano la parete di azzurro in una sequenza monotona, mentre i tuoni facevano del loro meglio per rendere il mondo un po’ più tetro. Che poi, cosa ci vede di tetro la gente, nei tuoni; magari loro cercano solo qualcuno con cui sfogarsi, e trovano solo un gruppo di umani che stanno sempre sul chi-va-là!

“Non ti sopporto quando fai così..”
“Già, lo so.”
“Fuori piove, senti che bel rumore.”

Alice era seduta al centro del letto, con le gambe conserte; abbracciava una gallina di peluche. Il cellulare davanti a lei era l’unica fonte di luce attendibile nella stanza, per il resto il buio era in balìa dei lampi colorati. E intanto pioveva: accidenti se pioveva!

“Secondo te perché l’infinito è freddo?”
“Non lo so; forse perché l’infinito è tutto..”
“E quindi?”
“Se l’infinito è tutto, allora l’infinito è niente. E il niente è vuoto. E il vuoto è freddo.”
“Probabilmente non ti capirò mai, Andre.”

Perché.. beh, perché sì. Con Andrea era così, e Alice lo sapeva. Era come essere amici del Dottor Jekyll: bisognava essere consci che ogni tanto sarebbe comparso Mister Hyde. E niente.. lei gli voleva bene, andarsene sarebbe stato un controsenso. Lui cambiava quando il sole calava e quella parte del mondo iniziava a spegnersi. A volte le pareva che lui fosse strano, ma più spesso pensava che, forse, la notte come la vita non è proprio per tutti.
Passò qualche minuto. Alice si lasciò andare sul materasso, e con gli occhi chiusi respirò nell’aria gelata. Si sentiva tirare la manica dell’enorme pigiama, incastrata sotto la sua schiena, e non faceva a meno di pensare quanto fosse bella la pioggia. Tic tac..
La pioggia.. ricordava tanto il riassunto dell’esistenza, o forse un’infinita gara a chi arriva prima.

“Ali, è l’una e dodici minuti”
“E quindi?”
“Auguri alla più bella sorpresa che si possa trovare in una scatola di cereali terrestre”  
“Bel paragone, mi piace”
“Sì, ci ho lavorato tanto su!”

Un lampo squarciò la notte, ma il lampo esitò: i nuvoloni si stavano allontanando. Ma non era ancora tempo di darsi pace, e la pioggia continuava a fare il suo lavoro.
“Grazie Andre, ti voglio bene”
“Anche io Alice, buonanotte”
“Buonanotte!”


 
  
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