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Autore: ragazzasullaltalena    21/07/2014    2 recensioni
Beatrice era una ragazza con molti problemi prima di incontrare lui. Thomas. La sua ancora, colui che l'ha salvata. Adesso però devono nascondersi a causa della loro differenza di età e combattere i pregiudizi degli altri. Riusciranno a rimanere uniti nonostante tutto?
Dal testo:
I nostri visi sono davvero contrastanti. Il mio quello di un’innocente bambina dai lineamenti dolci e candidi, ed il suo quello di un uomo con la barba un po’ incolta e gli occhi duri.
Mille le parole sussurrate, quelle dette all’orecchio per paura che qualcuno ci sentisse. Chi sa cosa penserebbe di noi due.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il primo raggio di sole segna il mio viso da bambina. Devo proprio alzarmi? Per il momento mi limiterò a far finta che stia dormendo. Ma poi arriva, con passo cauto a gattoni sul letto, posa le sua braccia una alla destra una alla sinistra della mia spalla e inizia a sfiorare delicatamente la mia pelle. Emetto un gemito. Sa che sono sveglia, ma non voglio alzarmi. Alla fine cedo. Muoio dalla voglia di baciare quelle labbra e di trovare la salvezza anche di prima mattina. Apro un occhio, lo vedo. È sempre perfetto anche con i capelli spettinati e le occhiaie. Apro l’altro occhio e lui si posa su di me. "Buongiorno bimba" Mi da un leggero bacio sulle labbra poi si alza aspettando una mia reazione. Mi rigiro un po’ nel letto prima di mettermi a sedere. Un po’ confusa mi guardo intorno. I vestiti sul pavimento, il letto… oddio ma che è successo al letto? Sembra abbia combattuto la terza guerra mondiale. È tutto disfatto, lenzuolo e coperta sono sfalsati e sono tirati dalla mia parte; eppure non mi ricordo di aver fatto confusione questa notte. "Ma perché il letto è ridotto così?" Chiedo con voce sottile, quasi inudibile all’orecchio umano, ma lui mi sente. Abbassa lo sguardo e sorride. Non vuole dirmelo. "Vuoi fare colazione?" Annuisco. Mi alzo anche se a malincuore e mentre lui si dirige in cucina cerco una sua maglia nella confusione per terra. Amo l’odore dei suoi vestiti. Amo il suo profumo, mi sa di casa. Lo raggiungo e lo sorpasso. Lo prendo per mano e cammino guardando la sua espressione. Sorride. Mi piace essere la causa di una sua risata o di un suo sorriso. D’un tratto non regge più la lontananza tra i nostri corpi, glielo leggo negli occhi. Mi guarda con più passione, con più desiderio come la prima volta. In quel bar desiderava pazzescamente un mio bacio, desiderava me. Aveva lo stesso sguardo di ora. Mi desiderava. Ho raggiunto il tavolo e mi giro. Lascio cadere la mia mano dalla sua concentrata su tutto il ben di Dio che si trova su quel piano. Ma lui torna alla riscossa: mi cinge la vita e sento il suo respiro affannoso sul collo. Le sua mani intorno alla mia vita, la mia vita nelle sue mani. Mi sfiora con le sue dolci labbra. Mi giro, voglio baciarlo. Mi prende in braccio e mi porta sul divano. Mi sdraio su di lui. La sua mano incerta risale la gamba e delicatamente sale. Appena il contatto sparisce il mio corpo trema, ne vuole ancora. È come una droga, dovrebbe essere illegale. Il suo petto è tempestato dai miei baci su ogni suo singolo tatuaggio. Adoro i suoi tatuaggi anche se sono rari, alcuni rappresentano le paure che ha superato, altri sono eventi memorabili. Li ricalco uno ad uno come farebbe un bambino piccola ma d’altronde io sono la sua bambina. DRIIIIN. Qualcuno interrompe la nostra favola. "Tu va a vestirti io apro." Vado verso la camera sicura di mettermi il pantalone che mi ha regalato, ma apro il suo armadio e inspiro il suo profumo. Non voglio vestirmi mi rendo sempre più conto che voglio lui. Torno in sala ancora vestita solo con la sua maglietta. Come avevo previsto c’è un suo amico il quale sguardo indugia sulle mie gambe nude. Non fa in tempo a vedermi per intero che il mio principe viene a salvarmi. Con lo sguardo di un papà preoccupato per sua figlia che potrebbe cacciarsi nei guai, mi prende come si fa con le spose il primo giorno di nozze e mi riporta in camera. "BUONGIORNO FRANCESCO!" Urlo mentre mi porta via, non mi ha dato neanche il tempo di salutarlo. I nostri visi sono davvero contrastanti. Il mio quello di un’innocente bambina dai lineamenti dolci e candidi, ed il suo quello di un uomo con la barba un po’ incolta e gli occhi duri.  Mille le parole sussurrate, quelle dette all’orecchio per paura che qualcuno ci sentisse. Chi sa cosa penserebbe di noi due. Io sono solo la sua bambina e lui è il mio… bhe a pensarci bene lui potrebbe essere anche mio zio. No ma lui è… no non è il mio ragazzo. Questa non è una semplice cottarella da liceali, questo è di più. È amore, amore proibito, quello che va contro tutti e si fida solo di se stesso e delle sue fondamenta. Lui potrei chiamarlo in mille modi ma mi limiterò a soprannominarlo maestro di vita. Mi metto un pantaloncino e torno in salotto. Francesco è seduto sul divano con lo sguardo di chi un secondo prima ha visto un angelo. Thomas invece ha lo sguardo di chi sembra non perdonare, ma so che se solo sorrido non ci pensa più. In questo momento non mi interessa cosa pensano loro, voglio fare colazione. Mi siedo al tavola e senza dire niente inizio a mangiare. Chissà cosa pensano? Io sto pensando a mia madre e alla ramanzina già sentita mille volte per essere restata da lui a dormire. "Allora come avete dormito?" Francesco parla ma le sue parole è come se non le sentissi. Sono troppo immersa nei miei pensieri che non sento neanche la risposta di Thomas. Poi mi tocca il braccio. " Eh? Si, abbiamo dormito bene. Almeno da quanto ricordo. So solo che ho dormito." Thomas è sbigottito. "Ma come. Hai detto che è stata la notte migliore del mondo." "Ma dai mi hai creduto? Stavo scherzando. Certo che ricordo." cerco di abbozzare un sorriso e di ricordare. "Certo che qualunque cosa dico tu ci credi. Siamo tornati verso mezzanotte e abbiamo solo dormito. Poi però ti sei tirata le coperte dal tuo lato, ecco perché il letto era disfatto." Sorride di gusto sapendo che sono cascata nel suo scherzo. "Ecco perché. E tu prima non me lo volevi dire, mi hai fatto credere di tutto." Francesco ride perché stare con noi è sempre uno spasso. Torno a guardare il mio cappuccino mentre loro parlano della serata che aveva passato Francesco. Francesco è il migliore amico di Thomas. Sono cresciuti insieme, sono stati sempre amici. Penso che Francesco potrebbe andare bene per la mia amica Marta. Non è come Thomas che non ha mai avuto una relazione seria a parte quella che stiamo vivendo ora, lui ne ha avute di ragazze. Lui ha sofferto ed anche molto, ora cerca solo di fare quello a cui non importa nulla di niente, ma lui non è così. Dietro quell’aspetto da cattivo ragazzo dagli occhi blu e i capelli castani, c’è il ragazzo sentimentale e non devi scavare neanche tanto a fondo come con Thomas. La prima volta che Marta e Francesco si sono visti, lui ha fatto i salti di gioia. Si è innamorato subito, lei continuava a parlare del ragazzo che la stava tradendo e lui la stava ad ascoltare. Sembrava che fossero amici da sempre. Lui pendeva dalle sue labbra e lei non se ne accorgeva. Marta era presa dal suo racconto, ma penso che fosse un minimo interessata a lui. Sono le undici, il tempo è volato ed io devo tornare a casa. "Thom, vado a vestirmi decentemente, poi devi accompagnarmi." "Va bene. Francè vieni? Poi magari facciamo un salto dai miei." "Certo. È da un po’ che non li vedo." Entro in camera. Non riesco a trovare le mie cose tra tutti quei panni. C’è una scarpa qui una in bagno, il jeans sulla poltrona e la maglietta? Dov’è? Non c’è! "THOMMM!" urlo se no non mi sente "DOV’E’ LA MIA MAGLIETTA?" Si sente una risata. "Vedi sotto il letto." Eccola, è sotto il letto. La mia maglietta preferita che peccato. Mi vesto mi lavo e torno subito di là. Ovviamente il jeans attillato una maglia scollate e i tacchi non sono adatti per una domenica mattina. Devo ricordarmi di portare delle scarpe e dei vestiti di riserva, magari lasciarli qui. Usciamo e saliamo in machina. Ovvio dato che sono la più piccola mi devo mettere dietro. "Thom stavo pensando… e se portassi un po’ di vestiti da te? Sai non mi piace tornare con i tacchi a casa la domenica mattina." "A bhe per me va benissimo." "Si inizia sempre così." dice Francesco sorridendo "prima si portano un po’ di vestiti e poi si ci trasferisci e poi si fanno passi più grandi.>" "Francesco stai zitto. Non sai che vuol dire vivere con mia madre." A quel punto nella macchina cala il silenzio e dopo pochi minuti ci ritroviamo d’avanti casa mia. "Grazie mille. Ci sentiamo ciao Thom." gli do un bacio sulla guancia << ciao Francesco.>> a lui do solo una pacca sulla spalla. "Ciao Bea."dicono contemporaneamente, poi Thom aggiunge "Ti amo." Entro dentro casa cercando di fare il meno rumore possibile ma i tacchi mi tradiscono. "Beatrice sei tu?" Storco il muso, non volevo che mi sentisse, non voglio la ramanzina. "Si mamma." Mi dirigo verso la cucina con i tacchi in mano. "Passata bene la serata barra nottata?" Incalza lei, so benissimo dove vuole arrivare. "Si." "Bene sono felice. Ti va se andiamo a fare la spesa anche con tuo fratello?" "Si, lo vado a chiamare poi mi metto qualcosa di più adatto ad una domenica mattina in famiglia." sorridiamo entrambe. Wow mi aspettavo una reazione da tipo “ora non lo vedrai mai più” non me l’aspettavo. Salgo le scale, busso alla camera di Micheal. "Fratellino?! Andiamo a fare la spesa con mamma. Pronto?"Micheal mi salta addosso. Ancora non si è abituato al fatto che dormo fuori, soprattutto se si parla di Thomas. "Si sorellina." mi da una squadrata "tu mica vieni così? Attirerai troppi sguardi." Ha solo 10 anni ma mi lascia molto spesso a bocca aperta. "Certo che no, vado a cambiarmi e poi andiamo." Esco dalla sua camera ed entro nella mia. Predo le scarpe basse e poi cambio la maglietta. Ne scelgo una semplice a maniche lunghe ma leggera. Poi metto la giacca e scendo. Mamma e Micheal già mi stanno aspettando all’entrata. Saliamo in macchina e andiamo verso il supermercato, ma ad un certo punto cambia strada e ci ritroviamo d’avanti ad un ristorante. Il preferito di papà. Non me ne ero accorta ma è già ora di pranzo. "Scusa e la spesa?" "Già l’abbiamo fatta cara." Sul volto di mamma e di Micheal si estende un lungo sorriso. "Me l’avete fatta sotto il naso, ma bravi." Micheal ride. La sua risata è angelica. Un fratellino è la cosa più bella che i genitori ti possano offrire. È il regalo più bello del mondo ed io e lui non riusciamo a stare molto tempo insieme. Forse sono una pessima sorella, e mi sento davvero in colpa al sol pensiero. Non mi ha mai parlato di ciò che fa a scuola, dei suoi amici. Non ne ho visto mai nessuno. E se non ne avesse? È impossibile a chi non starebbe a cuore un ragazzo così? Però c’è qualcosa di strano. Lui sta tutto il giorno chiuso in camera sua, posso capirlo anche io lo facevo. Era il mio rifugio, ma io avevo quindici anni, lui ne ha dieci. Un giorno vedrò di parlargli. Per il momento devo godermi la mattinata.   Dopo pranzo andiamo al centro commerciale. Mamma vuole comprare un vestito perché di qui a poco si sposerà mio zio (suo fratello). Io farò la damigella quindi non devo comprarmene uno. Il mio sguardo si posa sul vestito perfetto. Obbligherò mamma a comprarlo. È un colore che non saprei definire, un incrocio tra viola e magenta. Semplice ma ha delle sfumature bellissime.
Micheal invece ha preso un vestito elegante. Sembra un divo con quel mini completino.
Torniamo a casa dopo le compere e mamma ordina la pizza. Vorrei che le mie giornate fossero tutte così. Volevano farmi una sorpresa ed è stato per questo che mamma non mi ha fatto il solito discorso. Dopo la pizza mamma ci spedisce a letto perché l’indomani inizierà una nuova settimana. Io non vado direttamente in camera mia. Vado in quella di Micheal, voglio parlargli.
"Ehi cucciolo, non vorrei rovinare questa splendida giornata ma possiamo parlare?"
"Sisi, entra." mi fa segno di sedermi sul letto vicino a lui.
"Oggi riflettevo. Perché stai sempre chiuso in questa stanza? Fuori c’è un mondo bellissimo. Chiama i tuoi amici, vedetevi ai giardini qui vicino."
"La cosa è complicata…"
"Come fa ad essere complicata? Hai solo dieci anni. Io posso dire che le cose sono complicate ma tu, tu non puoi permettertelo. Mi ricordo che le elementari sono stati gli anni più belli della mia vita. Poi l’ultimo. Devi godertelo. Cosa c’è che non va?"
Vedo che si chiude il viso tra le mani. Sta piangendo, non volevo farlo piangere.
"Ehi scusami, non volevo farti piangere." lo stringo tra le braccia.
"No, tranquilla non sei tu. È solo che non capisco cosa ho di sbagliato, nessuno si è seduto vicino a me il primo giorno di scuola, non ho più un amico. Le persone mi si avvicinano e mi dicono “ scusa era un obbligo”, la ricreazione la passo da solo. C’è qualcosa che non va in me, qualcosa è scattato quest’estate."
"No. Tu non hai niente di sbagliato. Devi fregartene di questo, è successo anche a me. Devi provarci lo stesso a parlare con qualcuno. Qualcuno ti accetterà. Mi dispiace non lo sapevo, dovevo starti più vicino. Scusami se non ci sono stata. Tu per qualsiasi cosa vieni a dirlo a me, io ti capisco da poco è passato quel periodo per me. Non posso vedere un bambino così. Ricordati tu sei perfetto, sono gli altri i cattivi. Tu non cambiare mai per nessuno."
"Si. Grazie di tutto."
"Sappi che ci sono… ma… solo se mi batti alla guerra di cuscini che sta per iniziare." sorride, ci sono riuscita. Vince solo perché ce lo permetto poi si mette a letto e gli do la buonanotte.
Non posso crederci, quest’estate. Quest’estate io ho conosciuto Thomas. E se fosse solamente colpa mia? Non me lo perdonerei mai di aver fatto questo a mio fratello.
Mi metto nel letto e penso ad altre soluzioni plausibili. Pregiudizi, sai è cresciuto senza un padre che brutta cosa, non ci avviciniamo. So i bambini quando possono essere stronzi. Forse un bulleto che ha detto no quello bisogna escluderlo. Qualsiasi cosa possa essere non se lo merita di stare così a dieci anni. Ne ha già passate troppe, ne abbiamo passate troppe. Chiunque possa essere stato non lo perdonerò mai. Non vorrei parlarne con mamma, ma se la situazione non migliora dovrò dirglielo. Magari alle medie riusciamo a mandarlo in una scuola dove può farsi nuovi amici. Magari potrei accompagnarlo io quando non vado all’università.
Chiudo gli occhi e il sonno bussa alla mia porta. Gli apro con questi atroci pensieri che travagliano la mia mente. Mi addormento.
 
   
 
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