Capitolo uno:
Un'altra estate a Privet Drive
Era
una calda giornata estiva, e il sole che splendeva radioso nel cielo illuminava
senza sosta l'affollata stradina di Privet Drive. Ovunque c'erano ragazzini che
correvano in bicicletta, giocavano nei loro giardini o passeggiavano a
gruppetti per i marciapiedi, ridendo e divertendosi. Solo due dei ragazzi
risiedenti in quella allegra via facevano eccezione. Uno era un ragazzo
piccoletto, ma largo almeno due volte un uomo obeso, dai corti capelli
biondicci appiccicati alla fronte e dagli occhi porcini, che se ne stava seduto
su una delle sedie della cucina, senza staccare gli occhi dal televisore
perennemente acceso che proiettava immagini colorate; non vedeva nessuna buona
ragione che lo spingesse a uscire e a unirsi all'allegra comitiva di ragazzi
che correvano li fuori. Per il suo povero corpo, che sporgeva abbondantemente
da entrambi i lati della sedia, sarebbe stata una fatica troppo grande, senza
contare che si sarebbe perso i cartoni del lunedì, cosa che il suo cervello non
poteva nemmeno lontanamente supporre.....sempre che sapesse cosa voleva dire supporre,
quel cervello. Si trattava (Come tutti avranno
ormai capito....NdA) di Dudley Dursley, figlio di Vernon e Petunia
Dursley, i perenni residenti di Privet Drive numero 4. In quel momento suo
padre era al lavoro, mentre sua madre era andata dalla vicina con la scusa di
farsi dare dello zucchero per una torta, quando in realtà il suo obiettivo era
osservare il nuovo divano che la suddetta vicina aveva comprato, evitando però
di darle la soddisfazione di domandarle se poteva vederlo. Dudley aveva così
campo libero per poter guardare la televisione in santa pace, invece di
studiare, almeno finchè la madre non fosse tornata, e poteva pure rovistare nel
frigo.........peccato che esso fosse stato appena lucidato, e sua madre si
sarebbe quindi accorta subito che lo aveva toccato. Aveva un'occhio di falco
per le impronte sui suoi mobili. E, per quanto fosse sicuro che non lo avrebbe
sgridato, c'era il rischio che gli diminuisse la cena a causa della dieta che
il ragazzo doveva seguire. Sbuffando deluso, Dudley continuò a guardare il
televisore, senza prestare attenzione ai rumori che provenivano dal di fuori,
segnali di vita e di divertimento.
Al
piano superiore c'era invece qualcuno che quei rumori li stava ascoltando con
desiderio quasi angoscioso, fantasticando sulla remotissima possibilità di
scendere finalmente e unirsi a quella gioiosa compagnia. Quel ragazzo era il
cugino di Dudley, ma non avrebbe potuto essere più diverso da lui: era magro,
cosa messa ancor più in evidenza dai vestiti che portava, tutti appartenuti in
precedenza a Dudley e quindi enormi per lui, con due brillanti occhi verdi e i
capelli scuri, che ricadevano disordinatamente sulla sua fronte, nascondendo
almeno in parte il particolare più interessante del ragazzo, una strana
cicatrice a forma di saetta. E questo particolare bastava a dargli un nome. Era
Harry potter, colui che era sopravvissuto. Ma in quel momento ciò non gli
importava molto, visto che si sentiva sul punto di morire per la noia.
Sbuffando, si buttò sul letto e sfiorò distrattamente il segno che gli
deturpava la fronte, pensando; quella cicatrice era il motivo per cui lui era
tanto famoso nel mondo dei maghi, dato che era il segno perenne che lui, alla
tenera età di un anno, era riuscito la dove anche i maghi più grandi e esperti
del mondo avevano fallito: sconfiggere il signore del male, Voldemort, colui -
che - non - deve - essere - nominato, colui che aveva ucciso migliaia di
persone, per ultimi i suoi genitori.....e poi aveva perso i suoi poteri di
fronte al piccolo Harry, un mago in erba a stento cosciente di essere al mondo,
a quell'epoca......da quel giorno erano ormai passati quattordici anni, e per i
primi undici Harry aveva ignorato completamente la sua vera natura, non perchè
non gli importasse ma perchè nessuno gli aveva mai detto nulla. Morti i suoi
genitori, era stato deposto sui gradini di Privet Drive, e per undici
interminabili anni aveva vissuto coi suoi zii, che lo tiranneggiavano e
facevano di tutto per farlo sentire infelice. Poi, il giorno del suo undicesimo
compleanno, un gigante enorme era arrivato a prenderlo per portarlo a Hogwarts.
E nonostante i suoi zii si fossero strenuamente opposti, Harry vi era
attualmente iscritto, al quinto anno per essere precisi. Si tirò su,
sorridendo. In effetti, il ricordo di Hagrid che buttava giù la porta del faro
abbandonato e gli annunciava che era un mago e che la sua vita era cambiata era
ben impresso nella sua mente; era uno dei suoi ricordi più felici.....e in quel
momento era proprio ciò di cui aveva bisogno. Ricordi felici, quando nella sua
mente si affollavano tanti pensieri cupi. In quattro anni di scuola, non ne era
passato uno senza che Harry si fosse confrontato di nuovo con Voldemort o coi
suoi ricordi.....il primo anno era riuscito a stento a impedirgli di prendere
la pietra filosofale, custodita a Hogwarts, che lo avrebbe resuscitato e reso
immortale.....alla fine del secondo anno invece, aveva sconfitto il suo
ricordo, conservato in un diario che era finito nelle mani di Ginny Waesley, la
sorella minore di Ron, il suo migliore amico. Harry l'aveva salvata per poco,
ma anche quella volta era andato tutto bene. Il terzo anno invece Harry lo
aveva passato nel terrore vivente che Sirius Black lo uccidesse. Sirius Black
era stato accusato dodici anni prima di aver tradito i coniugi Potter, di
essere una spia di Voldemort e di aver ucciso anche un altro suo amico, Peter
Mnus, e una dozzina di Babbani. Era stato rinchiuso ad Azkaban, la prigione dei
maghi, ma era riuscito a fuggire e pareva intenzionato a completare l'opera, e
cioè uccidere Harry e riportare al potere Voldemort. Per questo lui era stato
quasi segregato nella scuola.....e alla fine si era trovato nei guai lo stesso,
insieme a Ron e Hermione, l'altra sua migliore amica, quando, uscendo di
nascosto per l'ennesima volta, si erano ritrovati prigionieri di Sirius
Black....ma poi aveva scoperto che Sirius non era colpevole, era stato Peter
Minus a fare tutto, e purtroppo era scappato, così anche Sirius aveva dovuto
fuggire per salvarsi....Sirius, il suo padrino.....Harry smise di sorridere. Se
Minus non fosse fuggito, ora lui si sarebbe trovato con Sirius, e non coi
Dursley.....perchè Sirius Black era il suo padrino, e ora che i suoi genitori
erano morti voleva prendersi cura di lui.....lo faceva comunque, inviandogli
frequenti messaggi e tenendolo sott'occhio, ma andarsene da Privet Drive era
stato il sogno più grande di Harry, per una breve mezz'ora.....sospirò. Vabbè,
era andata così e almeno Sirius no era stato preso, riflettè. E poi un
cambiamento c'era comunque stato: la notizia che il padrino di Harry era stato
ed era attualmente un pericoloso criminale e un ricercato (Non era vero, ma questo Harry non lo aveva detto)
aveva come paralizzato i Dursley, che ora ci pensavano bene prima di trattarlo
male. Però non aveva il permesso di uscire.....Harry guardò fuori dalla
finestra. Il sole era così caldo e invitante......poi, in un lampo, gli
tornarono in mente i ricordi dell'ultimo anno. Harry imprecò sottovoce. Lo
sapeva, lo sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi andare ai ricordi
piacevoli, tanto prima o poi si sarebbe ricordato di......Cedric. Cedric
Diggory era uno studente di Tassorosso.....era, perchè ora non lo era
più. Era morto alla fine dell'anno precendente, alla conclusione del torneo
Tremaghi, di cui era uno dei campioni insieme a Harry, morto per opera di
Voldemort, solo perchè si era trovato per sbaglio nella trappola che il signore
oscuro aveva teso ad Harry.....e per questo lui si sentiva terribilmente
colpevole per la sorte del ragazzo, nonostante tutti gli avessero detto il
contrario, nonostante i genitori stessi di Diggory lo avessero ringraziato per
avergli riportato il corpo del figlio, nonostante il fantasma stesso di Cedric,
apparso nello scontro con Voldemort, non lo avesse accusato.....ma Harry non
poteva fare a meno di accusare se stesso. Poi un volto gli passo davanti agli
occhi....il volto di Cho Chang, una studentessa del sesto anno di Corvonero, un
volto rigato di lacrime per la morte del suo ragazzo.....Harry sbattè il pugno
sul davanzale, facendosi anche piuttosto male. Lo ritrasse con un'imprecazione,
ma nemmeno il farsi male da solo poteva vincere quel senso di impotenza e
frustrazione che sentiva......un urlo riportò la sua attenzione alla realtà che
lo circondava. Più che un urlo era stato un verso stridulo, proveniente dalla
gabbia alla sua destra, dove era rinchiusa Edvige, la sua civetta. In quel
momento gli occhi ambrati di lei lo fissavano con aria di rimprovero. Harry si
avvicinò, introducendo la mano tra le sbarre della gabbia per accarezzarla
"Mi dispiace, Edvige, ma lo zio non mi lascia tenere la gabbia aperta.....e
non posso usare la magia.....ma se aspetti stasera proverò a convincerlo di
nuovo.....sta calma....." sussurrò in tono confortante. Almeno, in quella
desolante solitudine, aveva ancora Edvige. La civetta gli becchettò
affettuosamente un dito, in segno di comprensione, e lui ritrasse la mano,
lanciando un'ultima occhiata alla finestra, o meglio alla strada sottostante
"Beh, è inutile stare qui a sognare.....meglio andare giù a mangiare
qualcosa...." mormorò il ragazzo. Aveva finito la settimana prima i compiti
delle vacanze, sui quali si era buttato con foga indescrivibile, probabilmente
per occupare il cervello e non aver tempo do pensare a cose spiacevoli....ma
ora di tempo ne aveva fin troppo, e si stava decisamente annoiando. Sospirando,
aprì la porta, ma un altro strillo della civetta lo fece voltare "Sì, sì,
porterò qualcosa anche a te...." disse in tono svogliato, apprestandosi a
scendere le scale. Raggiunse la cucina, dove suo cugino Dudley si trovava,
ancora immobile e seduto sulla sedia. Allungo la mano verso il frigo, ma vide
la sua lucentezza e scosse il capo. Si diresse allora verso la credenza, e ne
trasse un pacchetto di biscotti. Dudley lo fissò, famelico, improvvisamente
dimentico della televisione "Dammeli" intimò, fissando ora i
biscotti, ora il cugino. Se fosse riuscito a rubarglieli avrebbe poi potuto
incolpare lui , dicendo che glieli aveva offerti nonstante non dovesse farlo.
La conclusione di quel ragionamento era ben visibile nell'espressione felice
che si disegnò sul volto roseo di Dudley, e Harry, intuendo ciò il cugino
pensava, (Ah, perchè pensa quello? Ne è capace?
NdA) sorrise impercettibilmente "No, sei a dieta" si
limitò a rispondere. Dudley assunse un'aria imbronciata "Ti ho detto di
darmi i biscotti" ripetè, sorpreso che il cugino non avesse obbedito, ma
Harry si era stancato di essere asservito a quella famiglia odiosa, perciò
senza una parola si avviò di nuovo verso il piano superiore, sicuro che Dudley
non avrebbe fatto lo sforzo di alzarsi per seguirlo. E infatti fu così, ma
accadde qualcosa che Harry non aveva calcolato. In quell'istante la porta si
aprì e fece la sua comparsa zia Petunia. Nel sentire la sua voce, Dudley iniziò
a piagnucolare "Mammaaaaaaaaaa, Harry mi tratta male". Harry imprecò.
Ormai non sarebbe servito a nulla defilarsi su per le scale, quindi attese. Zia
Petunia piombò in cucina come un fulmine, gli occhi ardenti "Cosa stai
facendo a Dudley?" intimò. Harry non rispose, si limitò a fissarla. Negare
non sarebbe servito. Dudley si alzò a fatica e caracollò verso la madre
"Non mi da i biscotti, li vuole tutti per lui" disse in tono
lamentoso. Zia Petunia tentennò, poi rivolse uno sguardo adirato a Harry. Lui
ricambiò l'occhiata "E così?" chiese lei. Harry scrollò le spalle
"Non è che li voglio tutti per me, è che lui è a dieta" rispose.
Dudley mugugnò, e zia Petunia sembrò spiazzata, incapace di trovare un modo per
sgridarlo. Indine disse "Beh, almeno puoi evitare di mangiarli davanti a
lui, lo sai che è a dieta solo perchè quella stupida scuola non capisce che i
ragazzi robusti hanno bisogno di mangiare". Harry sbuffò. Ne aveva
abbastanza "A parte che non li stavo mangiando, li ho solo presi, come
faccio a non prenderli davanti a lui se se ne sta incollato in cucina a
guardare i cartoni? Credevo fosse in camera a studiare". Zia Petunia lo
fulminò di nuovo. Era un altro punto dolente di Dudley, la scarsa (Per non dire inesistente....NdA) voglia di
studiare. "Beh, anche se non studia da mane a sera Dudly è un ragazzo
intelligente, non ha bisogno...." obiettò, ma Harry la interruppe
"Oh, certo, intelligentissimo. Si vede dai voti" ironizzò. Sua zia
inorridì "E' solo che in quella scuola non capiscono la genialità del mio
Diddi.....e poi tu che parli tanto perchè non studi?" concluse trionfante.
Harry si limitò a guardarla. Ma si rendeva conto delle sciocchezze che stava
dicendo? "Io i compiti li ho finiti una settimana fa.....ma se non ci
credi ti faccio vedere, ho fatto un tema sui maghi della Francia medievale che
è proprio interessante.....". Sorrise. Le sue parole ebbero l'effetto
voluto. La zia impallidì, e Dudley si nascose dietro di lei, o almeno tentò,
visto che era grosso quattro volte sua madre. Zia Petunia, bianca come un
cencio, sibilò "Fuori - dalla - mia - cucina !!!!". Harry sorrise.
Aveva vinto "Va bene, tanto avevo già intenzione di scrivere al mio
padrino.....". Sentì un altro gemito che seguiva quelle parole, ma era già
a metà scala, trionfante. Entrò in camera, aprì il pacco di biscotti e ne diede
uno sbriciolato a Edvige, poi iniziò a sgranocchiarli a sua volta. Si godette
la sua piccola vittoria, ma ben presto la noia lo assalì di nuovo. La strada
risuonava ancora delle grida dei ragazzi, e lui, impossibilitato a comunicare
coi suoi amici maghi, e non avendone di babbani, si sentì solo......tremendamente
solo.........
Quando
alle 7 zio Vernon rientrò dal lavoro brontolando per il trafficò, Harry decise
di agire. Avrebbe chiesto il permesso di uscire a giocare con gli altri, e che
Edvige venisse liberata. Sentì le voci degli zii in cucina, e attese. Molto
probabilmente zia Petunia stava raccontando indignata cosa aveva fatto Harry
nel pomeriggio. E infatti, pochi secondi dopo, un urlo rimbimbò per le scale
"HARRYYYYYYY POOOOOTTEEEEEEEEERRRRRR
!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!". Harry si alzò, determinato,
fece un segno d'intesa Edvige, che tubò in tono incoraggiante, e scese le
scale. Entrò in cucina, e sua zia, ancora pallida e arrabbiata, fece un cenno
verso il salotto. Harry entrò. Suo zio troneggiava seduto nella sua poltrona, e
lo fissò torvo da sopra il giornale. Harry attese . Zio Vernon parlò "Come
osi trattare tua zia e Dudley in questo modo?". Il tono era
arrabbiato, ma Harry non si fece intimidire "Nono ho fatto nulla di male,
ho solo preso un pacchetto di biscotti" replicò. Zio Vernon divenne rosso
di rabbia "Io non capisco come tu possa essere così ingrato. Ti abbiamo
allevao per quindici lunghi anni, ti abbiamo dato del cibo....."
"Poco" rispose pronto Harry "E solo se Dudley ne aveva almeno il
doppio". Il volto di suo zio divenne un po' più rosso ".......dei
vestiti......" "Quelli smessi di Dudley" replicò ancora Harry,
ben deciso a non farsi sottomettere
"E solo dopo che a lui non andavano più bene, anche se a me stanno enormi.
Non ho mai avuto nulla che fosse nemmeno lontanamente della mia taglia, tranne
la divisa scolastica....alla quale non avete certo provveduto voi.....".
Zio Vernon era ormai rosso come un papavero
"......ti abbiamo allevato per pura bontà del nostro cuore, quando
nessuno ci obbligava a farlo, solo per pietà.......pur sapendo cosa erano i
tuoi genitori.....". Harry decise di averne abbastanza "Balle
!!!" esclamò irritato "Mi avete tenuto solo perchè altrimenti i
vicini avrebbero parlato male di voi......e non avete mai mancato di farmelo
notare, con le parole e l'atteggiamento. E non nominare i miei genitori, un
babbano come te non ne ha il diritto......ma ora basta, sono stufo di essere
trattato come un oggetto". Incrociò le braccia. Suo zio si alzò di scatto
dalla poltrona, il volto rosso come un peperone. Respirava a fatica
"Tu" sibilò "Come puoi comportarti così? Se non fosse per noi,
ti saresti ritrovato in un orfanotrofio...." "E ne sarei stato ben
lieto !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Tutto pur di non stare con voi !!!!!!!!!!!!!!!"
urlò Harry. Suo zio ribolliva di rabbia, ma Harry non aveva finito "Ora,
non ho intenzione di passare l'estate chiuso in casa come in gabbia.....voglio
uscire, stare con gli altri....e, a proposito di gabbia, Edvige deve essere
liberata, non sopporta stare chiusa la dentro. Chiaro?". Suo zio cercò di
trattenersi, poi gli rivolse un'occhiata trionfante "E se non lo faccio
che farai? Usi la magia? Ti ricordo che non puoi, saresti espulso dalla tua
scuola". Harry sorrise. Si aspettava quell'ostacolo, perciò finse di osservare
con attenzione le proprie inghie e disse, in tono noncurante "Oh, io no,
ma c'è qualcuno pronto a farlo, che può tranquillamente usare la magia.....il
mio padrino.....mi ha scritto che se non avesse avuto mie notizie entro il mio
compleanno sarebbe venuto a vedere se stavo bene.....". Funzionò. Da rosso
che era, suo zio divenne bianco come un cencio, e iniziò a tremare. Poi parlò
"E ....va bene....." capitolò "Libererò quel....quella civetta,
così potrai....scrivere al tuo...padrino....che va tutto bene......ma quanto
all'uscire....scordatelo, siamo intesi?"finì, puntando un dito contro il
ragazzo. Harry sospirò. Non ci aveva poi sperato così tanto. Avrebbe potuto
provare a insistere, facendo ancora leva sulla minaccia che Sirius venisse a
trovarlo, ma lasciò stare. Non voleva compromettere il risultato che aveva
appena ottenuto, e dopotutto la sua era una minaccia vana....Sirius non avrebbe
potuto farsi vedere così facilmente li da loro, in quanto era ancora ricercato,
e Harry non sapeva dove fosse in quel momento. Sospirando, annuì, uscì dalla
cucina e iniziò a risalire le scale. Almeno aveva ottenuto il permesso di
liberare Edvige; questo voleva dire che avrebbe potuto tenersi in contatto con
Ron ed Hermione, e la cosa lo rincuorò almeno un poco. Prese la chiave del
luchetto che chiudeva la gabbia ed entrò in camera. Edvige, quando vide cosa
stava per fare, strillò e arruffò le penne in segno di gioia. Poi, appena la
gabbia fu aperta, la bianca civetta spiccò il volo, uscendo di corsa dalla
finestra aperta; iniziò a voltegiare in tondo, felice, senza però allontanarsi
troppo. Intuiva infatti che avrebbe dovuto portare di li a poco un messaggio.
Harry si era appunto seduto alla scrivania e stava scrivendo con una penna
d'oca su una pergamena mezza arrotolata. Quando ebbe finito, strappò la parte
non usata della pergamena e arrototò il messaggio. Edvige si appollaiò sulla
scrivania, tendendo la zampina. Harry legò il messaggio, diede un pezzetto di
biscotto alla civetta e la accarezzò le piume "Va da Ron" disse
dolcemente "Voglio sentire come va....magari riesco ad andarmene da loro
per il resto dell'estate......". L'ultima volta che si erano visti, al
ritorno da Hogwarts, Ron aveva accennato a qualcosa di simile, ma Harry non
sapeva se Silente lo avrebbe permesso. Non sapeva perchè, ma Silente sembrava
convinto che Harry sarebbe stato più al sicuro a casa degli zii, e nulla aveva
mai potuto smuoverlo da tale posizione. Harry sbuffò, gettandosi sul letto
"Sarà anche più sicuro, ma se qui non succede qualcosa non serve che Voldemort
si dia tanto da fare a trovarmi, moriro prima, e di noia !!!!!". Sapeva
benissimo che mai gli zii gli avrebbero permesso di uscire in strada con gli
altri ragazzi. Sarebbe stato come condannarsi al suicidio, per loro. I Dursley
odiavano qualsiasi cosa scombussolasse anche minimamente la prevedibilità della
loro vita, e lui la scombussolava veramente....zio Vernon e zia Petunia
vivevano nel terrore costante che qualcuno scoprisse che avevano in casa un
giovane mago, quindi mai e poi mai gli avrebbero permesso di avventurarsi fuori
dal cancello di casa per unirsi ai ragazzi che si divertivano per strada.
Sbuffò per l'ennesima volta. Ora non c'era nemmeno Edvige a fargli compagnia;
era contento che potesse finalmente volare libera, ma si sentiva di nuovo solo
e abbandonato.......tutto ciò che poteva fare era aspettare la risposta di Ron.
E pregare che accadesse qualcosa. Una cosa qualsiasi.
E,
pochi giorni dopo, qualcosa accadde. Quando scese in cucina, pochi giorni prima
del suo compleanno, trovò zia Petunia che puliva e strofinava i soprammobili
con ardore, ancora più vigorosamente del solito. Presentendo una qualche brutta
notizia, Harry cercò di sgusciare via senza essere visto, mangiare qualcosa e
sparire, ma in quell'istante sua zia si voltò e lo fissò, severa. Non sembrava
proprio in procinto di salutarlo cordialmente "Vedi di darti una
sistemata" disse in tono brusco, fissando con disgusto i capelli
spettinati del ragazzo "La signora Figg sarà qui tra poco con una sua
nipote che è venuta a trovarla da lontano. Le ho invitate a prendere il thè.
Cerca di non farci fare brutte figure, questa volta". Detto ciò continuò a
strofinare il soprammobile che aveva in mano. Harry sospirò. La signora Figg
era una conoscente di zia Petunia, dalla quale Harry era mandato quando i
Dursley andavano in giro e non volevano averlo tra i piedi. Probabilmente
l'invito di zia Petunia era scaturito dalla voglia di conoscere la neo arrivata
nipote della signora Figg, per poterla poi criticare col marito. Harry ridacchiò.
Beh, aveva temuto di peggio, ad esempio che stesse per arrivare zia Marge. Al
confronto, per lui la signora Figg e sua nipote erano le benvenute. Dudley
entrò in cucina, e zia Petunia si voltò sorridente, iniziando a riempire il
piatto del figlio di cibo, nonostante lui fosse a dieta. Harry si alzò e fece
per scomparire su per le scale, ma sua zia alzò gli occhi appena in tempo per
dirgli, con voce seccata "Saranno qui alle quattro e mezza, ragazzo. Vedi
di essere puntuale".
Pochi
secondi dopo, Harry era in camera sua che sospirava. In un'altra occasione, sua
zia lo avrebbe messo a lavorare di buona lena fino alle quattro, e poi gli
avrebbe intimato di sparire in camera sua e non farsi sentire. Ma la signora
Figg, ahimè, sapeva benissimo della sua esistenza, in quanto i Dursley le
avevano appioppato Harry più volte quasi fosse un fagotto, e perciò sarebbe
stato strano che lui non ci fosse, almeno per salutarla. Sua zia lo sapeva
bene, e questo spiegava l'espressione più acida del solito che era apparsa sul suo
volto mentre lo guardava. Stavolta non poteva far finta che non esistesse.
La
mattinata passò velocemente. A pranzo zia Petunia preparò due cosette veloci,
tornando poi a pulire la casa. Harry restò chiuso in camera fino alle quattro,
poi iniziò a prepararsi. Mise pantaloni e un maglione pulito, cercò di dare un
aspetto ordinato ai capelli e infilò le scarpe, dopo averle lucidate, poi scese
lentamente le scale. Erano le quattro e venti. Andò in cucina, dove zia
Petunia, vestita con uno dei suoi vestiti migliori e un grembiule nuovo,
saltellava qua e la indaffarata. Zio Vernon, anche lui col vestito buono, era
seduto in poltrona a leggere il giornale, ma lanciava frequenti occhiate
all'orologio. Pochi secondi dopo apparve Dudley, vestito di verde, con un nuovo
cravattino rosso. Zia Petunia gli corse incotro "Oh, Diddi, le lascerai
senza parole !!!!" esclamò piangendo dalla commozione. Dudley sorrise, e
zio Vernon brontolò "Beh, Dudders, devo dire che sembri proprio me alla
tua età". Dudley sorrise orgoglioso poi, avendolo scorto, sogghignò
all'indirizzo di Harry, che però non ci badò perchè stava cercando in ogni modo
di non ridere. Vestito a quel modo Dudley sembrava veramente un clown,
qualsiasi persona normale se ne sarebbe accorta.......peccato che la signora
Figg avrebbe sorvolato sul fatto, per educazione, e sua nipote, che Harry
vedeva come una copia più giovane della signora, e quindi arcigna, dotata di
occhiali e vestita in modo severo, avrebbe seguito il suo esempio.....ciò non
toglieva che per lui Dudley sembrava un grasso, grosso e ridicolo clown. La
pendola risuonò, distraendolo. Erano le quattro e mezza precise. E il gong
dell'orologio non era ancora finito, che il campanello suonò.
"Puntualissime" mormorò zia Petunia in tono che non proprio d'apprezzamento,
mentre zio Vernon andava ad aprire alla porta, dicendo ad Harry "Sbrigati,
ragazzo, vieni a prendere i cappotti". Harry lo seguì, rassegnato. Suo zio
aprì la porta, tuonando "Signora Figg, che piacere vederla. Stavamo
proprio parlandone ieri con Petunia, dicevamo che dovremo vederci più spesso,
la sua compagnia ci fa così piacere........" "Si, talmente tanto
che zia Petunia ieri strepitava arabbiata conto la signora Figg solo perchè si
divertiva a farlo....." completò mentalmente Harry, ma stette ben
attendo a non aprire bocca. Suo zio continuava a parlare in tono pomposo
"......E questa graziosa signorina deve essere sua nipote, la signorina
Figg". Harry sbirciò da dietro suo zio, ma la ragazza era completamente
nascosta alla sua vista. Sentì solamente una voce giovanile e dolce rispondere,
in tono risoluto e deciso "Beh,
sì, anche se il mio nome è Lance,
Alexandra Lance, molto piacere".
Harry sorrise nel vedere che lo zio era rimasto spiazzato. Quella
ragazza non era assolutamente la ritrosa che si era aspettato, anzi dal tono di
voce sembrava brillante e spontanea. Vernon fece un verso sorpreso, poi si
scostò per permettere alle ospiti di entrare. "Prego, prego, accomodatevi
pure" disse, ma il tono non era più entusiasta. Ringraziando brevemente,
la signora Figg entrò e passò davanti a Harry, che disse in tono cortese
"Volete darmi i soprabiti?". Il primo gli fu gettato addosso senza
una parola. Harry si protese per prendere il secondo, quello della ragazza, ma
lei lo tenne in mano e fissò direttamente Harry, che così finalmente riuscì a
vederla. E capì perchè suo zio era rimasto scosso, visto che anche lui rimase
scioccato a guardarla. Era.....era totalmente diversa da come se l'era
immaginata. Lui si aspettava una versione più giovane dell'arcigna signora
Figg, un'altra che lo avrebbe trattato come un appendiabiti, vestita con lunghi
abiti scuri e dai capelli color topo. Colei che gli stava davanti era invece
molto giovane, non doveva avere più di 14 o 15 anni, coi capelli rossi e due
occhi scuri e luminosi. Sul momento Harry non riuscì a decidere se erano
castani o neri. Sapeva solo che erano straordinariamente vivi. Indossava dei
pantaloni aderenti neri a vita bassa e una maglietta azzurra che lasciava
scoperta la pancia. Harry, trattenendo il sorriso, capì perchè suo zio era così
sconvolto, poi tornò a guardare quegli occhi lucenti. La ragazza li fissò su di
lui, senza alcun timore, scrutandolo per alcuni secondi, poi sorrise, dicendo
"Tu sei il figlio del signor Dursley?". Harry incespicò, troppo
sorpreso per rispondere, mentre zio Vernon scattò in avanti, preoccupato
"No, no, questo....questo è mio nipote, di cui vostra zia ha avuto la
gentilezza di prendersi cura in varie occasioni. Se ora volete seguirmi, sarò
lieto di presentarvi mia moglie....." ma l'attenzione della ragazza era
ancora fissa su Harry, non ascoltava nemmeno zio Vernon. Lo squadrò coi suoi
occhi luminosi "Come ti chiami? Io sono Alexandra Lance" disse, e gli
tese la mano con fare sicuro. Harry, che la stava ancora fissando con fare
incredulo, sobbalzò, poi porse esitante la sua "Oh...ehm....io sono
....Harry, Harry Potter, piacere mio" disse in tono incerto. Forse fu solo
una sua impressione, ma nel sentire quelle parole gli occhi della ragazza
mandarono un lampo. Sorpresa? Riconoscimento? O semplice curiosità? Harry non
seppe stabilirlo, anche perchè quel lampo era scomparso un attimo dopo, tanto
da fargli dubitare che fosse reale. La fissò un secondo, tentando di capire se fosse successo qualcosa, ma lei
evitò accuratamente ogni commento, e si limitò a sorridere, dicendo "Beh,
molto piacere Harry". Harry annuì, senza mollarle la mano. Zio Vernon,
sulle spine, spinse la ragazza verso la cucina "Venga, cara, le presento
mia moglie e mio figlio. Harry, prendi il cappotto della signorina".
Alexandra fu costretta a districare la mano dalla presa di quella di Harry,
ancora troppo stranito per lasciarla. Quando il contatto venne a mancare, il
ragazzo si risvegliò da quello stato di torpore "Oh...sì, se vuoi darmi il
soprabito....grazie....". Prese la giacca di Jeans della ragazza e la
sistemò sull'appensiabiti nell'ingresso, poi si affrettò a seguirli in cucina.
Suo zio gli lanciò un'occhiata omicida, ma Harry fece finta di nulla. Voleva
proprio vedere che sarebbe successo. Alexandra entrò in cucina insieme a zio
Vernon, e si guardò intorno. Zia Petunia stava chiaccherado co la signora Figg,
ma si girò subito verso di lei, dicendo prima ancora di guardarla "Oh, tu
devi essere la nipote della signora Figg, cara, benv----" i suoi occhi
focalizzarono la figura della ragazza e la donna si interruppe con un singulto.
La ragazza che le stava davanti era l'ultima cosa che si sarebbe immaginata. Le
labbra le si strinsero in una smorfia che cercò di trattenere senza troppi
sforzi, mentre Alexandra la fissava in modo diretto coi suoi occhi scuri,
incuriosita "Oh....be.....benvenuta" riuscì a dire, poi si voltò per
preparare il thè cercando di non far vedere la sua irritazione. Alexandra
lanciò un'occhiata a Harry, confusa. Lui sorrise e scosse il capo, e fu
contento di vedere un lampo di comprensione immediata in quegli occhi luminosi.
Poi Dudley caracollò in avanti, arrossendo, cercando di farsi notare dalla
ragazza. A differenza della madre infatti lui non aveva nulla da ridire sull
'abbigliamento o sull'aspetto di lei, anzi se la mangiava con gli occhi. Le si
posizionò davanti, e Alexandra sobbalzò. Zio Vernon, rosso d'orgoglio, disse in
tono pomposo "Alexandra cara, questo è il nostro adorato figliolo
Dudley". Lui tese la mano, sempre guardandola in modo famelico. Lei prese
la manona grassoccia con una lieve esitazione, scrutando incerta il ragazzo. Il
modo in cui la guardava non le piaceva proprio, e visto che era ormai un minuto
buono che la stava fissando, lei districò la mano a fatica e disse
"Ehm.....c'è qualcosa che non va? Mi stai fissando da almeno un minuto e
mezzo.....non fa molto piacere essere guardati così........". Harry
rischiò di soffocare per non ridere. Dudley arrossì, stavolta per l'imbarazzo.
Zio Vernon assunse un'aria offesa e zia Petunia per poco non si scottò con
l'acqua calda. La signora Figg sorrise impercettibilmente. Trattenendo
l'irritazione zia Petunia li informò che il thè era pronto, e tutti si
spostarono in salotto. Alexandra sedette vicino alla zia, sul divano. Zio Vernon e Dudley occuparono le poltrone, e
zia Petunia si sedette vicino alla signora Figg. Harry rimase in piedi,
osservando la situazione. Dudley lanciava occhiate frequenti alla ragazza, zia
Petunia evitava del tutto di guardarla
e zio Vernon cercava di intavolare una conversazione, non prima di aver
fissato malignamente Harry e aver detto in tono secco "Va in camera tua,
ragazzo". Harry, sconsolato, fece per tornarsene alla noia mortale che
invadeva le sue giornate, quando sentì la voce di lei dire, in tono stupito
"Come? Harry non resta con noi? Peccato, è un ragazzo così
simpatico......ma, se ha da fare....." "Io non ho da fare"
rispose lui senza pensarci nemmeno. Suo zio e sua zia lo fulminarono, ma
dovettero fare buon viso a cattivo gioco. Harry sedette così in salotto,
bevendo il thè e dicendo qualche parola. Zia Petunia cercava infatti di
mascherare la sua presenza elencando i presunti meriti di Dudley "E' un
ragazzo così caro......frequenta la scuola superiore di Snobkin, la conoscete? Oh,
è un ragazzo robusto, certo, ma in quella scuola non capiscono nulla, pensate
che hanno voluto che lo mettessi a dieta perchè dicono che è grasso.....ma
vi sembra possibile?". Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato. Harry notò
con gioia che Alexandra sembrava fare molta fatica per trattenere le risate;
alla fine ci riuscì, ma a stento. Dudley, la fissava, confuso. Zio Vernon
continuò a parlare di lui, dicendo che a scuola lo ritenevano violento ma in
realtà non capivano la natura del ragazzo, e lo stesso valeva per i voti.
Quando ebbero finito, Alexandra si era fatta un'idea ben precisa della
famiglia: avevano un figlio idiota, violento, viziato e ciccione e due genitori
ancor più scemi che non vedevano ciò che avevano davanti agli occhi. Decise di
averne abbastanza di sentir lodare Dudley, perciò all'improvviso chiese, in
tono scaltro "E tu Harry? Che scuola frequenti?". Zia Petunia scattò
come se avesse avuto il fuoco sotto ai piedi. Afferrò la teiera e disse
"Ancora un po' di thè, mia cara?", versandolo prima ancora che
Alexandra riuscisse a rispondere. Zio Vernon lanciò un'occhiata ammonitrice a
Harry, pooi chiese "E tu, mia cara? Tua zia mi ha detto che hai studiato
in Francia.....". La conversazione andò avanti su questo tono per una
mezz'ora abbondante. Harry, fermo immobile in piedi, in silenzio, sentiva di
esserein prossimità di divenire una statua. Alexandra parlava, lanciandogliogni
tanto occhiate curiose. Poi, all'improvviso, un verso stridulo proveniente dal
piano di sopra zittì tutti. Harry imprecò sottovoce. Edvige era tornata con la
risposta di Ron. Harry divenne pallido come un cencio, mentre i suoi zii lo
fissavano sconvolti e arrabbiati. La signora Figg alzò il capo, e Alexandra
disse in tono stupito "Cos'era? Proveniva dal piano superiore.....sembrava
il verso di un gufo". Fu come se avesse lanciato una bomba a mano nel
saloto. I coniugi Dudley saltarono su come colpiti a tradimento. Zia Petuinia
farfugliò che avrebbe rifatto il thè e si nascose in cucina, mentre zio Vernon
cercava qualcosa da dire "eh? Ah...no, Alexandra cara....credo che il
nostro harry abbia lasciato accesa come al solito la televisione che ha in
camera....." Dudley era paonazzo. Harry, trattenendo ogni commento su una
inesistente televisione che lui avrebbe lasciato accesa, si guardò intorno, e
capì che se non avesse fatto qualcosa lòa situazione sarebbe degenerata in
fretta, perciò disse in tono conciliante "Beh, credo che andrò a finire i
compiti per le vacanze; è stato un piacere vederla, signora Figg. Alexandra,
piacere di averti conosciuto" e si avviò su per le scale. Lei lo seguì con
gli occhi scuri, poi tornò a rivolgere la sua attenzione ai Dursley. Quandoe ra
a metà scala, però, harry la sentì dire "E' strano, avrei proprio detto
che un gufo fosse entrato in una delle camere del piano superiore....."
Harry divenne pallido, e si chiuse in camera a pensare. Quella ragazza era
davvero strana....aveva qualcosa di strano....ma non avrebbe saputo dire cosa.
Non gli importava nulla se i suoi zii facevano brutte figure, ma non poteva
farsi scoprire dai babbani, o avrebbe passato dei guai con Ministero della
magia. Aveva già ricevuto un ammonimento ufficiale, se avesse sgarrato di nuovo
sarebbe stato espulso dalla scuola. Respirò a fondo, cercando di calmarsi.
Andiamo, quella ragazza non poteva certo sapere che lui aveva una
civetta....aveva solo fatto un'osservazione.......i suoi pensieri furono
interrotti da un verso stridulo, e voltatosi vide Edvige appollaiata sulla
finestra. Harry le accarezzò le piume, dicendo affettuosamente "Hai fatto
presto", poi prese la lettera legata alla zampetta e la aprì, riconoscendo la scrittura
disordinata di Ron
Ciao
Harry,
come
va? Immagino
che i babbani ti stiano rendendo le vacanze impossibili. Cerca di non
farti mettere sotto, mi raccomando !!!! Qui è
tutto ok, mia madre ha chiesto a Silente il permesso di ospitarti
qui per il
resto dell'estate, ma lui non ha ancora risposto. Al massimo noi andremo a
Diagon
Alley il 30 Agosto, e passeremo due notti al Paiolo Magico. Credi di
riuscire a venire anche tu? Beh, abbiamo un mese
abbondante per decidere.
Hai notizie di Hermione? Non la sento da un po'.
Credo sia andata a trovare Krum....
Ci sentiremo per il tuo compleanno. Per ora,
stammi bene.
Saluti da mamma, papà, Fred, George, Ginny, Bill,
Charlie e Percy.
Ciao da Ron
Harry
sorrise. Ron era chiaro e semplice come al solito. Notò l'allusione a Hermione
e Krum e sorrise. Ron a volte era fin troppo semplice da capire. Quell'anno
sarebbe stato davvero interessante.....pensò con rimpianto alla tana, la
diimora della famiglia Weasley, nella quale le scorse estati aveva conosciuto
il vero significato della parola "Vacanza".....non sapeva perchè, ma
supponeva che Silente non lo avrebbe lasciato andare dai Waesley, quell'anno.
Sperava almeno di poter andare a Diagon Alley con loro, però. All'improvviso
sentì voci di commiato giù nell'ingresso, e scese di corsa le scale, ormai
dimentico della lettera. "A....arrivederci !!!!" urlò senza fiato da
metà scala. Alexandra, che stava uscendo, si voltò a salutarlo, gli occhi
scintillanti. Harry sentì di nuovo quella strana sensazione. Lei lo fissò con
fare ironico e chiese "Ricevute buone notizie?". Lui rimase immobile
sulle scale, e lei uscì ridendo, mentre zio Vernon inceneriva Harry con lo
sguardo. ma il ragazzo non se ne accorse. Fissò la porta, ora chiusa, pensando
forsennatamente "Ricevute buone notizie? Ma cosa intendeva?"
A
cena, come Harry aveva saggiamente previsto, zia Petunia fece una serie di
commenti non troppo gradevoli sulla nipote della signora Figg "....una
ragazza così sfacciata; e il modo in cui guardava Dudley.....e come era
vestita.........santo cielo.....". Tacque, ma l'occhiata che lanciò a
Harry gli rivelò qual'era stata la pecca maggiore di Alexandra Lance: il fatto
di aver dimostrato interesse per lui. Sospirando, si alzò in silenzio e salì in
camera sua. Aveva spedito Edvige a consegnare una lettera, questa volta da
Hermione, quindi era solo. Si sedette per terra, a pensare. Gli tornò in mente
quella frase Ricevute buone notizie? Cosa cavolo significava? Sapeva
forse che aveva ricevuto posta via gufo? Impossibile, era una babbana.....ok,
molto strana, ma sempre una babbana......scuotendo la testa, si infilò a letto.
Era inutile pensarci troppo. meglio farsi una bella dormita. Ma i suoi sogni
non furono tranquilli. Sognò Hogwarts, e qualcuno di sconosciuto ma
conosciuto......una nuova minaccia..........
Da
quel momento in poi, la vita a Privet Drive sembrò ancor più insopportabile. I
giorni non passavano mai, secondo il foglio appeso sul muro ne mancavano ancora
31 alla partenza per Hogwarts, 30 a Diagon Alley, se mai fosse riuscito ad
andarci. Harry si svegliò del tutto. Era il 31 luglio, il giorno del suo
compleanno. Guardò l'orologio. Era presto, erano solo le 5 e 30 di mattina. Di
certo i Dursley dormivano ancora. Dal corridoio proveniva infatti il russare di
zio Vernon. Harry andò alla finestra a guardare l'alba, pensando che quel
giorno compiva 15 anni, quando la sua attenzione fu colpita da dei puntini
scuri che si stagliavano contro il chiarore crescente. Dopo un attimo di
incertezza, li riconobbe, e si spostò per lasciarli passare. Otto gufi, tra cui
spiccava la candida Edvige, atterrarono sulla sua scrivania, ognuno carico di
un pacchetto di varie dimensioni. Harry li slegò tutti, incuriosito. Erano
molti più del solito. Aprì la lettera che accompagnava il primo pacco, quello portato da Edvige, da parte di
Hermione. Il biglietto diceva
Caro Harry, buon compleanno!!!!!!
Spero tu
stia bene e che le tue vacanze non siano poi così tremende.
Io sono stata una settimana in Bulgaria da Viktor
insieme ai miei genitori.
Ron mi sta stressando la vita da quando l'ha
saputo, ma che gli prende? Tu ne sai qualcosa?
Comunque anch'io andrò a Diagon Alley il 30, spero
di vederti lì. Ciao e a presto.
Hermione
Harry sorrise. Se conosceva Ron doveva aver mandato circa un gufo
al giorno a Hermione chiedendole se andava da Krum e cosa avevano fatto.
E se conosceva Hermione lei non aveva mai risposto a quelle domande. Aprì il
pacco, che si rivelò contenere due libri: Magie e incantesimi di difesa
contro le arti oscure e I più grandi cercatori della storia del
Quiddich. Bene, almeno avrebbe avuto qualcosa da fare nel tempo libero, che
ultimamente era diventato veramente troppo. Aprì la seconda lettera,
riconoscendo la scrittura di Ron. D'altra parte non aveva avuto dubbi sulla
provenienza di quel regalo, in quanto il gufo che l'aveva consegnato era una
sua vecchia conoscenza, il povero Errol, che ora stava disteso sul letto ansimando (Non
so se i gufi ansimano, ma rende l'idea. NdA), come se non riuscisse
più a rialzarsi. Almeno però non si era schiantato contro il vetro della
finestra quell'anno, riflettè Harry, poi lesse il biglietto:
Harry, Silente non vuole che tu venga qui da noi
ma ti lascia venire a Diagon Alley il 30.
Verrà a renderti Bill a casa, ci troviamo lì, ok?
A presto.
Ron
Sorrise.
Beh, più di quel che sperava, e Bill a lui stava simpatico, era contento che
fosse lui a venirlo a prendere. Il pacco stavolta conteneva un orologio magico.
Harry se lo allacciò al polso, felice. Non ne aveva più avuto uno da quando il
suo si era rotto durante il torneo tremaghi.....scacciò il pensiero e fissò
l'orologio. Al posto delle ore c'erano delle scritte, tra cui lezione,
pranzo e ora di andare a dormire. Molti buchi erano vuoti, e Harry immaginò
che si sarebbero riempiti coi nomi delle lezioni quando fosse arrivato a
Hogwarts. In fretta, passò agli altri regali.
La
signora Weasley gli aveva mandato un golf blu e dei dolci fatti in casa, Hagrid
l'elenco aggiornto delle creature magiche e delle caramelle, Fred e
George delle liquirizie che Harry si
guardò bene dall'assaggiare (Ne aveva visti
abbastanza di tiri vispi Weasley), Ginny un bigliettino
cantante, che il ragazzo si affrettò a chiudere nel cassetto prima che
svegliasse tutti. Poi c'era il gufo di Hogwarts, che portava la lettera annuale
con l'elenco dei libri. Harry la prese in fretta, curioso. Il gufo, dall'aria
nobile e importante, spiccò il volo dalla finestra con un verso sottomesso, ma
Harry non ci badò. Stava aprendo la lettera. Ne uscirono tre fogli. Sorridendo,
aprì il primo
Caro signor Potter,
le ricordiamo che l'anno scolastico avrà inizio il
primo settembre come da programma.
Il treno espresso per Hogwarts partirà dal binario
9 e 3/4 alle undici in punto.
Alleghiamo l'elenco di libri necessari per
quest'anno.
Distinti saluti
Minerva McGrannit, vicepreside.
P.S. Il professor Silente si unisce a me
nell'augurarti un felice compleanno, Harry.
Il
secondo foglio conteneva l'elenco di libriche avrebbe dovuto comprare a Diagon
Alley, perciò Harry lo scartò e fissò il terzo, incuriosito. Era da parte di
Silente. Freneticamente, lo lesse
Salute, Harry, e buon compleanno !!!!!
Spero che la tu estate sia stata
divertente.....anche se penso che avresti qualcosa da ridire al riguardo.
I signori Weasley hanno chiesto più volte il
permesso di averti con loro per il resto dell'estate,
ma credo sia meglio che tu resti con i tuoi zii.
Fidati, è meglio così, almeno per il momento.
Comunque non ho niente in contrario al fatto che
tu vada con loro a Diagon Alley il 30 Agosto,
puoi servirti anche dei mezzi babbani, non
preoccuparti. Lì poi sarai al sicuro,
ho già preso le dovute precauzioni. Beh, in attesa
di rivederti ti preannuncio che il nuovo anno scolastico
sarà alquanto interessante sotto molti punti di
vista. Ma non voglio dirti altro.
Cordiali saluti, ci vedremo il 1 settembre al
banchetto.....lo pregusto fin d'ora. Stammi bene.
Albus Silente
Harry
dovette trattenersi dal ridere. Silente aveva il potere di farlo sentire sempre
sicuro e allegro. Chissà cosa intendeva per anno scolastico
interessante.....Harry pensò che preferiva non saperlo, viste le sorprese che
gli erano capitate ultimamente. Passò a un regalo piuttosto piccolo,
proveniente da Sirius. Si trattava di un ciondolo a forma di grifone. Harry lo
fissò incuriosito, poi prese il bigliettino che lo accompagnava
Harry, scrivo in fretta perchè sono in missione
per conto di Silente.
Non ti preoccupare, io sto bene e tornerò presto a
svolgere il mio compito di padrino.
Inoltre Silente mi ha già informato delle misure
di sicurezza che intende adottare
per quest'anno e ciò mi ha rassicurato molto.
Comunque, ti consiglio vigilanza costante.
Questo ciondolo è speciale, ti avvisa se si
avvicina il pericolo e ha anche altri lati utili; li scoprirai tu.
Buon
compleanno.
Sirius
Sempre
il solito apprensivo....ma dopotutto c'era una buona ragione, e Harry non se la
prese. Guardò la sveglia. Ormai erano le sette, e i primi rumori del risveglio
iniziavano a provenire dalle camere dei Dursley. Zia Petunia scese in cucina,
borbottando qualcosa. Harry nascose i regali sotto l'asse mobile del pavimento
e nel baule, poi si vestì e scese a sua volta. Il suo umore era notevolmente
migliorato, e almeno adesso aveva qualcosa da fare fino al 30 di Agosto.
Fischiettando, entrò in cucina. Nessuno gli badò, nè gli fece gli auguri per il
suo compleanno, ma lui non se li era di certo aspettati, e tutto ciò non scalfì
minimamente il suo buon umore.
Mangiò
abbondantemente, nonostante le occhiate irate di zia Petunia e quelle
imploranti di Dudley, poi andò in camera e iniziò a leggere uno dei libri di Hermione. In quell'istante si sentiva
come un qualsiasi ragazzo nel giorno del suo compleanno.
_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*__*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_*_
30 Luglio, studio di Silente
Silente
finì di scrivere la lettera per Harry, la aggiunse alla busta che conteneva
l'elenco del libri e la spedì, poi si voltò verso la porta dello studio, dalla
quale proveniva un discreto bussare "Avanti" disse. La porta si aprì,
e Remus Lupin fece il suo ingresso. Silente si alzò con un sorriso e gli andò
incontro con la mano tesa. Lupin la prese e ricambiò il sorriso "Sono
venuto non appena ho ricevuto il suo gufo, Silente" disse. Il preside
annuì, tornando pian piano verso la sua sedia "Già" disse in tono
allegro "Già, ti ho fatto chiamare per più di un motivo. Ho bisogno di
alcuni favori da parte tua". Indicò la sedia vuota davanti alla scrivania,
e Lupin vi prese posto, fissando il preside "Farò tutto ciò che posso fare
per voi" rispose, e Silente annuì. Poi prese un foglio e inforcò gli
occhiali, leggendolo e parlando contemporaneamente "Credo che tu abbia
sentito cosa è successo qui alla fine dello scorso anno scolastico"
mormorò, alzando poi lo sguardo. Lupin annuì "Sì, Sirius mi ha raccontato
tutto.....Harry sta bene?" il tono era leggermente preoccupato, Harry era
upur sempre il figlio di James, uno dei migliori amici di Lupin. Silente annuì
"Sì, ma per l'anno che sta per cominciare ho deciso di adottare delle
misure di difesa sia all'interno che all'esterno della scuola. E qui entri in
gioco tu. Vorrei che tornassi a insegnare qui, Remus". Il professor Lupin
barcollò sulla sedia "Ma....i genitori degli studenti protesteranno, io
sono pur sempre un lupo mannaro, potrei far male ai ragazzi....non vedo
come....". Silente fermò le proteste con un gesto "Andiamo, sappiamo
benissimo entrmbi che la pozione che Severus ti ha inviato regolarmente nello
scorso anno ha fatto sì che il tuo problema svanisse. Ormai la trasformazione
dura una sola notte, per poche ore, e tu diventi un lupo buono, cosciente di se
stesso e di chi gli sta intorno. E devo dire che la cosa potrebbe anche
tornarci utile. Inoltre al momento qualsiasi misura io prenda per tutelare la
salvezza di questi ragazzi sarà bena accetta, e non serve che io ti spieghi
perchè ho bisogno di tutti coloro di cui mi posso fidare qui in prima linea.
Vorrei che portassi qui anche Sirius, sotto forma di felpato. Potresti dire che
è il tuo cane; Harry sarebbe molto più al sicuro con voi due qui. Allora, che
mi dici?". Lupin si guardò le mani con gran concentrazione, poi alzò lo
sguardo, incerto "Ne è sicuro?" chiese. Silente ricambiò deciso lo
sguardo "Sicurissimo, Remus" rispose. Lupin sospirò, poi si alzò e
tese una mano "Beh, allora devo dire che.....accetto con grande
piacere". Silente sorrise, e si alzò a sua volta per stringere la mano che
gli veniva offerta. Poi, aggirando la scrivania, disse "Bene, ora avrei
un'altro favore da chiederti. Quest'anno ospiteremo una nuova studentessa, che
sotto mia richiesta ha frequentato per due anni la scuola di Beauxbatons e per
altri due quella di Durmstrang. Entrerà direttamente al quinto anno. Vorrei che
tu la accompagnassi a Diagon Alley a comprare quello che le serve, e poi la
portassi qui a Hogwarts. Puoi farlo?". Lupin annuì "Ma certo, non c'è
nessun problema, chi sarebbe questa ragazza?" chiese, curioso. Silente
prese una scheda e la porse a Lupin, dopo aver detto "Beh, è la figlia
della mia defunta cugina, che era come una sorella per me......in pratica mia
nipote. ma...." si interruppe. Lupin stava fissando la scheda della
ragazza con occhi sgranati "Sua nipote? Ma....ma è....."
"Sì" tagliò corto Silente "Ma questo non deve essere divulgato,
non è ancora il momento". Lupin annuì "Ma....lei lo sa?". Chiese
ancora "Sì, sa ciò che sanno tutti al riguardo.........ah, è orfana di
madre, sua madre è morta quando aveva 2 anni; è vissuta da parenti babbani fino
a poco tempo fa, poi le ho chiesto di frequentare prima Beauxbatons e poi
Durmstrang per darmi informazioni. E' una ragazza molto intraprendente e ligia
al dovere, quindi non ha protestato. Ma ora credo sia più sicuro se viene
qui.......molto più sicuro". Lupin annuì "Me ne occuperò io.....posso
ospitarla da me fino alla fine delle vacanza estive, e poi portarla a Diagon
Alley. Non ci saranno problemi" disse; poi, vedendo l'occhiata perplessa
di Silente, aggiunse "Sirius è via per la missione che lei gli ha
affidato, non tornerà prima del 31 agosto, e allora lo farò passare per il mio
cane....lui non sa nulla di sua..... nipote?". Silente scosse il capo
"No......per ora però puoi dirgli che è appunto mia nipote e perchè arriva
a Hogwarts solo ora". Lupin annuì "Bene, allora io vado....quando
arriva la ragazza?". Silente guardò l'ora "Il suo treno dovrebbe
arrivare alla stazione di Londra tra.....oh, dieci minuti?". Lupin annuì,
prese la bacchetta, disse "Allora ci rivediamo il 1 settembre,
preside", e si smaterializzò. Silente tornò, pensieroso, alla scrivania;
si udì di nuovo bussare, e la professoressa McGrannit entrò "Ha accettato?"
chiese turbata. Silente annuì "Sì Minerva". La donna sembrava sulle
spine "Silente, ma è sicuro che sia una buona idea....." chiese, ma
lui la interruppe alzando una mano "E' l'unica soluzione, Minerva. Non
vedo che altro avrei potuto fare". Lei annuì "Già" sospirò
"Speriamo vada tutto bene.....". Silente annuì "Lo spero anche
io.....ma ne dubito, Minerva......". Lei lo fissò impaurita, ma sapeva
benissimo che aveva ragione. Dovevano aspettarsi il peggio..............e fare
del loro meglio per affrontarlo.