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Autore: chrisisalive    21/07/2014    6 recensioni
La paura ti fa scappare, ti paralizza la mente. E quando torni niente è più come prima, nemmeno camera tua, perché anche la foto più importante si è staccata dal muro. La bellezza di quello che si è stati è svanita. Ma quello che siamo stati è stato creato per splendere e allora splenderemo.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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 But it’s time to exercise these demons
These motherfuckers are doing jumping jacks now!
- Eminem, Not Afraid.


 
      

 
Alle bellezze svanite,
alla paura
e alle vite negate.

 

I'M NOT AFRAID
 

  Arizona era tornata. Lo si poteva capire anche dall’aria che circolava a Bristol, si sentiva il suo profumo, si sentiva l’odore di zucchero filato appena mettevi la  punta del naso fuori dalla porta di casa. Arizona Moore era tornata da uno dei suoi tanti colpi di testa. Quando spariva Bristol moriva. Quando tornava Bristol viveva ancora. Con lo zaino in spalla camminava lungo il vialetto di casa, forse era tornata perché aveva finito la sua avventura o forse lo aveva fatto semplicemente perché i soldi erano finiti. Ma l’importante non era il motivo per il quale era tornata, l’importante era che ancora calpestava quelle strade e che ancora raccoglieva quelle margherite dell’aiuola dei suoi vicini. Sorrideva, e i suoi capelli biondi sembravano ancora più biondi, le lentiggini sul suo viso sembravano essersi raddoppiate ed era ancora più bella. Era sempre stata una bambina vivace, una piccola bomba ad orologeria, che dopo il divorzio dei genitori aveva preso ad esplodere troppe volte. La madre l’aveva iscritta in cinque diverse scuole private per sole ragazze dalle quali Arizona era stata espulsa, perché troppo imprevedibile e indisciplinata. Lei odiava quelle scuole per ragazzette. “Difficile, troppo difficile da capire” si era sentita dire Claire quando la preside di un collegio l’aveva convocata nel suo ufficio. “Bella, troppo bella da capire” avrebbe detto Louis.

Tutti si chiedevano il perché delle sue continue sparizioni, abitava in una casa favolosa, aveva una famiglia che beh, era quello che era, ma ce l’aveva.
Questa volta però tutto era diverso. Non se n’era andata per mettere una grossa “X” sulla mappa dei posti da visitare prima di morire. Era scappata.
“Devi andartene prima che..” aveva detto Joel “Prima che tu mi colpisca ancora? Prima che tu mi colpisca alla testa, sfracassandomi il cranio con quel vaso di fiori? Prima di tutto questo?” aveva concluso Arizona con le lacrime agli occhi. “Vattene da questa casa e non tornare”.

Non sapeva nemmeno lei il motivo per cui aveva preparato una sacca ed era andata all’aeroporto. “Forse per non continuare a vivere in quella merda” si era detto salendo in un aereo diretto in Grecia. Il labbro le sanguinava ancora, Joel l’aveva colpita al viso un secondo dopo che la ragazza l’aveva insultato. Bruciava, e il ragazzo che era seduto accanto a lei continuava a guardarla.

Aveva ragione, non doveva partire, era sto Joel a toccarla e poi a colpirla. Se fosse rimasta magari si sarebbe fatto un po’ di anni in carcere, invece viveva in casa sua e si scopava la madre, abbracciava Blake e rimboccava le coperte a Phebe. E lei se ne stava zitta in un altro paese. Avrebbe avuto un po’ di rogne anche lei, perché aveva agito d’impulso e bruciare l’auto di Joel non era il massimo che avrebbe potuto fare, ma era l’unica cosa che le era venuta in mente, l’unica cosa che Joel amava dopo se stesso.

“Arizona che ci fai qui, tua madre sarà fuori di testa” aveva urlato la nonna quando l’aveva vista entrare nella hall del suo hotel. La ragazza cominciò a piangere e non le importava se degli ospiti la guardavano sussurrando tra di loro. “Mi ha colpita in pieno viso, nonna! Era ubriaco e c’ha provato, l’ho insultato e poi gli ho bruciato la Porsche” farfugliava la ragazza tra le braccia della nonna paterna. “Tesoro cosa ti ha fatto, chi ti ha fatto questo?” aveva chiesto la nonna che non aveva capito niente di quella storia “Nonna io non voglio tronarci a casa” e dopo l’affermazione la donna aveva cominciato a capire, solo Joel a casa sua aveva una Porsche, solo Joel era così bastardo da mettere le mani addosso ad una ragazzina. “Non ci tornerai a casa, non per ora”.

La ragazza aveva fatto promettere ai nonni che non avrebbero parlato alla madre o al padre di quell’episodio. Quella sera era tonata a casa a dormire perché lei e Louis avevano avuto un battibecco, “Da niente” sottolinea la ragazza. I fratelli erano a casa degli zii per il compleanno della cugina Katie, la madre invece era ad una cena di beneficenza di sole donne con le amiche, e Joel quella sera si era dato alla pazza gioia bevendo come se non ci fosse un domani nel bar all’inizio della strada, era talmente sfatto che si era fatto accompagnare a casa da un amico e Arizona era ancora in piedi ed indossava una semplice maglia nera di qualche taglia in più, forse di Louis, e Joel non c’aveva visto più e s’era fiondato sulla ragazza. E dopo era successo quello che era successo.

Si trovava seduta accanto al nonno sulla spiaggia riservata all’hotel a bere un bicchiere di bourbon, “Tieni, aiuta a dimenticare” le aveva detto l’uomo. Aveva lavorato tre mesi nell’hotel dei nonni, poi le vacanze estive avevano cominciato ad arrivare alla fine e la nonna le aveva chiesto “Come farai con la scuola?”, e lei aveva risposto “Lo voglio quello stupido pezzo di carta da appendere in camera” e la donna sorridendo le aveva detto “Allora corri a prendertelo”, ed era per quello stupido pezzo di carta che era tornata, e per Louis, ma sicuramente Louis non ci sarebbe stato più.

Phebe giocava in giardino, non si era accorta della sorella che la guardava da fuori la recinzione. “Ehi piccola paperella, non vieni ad abbracciarmi?” le aveva urlato scavalcando la recinzione, la sorella aveva smesso di armeggiare con i giochi in giardino, si era alzata in piedi e aveva corso verso la ragazza. Le era mancata quella bionda bambina ed odiava Joel per averla spinta ad andarsene ed odiava se stessa per aver abbassato la testa e ubbidito. Aveva lasciato tutto quando non era stata lei a volerlo.

Aveva incontrato Louis una sera nel bar in cui lui lavorava, era andata a bere una birra con degli amici e lui era lì,  scherzava con delle ragazze sedute al bancone mentre preparava dei cocktail colorati. Arizona si era spazientita ad aspettare per avere la sua birra e si era alzata per andare ad ordinare.
“Scusa se ti disturbo, ma non vorrei invecchiare seduta su quel tavolo aspettando i tuoi comodi” le aveva detto acidamente, “Senti dolcezza sono solo questa sera e il locale è quasi pieni, quindi trona al tuo tavolo e aspetta il tuo turno” le aveva risposto lui per poi continuare a parlare con le ragazze. Innervosita dal comportamento del ragazzo si girò verso i suoi amici che le facevano segno di tornare a sedersi e di lasciare perdere prima di combinare disastri, ma lei, americana trapiantata nell’umida Inghilterra, era destinata ad essere un grande disastro. Andò dietro il bancone e si spillò da sola quelle maledette birre, dalla tasca posteriore dei suoi skinny jeans tirò fuori cinquanta sterline, le sbatté sopra il bancone dicendo “Tieni pure il resto e comprati qualche neurone” poi si era seduta al tavolo accavallando le gambe e bevendo la sua birra.

Louis era rimasto a bocca aperta, senza parole. Continuava a guardarla da lontano, la gente cominciava ad andarsene e lei rimaneva lì ad arricciarsi i capelli con le dita e a ridere di tanto in tanto per delle battute fatte dagli amici. Ad un tratto Arizona alzò lo sguardo, Louis la guardava ancora mentre distrattamente metteva dei bicchieri in un vassoio. “Scusate” aveva sussurrato velocemente prima di alzarsi ed entrare nel bagno delle signore, Louis, senza ripeterselo due volte, entrò nel bagno senza esitare, la ragazza si stava specchiando. “Mi hai davvero detto di comprarmi dei neuroni?” aveva chiesto Louis, “Si, è quello che ti ho detto. E dovresti seguire il  mio consiglio. Questo è il bagno delle donne”  concluse la ragazza. “Lo so” aveva risposto lui, “Allora cosa vuoi?” aveva chiesto lei incrociando le braccia al petto. “Mi piaci”, “Non mi conosci” aveva detto prima di cercare di uscire dal bagno; “Non hai paura” aveva detto lui prima che lei uscisse.

Invece Arizona aveva avuto paura di tutto. Aveva avuto paura il primo giorno di scuola, aveva avuto paura quando i suoi divorziarono, quado perse la verginità, la prima volta che era stata espulsa, aveva avuto paura quando Phebe era caduta dalla bicicletta e quando Blake si era perso al supermercato, e quando Louis era arrivato tardi a prenderla a scuola.

E poi un giorno alla domanda “Esci con me stasera?” di Louis lei aveva annuito, “Esco con te, anche se continuo a pensare che tu sia un idiota”  sorrise “Un vero idiota”, poi avevano preso a vedersi ogni giorno, Louis si faceva trovare tutti i giorni fuori scuola seduto sul cofano della sua auto mentre l’aspettava sorridendo. Arizona sorrideva spesso, a scuola aveva dei voti eccellenti e un pochino si era calmata, aveva portato uno spazzolino a casa di Louis e alcuni suoi vestiti erano sparsi in camera di lui. Non aveva mai avuto paura di Louis, a volte però aveva pura di perderlo lungo la strada.

“Piccola Phebe dov’è Joel?” aveva chiesto la ragazza alla sorellina, “Al lavoro” aveva risposto la bambina “E la mamma?” chiese “Dorme”. Si abbracciarono ancora una volta poi entrarono in casa, non aveva svegliato la madre ed era andata nella sua stanza, niente era cambiato, solo qualche dito di polvere sugli scaffali, ma tutto era rimasto come quando, quella sera, era scappata. A parte una foto che dal muro sopra il letto si era staccata finendo sul cuscino, era una foto di Louis con il naso sporco di gelato alla fragola, Arizona l’aveva sporcato per poi immortalare quel momento. Si girava tra le mani quel pezzo di carta da interminabili secondi, poi disse “Louis” sussurrando.

“Non dire a nessuno che sono tornata, d’accordo Phebe? A nessuno! Promettimelo” disse intrecciando il mignolo con quello della sorella, “Promesso” aveva detto Phebe sorridendo. Uscì di casa correndo, il ragazzo di solito il pomeriggio aveva il turno al bar, e Arizona correva per rivederlo. Quando entrò il fiatone le impediva di urlare, dietro il bancone Louis non c’era, al suo posto c’era una ragazza dai capelli rossi e la pelle perfettamente truccata, la ragazza continuava a guardarla, ma Louis ancora non c’era. “Posso aiutarti?” chiese gentilmente la cameriera, “Cercavo.. no nessuno, lascia stare” aveva detto Arizona con un filo di voce. “Ha cambiato turno da quando te ne sei andata, lavora di sera adesso” le disse il proprietario del locale “Non ha senso stare a casa la sera se lei non c’è, questo mi ha detto il giorno dopo che di te non c’era più traccia” concluse Matt avvicinandosi alla ragazza, “Oh” era riuscita a dire Arizona, “Ė rimasto come sotto un camion per tre settimane e tre giorni, poi ha incontrato Cassidy ed è andata un pochino meglio. Arizona tu l’hai steso, Cassidy l’ha rialzato, lascialo stare. Fallo per lui”  la ragazza aveva annuito per poi scappare fuori con le lacrime agli occhi. Poi si era seduta sul marciapiede davanti al locale non sapendo nemmeno lei cosa fare.

“Matt è un cazzone, io se fossi in te andrei a casa di Louis. Non ti ha dimenticata, Cassidy c’è davvero. Ma tu ci sei ancora, e ci sarai per sempre. Santo cielo ragazza, gli hai sconvolto l’esistenza, tu e i tuoi boccoli biondi, ti cerca ancora quando sente qualcuno ridere”  le aveva sussurrato la cameriera dai capelli rosso fuoco sedendosi accanto a lei. Arizona la guardò sorridendo e asciugandosi le lacrime sulle guance, “Lo pensi davvero?” chiese “Arizona, sono io quella che lo ascolta parlare di te per ore”  , Arizona si alzò, tese la mano alla cameriera e l’abbracciò ringraziandola, poi si mise di nuovo a correre per le vie di Bristol.

Cassidy aprì la porta ad Arizona sorridendo, “Ciao”  le aveva detto. “Ciao, c’è Louis in casa?” chiese ansimando, “Certo chi lo vuole?” “Una vecchia amica”. “Cassidy, chi è alla porta?”  la voce di Louis risuonò ovunque, Arizona alzò lo sguardo che prima puntava agli anfibi, ancora però non era davanti ai suoi occhio, ancora non era vero. “Dice di essere una tua vecchia amica!” disse Cassidy, ed il ragazzo si fiondò alla porta. Ora era vero, ora lo vedeva. Aveva ancora quella bellezza tale da spezzarti le ossa, aveva ancora quegli occhi ghiaccio. In mano aveva il cellulare, poi cadde al suolo rovinosamente. Era tornata. “Ci puoi lasciare soli per un attimo?”  chiese Louis raccogliendo il telefono per poi sorridere a Cassidy, lei annuì e rientrò nell’appartamento. “Non puoi fare così, non lo puoi fare davvero” aveva cominciato lui, “Lasciami spiegare” aveva provato a dire lei. “No, non mi puoi spiegare niente! Non te ne puoi andare, non quando io sono nella tua vita, non quando tu mi sei entrate nelle vene. Ho ancora il tuo spazzolino accanto al mio nel bicchiere in bagno, e mento a Cassidy dicendo che è di mia sorella, i tuoi vestiti li ho nascosti sotto il letto perché non ho mai trovato la forza di portarli a tua madre. Non scappi quando mi scorri nelle vene come sangue. Okay? E ora non puoi tornare dicendomi che vuoi spiegare” aveva detto il ragazzo alzando la voce. “Ho avuto paura” aveva detto lei scendendo piano gli scalini, “Tu non hai paura” urlò Louis. “Ė da una vita che ho paura! E questo, quello che sta succedendo ora, è la mia paura più grande”  urlò Arizona a sua volta, “Tu non hai paura”  ripeté Louis questa volta sussurrando. “Tutti abbiamo paura, Louis. Io più di tutti”  disse per poi andarsene a casa.

Era tornata a casa camminando, la luce del giorno era svanita. Bussò alla porta, Blake le andò ad aprire “Arizona”  disse, la ragazza lo abbracciò accarezzandogli la schiena “Mi sei mancato Blake”, sciolse l’abbraccio e andò in sala da pranzo dove era sicura di trovare la famiglia seduta attorno al tavolo, Claire quando la vide quasi si strozzò con l’acqua, Phebe sorrise e Joel quando si voltò per vedere chi avesse quasi fatto soffocare la moglie si alzò sbiancando in viso. La ragazza si avvicinò all’uomo, lui indietreggiò un po’. “Si uomo per una volta!”  urlò la ragazza lasciando il resto della famiglia a bocca aperta, chiuse la mano in un pugno e colpì Joel in pieno volto. La nonna durate la sua permanenza in Grecia l’aveva costretta a fare un corso di difesa personale. “Arizona cosa stai facendo?” chiese la madre incredula, “Diglielo Joel, digli cosa stimo facendo! Digli chi ha dato fuoco alla tua auto! Diglielo!” urlò cattiva Arizona, Blake vedendo l’evolversi della situazione prese la sorella più piccola in braccio e la porto nella sua stanza chiudendo la porta alle sue spalle. “Joel, di cosa sta parlano?” Arizona lo colpì ancora, “Diglielo brutto figlio di puttana, digli cosa mi hai fatto!”  Joel non proferì parola. “Joel dimmi cosa le hai fatto!”   urlò Claire. “Ero ubriaco, Arizona non doveva nemmeno essere a casa quella sera!”, “Va avanti!”  lo spronò la ragazza, “Le ho messo le mani addosso, lei mi ha respinto bruscamente e l’ho colpita. Lei è riuscita a scappare e chiudersi in bagno, poi ha trovato dell’alcol è uscita dalla finestra e con lo stupido accendino che si porta sempre dietro ha dato fuoco alla Porsche”  spiegò appoggiandosi al tavolo “Poi le ho detto di andarsene e non tornare”. Claire si alzò dalla sedia, si avvicinò a Joel e gli tirò uno schiaffo “Prendi tutte le tue cose, puoi avere tutto di me, ma non toccare i miei figli. Fai le valigie ed esci da quella porta, domattina troverai le carte per il divorzio nel tuo ufficio e farai meglio a firmarle subito se non vuoi che ti lasci in mutande” gli disse per poi vederlo andare via. Abbracciò la figlia che aveva cominciato a piangere e le aveva chiesto “Perché te ne sei andata?”, “Avevo paura”  rispose “Lou non mi vuole più vedere”  disse subito dopo, “Vedrai sistemeremo tutto, te lo prometto”.

Louis la mattina dopo, alle dieci e tre quarti, si era arrampicato, come aveva sempre fatto, fino ad entrare in camera di Arizona, la ragazza dormiva, la sua foto ancora staccata era adagiata vicino al cuscino, le tolse i capelli dal viso e poi le baciò la fronte, Arizona si scosse ma non si svegliò. E Louis uscì di nuovo dalla finestra.

Le vacanze erano finite, di Joel non c’era nemmeno più il ricordo, di Louis invece c’era ancora tutto, dal profumo alla maglia piegata malamente e messa sulla sedia della scrivania in camera della ragazza, c’erano ancora le foto e i sorrisi. C’era tutto ma al tempo stesso non c’era niente. Arizona si era rimessa in contatto con gli amici del liceo pubblico in cui alla fine la madre l’aveva iscritta.

Il primo giorno dell’ultimo anno di liceo e Louis non c’era. Aveva paura, ma ormai non c’era più niente di cui avere paura. Aveva imparato a badare a se stessa, era andata ad un corso di difesa personale e sapeva menare, aveva preso la patente ma non voleva guidare, era riuscita ad evitare il bar dove Louis lavorava perché sapeva anche lei che non puoi scappare quando entri nelle vene di qualcuno come sangue. Quella mattina Viky l’era andata a prendere per andare a scuola insieme, Louis non c’era e a sua volta Arizona non c’era. La loro bellezza era svanita. Viky l’aiutava sempre, e Arizona non faceva niente per aiutarla, guardava film mangiando gelato alla fragola. Arizona non sorrideva e Bristol dormiva.

“Se ti va ti riporto a casa”  le aveva detto l’amico Mason, lei aveva rifiutato, Louis l’aspettava sempre fuori scuola, seduto sul cofano del suo malandato fuoristrada, e non voleva rovinare quel bel ricordo. Il parcheggio del liceo era vuoto, c’era solo qualche macchina di qualche professore e Arizona seduta sui scalini della scuola. Sentì il motore di una macchina spegnersi, ma non la smetteva di giocare con le stringhe dei suoi anfibi. Poi un piccolo colpo quasi inudibile, alzò lo sguardo e qual malconcio fuoristrada era lì. Fermo, e Louis seduto comodamente mentre la guardava “Che fai stai lì tutto il giorno o pensi di mettere il tuo bel culo nella mia auto?”  la ragazza si alzò in piedi, prese la sua borsa e corse verso il ragazzo, “Pensavo non saresti mai più venuto a prendermi fuori scuola” disse lei facendosi abbracciare, “Scusa il ritardo”  disse lui per poi baciarla dolcemente accarezzandole le guance.

Salirono in macchina, la mano di Louis era sulla gamba di Arizona. Le era mancata, nulla e si ripete “Nulla” potrà mai rimpiazzare quell’esile biondina che mesi fa l’aveva messo con le spalle al muro. Aveva lasciato Cassidy, lei se l’aspettava e non aveva pianto, le aveva detto “Louis con me non stai chiudendo proprio nessuna relazione, hai sempre avuto lei in testa, per te io ero solo una brutta copia di Arizona Moore da usare fino a quando l’originale non sarebbe tornata. Ora è tornata”  e poi l’aveva abbracciato, “Sei speciale e io sono un idiota”  aveva detto “Un vero idiota”  aveva detto lei. Era andato da Matt e si era fatto cambiare il turno un’altra volta, lei era tornata e la loro bellezza non era svanita, proprio per niente. E le sere a coccolarsi e a fare l’amore erano tornate.

Louis?” , “Mmh”  farfugliò lui impegnato a guardare la strada, “Ho avuto paura, ma adesso non ne ho più”  disse la ragazza sorridendo e guardando fuori dal finestrino, anche lui sorrise e le prese la mano ed intrecciò le loro dita.

Arizona sorrideva sempre e Bristol era sempre sveglia. La loro bellezza non era fatta per scomparire, era fatta per essere ammirata e invidiata. Scherzavano, e non volevano ricordarsi che erano adulti perché sporcarsi con il gelato alla fragola era più bello di quanto ricordassero e l’essere adulti non era per loro, erano adolescenti un po’ troppo cresciuti alle prese con una relazione seria ma che di serio aveva solo l’aggettivo per descriverla.

 

 



   
 

HALOA
Beh che dire Arizona e Louis sono un grandissimo si. Condividete con me quello che pensate di questa storia con una piccola recensione, perchè mi fareste felice. Lo so che è un casino per gli sbalzi temporali, ma non lo so, così mi piaceva troppo e l'ho lascaita un casino. Freya è sempre una gran figa e Louis è sempre un gan fregno. Dopo queste fini parole correte a recensire, perchè non dite di no, ma anche voi amate Arizona Moore e Louis Tomlinson insieme. A presto dolci lettrici.

xo, Chris.


 

  
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