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Autore: Dagyr    21/07/2014    1 recensioni
"Lo sguardo della giovane Stefy Kern vagava estasiata sulle quattro imponenti statue di Ramsete II che stavano a guardia dello spettacolare tempio di Abu Simbel, ai piedi di esse si ergevano, non meno imponenti le statue della regina madre, Nefertari, sposa prediletta di Ramses e dei suoi figli. Lo scenario era fiabesco agli occhi verde castani di Stefy, le statue sembravano emergere dalla roccia dorata stagliandosi verso il cielo terso, e lei ne fotografava avida ogni minimo dettaglio con la sua digitale super computerizzata, avuta per l'occasione prima di partire."
Genere: Azione, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                                                         Prologo

Lo sguardo della giovane Stefy Kern vagava estasiata sulle quattro imponenti statue di Ramsete II che stavano a guardia dello spettacolare tempio di Abu Simbel, ai piedi di esse si ergevano, non meno imponenti le statue della regina madre, Nefertari,  sposa prediletta di Ramses e dei suoi figli. Lo scenario era fiabesco agli occhi verde castani di Stefy, le statue sembravano emergere dalla roccia dorata stagliandosi  verso il cielo terso, e lei ne fotografava avida ogni minimo dettaglio con la sua  digitale super computerizzata, avuta per l'occasione prima di partire. Le venne da sorridere mentre immortalava il monumento e il paesaggio desertico, e ripensò alla fatica che le era costata convincere il suo capo ad ottenere un'attrezzatura decente. Era stato faticoso, ma alla fine l'aveva spuntata, ricevendo ciò che aveva richiesto. Quando entrò precipitosamente nell'ufficio del comandante quel giorno, sei paia di occhi si volsero sorpresi. Stefy sorrise imbarazzata, posando lo sguardo sui due uomini seduti uno accanto all'altro sulle poltroncine in finta pelle, davanti alla scrivania di mogano invasa, come sempre, dagli innumerevoli fascicoli pieni di verbali, e rapporti di omicidi e persone scomparse, così chiudendosi la porta alle spalle, si accomodò sull'unica poltroncina libera nei pressi della porta. Per lei entrare e basta  era routin, e il capo non era mai riuscito a correggerle questo difettuccio, che gli aveva provocato con il tempo, non pochi richiami disciplinari, ma con il passare degli anni, Kurt si era abituato ai suoi modi bizzarri. Con finto cipiglio e cercando di assumere un'espressione severa egli si alzò poggiando rumorosamente le mani sul piano ingombro della scrivania.
“ Alla buon'ora!!” le apostrofò seccamente, indicando con il mento verso l'orologio appeso alla parete di fronte.
Stefy seguì con lo sguardo quel gesto e vide l'ora, erano le dieci e trenta, era in ritardo di un'ora e mezza.
“ Colpa del traffico.” Cinguettò allegra alzando le spalle e facendo il più innocente dei sorrisi sapendo di mentire.
“ Bhè, il minimo che tu possa fare è chiedere scusa,” Kurt fece una pausa guardandola e indicando con la mano grassoccia gli uomini seduti di fronte a lui ” i colleghi hanno aspettato proprio perchè ho detto loro che, in questo campo, tu sei la migliore.”
Lei volse ora lo sguardo verso i due uomini, che, fino ad allora non avevano aperto bocca, e con un grazioso cenno del capo dai capelli corti e rossi li ringraziò.
“Grazie, sono davvero lusingata,“ disse loro senza sarcasmo nella voce e arrossendo impercettibilmente, “ ma forse il mio capo esagera.”
 Kurt scosse la testa canuta, e si sedette nuovamente, poi passò a presentarle i giovani colleghi.
“ Stefy, ti presento gli agenti speciali Tarek Rashid e Maximilian Engel.”
I due si voltarono verso la donna e alzandosi a turno le strinsero la mano con decisione , “ è un piacere “ mormorarono entrambi.
Lei rimase sorpresa per la differenza che c'era fra i due, uno era scuro di carnagione, con  capelli e occhi neri come la notte, di bell'aspetto, e quando le sorrise una fila di denti bianchi spiccò dalle labbra rosa scuro e poco carnose. L'altro era chiaro di carnagione, anche lui aveva i capelli neri e corti, ma quello che attirò Stefy furono gli occhi, erano verdissimi come due smeraldi.
“ Mmm...” mormorò ipnotizzata da quegli occhi, “ il piacere è tutto mio! “ finì poi civettuola allungando la mano e porgendola prima all'uno, poi all'altro ricambiandone il saluto, lasciando nella mano di Maximilian la propria più del dovuto.
Il comandante alzò gli occhi celesti sbiaditi dall'età al soffitto, pensando che Stefy non sarebbe cambiata mai.
Tossì con forza.
“ Cosa c'è? “ domandò a Kurt  lasciando a malincuore la presa  stringendosi poi nelle spalle,
“ Stavo scherzando!!”
Tutti scoppiarono a ridere alle sue parole e il comandante scuotendo la testa li invitò a sedere per riprendere la piccola riunione.
“Partire per l'Egitto??” esclamò sorpresa Stefy.
“ Si, e con te verranno Rashid e Max...” riprese perentorio Kurt.
“ Ma lo sai che mi piace lavorare da sola...e poi ho tante cose in sospeso....non mi puoi avvisare così all'ultimo minuto...devo...” il comandante la zittì con un gesto della mano.
“ Ora è diverso...” continuò lui serio, “ c'è in gioco la vita di giovani donne che sono scomparse, e non è una cosa che puoi fare da sola, questa volta la posta in gioco è alta e hai bisogno di gente in gamba al tuo fianco...” guardò gli uomini che aveva di fronte, “ e loro, come te, sono i migliori...”
Anche Stefy guardò Max e Rashid, poi sospirò rumorosamente.
“ Come vuoi capo, e il piano?” Era seccata per la situazione, ma non lo diede a vedere, le dava fastidio non poco avere collaboratori, era come avere un cane al guinzaglio , una limitazione di azione e libertà.
“ Vi ho prenotato il volo e l'albergo...” cercò fra le carte che ingombravano la scrivania i fogli delle prenotazioni poi li porse ai tre detective...” una volta lì riceverete istruzioni...”
“ E l'equipaggiamento? “ Stefy alzò le spalle e le braccia con sorpresa..” come faccio la turista? Non ho  niente che mi faccia apparire come tale...ho solo una piccola digitale!”
“Credo possa bastare...” sbottò il capitano.
“ Col piffero che basta...” gridò Stefy, Max e Rashid assistevano con divertimento allo scambio di battute fra i due, e si accomodarono meglio sulle poltrone aspettando l'esito della lite.
“Ma cosa pretendi? Il nostro budget è limitato...”
“ Non parto se non sono bene equipaggiata...” incrociò le braccia sul petto mettendo il broncio...” Ne va della vita, no? Quindi...” lasciò la frase in sospeso e attese guardandolo con sfida.
Kurt sospirò forte scuotendo il capo, mai discutere con una donna, specialmente caparbia come lei, pensò, poi si sedette pesantemente nella sua poltrona facendo uscire fuori rumorosamente l'aria dall'imbottitura, alzò la cornetta del telefono e chiamò la sezione tecnica del comando. Gli occhi verde castani di Stefy si illuminarono nel sentire il capitano  che ordinava la sua attrezzatura, aveva vinto e sorrise soddisfatta.  
Il suo sguardo acuto e sveglio ora osservava attenta il gruppo di turisti con il quale era arrivata lì. Durante la crociera sul Nilo, aveva notato un paio di uomini che aveva tenuto costantemente sotto controllo, scattando a loro insaputa delle foto che poi mandava alla sua fonte, in modo da avere dei riscontri e scartarli dai sospetti facendo una lista ben accurata con nomi e foto, che poi chiudeva in un beauty case con il doppio fondo.
Si tolse il cappello di paglia e si asciugò il sudore dalla fronte chiara, e dopo aver riposto il fazzoletto in tasca, riprese la macchina fotografica che aveva lasciato appesa al collo e la puntò sul tempio di Ramesse. Nell'obiettivo apparve l'enorme statua del faraone e dietro al suo basamento Stefy notò qualcosa di strano che la insospettì, qualcuno si muoveva con circospezione cercando di nascondersi alla vista degli altri. Lei rimase in posizione e pronta a scattare. Non dovette attendere molto, infatti da dietro la grande base fece capolino la testa dell' uomo. Stefy zummò con l'obiettivo della macchina digitale e  trasalì, primo  perchè notò che l'uomo la stava osservando e fotografando a sua volta, secondo, era una delle persone sospette di cui ancora doveva avere notizie, e dal suo atteggiamento credette di aver trovato il suo uomo. La giovane donna si mosse fingendo interesse per le opere così da avvicinarsi ulteriormente alla base dell'enorme statua, e si accorse che lo sconosciuto si era nascosto di scatto alla sua vista, questo diede a Stefy ulteriore conferma dei suoi sospetti e alzando la macchina fotografica scattò foto alle statue, aspettando che l'uomo le mostrasse il viso. Scattò come una forsennata quando egli si mise in mostra convinto di non essere notato dalla ragazza, e soddisfatta di aver preso dei bei primi piani, si allontanò in direzione dell'altro tempio. Si diresse verso lo scalone del tempio dedicato a Nefertari e vi si sedette, poggiò la borsa sulle ginocchia, prese il cavetto e lo  collegò dalla macchina digitale al suo palmare. Subito una serie di foto illuminò il piccolo video della macchina e lei dopo averle controllate le copiò sul palmare. Alzò uno sguardo fugace dal suo operato, lasciò vagare gli occhi sui tanti gruppi di turisti che sostavano poco distanti da lei e si mise di spalle continuando ciò che stava facendo. Scrisse un sms e lo lanciò. Dopo pochi istanti il palmare emise uno squillo acuto,  lei lesse la risposta “ottimo lavoro...” lo sguardo di Stefy si illuminò e subito si adoperò a cancellare foto e messaggi, almeno quelle che non le interessava più tenere. Si alzò rimettendosi la borsa a tracolla e si mescolò alla folla colorata finendo la sua visita ai templi.
Sotto la doccia Max udì il trillo del cellulare, chiuse l'acqua e avvoltosi in un candido accappatoio si diresse alla piccola scrivania in stile antico Egitto, lasciando le impronte bagnate nella morbida moquette color crema. Lesse il messaggio appena ricevuto poi prese il portatile, lo accese e si collegò con il dipartimento di polizia a Berlino mandando al comandante Kurt le notizie e le foto che Stefy gli aveva inviato in albergo. Lui faceva da tramite con Berlino, mentre Rashid era sulla nave da crociera sotto copertura come cameriere, aiutava Stefy. Tutto era stato minuziosamente pianificato, anche Rashid nella sua cabina a bordo aveva l'attrezzatura necessaria per il controllo dei sospetti, lui  procurava a Stefy la lista con i nomi e le piccole foto da collegare ad essi, lei le mandava poi a Max in albergo, che a sua volta controllava la zona del Cairo. Dopo aver ricevuto la notizia che gli interessava rimandò un  sms di conferma alla ragazza chiudendo tutti i collegamenti. Si asciugò e si vestì, ripose tutto accuratamente nel doppio fondo di una valigia e la rimise nell'armadio, un ultimo sguardo alla stanza e chiudendosi la porta alle spalle scese a cena.
Sulla nave quella sera tutti erano in fermento per la festa in maschera ovviamente a tema, che il comandante aveva organizzato per i vacanzieri. Stefy nella sua cabina si preparò con cura, aveva comprato quando era scesa ad Abu Simbel da una bancarella ricca di ogni genere di mercanzia una moltitudine di bracciali egizi in argento e turchese e varie collane, che mise ai polsi per poi indossare il costume da faraona, splendido e di magnifica fattura nonostante fosse solo un costume di scena. La veste bianco avorio e plissettata le scendeva a pennello fino alle caviglie modellandole le forme, si guardò allo specchio ammirando se stessa con soddisfazione. Mise i calzari fatti di semplici suole fermati da lacci dorati che passavano intrecciandosi sul piede sino alle caviglie, e poi su, che si intrecciavano al polpaccio. Si sedette alla toletta e si truccò traendo spunto da un ritratto dell'antica regina d'Egitto Nefertari, una bellissima parrucca dai capelli lisci e neri, coprì la sua testa dai capelli rossi, come ultimo tocco, una corona a fascia per la fronte  e cinture dorate. Perfetto, nessuno avrebbe sospettato mai aveva preso tutto in prestito dal camerino dell'animazione della nave. Uscì dalla cabina non prima di aver nascosto tutta la sua documentazione e la sua attrezzatura. Durante il tragitto al salone un cameriere le venne incontro e la urtò.
“ ma stia attento...” lo rimproverò Stefy regalandogli un occhiataccia piena di disapprovazione.
“ mi scusi signorina...mi scusi tanto...” mormorò in modo servile l'uomo mentre si chinava per raccogliere la borsetta caduta nell'urto, “ questa è sua...” continuò il cameriere restituendole la borsa.
“ Grazie...” disse poi  Stefy con gentilezza allungando il braccio  per prendere la sua borsetta, e con gesto deciso e rapido pose nella mano dell'uomo un minuscolo oggetto quadrato, che egli prontamente strinse nel palmo.
“ ancora perdono per l'inconveniente madame...” e inchinatosi galantemente si inoltrò nel corridoio fischiettando sparendo poi alla vista della donna.
Stefy sospirò, e rimessasi in ordine continuò a camminare verso il salone, con il passare dei giorni aveva cominciato ad andare daccordo con Maximilian e Rashid e li considerava ora i suoi più cari amici. La festa era appena iniziata, e al suo ingresso nell' ampia sala sguardi ammirati si soffermarono sulla sua persona, sorrise con soddisfazione e si gettò subito fra le danze sfrenate. Il lavoro quella giornata era andato a buon fine, e lei era euforica, la scheda del palmare che aveva passato a Raschid, conteneva informazioni preziose che avrebbero dato una svolta alle indagini. Si avvicinò a ritmo di musica al suo tavolo e sorseggiò il suo succo di frutta, dato che non beveva alcolici, poi si rituffò nella mischia. Le portarono un altro succo di frutta al tavolo, e lei assetata continuò a bere. Improvvisamente le sembrò che le mancasse l'aria, la testa le girava eppure non aveva bevuto nulla, solo liquidi innocui. Dette la colpa al caldo umido, così si diresse fuori e la frescura della sera la colpì in viso come uno schiaffo, barcollando si mantenne a stento sulla balaustra poi scivolò in terra, in ginocchio con una mano appoggiata alla balaustra e la fronte sulle sbarre orizzontali della ringhiera, si sentiva stordita come....un pensiero le attraversò la mente come un fulmine: narcotico, non c'era altra spiegazione. In un attimo ancora di lucidità cercò il palmare nella sua borsetta, e premette il tasto per la composizione veloce. Uno scatto improvviso, qualcuno le aveva strappato da mano il palmare lanciandolo lontano, Stefy alzò lo sguardo confuso e impallidì, in piedi davanti a lei c'era l'uomo del tempio che le sorrideva sardonicamente. Aprendo e chiudendo le labbra senza che da esse fuoriuscisse alcun suono Stefy strabuzzò gli occhi e nella sua testa fu tutto buio.       
 Il cellulare di Rashid  trillò silenzioso più volte ed egli lasciò la sua postazione di lavoro per andare a rispondere...Stefy...sgranò gli occhi neri, quello era un segnale che avrebbero dovuto usare solo in caso di pericolo ed era collegato con entrambi i telefoni. Si scaraventò fuori dalla cucina dirigendosi al salone dove la festa era ancora in pieno svolgimento. Si diresse al tavolo di Stefy e notò diversi bicchieri ormai vuoti, li prese uno ad uno e li annusò, all' ultimo  arricciò il naso scostando da se il bicchiere, “narcotico, dannazione!” Imprecò e corse fuori sul ponte, si guardò attorno, nulla. Poi qualcosa che luccicava attirò la sua attenzione, si avvicino e in un angolo trovò la borsetta di Stefy e la parrucca, il suo palmare poco lontano ormai inutilizzabile. Si avvicinò ai pezzi del telefono poi cadde sulle ginocchia maledicendo la sua inefficienza.
Un barcone dall'aspetto malmesso si staccò silenzioso dall'altro lato della nave scivolando poi veloce sul fiume, nascosto da una notte senza luna. Un lento e languido dondolìo risvegliò Stefy provocandole un forte senso di malessere, scosse la testa per scacciare la nausea e il torpore che l'invadeva, mentre a fatica riusciva a tenere gli occhi aperti intontita com'era dal narcotico che le era stato somministrato. Voleva massaggiarsi le tempie che le pulsavano,  ma con orrore si rese conto di avere le mani legate dietro la schiena. Cercò di abituare gli occhi all'oscurità che la circondava per capire dove fosse, all'improvviso un portello si aprì dall'alto e una folata di vento la investì assieme al fetore di vomito e di morte e svenne di nuovo.
Nello stesso istante anche Max ricevette gli squilli e traendo il cellulare dalla tasca dei pantaloni restò a fissare inebetito il richiamo d'aiuto. Come scosso da una mano invisibile si alzò dal tavolo precipitandosi nella sua stanza, prese la valigia dall'armadio, prese il computer e lo accese con mani tremanti; si collegò con il comando di Berlino via skype e senza curarsi dell'ora informò con voce mesta il comandante Kurt dell'accaduto.
“non so cosa sia accaduto, è successo all'improvviso sotto il naso di Rashid...” Max parlava  nel piccolo microfono della cuffietta mentre nel monitor del computer sul  viso del capitano si faceva largo un espressione angosciata.
“ ...trovatela e portatela di nuovo a casa.” furono secche e perentorie le parole di Kurt “ non è una preghiera...è un ordine...siamo intesi??” poi un pugno dato con rabbia sul piano della scrivania fece trasalire Max che annuì ancora incredulo per quanto era successo.
“ la riporteremo a casa capitano...” staccò la comunicazione richiuse tutto, poi gettò le sue cose in valigia e verso le ventitrè lasciò l'albergo dirigendosi con un piccolo taxi all'aereoporto del Cairo, e facendosi aiutare dalle autorità locali decollò con  un piccolo Piper – PA 18. Arrivò dopo 4 strazianti ore di volo senza avere nessuna notizia di Stefy da parte di Rashid, dall'alto vide la sagoma del battello e cominciava ad albeggiare. Il velivolo si abbassò e lentamente planò sul Nilo, i galleggianti  ne solcarono dolcemente le acque e si avvicinò a pochi metri dalla nave poi spense i motori. Una piccola barca a motore si diresse verso il piccolo aereo andando a prendere Max, sopra di essa Rashid lo aspettava impaziente,
Una volta a bordo del piccolo battello i due si abbracciarono a lungo senza dirsi una parola, l'egiziano aveva il viso tirato, poi Max lo lasciò e si sedette di peso sulla panchetta interna della barca facendola dondolare pericolosamente mentre Rashid si aggrappò con una mano al bordo per evitare di cadere in acqua. Si sedette anch'egli e avviò il piccolo motore del natante dirigendosi verso la “ Regina del Nilo “ la nave da crociera dove avevano alloggiato sino ad allora lui e Stefy. Saliti a bordo si diressero subito al ponte dove la ragazza era sparita, parecchi ospiti della nave si erano  raggruppati sul piazzale, erano ancora in maschera e incuriositi si spingevano per guardare  parlavando concitatamente, per capire cosa fosse successo, il capitano aiutato dall'equipaggio cercava di tranquillizare gli ospiti e mantenere una parvenza di ordine. Davanti agli occhi di Max si presentò una scena dolorosa, in terra c'erano ancora le cose di Stefy...la borsetta, il cellulare fatto a pezzi...la parrucca che aveva indossato quella sera per la festa in maschera...una scarpa...un groppo in gola lo assalì, si inginocchiò presso i resti del cellulare prese dalla tasca una matita e con essa cominciò a rovistare fra i pezzi sparsi. Una mano gli strinse improvvisamente  la spalla e lui alzò gli occhi incrociando lo sguardo nero e significativo di Rashid, Max prese dalla sacca una busta trasparente e con il fazzoletto recuperò uno ad uno i pezzi del palmare e la sigillò, poi prese la parrucca e gli altri oggetti della collega e li ripose nella sacca, poggiò la mano a terra e sospingendosi si alzò, afferrò la valigia e seguì l'egiziano nella cabina della giovane collega sparita .
“ Ma che cazzo è successo? “ sbotto alla fine Max gettando con rabbia la valigia in terra  camminando nervosamente per la cabina come un leone in gabbia.
Rashid lo guardò mestamente “ Non lo so...” mormorò con tono velato di tristezza “ avevo incontrato Stefy nel corridoio prima della festa e come pattuito ci siamo scontrati, lei mi ha passato la scheda di memoria del palmare con tutti i dati che aveva raccolto in mattinata...” si mise una mano in tasca  tirò fuori una piccola scatolina trasparente e gliela porse, “ Era questa che cercavi?” gli domandò infine.
Max si avvicinò e si soffermò a guardare l'oggetto annuendo con il capo, allungò la mano e la prese stringendola nel pugno.
“ Brava Stefy... sei una ragazza in gamba vedrai che riusciremo a toglierti dai pasticci...” mormorò a bassa voce.
“ dovevano essere già a bordo..” ipotizzò Rashid...” mimetizzati fra i turisti o addirittura a servizio, eppure ho controllato tutto il personale di bordo...erano a posto.” poi si diresse verso l'armadio della ragazza e lo sguardo gli si illuminò per un attimo “ le sue cose ci sono ancora..non hanno toccato nulla! Quindi non sospettano niente...almeno spero...”  tirò fuori il beauty case, lo aprì svuotandone il contenuto sul letto e aprì il doppio fondo. Prelevò i documenti e le foto, le stesse che lei  aveva mandato  Max.
Max fessurizzò lo sguardo verde sulla foto di un uomo che pareva fissarlo da dietro una colonna
“ é il nostro uomo...” indicò il soggetto nella foto e Rashid si piegò per fissare anch'egli.
“ Si...” disse con enfasi, “...queste sono le foto che Stefy ha scattato oggi...Tu le avevi già?” domandò sorpreso.
“ me le aveva mandate direttamente da Abu Simbel ed io le ho spedite poi via mail a Berlino ricevendone la conferma.”
“Ecco perchè io non avevo nulla su quest'uomo.” Rashid sospirò rumorosamente “ E' colpa mia se Stefy è stata rapita...mi sono accorto troppo tardi che...” non riuscì a completare la frase, era troppo sconvolto dall'accaduto e si sentiva in colpa per non essere stato più vigile.
Anche Max sospirò e gli poggiò una mano sulla spalla in segno di solidarietà.
“ no, non è stata colpa di nessuno, le avevo detto che fare da esca era pericoloso...ma lei è così...”
All'improvviso Rashid si rianimò e quasi urlò. “ il localizzatore.....”
“ Cosa??” chiese Max sorpreso.
“ Il localizzatore...lo avevo messo nel bracciale di Stefy!”
“ Rashid se non fossi un uomo ti bacerei...” disse scherzosamente Max poggiando  entrambe le mani sulle spalle del collega scuotendolo lievemente...” dov'è il computer ? “
“ nella mia cabina, andiamo...” il giovane egiziano recuperò tutte le cose di Stefy gettandole alla rinfusa nelle valige e aprendo la porta della cabina corse via seguito da Max. Giunti presso il suo alloggio aprì febbrilmente l'uscio e vi spinse dentro il collega, si assicurò che nessuno li avesse seguiti e richiuse la porta dietro di se a chiave. Si diresse al suo armadio estraendo una piccola ventiquattr'ore che in realtà era un piccolo computer satellitare, appena l'accese un piccolo puntino luminescente cominciò a muoversi sulla mappa disegnata sul monitor. Max e Rashid si guardarono, e  per la prima volta, dopo quelle strazianti ore apparve sui loro visi un filo di speranza.
   
 
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