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Autore: Reine_De Poiters    21/07/2014    2 recensioni
Tratto dal testo:
"La sofferenza e il dolore, l’odio e la paura, l’ingenuità e il candore, le urla e i rantoli delle sue vittime si facevano spazio nella sua mente, niente poteva essere paragonato a quello, nessun tipo di dolore poteva essere più forte e più duro della coscienza che giudica il boia."
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Russia/Ivan Braginski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                Ninna nanna di sangue
 

 
 
Accese la radio con finta calma e pacatezza, un po’ di compagnia non gli avrebbe certo fatto male pensò il russo con un sorriso agghiacciante sul volto.
 
Ormai tutti se ne erano andati, nessuno era rimasto con lui e la solitudine, che per anni aveva cercato di placare tenendo tutti uniti in una “grande famiglia”, stava riaffiorando piano e dolorosamente nell’animo del russo che non sopportava la freddezza della sua grande casa.
 
Da quando la Guerra Fredda era finita la radio aveva iniziato a mandare quel Rock and Roll americano che per anni lui aveva proibito, tutto sommato non era male e alcune canzoni erano anche “carine” e orecchiabili  ma questo non lo avrebbe mai detto ad Alfred.
 
Si sedette sul divano e iniziò ad ascoltare il DJ che parlava, da quanto tempo ormai non cera più un vera voce in quella casa? Nessuno era più venuto a trovarlo dopo lo scioglimento dell’URSS, dopo che il lavoro di una vita si era sgretolato e gli era scivolato dalle mani e sotto i suoi occhi impotenti tutti erano fuggiti, probabilmente felici che la “prigionia” fosse finita.
 
-E ora, direttamente, dalla Svezia gli E-Type con il loro nuovo singolo, Russian Lullaby – Le parole del DJ ridestarono Ivan che prontamente e velocemente spense la radio, odiava quella canzone, la odiava con tutto se stesso, ogni volta che la sentiva i ricordi peggiori di lui risalivano a galla, non esisteva una ninna nanna Russa per far addormentare, ormai lui non dormiva più, troppa atrocità, troppo dolore e troppo sangue era scorso sulla sua terra.
 
La notte, quando provava a dormire, le voci e i volti di chi ingiustamente era morto per dargli potere e gloria riaffioravano come una coscienza avida di giustizia, addormentarsi per lui era impossibile, probabilmente lo sarebbe stato per tutti se nessuno dei propri peccati era mai stato perdonato.
 
Ma chi mai avrebbe potuto dare perdono a lui, perdono lui non ne avrebbe mai avuto, neanche la sua “famiglia” gli aveva mai dato perdono e lui non aveva fatto mai niente per meritarselo ma ormai chi gli avrebbe potuto dare il vero perodono non c’era più.
 
Ivan si guardò intorno e sospirò, solo, la parola che faceva più male o magari quella era la sua punizione per espiare i suoi peccati, tenerlo solo per non far più soffrire chi gli sta intorno, tenerlo lontano da tutti per fargli provare il vero dolore della coscienza e del rimpianto.
 
In anni e anni il dolore l’aveva distrutto e la follia si era fatta spazio nella sua anima, lasciando da parte la logica e la calma, si era fatto trascinare dal suo popolo e dai suoi grandi sovrani dando vita a fiumi di sangue e odio, senza ragione, senza il benché minimo rimorso al momento ma con il riflesso delle atrocità negli anni dopo, aveva sempre pensato di essere alleato della ragione ma in diversi anni si era dovuto ricredere, le oscenità che il dopoguerra aveva riportato a galla l’avevano buttato nel baratro più profondo e oscuro, un baratro infinito che non aveva fine, non aveva fondo.
 
Il russo si strinse le braccia sul capo, non voleva ricordare, non doveva ricordare.
 
La sofferenza e il dolore, l’odio e la paura, l’ingenuità e il candore, le urla e i rantoli  delle sue vittime si facevano spazio nella sua mente, niente poteva essere paragonato a quello, nessun tipo di dolore poteva essere più forte e più duro della coscienza che giudica il boia.
 
Sentì la testa girargli e il corpo abbandonare le forze, non desiderava altro che dormire, lasciarsi andare in un lungo sonno che lo avesse portato a un risveglio pieno di pace, per se stesso e per gli altri ma sapeva che tutto questo non sarebbe mai successo, il suo sonno gli portava soltanto dolore e atrocità.
 
Si strinse ancor più forte la testa, la sensazione di cadere nel vuoto lo pervase, voci, urla, pianti diventarono suoni fissi nella sua mente e in quel momento non poté fare a meno di gridare anche lui in preda ai dolori dell’anima più atroci e più  disumani, infondo se lo meritava, lui lo sapeva bene come nessun’altro, lui non avrebbe mai visto la luce nel suo mondo.
 
Perché in Russia non si dorme, il sangue scorre a fiumi, sangue di puri e prevaricatori,che tu sia giudice o accusato devi solo pregare il tuo Dio che la tua anima non bruci e che possa trovare pace, sappi solo che qualsiasi sia stato il tuo ruolo non riuscirai mai più a dormire perché dove scorre il sangue non si dorme, dove c’è peccato e morte non c’è speranza, sappiate che non esiste una ninna nanna russa che vi farà addormentare perché chi ti cerca, vivo o morto che sia, riuscirà sempre a riaffiorare e ti toglierà la vera vita, ricordati che nelle Terre di Sangue nessuno troverà mai  tregua perché dove c’è guerra non ci potrà mai essere pace  e dove c’è morte e distruzione non ci sarà mai sonno,  Ivan tutto questo lo sa bene.

 
 
 
 
 
 
Angolino dell’autrice.
Scritta un paio di anni fa e mai pubblicata, il perché mi è ignoto. Mi sento però di doverla pubblicare, adesso, in un momento in cui sento un blocco che spero vivamente di distruggere in un modo o nell’altro. Devo dire che forse, rileggendola, ho capito perché non l’ho mai pubblicata, non è di certo il mio lavoro migliore. Spero comunque che vi sia piaciuta. I commenti, belli o brutti, sono sempre graditi.
  
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