Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Defiance    21/07/2014    2 recensioni
Ivy e Natalie sono cresciute insieme.
Nel corso dei loro sedici anni, hanno costruito la vita che desideravano da bambine, quella che tutte le ragazze sognano.
Sarà una notte a sconvolgere per sempre la loro esistenza.
*********************************************
Dalla fanfiction: "Amare è distruggere ed essere amati è essere distrutti. Non te lo ha mai detto nessuno, Jace Herondale?"
*********************************************
N.B. Nella mia storia le cose sono leggermente diverse dai libri originali.
Ad esempio, Jace è figlio di Amatis, Sebastian è buono... scoprirete il resto
leggendo! Spero di avervi incuriositi e mi raccomando, recensite!
Genere: Azione, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Nuovo personaggio, Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern, Un po' tutti
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Disclaimer: Shadowhunters non mi appartiene, questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
 



Not
Just
Mundanes








1
Ivy
 
 
 
 
 
 
 
“Sveglia! Sveglia! Sveglia!”
Ivy odiava la petulante voce di sua madre, soprattutto alle sette del mattino, specialmente quando la chiamava per andare a scuola.
Sbuffò, nascondendo il capo sotto il cuscino, come se fosse sufficiente ad interrompere quel suono stridulo e fastidioso che si insinuava prepotentemente nei suoi sogni, ma Abigail Bentley era un osso duro e continuò imperterrita ad urlare finchè la figlia non si decise ad alzarsi dal letto.
“È l’ultimo giorno” le aveva ricordato in preda alla disperazione, facendo centro, perché la ragazza spalancò gli occhi e si alzò all’istante.
“Potevi dirlo prima!” esclamò precipitandosi in bagno per sistemarsi.
C’era un certo non so che nell’ultimo giorno di scuola: tutti sembravano pieni di energie, più allegri del solito; gli studenti ridevano e architettavano una marea di scherzi e perfino i professori sembravano più simpatici del solito... ah, il profumo della libertà!
Natalie diceva sempre che era in grado di fare miracoli, come ad esempio strappare un sorriso alla signora Carroll, l’insegnante di matematica.
Una stronza nata, naturalmente.
Natalie Sumner era come una sorella per lei.
Erano cresciute insieme, perché i loro genitori erano amici di infanzia a loro volta e sin da piccole le avevano fatte giocare assieme; avevano percorso i primi passi insieme, raggiunto ogni traguardo l’una accanto all’altra e, sempre insieme, avevano affrontato le prime delusioni.
Ivy sapeva che anche quando tutto sembrava andarle storto, poteva sempre fare affidamento su Nat e che ci sarebbe stata sempre per lei.
E viceversa.
La sua migliore amica, infatti, era parte integrante di sé e, solo un mese prima, avevano suggellato il loro rapporto con un tatuaggio uguale, del quale i loro genitori, ovviamente, non avevano la più pallida idea.
Se le avessero scoperte, il loro ultimo giorno di scuola lo avrebbero trascorso al Morris Hospital, l’ospedale più vicino a casa loro.
Si ricoprì immediatamente la spalla con una maglietta a maniche corte, onde evitare che la madre la sorprendesse e la scoprisse, poi uscì e afferrò lo zaino al volo.
Sapeva già che Natalie la stava aspettando fuori dal cancello, lei era sempre puntuale come un orologio.
“Nat!”
Le diede un bacio su una guancia e si incamminarono immediatamente verso la Saint Jude.
“Stasera Dave Collins dà una festa. Dobbiamo andarci, sai che dobbiamo” disse l’amica,  con fare saccente, scuotendosi la folta chioma corvina.
“Per inaugurare queste vacanze con una bella sbornia? Ci sto”
“Speriamo solo che Andrew smetta di cercare di avvicinarsi alle mie mutande, non lo sopporto più. Quando capirà che l’ho mollato?” sbottò Nat, alzando gli occhi al cielo esasperata.
“Rifilagli una gomitata nello stomaco o un calcio negli stinchi. Vedrai che riceverà il messaggio” consigliò l’altra, cosicché entrambe scoppiarono a ridere.
Nel corso dei loro diciassette anni, le due si erano infatti cimentate in diversi tipi di arti marziali: dal karate al judo, dal taekwondo al muay thai; il signor Sumner le chiamava “le piccole Charlie’s Angels”, proprio perché il suo nome era Charlie e loro avevano le sembianze di due angeli vendicatori.
Non appena raggiunsero la scuola, Ivy si trovò immediatamente le braccia di Lucas Warbeck attorno alla sua schiena.
“Ciao piccola” la salutò lui con un’occhiata maliziosa, provando come al solito a baciarla, ma fallendo, perché ormai ci era abituata e sapeva perfettamente di dover spostare il volto.
“Luke” rispose acidamente lei, afferrando Natalie per un braccio e trascinandola nella hall.
“Dio. Fare la Cheerleader è un bel passatempo, ma odio tutta l’attenzione che ne deriva. Specialmente quando è da parte di tipi odiosi, egocentrici e narcisisti come Warbeck” sbottò, sbattendo l’armadietto dopo averlo ripulito delle sue cose, ora riposte al sicuro nella sua tracolla.
Era principalmente quello lo scopo dell’ultimo giorno di scuola: raccogliere le proprie cose e mandare a quel paese tutto.
“È diventato un figo”
“È diventato un idiota. Punto”
 
La luna brillava pallida in cielo quando Ivy uscì di casa.
Natalie la stava aspettando nell’auto di Lucas, cosa che non le fece molto piacere, che partì a tutta velocità e raggiunse la villa di Dave in meno di cinque minuti.
Quello, invece, le fece piacere.
Meno doveva stargli vicino, più lei era contenta; odiava i tipi perfettini come lui, che si credevano chissà chi solo perché erano il capitano della squadra di basket e il novanta per cento delle ochet... ragazze, della scuola gli sbavavano dietro.
Dopo aver salutato i suoi amici ed essersi presa un cocktail, Ivy uscì in giardino per fumare una sigaretta (e per evitare le lunghe mani di Luke che provavano a palparle il sedere ogni volta che accennava a ballare. Voleva evitare di prenderlo a calci lì, davanti a tutti).
 Da lì, riusciva a scorgere gli addobbi che Dave aveva utilizzato per abbellire la casa: vi erano luci dappertutto, arancioni, gialle e rosse, colori che ricordavano il sole; immaginò che i festoni blu simboleggiassero il mare e l’avana delle tovaglie la sabbia.
La musica rimbombava per tutto il vicinato, tant’è che le venne voglia di scommettere sull’arrivo della polizia se quel trambusto si fosse protratto oltre la mezzanotte.
Il che era una vera palla; ad Ivy le feste piacevano, in particolar modo se poteva andarci con Natalie,- anche se a fine serata finiva sempre per mollarla e appartarsi con qualche ragazzo, per poi pentirsene puntualmente qualche giorno dopo -, e amava ballare finchè le gambe glielo permettevano.
L’unica pecca, era la mole di compagni che ci provavano con lei; stare al centro dell’attenzione era una prerogativa di Nat, non sua, ma la gente sembrava non capirlo.
“Me lo concedi un ballo?” domandò Lucas, apparendo proprio alle sue spalle.
“No”
“Una passeggiata?”
“No”
“Andiamo a bere qualcosa allora”
“E va bene!”
Aveva acconsentito solo per farlo stare zitto.
Sentiva lo sguardo dei presenti su di lei, soprattutto sul suo ‘cavaliere’; tutte le ragazze la invidiavano perché aveva accanto quel biondino dagli occhi grigi e il fisico palestrato, ma lei continuava a trovarlo vano e superficiale.
Neanche lo conoscevano, come facevano ad esserne così ammaliate?
Ivy non sopportava il modo in cui Lukas era cambiato da quando frequentava i giocatori della squadra; si erano conosciuti a sei anni, alle elementari e all’inizio andavano d’accordo.
Era dolce e simpatico e in seconda media si era persino beccata una bella cotta per lui, ma ora quella persona sembrava essere stata trasformata in... in un pallone gonfiato.
Eppure continuava a volergli bene e, proprio per questo, cercava di fargli capire quanto stupido fosse stato il suo comportamento negli ultimi quattro anni; purtroppo per lui il sesso era diventato più importante dell’amore.
Un giorno incontrerà la ragazza giusta, quella che lo farà tornare come prima, si ripeteva sempre.
Forse non spettava a lei salvarlo.
Forse non poteva salvare tutti.
 
“Ivy!”
Natalie corse verso di lei e quando la raggiunse aveva il fiatone.
“Sta...”
“…Arrivando la polizia. Okay, filiamocela” dedusse, prendendola per mano e trascinandola fuori dall’immensa villa.
Le strade erano buie, perché la maggior parte dei lampioni venivano spenti a mezzanotte e le ragazze erano rallentate dalle loro risate, dovute principalmente a quei bicchieri di troppo che avevano bevuto.
Ivy aveva i piedi doloranti.
Alla fine aveva ceduto e aveva ballato con Luke; per un momento, quando l’aveva stretta a sé e avevano ballato un lento, le era sembrato di rivedere quel ragazzino impacciato che la faceva sorridere sempre da bambina, ma poi la mano gli si era spostata sulla sua natica destra e lei gli aveva tirato una gomitata e, sbuffando, si era ritratta da lui.
Due minuti dopo, Natalie l’aveva raggiunta ed erano ‘scappate’ dalla festa; non avevano di certo bisogno che dei poliziotti le riaccompagnassero in casa, destando i loro genitori e sputtanando il loro tasso alcolico.
“Ivy... questa non è la strada di casa nostra...” le fece notare all’improvviso l’amica, scrutando il viottolo scuro e stretto nel mezzo del quale si trovavano.
“Ops” commentò l’altra ed entrambe scoppiarono a ridere.
Fecero per tornare indietro, ma trovarono la strada sbarrata da una figura inquietante.
Sembrava un giovane sui vent’anni, capelli a spina e fisico scolpito, - Ivy era sicura che Nat ci stesse facendo un pensierino -, peccato solo che i suoi occhi fossero rossi come il sangue.
Rossi.
È l’alcol. Dio, non mi ero accorta di essere così ubriaca, si disse la fanciulla, ma quando passarono accanto allo sconosciuto, - fingendo di non vederlo, per simulare indifferenza -, quello agguantò le loro braccia e le spinse a terra con violenza.
“Merda. Questo vestito stava cento dollari!” borbottò Natalie, lanciandogli un’occhiata omicida con i suoi occhioni neri.
“E questa era la mia forcina per capelli preferita, peccato doverla sprecare per cavargli gli occhi” aggiunse Ivy, rimettendosi subito in piedi e invitando la ‘figura’ a farsi sotto.
Immaginò che la scena dovesse risultare alquanto ridicola: due ragazze di normale corporatura, con indosso un vestitino e tacchi a spillo 12 cm che sfidavano apertamente un tipo probabilmente in grado di ucciderle in due colpi.
Ma loro non sarebbero morte quella sera, erano abbastanza sobrie da mettere ko un molestatore e correre a casa.
Poi però accadde qualcosa che fece cambiar loro idea, intaccando la loro sicurezza riguardo le loro abilità di difesa.
Distruggendo la loro sicurezza riguardo le loro abilità di difesa.
Lo sconosciuto, infatti, man mano che si avvicinava, si andava trasformando pezzo per pezzo: le braccia e le gambe divennero tentacoli, il busto si inspessì e si ricoprì di squame, mentre il volto assunse le sembianze di un pitbull che aveva appena avuto una brutta avventura nella macina di un mulino.
E sembrava viscido, dannatamente viscido.
“Ma che cosa...”
Natalie sgranò gli occhi e si voltò verso la sua compagna di sventure che sembrava più sorpresa di lei.
Ivy aveva la bocca semiaperta e lo sguardo fisso sul mostro, il cuore le batteva talmente forte che pensò le avrebbe squarciato il petto.
Non lo aveva immaginato, i suoi occhi erano davvero rossi.
Deglutì quando l’essere ringhiò e si scagliò a velocità disumana, - decisamente disumana -, su di loro.
Scattarono.
Natalie afferrò un vecchio bastone abbandonato dietro un cassonetto della spazzatura, l’altra una spranga di ferro... probabilmente un tempo era stato il pezzo di una tubatura.
Colpirono assieme,  coordinate come se fosse uno degli esercizi che il loro istruttore faceva fare loro durante le lezioni di taekwondo.
Così riuscirono a tranciargli due tentacoli, ma la creatura sembrava ancora piena di energie... e incazzata nera.
Si avventò su Nat, facendole fare un volo di diversi metri e l’impatto col muro di marmo le mozzò il fiato.
Ivy fece una smorfia, quasi come se avesse percepito essa stessa il dolore del colpo e, sopraffatta dalla rabbia, con gli occhi castani ardenti di ira, saltò; usò come sostegno il palo di una luce e colpì il mostro al ventre, conficcandogli i tacchi delle scarpe, che scivolarono via dai suoi piedi, nella pelle.
Quando ritoccò terra, uno dei tentacoli la colpì al braccio con talmente tanta violenza da atterrarla e senza che nemmeno se ne accorgesse.
Si trovava a un centimetro da lei, la chiara intenzione di sferrare il colpo finale, ma poi scomparve all’improvviso schizzando dappertutto un fatiscente e viscoso liquido nero.
Tutto ciò che Ivy vide prima di svenire, fu una lama lucente sospesa a mezz’aria nel punto ove fino a pochi istanti prima si trovava la creatura e un ragazzo dagli occhi dorati e i capelli biondi, che la fissava con la bocca socchiusa.
Forse sua nonna aveva ragione, forse ognuno aveva davvero il proprio angelo custode.
Chiuse gli occhi e precipitò nel buio.








Angolo Dell'Autrice
Salve a tutti!
Ho iniziato a scrivere questa storia tempo fa e finalmente
mi sono decisa a pubblicarla.
è tutto un what if? con le cose che di conseguenza sono
diverse dalla storia originale e spero tanto che vi piaccia!
Ci tengo tanto a sapere cosa ne pensate, se questo primo capitolo vi
ha incuriositi, se ci sono errori eccetera, quindi per favore recensite!
Cercherò di aggiornare il prima possibile!
A presto,

Bell!

 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Defiance