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Autore: alewen    23/06/2003    10 recensioni
Ipotesi del tanto atteso quinto libro di Harry Potter: i nostri eroi hanno ormai quindici anni, e si preparano ad affrontare, dopo un'estate passata in mezzo a compiti e tristi ricordi, il quinto anno alla scuola di magia e stregoneria di Hogwarts. Ma la situazione non è semplice. Voldemort è risorto, Harry ha assistito alla sua rinascita e si è scontrato con lui, e sa che toccherà a lui sconfiggerlo, chiudendo così il conto aperto quattrodici anni prima. Perciò si sta silenziosamente preparando allo scontro fatale, sapendo bene che è in gioco la sua stessa vita, insieme a quella dei suoi amici pià cari. Non è il solo a prepararsi. Ben conscio della situazione, Silente sta radunando attorno a sè tutti coloro di cui sa di potersi fidare; Sirius, Lupin, Moody.....a ciascuno tocca un compito preciso, ma soprattutto bisogna preparare i ragazzi ad essere in grado di fornteggiare i cupi eventi che si stagliano all'orizzonte. Ma....qual'è il ruolo della vivace, piccola Alex, quindicenne nipote di Silente trasferitasi da Durmstrang per frequentare il quinto anno a Hogwarts? Sembrerebbe una normalissima ragazza, dolce e gentile.....ma la sua bravura nel campo della magia, la sua straordinaria agilità, il suo sangue freddo non possono che destare qualche sospetto. Chi è in realtà? Qual'è il segreto che si porta appresso, quel segreto che nemmeno lei vuole affrontare? Qual'è il suo ruolo in ciò che sta per avvenire? Harry se lo chiede, e non è l'unico. In un vortice di emozioni e strane situazioni, nel momento del bisogno si compiranno scelte inattese e disperate, e dal buio spunteranno nemici mai visti e alleati mai nemmeno immaginati.....tutto per merito di una ragazzina dai capelli rossi e gli occhi luminosi, dal passato oscuro e dal futuro incerto.....Chi è Alex? Una domanda destinata forse a rimanere per sempre senza risposta, visto che questa potrebbe essere mortale per chi la conosca, o peggio ancora per Alex stessa.....e intanto lo scontro finale si fa sempre più vicino.......
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo uno:

Capitolo uno:

Un'altra estate a Privet Drive

 

Era una calda giornata estiva, e il sole che splendeva radioso nel cielo illuminava senza sosta l'affollata stradina di Privet Drive. Ovunque c'erano ragazzini che correvano in bicicletta, giocavano nei loro giardini o passeggiavano a gruppetti per i marciapiedi, ridendo e divertendosi. Solo due dei ragazzi risiedenti in quella allegra via facevano eccezione. Uno era un ragazzo piccoletto, ma largo almeno due volte un uomo obeso, dai corti capelli biondicci appiccicati alla fronte e dagli occhi porcini, che se ne stava seduto su una delle sedie della cucina, senza staccare gli occhi dal televisore perennemente acceso che proiettava immagini colorate; non vedeva nessuna buona ragione che lo spingesse a uscire e a unirsi all'allegra comitiva di ragazzi che correvano li fuori. Per il suo povero corpo, che sporgeva abbondantemente da entrambi i lati della sedia, sarebbe stata una fatica troppo grande, senza contare che si sarebbe perso i cartoni del lunedì, cosa che il suo cervello non poteva nemmeno lontanamente supporre.....sempre che sapesse cosa voleva dire supporre, quel cervello. Si trattava (Come tutti avranno ormai capito....NdA) di Dudley Dursley, figlio di Vernon e Petunia Dursley, i perenni residenti di Privet Drive numero 4. In quel momento suo padre era al lavoro, mentre sua madre era andata dalla vicina con la scusa di farsi dare dello zucchero per una torta, quando in realtà il suo obiettivo era osservare il nuovo divano che la suddetta vicina aveva comprato, evitando però di darle la soddisfazione di domandarle se poteva vederlo. Dudley aveva così campo libero per poter guardare la televisione in santa pace, invece di studiare, almeno finchè la madre non fosse tornata, e poteva pure rovistare nel frigo.........peccato che esso fosse stato appena lucidato, e sua madre si sarebbe quindi accorta subito che lo aveva toccato. Aveva un'occhio di falco per le impronte sui suoi mobili. E, per quanto fosse sicuro che non lo avrebbe sgridato, c'era il rischio che gli diminuisse la cena a causa della dieta che il ragazzo doveva seguire. Sbuffando deluso, Dudley continuò a guardare il televisore, senza prestare attenzione ai rumori che provenivano dal di fuori, segnali di vita e di divertimento.

Al piano superiore c'era invece qualcuno che quei rumori li stava ascoltando con desiderio quasi angoscioso, fantasticando sulla remotissima possibilità di scendere finalmente e unirsi a quella gioiosa compagnia. Quel ragazzo era il cugino di Dudley, ma non avrebbe potuto essere più diverso da lui: era magro, cosa messa ancor più in evidenza dai vestiti che portava, tutti appartenuti in precedenza a Dudley e quindi enormi per lui, con due brillanti occhi verdi e i capelli scuri, che ricadevano disordinatamente sulla sua fronte, nascondendo almeno in parte il particolare più interessante del ragazzo, una strana cicatrice a forma di saetta. E questo particolare bastava a dargli un nome. Era Harry potter, colui che era sopravvissuto. Ma in quel momento ciò non gli importava molto, visto che si sentiva sul punto di morire per la noia. Sbuffando, si buttò sul letto e sfiorò distrattamente il segno che gli deturpava la fronte, pensando; quella cicatrice era il motivo per cui lui era tanto famoso nel mondo dei maghi, dato che era il segno perenne che lui, alla tenera età di un anno, era riuscito la dove anche i maghi più grandi e esperti del mondo avevano fallito: sconfiggere il signore del male, Voldemort, colui - che - non - deve - essere - nominato, colui che aveva ucciso migliaia di persone, per ultimi i suoi genitori.....e poi aveva perso i suoi poteri di fronte al piccolo Harry, un mago in erba a stento cosciente di essere al mondo, a quell'epoca......da quel giorno erano ormai passati quattordici anni, e per i primi undici Harry aveva ignorato completamente la sua vera natura, non perchè non gli importasse ma perchè nessuno gli aveva mai detto nulla. Morti i suoi genitori, era stato deposto sui gradini di Privet Drive, e per undici interminabili anni aveva vissuto coi suoi zii, che lo tiranneggiavano e facevano di tutto per farlo sentire infelice. Poi, il giorno del suo undicesimo compleanno, un gigante enorme era arrivato a prenderlo per portarlo a Hogwarts. E nonostante i suoi zii si fossero strenuamente opposti, Harry vi era attualmente iscritto, al quinto anno per essere precisi. Si tirò su, sorridendo. In effetti, il ricordo di Hagrid che buttava giù la porta del faro abbandonato e gli annunciava che era un mago e che la sua vita era cambiata era ben impresso nella sua mente; era uno dei suoi ricordi più felici.....e in quel momento era proprio ciò di cui aveva bisogno. Ricordi felici, quando nella sua mente si affollavano tanti pensieri cupi. In quattro anni di scuola, non ne era passato uno senza che Harry si fosse confrontato di nuovo con Voldemort o coi suoi ricordi.....il primo anno era riuscito a stento a impedirgli di prendere la pietra filosofale, custodita a Hogwarts, che lo avrebbe resuscitato e reso immortale.....alla fine del secondo anno invece, aveva sconfitto il suo ricordo, conservato in un diario che era finito nelle mani di Ginny Waesley, la sorella minore di Ron, il suo migliore amico. Harry l'aveva salvata per poco, ma anche quella volta era andato tutto bene. Il terzo anno invece Harry lo aveva passato nel terrore vivente che Sirius Black lo uccidesse. Sirius Black era stato accusato dodici anni prima di aver tradito i coniugi Potter, di essere una spia di Voldemort e di aver ucciso anche un altro suo amico, Peter Mnus, e una dozzina di Babbani. Era stato rinchiuso ad Azkaban, la prigione dei maghi, ma era riuscito a fuggire e pareva intenzionato a completare l'opera, e cioè uccidere Harry e riportare al potere Voldemort. Per questo lui era stato quasi segregato nella scuola.....e alla fine si era trovato nei guai lo stesso, insieme a Ron e Hermione, l'altra sua migliore amica, quando, uscendo di nascosto per l'ennesima volta, si erano ritrovati prigionieri di Sirius Black....ma poi aveva scoperto che Sirius non era colpevole, era stato Peter Minus a fare tutto, e purtroppo era scappato, così anche Sirius aveva dovuto fuggire per salvarsi....Sirius, il suo padrino.....Harry smise di sorridere. Se Minus non fosse fuggito, ora lui si sarebbe trovato con Sirius, e non coi Dursley.....perchè Sirius Black era il suo padrino, e ora che i suoi genitori erano morti voleva prendersi cura di lui.....lo faceva comunque, inviandogli frequenti messaggi e tenendolo sott'occhio, ma andarsene da Privet Drive era stato il sogno più grande di Harry, per una breve mezz'ora.....sospirò. Vabbè, era andata così e almeno Sirius no era stato preso, riflettè. E poi un cambiamento c'era comunque stato: la notizia che il padrino di Harry era stato ed era attualmente un pericoloso criminale e un ricercato (Non era vero, ma questo Harry non lo aveva detto) aveva come paralizzato i Dursley, che ora ci pensavano bene prima di trattarlo male. Però non aveva il permesso di uscire.....Harry guardò fuori dalla finestra. Il sole era così caldo e invitante......poi, in un lampo, gli tornarono in mente i ricordi dell'ultimo anno. Harry imprecò sottovoce. Lo sapeva, lo sapeva che non avrebbe dovuto lasciarsi andare ai ricordi piacevoli, tanto prima o poi si sarebbe ricordato di......Cedric. Cedric Diggory era uno studente di Tassorosso.....era, perchè ora non lo era più. Era morto alla fine dell'anno precendente, alla conclusione del torneo Tremaghi, di cui era uno dei campioni insieme a Harry, morto per opera di Voldemort, solo perchè si era trovato per sbaglio nella trappola che il signore oscuro aveva teso ad Harry.....e per questo lui si sentiva terribilmente colpevole per la sorte del ragazzo, nonostante tutti gli avessero detto il contrario, nonostante i genitori stessi di Diggory lo avessero ringraziato per avergli riportato il corpo del figlio, nonostante il fantasma stesso di Cedric, apparso nello scontro con Voldemort, non lo avesse accusato.....ma Harry non poteva fare a meno di accusare se stesso. Poi un volto gli passo davanti agli occhi....il volto di Cho Chang, una studentessa del sesto anno di Corvonero, un volto rigato di lacrime per la morte del suo ragazzo.....Harry sbattè il pugno sul davanzale, facendosi anche piuttosto male. Lo ritrasse con un'imprecazione, ma nemmeno il farsi male da solo poteva vincere quel senso di impotenza e frustrazione che sentiva......un urlo riportò la sua attenzione alla realtà che lo circondava. Più che un urlo era stato un verso stridulo, proveniente dalla gabbia alla sua destra, dove era rinchiusa Edvige, la sua civetta. In quel momento gli occhi ambrati di lei lo fissavano con aria di rimprovero. Harry si avvicinò, introducendo la mano tra le sbarre della gabbia per accarezzarla "Mi dispiace, Edvige, ma lo zio non mi lascia tenere la gabbia aperta.....e non posso usare la magia.....ma se aspetti stasera proverò a convincerlo di nuovo.....sta calma....." sussurrò in tono confortante. Almeno, in quella desolante solitudine, aveva ancora Edvige. La civetta gli becchettò affettuosamente un dito, in segno di comprensione, e lui ritrasse la mano, lanciando un'ultima occhiata alla finestra, o meglio alla strada sottostante "Beh, è inutile stare qui a sognare.....meglio andare giù a mangiare qualcosa...." mormorò il ragazzo. Aveva finito la settimana prima i compiti delle vacanze, sui quali si era buttato con foga indescrivibile, probabilmente per occupare il cervello e non aver tempo do pensare a cose spiacevoli....ma ora di tempo ne aveva fin troppo, e si stava decisamente annoiando. Sospirando, aprì la porta, ma un altro strillo della civetta lo fece voltare "Sì, sì, porterò qualcosa anche a te...." disse in tono svogliato, apprestandosi a scendere le scale. Raggiunse la cucina, dove suo cugino Dudley si trovava, ancora immobile e seduto sulla sedia. Allungo la mano verso il frigo, ma vide la sua lucentezza e scosse il capo. Si diresse allora verso la credenza, e ne trasse un pacchetto di biscotti. Dudley lo fissò, famelico, improvvisamente dimentico della televisione "Dammeli" intimò, fissando ora i biscotti, ora il cugino. Se fosse riuscito a rubarglieli avrebbe poi potuto incolpare lui , dicendo che glieli aveva offerti nonstante non dovesse farlo. La conclusione di quel ragionamento era ben visibile nell'espressione felice che si disegnò sul volto roseo di Dudley, e Harry, intuendo ciò il cugino pensava, (Ah, perchè pensa quello? Ne è capace? NdA) sorrise impercettibilmente "No, sei a dieta" si limitò a rispondere. Dudley assunse un'aria imbronciata "Ti ho detto di darmi i biscotti" ripetè, sorpreso che il cugino non avesse obbedito, ma Harry si era stancato di essere asservito a quella famiglia odiosa, perciò senza una parola si avviò di nuovo verso il piano superiore, sicuro che Dudley non avrebbe fatto lo sforzo di alzarsi per seguirlo. E infatti fu così, ma accadde qualcosa che Harry non aveva calcolato. In quell'istante la porta si aprì e fece la sua comparsa zia Petunia. Nel sentire la sua voce, Dudley iniziò a piagnucolare "Mammaaaaaaaaaa, Harry mi tratta male". Harry imprecò. Ormai non sarebbe servito a nulla defilarsi su per le scale, quindi attese. Zia Petunia piombò in cucina come un fulmine, gli occhi ardenti "Cosa stai facendo a Dudley?" intimò. Harry non rispose, si limitò a fissarla. Negare non sarebbe servito. Dudley si alzò a fatica e caracollò verso la madre "Non mi da i biscotti, li vuole tutti per lui" disse in tono lamentoso. Zia Petunia tentennò, poi rivolse uno sguardo adirato a Harry. Lui ricambiò l'occhiata "E così?" chiese lei. Harry scrollò le spalle "Non è che li voglio tutti per me, è che lui è a dieta" rispose. Dudley mugugnò, e zia Petunia sembrò spiazzata, incapace di trovare un modo per sgridarlo. Indine disse "Beh, almeno puoi evitare di mangiarli davanti a lui, lo sai che è a dieta solo perchè quella stupida scuola non capisce che i ragazzi robusti hanno bisogno di mangiare". Harry sbuffò. Ne aveva abbastanza "A parte che non li stavo mangiando, li ho solo presi, come faccio a non prenderli davanti a lui se se ne sta incollato in cucina a guardare i cartoni? Credevo fosse in camera a studiare". Zia Petunia lo fulminò di nuovo. Era un altro punto dolente di Dudley, la scarsa (Per non dire inesistente....NdA) voglia di studiare. "Beh, anche se non studia da mane a sera Dudly è un ragazzo intelligente, non ha bisogno...." obiettò, ma Harry la interruppe "Oh, certo, intelligentissimo. Si vede dai voti" ironizzò. Sua zia inorridì "E' solo che in quella scuola non capiscono la genialità del mio Diddi.....e poi tu che parli tanto perchè non studi?" concluse trionfante. Harry si limitò a guardarla. Ma si rendeva conto delle sciocchezze che stava dicendo? "Io i compiti li ho finiti una settimana fa.....ma se non ci credi ti faccio vedere, ho fatto un tema sui maghi della Francia medievale che è proprio interessante.....". Sorrise. Le sue parole ebbero l'effetto voluto. La zia impallidì, e Dudley si nascose dietro di lei, o almeno tentò, visto che era grosso quattro volte sua madre. Zia Petunia, bianca come un cencio, sibilò "Fuori - dalla - mia - cucina !!!!". Harry sorrise. Aveva vinto "Va bene, tanto avevo già intenzione di scrivere al mio padrino.....". Sentì un altro gemito che seguiva quelle parole, ma era già a metà scala, trionfante. Entrò in camera, aprì il pacco di biscotti e ne diede uno sbriciolato a Edvige, poi iniziò a sgranocchiarli a sua volta. Si godette la sua piccola vittoria, ma ben presto la noia lo assalì di nuovo. La strada risuonava ancora delle grida dei ragazzi, e lui, impossibilitato a comunicare coi suoi amici maghi, e non avendone di babbani, si sentì solo......tremendamente solo.........

 

Quando alle 7 zio Vernon rientrò dal lavoro brontolando per il trafficò, Harry decise di agire. Avrebbe chiesto il permesso di uscire a giocare con gli altri, e che Edvige venisse liberata. Sentì le voci degli zii in cucina, e attese. Molto probabilmente zia Petunia stava raccontando indignata cosa aveva fatto Harry nel pomeriggio. E infatti, pochi secondi dopo, un urlo rimbimbò per le scale "HARRYYYYYYY POOOOOTTEEEEEEEEERRRRRR !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!". Harry si alzò, determinato, fece un segno d'intesa Edvige, che tubò in tono incoraggiante, e scese le scale. Entrò in cucina, e sua zia, ancora pallida e arrabbiata, fece un cenno verso il salotto. Harry entrò. Suo zio troneggiava seduto nella sua poltrona, e lo fissò torvo da sopra il giornale. Harry attese . Zio Vernon parlò "Come osi trattare tua zia e Dudley in questo modo?". Il tono era arrabbiato, ma Harry non si fece intimidire "Nono ho fatto nulla di male, ho solo preso un pacchetto di biscotti" replicò. Zio Vernon divenne rosso di rabbia "Io non capisco come tu possa essere così ingrato. Ti abbiamo allevao per quindici lunghi anni, ti abbiamo dato del cibo....." "Poco" rispose pronto Harry "E solo se Dudley ne aveva almeno il doppio". Il volto di suo zio divenne un po' più rosso ".......dei vestiti......" "Quelli smessi di Dudley" replicò ancora Harry, ben  deciso a non farsi sottomettere "E solo dopo che a lui non andavano più bene, anche se a me stanno enormi. Non ho mai avuto nulla che fosse nemmeno lontanamente della mia taglia, tranne la divisa scolastica....alla quale non avete certo provveduto voi.....". Zio Vernon era ormai rosso come un papavero  "......ti abbiamo allevato per pura bontà del nostro cuore, quando nessuno ci obbligava a farlo, solo per pietà.......pur sapendo cosa erano i tuoi genitori.....". Harry decise di averne abbastanza "Balle !!!" esclamò irritato "Mi avete tenuto solo perchè altrimenti i vicini avrebbero parlato male di voi......e non avete mai mancato di farmelo notare, con le parole e l'atteggiamento. E non nominare i miei genitori, un babbano come te non ne ha il diritto......ma ora basta, sono stufo di essere trattato come un oggetto". Incrociò le braccia. Suo zio si alzò di scatto dalla poltrona, il volto rosso come un peperone. Respirava a fatica "Tu" sibilò "Come puoi comportarti così? Se non fosse per noi, ti saresti ritrovato in un orfanotrofio...." "E ne sarei stato ben lieto !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Tutto pur di non stare con voi !!!!!!!!!!!!!!!" urlò Harry. Suo zio ribolliva di rabbia, ma Harry non aveva finito "Ora, non ho intenzione di passare l'estate chiuso in casa come in gabbia.....voglio uscire, stare con gli altri....e, a proposito di gabbia, Edvige deve essere liberata, non sopporta stare chiusa la dentro. Chiaro?". Suo zio cercò di trattenersi, poi gli rivolse un'occhiata trionfante "E se non lo faccio che farai? Usi la magia? Ti ricordo che non puoi, saresti espulso dalla tua scuola". Harry sorrise. Si aspettava quell'ostacolo, perciò finse di osservare con attenzione le proprie inghie e disse, in tono noncurante "Oh, io no, ma c'è qualcuno pronto a farlo, che può tranquillamente usare la magia.....il mio padrino.....mi ha scritto che se non avesse avuto mie notizie entro il mio compleanno sarebbe venuto a vedere se stavo bene.....". Funzionò. Da rosso che era, suo zio divenne bianco come un cencio, e iniziò a tremare. Poi parlò "E ....va bene....." capitolò "Libererò quel....quella civetta, così potrai....scrivere al tuo...padrino....che va tutto bene......ma quanto all'uscire....scordatelo, siamo intesi?"finì, puntando un dito contro il ragazzo. Harry sospirò. Non ci aveva poi sperato così tanto. Avrebbe potuto provare a insistere, facendo ancora leva sulla minaccia che Sirius venisse a trovarlo, ma lasciò stare. Non voleva compromettere il risultato che aveva appena ottenuto, e dopotutto la sua era una minaccia vana....Sirius non avrebbe potuto farsi vedere così facilmente li da loro, in quanto era ancora ricercato, e Harry non sapeva dove fosse in quel momento. Sospirando, annuì, uscì dalla cucina e iniziò a risalire le scale. Almeno aveva ottenuto il permesso di liberare Edvige; questo voleva dire che avrebbe potuto tenersi in contatto con Ron ed Hermione, e la cosa lo rincuorò almeno un poco. Prese la chiave del luchetto che chiudeva la gabbia ed entrò in camera. Edvige, quando vide cosa stava per fare, strillò e arruffò le penne in segno di gioia. Poi, appena la gabbia fu aperta, la bianca civetta spiccò il volo, uscendo di corsa dalla finestra aperta; iniziò a voltegiare in tondo, felice, senza però allontanarsi troppo. Intuiva infatti che avrebbe dovuto portare di li a poco un messaggio. Harry si era appunto seduto alla scrivania e stava scrivendo con una penna d'oca su una pergamena mezza arrotolata. Quando ebbe finito, strappò la parte non usata della pergamena e arrototò il messaggio. Edvige si appollaiò sulla scrivania, tendendo la zampina. Harry legò il messaggio, diede un pezzetto di biscotto alla civetta e la accarezzò le piume "Va da Ron" disse dolcemente "Voglio sentire come va....magari riesco ad andarmene da loro per il resto dell'estate......". L'ultima volta che si erano visti, al ritorno da Hogwarts, Ron aveva accennato a qualcosa di simile, ma Harry non sapeva se Silente lo avrebbe permesso. Non sapeva perchè, ma Silente sembrava convinto che Harry sarebbe stato più al sicuro a casa degli zii, e nulla aveva mai potuto smuoverlo da tale posizione. Harry sbuffò, gettandosi sul letto "Sarà anche più sicuro, ma se qui non succede qualcosa non serve che Voldemort si dia tanto da fare a trovarmi, moriro prima, e di noia !!!!!". Sapeva benissimo che mai gli zii gli avrebbero permesso di uscire in strada con gli altri ragazzi. Sarebbe stato come condannarsi al suicidio, per loro. I Dursley odiavano qualsiasi cosa scombussolasse anche minimamente la prevedibilità della loro vita, e lui la scombussolava veramente....zio Vernon e zia Petunia vivevano nel terrore costante che qualcuno scoprisse che avevano in casa un giovane mago, quindi mai e poi mai gli avrebbero permesso di avventurarsi fuori dal cancello di casa per unirsi ai ragazzi che si divertivano per strada. Sbuffò per l'ennesima volta. Ora non c'era nemmeno Edvige a fargli compagnia; era contento che potesse finalmente volare libera, ma si sentiva di nuovo solo e abbandonato.......tutto ciò che poteva fare era aspettare la risposta di Ron. E pregare che accadesse qualcosa. Una cosa qualsiasi.

 

E, pochi giorni dopo, qualcosa accadde. Quando scese in cucina, pochi giorni prima del suo compleanno, trovò zia Petunia che puliva e strofinava i soprammobili con ardore, ancora più vigorosamente del solito. Presentendo una qualche brutta notizia, Harry cercò di sgusciare via senza essere visto, mangiare qualcosa e sparire, ma in quell'istante sua zia si voltò e lo fissò, severa. Non sembrava proprio in procinto di salutarlo cordialmente "Vedi di darti una sistemata" disse in tono brusco, fissando con disgusto i capelli spettinati del ragazzo "La signora Figg sarà qui tra poco con una sua nipote che è venuta a trovarla da lontano. Le ho invitate a prendere il thè. Cerca di non farci fare brutte figure, questa volta". Detto ciò continuò a strofinare il soprammobile che aveva in mano. Harry sospirò. La signora Figg era una conoscente di zia Petunia, dalla quale Harry era mandato quando i Dursley andavano in giro e non volevano averlo tra i piedi. Probabilmente l'invito di zia Petunia era scaturito dalla voglia di conoscere la neo arrivata nipote della signora Figg, per poterla poi criticare col marito. Harry ridacchiò. Beh, aveva temuto di peggio, ad esempio che stesse per arrivare zia Marge. Al confronto, per lui la signora Figg e sua nipote erano le benvenute. Dudley entrò in cucina, e zia Petunia si voltò sorridente, iniziando a riempire il piatto del figlio di cibo, nonostante lui fosse a dieta. Harry si alzò e fece per scomparire su per le scale, ma sua zia alzò gli occhi appena in tempo per dirgli, con voce seccata "Saranno qui alle quattro e mezza, ragazzo. Vedi di essere puntuale".

 

Pochi secondi dopo, Harry era in camera sua che sospirava. In un'altra occasione, sua zia lo avrebbe messo a lavorare di buona lena fino alle quattro, e poi gli avrebbe intimato di sparire in camera sua e non farsi sentire. Ma la signora Figg, ahimè, sapeva benissimo della sua esistenza, in quanto i Dursley le avevano appioppato Harry più volte quasi fosse un fagotto, e perciò sarebbe stato strano che lui non ci fosse, almeno per salutarla. Sua zia lo sapeva bene, e questo spiegava l'espressione più acida del solito che era apparsa sul suo volto mentre lo guardava. Stavolta non poteva far finta che non esistesse.

La mattinata passò velocemente. A pranzo zia Petunia preparò due cosette veloci, tornando poi a pulire la casa. Harry restò chiuso in camera fino alle quattro, poi iniziò a prepararsi. Mise pantaloni e un maglione pulito, cercò di dare un aspetto ordinato ai capelli e infilò le scarpe, dopo averle lucidate, poi scese lentamente le scale. Erano le quattro e venti. Andò in cucina, dove zia Petunia, vestita con uno dei suoi vestiti migliori e un grembiule nuovo, saltellava qua e la indaffarata. Zio Vernon, anche lui col vestito buono, era seduto in poltrona a leggere il giornale, ma lanciava frequenti occhiate all'orologio. Pochi secondi dopo apparve Dudley, vestito di verde, con un nuovo cravattino rosso. Zia Petunia gli corse incotro "Oh, Diddi, le lascerai senza parole !!!!" esclamò piangendo dalla commozione. Dudley sorrise, e zio Vernon brontolò "Beh, Dudders, devo dire che sembri proprio me alla tua età". Dudley sorrise orgoglioso poi, avendolo scorto, sogghignò all'indirizzo di Harry, che però non ci badò perchè stava cercando in ogni modo di non ridere. Vestito a quel modo Dudley sembrava veramente un clown, qualsiasi persona normale se ne sarebbe accorta.......peccato che la signora Figg avrebbe sorvolato sul fatto, per educazione, e sua nipote, che Harry vedeva come una copia più giovane della signora, e quindi arcigna, dotata di occhiali e vestita in modo severo, avrebbe seguito il suo esempio.....ciò non toglieva che per lui Dudley sembrava un grasso, grosso e ridicolo clown. La pendola risuonò, distraendolo. Erano le quattro e mezza precise. E il gong dell'orologio non era ancora finito, che il campanello suonò. "Puntualissime" mormorò zia Petunia in tono che non proprio d'apprezzamento, mentre zio Vernon andava ad aprire alla porta, dicendo ad Harry "Sbrigati, ragazzo, vieni a prendere i cappotti". Harry lo seguì, rassegnato. Suo zio aprì la porta, tuonando "Signora Figg, che piacere vederla. Stavamo proprio parlandone ieri con Petunia, dicevamo che dovremo vederci più spesso, la sua compagnia ci fa così piacere........" "Si, talmente tanto che zia Petunia ieri strepitava arabbiata conto la signora Figg solo perchè si divertiva a farlo....." completò mentalmente Harry, ma stette ben attendo a non aprire bocca. Suo zio continuava a parlare in tono pomposo "......E questa graziosa signorina deve essere sua nipote, la signorina Figg". Harry sbirciò da dietro suo zio, ma la ragazza era completamente nascosta alla sua vista. Sentì solamente una voce giovanile e dolce rispondere, in tono risoluto e deciso  "Beh, sì, anche se il mio nome è  Lance, Alexandra Lance, molto piacere".  Harry sorrise nel vedere che lo zio era rimasto spiazzato. Quella ragazza non era assolutamente la ritrosa che si era aspettato, anzi dal tono di voce sembrava brillante e spontanea. Vernon fece un verso sorpreso, poi si scostò per permettere alle ospiti di entrare. "Prego, prego, accomodatevi pure" disse, ma il tono non era più entusiasta. Ringraziando brevemente, la signora Figg entrò e passò davanti a Harry, che disse in tono cortese "Volete darmi i soprabiti?". Il primo gli fu gettato addosso senza una parola. Harry si protese per prendere il secondo, quello della ragazza, ma lei lo tenne in mano e fissò direttamente Harry, che così finalmente riuscì a vederla. E capì perchè suo zio era rimasto scosso, visto che anche lui rimase scioccato a guardarla. Era.....era totalmente diversa da come se l'era immaginata. Lui si aspettava una versione più giovane dell'arcigna signora Figg, un'altra che lo avrebbe trattato come un appendiabiti, vestita con lunghi abiti scuri e dai capelli color topo. Colei che gli stava davanti era invece molto giovane, non doveva avere più di 14 o 15 anni, coi capelli rossi e due occhi scuri e luminosi. Sul momento Harry non riuscì a decidere se erano castani o neri. Sapeva solo che erano straordinariamente vivi. Indossava dei pantaloni aderenti neri a vita bassa e una maglietta azzurra che lasciava scoperta la pancia. Harry, trattenendo il sorriso, capì perchè suo zio era così sconvolto, poi tornò a guardare quegli occhi lucenti. La ragazza li fissò su di lui, senza alcun timore, scrutandolo per alcuni secondi, poi sorrise, dicendo "Tu sei il figlio del signor Dursley?". Harry incespicò, troppo sorpreso per rispondere, mentre zio Vernon scattò in avanti, preoccupato "No, no, questo....questo è mio nipote, di cui vostra zia ha avuto la gentilezza di prendersi cura in varie occasioni. Se ora volete seguirmi, sarò lieto di presentarvi mia moglie....." ma l'attenzione della ragazza era ancora fissa su Harry, non ascoltava nemmeno zio Vernon. Lo squadrò coi suoi occhi luminosi "Come ti chiami? Io sono Alexandra Lance" disse, e gli tese la mano con fare sicuro. Harry, che la stava ancora fissando con fare incredulo, sobbalzò, poi porse esitante la sua "Oh...ehm....io sono ....Harry, Harry Potter, piacere mio" disse in tono incerto. Forse fu solo una sua impressione, ma nel sentire quelle parole gli occhi della ragazza mandarono un lampo. Sorpresa? Riconoscimento? O semplice curiosità? Harry non seppe stabilirlo, anche perchè quel lampo era scomparso un attimo dopo, tanto da fargli dubitare che fosse reale. La fissò un secondo, tentando di  capire se fosse successo qualcosa, ma lei evitò accuratamente ogni commento, e si limitò a sorridere, dicendo "Beh, molto piacere Harry". Harry annuì, senza mollarle la mano. Zio Vernon, sulle spine, spinse la ragazza verso la cucina "Venga, cara, le presento mia moglie e mio figlio. Harry, prendi il cappotto della signorina". Alexandra fu costretta a districare la mano dalla presa di quella di Harry, ancora troppo stranito per lasciarla. Quando il contatto venne a mancare, il ragazzo si risvegliò da quello stato di torpore "Oh...sì, se vuoi darmi il soprabito....grazie....". Prese la giacca di Jeans della ragazza e la sistemò sull'appensiabiti nell'ingresso, poi si affrettò a seguirli in cucina. Suo zio gli lanciò un'occhiata omicida, ma Harry fece finta di nulla. Voleva proprio vedere che sarebbe successo. Alexandra entrò in cucina insieme a zio Vernon, e si guardò intorno. Zia Petunia stava chiaccherado co la signora Figg, ma si girò subito verso di lei, dicendo prima ancora di guardarla "Oh, tu devi essere la nipote della signora Figg, cara, benv----" i suoi occhi focalizzarono la figura della ragazza e la donna si interruppe con un singulto. La ragazza che le stava davanti era l'ultima cosa che si sarebbe immaginata. Le labbra le si strinsero in una smorfia che cercò di trattenere senza troppi sforzi, mentre Alexandra la fissava in modo diretto coi suoi occhi scuri, incuriosita "Oh....be.....benvenuta" riuscì a dire, poi si voltò per preparare il thè cercando di non far vedere la sua irritazione. Alexandra lanciò un'occhiata a Harry, confusa. Lui sorrise e scosse il capo, e fu contento di vedere un lampo di comprensione immediata in quegli occhi luminosi. Poi Dudley caracollò in avanti, arrossendo, cercando di farsi notare dalla ragazza. A differenza della madre infatti lui non aveva nulla da ridire sull 'abbigliamento o sull'aspetto di lei, anzi se la mangiava con gli occhi. Le si posizionò davanti, e Alexandra sobbalzò. Zio Vernon, rosso d'orgoglio, disse in tono pomposo "Alexandra cara, questo è il nostro adorato figliolo Dudley". Lui tese la mano, sempre guardandola in modo famelico. Lei prese la manona grassoccia con una lieve esitazione, scrutando incerta il ragazzo. Il modo in cui la guardava non le piaceva proprio, e visto che era ormai un minuto buono che la stava fissando, lei districò la mano a fatica e disse "Ehm.....c'è qualcosa che non va? Mi stai fissando da almeno un minuto e mezzo.....non fa molto piacere essere guardati così........". Harry rischiò di soffocare per non ridere. Dudley arrossì, stavolta per l'imbarazzo. Zio Vernon assunse un'aria offesa e zia Petunia per poco non si scottò con l'acqua calda. La signora Figg sorrise impercettibilmente. Trattenendo l'irritazione zia Petunia li informò che il thè era pronto, e tutti si spostarono in salotto. Alexandra sedette vicino alla zia, sul divano. Zio  Vernon e Dudley occuparono le poltrone, e zia Petunia si sedette vicino alla signora Figg. Harry rimase in piedi, osservando la situazione. Dudley lanciava occhiate frequenti alla ragazza, zia Petunia evitava del tutto di guardarla  e zio Vernon cercava di intavolare una conversazione, non prima di aver fissato malignamente Harry e aver detto in tono secco "Va in camera tua, ragazzo". Harry, sconsolato, fece per tornarsene alla noia mortale che invadeva le sue giornate, quando sentì la voce di lei dire, in tono stupito "Come? Harry non resta con noi? Peccato, è un ragazzo così simpatico......ma, se ha da fare....." "Io non ho da fare" rispose lui senza pensarci nemmeno. Suo zio e sua zia lo fulminarono, ma dovettero fare buon viso a cattivo gioco. Harry sedette così in salotto, bevendo il thè e dicendo qualche parola. Zia Petunia cercava infatti di mascherare la sua presenza elencando i presunti meriti di Dudley "E' un ragazzo così caro......frequenta la scuola superiore di Snobkin, la conoscete? Oh, è un ragazzo robusto, certo, ma in quella scuola non capiscono nulla, pensate che hanno voluto che lo mettessi a dieta perchè dicono che è grasso.....ma vi sembra possibile?". Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato. Harry notò con gioia che Alexandra sembrava fare molta fatica per trattenere le risate; alla fine ci riuscì, ma a stento. Dudley, la fissava, confuso. Zio Vernon continuò a parlare di lui, dicendo che a scuola lo ritenevano violento ma in realtà non capivano la natura del ragazzo, e lo stesso valeva per i voti. Quando ebbero finito, Alexandra si era fatta un'idea ben precisa della famiglia: avevano un figlio idiota, violento, viziato e ciccione e due genitori ancor più scemi che non vedevano ciò che avevano davanti agli occhi. Decise di averne abbastanza di sentir lodare Dudley, perciò all'improvviso chiese, in tono scaltro "E tu Harry? Che scuola frequenti?". Zia Petunia scattò come se avesse avuto il fuoco sotto ai piedi. Afferrò la teiera e disse "Ancora un po' di thè, mia cara?", versandolo prima ancora che Alexandra riuscisse a rispondere. Zio Vernon lanciò un'occhiata ammonitrice a Harry, pooi chiese "E tu, mia cara? Tua zia mi ha detto che hai studiato in Francia.....". La conversazione andò avanti su questo tono per una mezz'ora abbondante. Harry, fermo immobile in piedi, in silenzio, sentiva di esserein prossimità di divenire una statua. Alexandra parlava, lanciandogliogni tanto occhiate curiose. Poi, all'improvviso, un verso stridulo proveniente dal piano di sopra zittì tutti. Harry imprecò sottovoce. Edvige era tornata con la risposta di Ron. Harry divenne pallido come un cencio, mentre i suoi zii lo fissavano sconvolti e arrabbiati. La signora Figg alzò il capo, e Alexandra disse in tono stupito "Cos'era? Proveniva dal piano superiore.....sembrava il verso di un gufo". Fu come se avesse lanciato una bomba a mano nel saloto. I coniugi Dudley saltarono su come colpiti a tradimento. Zia Petuinia farfugliò che avrebbe rifatto il thè e si nascose in cucina, mentre zio Vernon cercava qualcosa da dire "eh? Ah...no, Alexandra cara....credo che il nostro harry abbia lasciato accesa come al solito la televisione che ha in camera....." Dudley era paonazzo. Harry, trattenendo ogni commento su una inesistente televisione che lui avrebbe lasciato accesa, si guardò intorno, e capì che se non avesse fatto qualcosa lòa situazione sarebbe degenerata in fretta, perciò disse in tono conciliante "Beh, credo che andrò a finire i compiti per le vacanze; è stato un piacere vederla, signora Figg. Alexandra, piacere di averti conosciuto" e si avviò su per le scale. Lei lo seguì con gli occhi scuri, poi tornò a rivolgere la sua attenzione ai Dursley. Quandoe ra a metà scala, però, harry la sentì dire "E' strano, avrei proprio detto che un gufo fosse entrato in una delle camere del piano superiore....." Harry divenne pallido, e si chiuse in camera a pensare. Quella ragazza era davvero strana....aveva qualcosa di strano....ma non avrebbe saputo dire cosa. Non gli importava nulla se i suoi zii facevano brutte figure, ma non poteva farsi scoprire dai babbani, o avrebbe passato dei guai con Ministero della magia. Aveva già ricevuto un ammonimento ufficiale, se avesse sgarrato di nuovo sarebbe stato espulso dalla scuola. Respirò a fondo, cercando di calmarsi. Andiamo, quella ragazza non poteva certo sapere che lui aveva una civetta....aveva solo fatto un'osservazione.......i suoi pensieri furono interrotti da un verso stridulo, e voltatosi vide Edvige appollaiata sulla finestra. Harry le accarezzò le piume, dicendo affettuosamente "Hai fatto presto", poi prese la lettera legata alla zampetta  e la aprì, riconoscendo la scrittura disordinata di Ron

 

Ciao Harry,

come va? Immagino che i babbani ti stiano rendendo le vacanze impossibili. Cerca di non

farti mettere sotto, mi raccomando !!!! Qui è tutto ok, mia madre ha chiesto a Silente il permesso di ospitarti

 qui per il resto dell'estate, ma lui non ha ancora risposto. Al massimo noi andremo a

 Diagon Alley il 30 Agosto, e passeremo due notti al Paiolo Magico. Credi di

riuscire a venire anche tu? Beh, abbiamo un mese abbondante per decidere.

Hai notizie di Hermione? Non la sento da un po'. Credo sia andata a trovare Krum....

Ci sentiremo per il tuo compleanno. Per ora, stammi bene.

Saluti da mamma, papà, Fred, George, Ginny, Bill, Charlie e Percy.

Ciao da Ron

 

Harry sorrise. Ron era chiaro e semplice come al solito. Notò l'allusione a Hermione e Krum e sorrise. Ron a volte era fin troppo semplice da capire. Quell'anno sarebbe stato davvero interessante.....pensò con rimpianto alla tana, la diimora della famiglia Weasley, nella quale le scorse estati aveva conosciuto il vero significato della parola "Vacanza".....non sapeva perchè, ma supponeva che Silente non lo avrebbe lasciato andare dai Waesley, quell'anno. Sperava almeno di poter andare a Diagon Alley con loro, però. All'improvviso sentì voci di commiato giù nell'ingresso, e scese di corsa le scale, ormai dimentico della lettera. "A....arrivederci !!!!" urlò senza fiato da metà scala. Alexandra, che stava uscendo, si voltò a salutarlo, gli occhi scintillanti. Harry sentì di nuovo quella strana sensazione. Lei lo fissò con fare ironico e chiese "Ricevute buone notizie?". Lui rimase immobile sulle scale, e lei uscì ridendo, mentre zio Vernon inceneriva Harry con lo sguardo. ma il ragazzo non se ne accorse. Fissò la porta, ora chiusa, pensando forsennatamente "Ricevute buone notizie? Ma cosa intendeva?"

 

A cena, come Harry aveva saggiamente previsto, zia Petunia fece una serie di commenti non troppo gradevoli sulla nipote della signora Figg "....una ragazza così sfacciata; e il modo in cui guardava Dudley.....e come era vestita.........santo cielo.....". Tacque, ma l'occhiata che lanciò a Harry gli rivelò qual'era stata la pecca maggiore di Alexandra Lance: il fatto di aver dimostrato interesse per lui. Sospirando, si alzò in silenzio e salì in camera sua. Aveva spedito Edvige a consegnare una lettera, questa volta da Hermione, quindi era solo. Si sedette per terra, a pensare. Gli tornò in mente quella frase Ricevute buone notizie? Cosa cavolo significava? Sapeva forse che aveva ricevuto posta via gufo? Impossibile, era una babbana.....ok, molto strana, ma sempre una babbana......scuotendo la testa, si infilò a letto. Era inutile pensarci troppo. meglio farsi una bella dormita. Ma i suoi sogni non furono tranquilli. Sognò Hogwarts, e qualcuno di sconosciuto ma conosciuto......una nuova minaccia..........

 

Da quel momento in poi, la vita a Privet Drive sembrò ancor più insopportabile. I giorni non passavano mai, secondo il foglio appeso sul muro ne mancavano ancora 31 alla partenza per Hogwarts, 30 a Diagon Alley, se mai fosse riuscito ad andarci. Harry si svegliò del tutto. Era il 31 luglio, il giorno del suo compleanno. Guardò l'orologio. Era presto, erano solo le 5 e 30 di mattina. Di certo i Dursley dormivano ancora. Dal corridoio proveniva infatti il russare di zio Vernon. Harry andò alla finestra a guardare l'alba, pensando che quel giorno compiva 15 anni, quando la sua attenzione fu colpita da dei puntini scuri che si stagliavano contro il chiarore crescente. Dopo un attimo di incertezza, li riconobbe, e si spostò per lasciarli passare. Otto gufi, tra cui spiccava la candida Edvige, atterrarono sulla sua scrivania, ognuno carico di un pacchetto di varie dimensioni. Harry li slegò tutti, incuriosito. Erano molti più del solito. Aprì la lettera che accompagnava il primo pacco,  quello portato da Edvige, da parte di Hermione. Il biglietto diceva

 

Caro Harry, buon compleanno!!!!!!

 Spero tu stia bene e che le tue vacanze non siano poi così tremende.

Io sono stata una settimana in Bulgaria da Viktor insieme ai miei genitori.

Ron mi sta stressando la vita da quando l'ha saputo, ma che gli prende? Tu ne sai qualcosa?

Comunque anch'io andrò a Diagon Alley il 30, spero di vederti lì. Ciao e a presto.

Hermione

 

Harry sorrise. Se conosceva Ron doveva aver mandato circa un gufo al giorno a Hermione chiedendole se andava da Krum e cosa avevano fatto. E se conosceva Hermione lei non aveva mai risposto a quelle domande. Aprì il pacco, che si rivelò contenere due libri: Magie e incantesimi di difesa contro le arti oscure e I più grandi cercatori della storia del Quiddich. Bene, almeno avrebbe avuto qualcosa da fare nel tempo libero, che ultimamente era diventato veramente troppo. Aprì la seconda lettera, riconoscendo la scrittura di Ron. D'altra parte non aveva avuto dubbi sulla provenienza di quel regalo, in quanto il gufo che l'aveva consegnato era una sua vecchia conoscenza, il povero Errol, che ora  stava disteso sul letto ansimando (Non so se i gufi ansimano, ma rende l'idea. NdA), come se non riuscisse più a rialzarsi. Almeno però non si era schiantato contro il vetro della finestra quell'anno, riflettè Harry, poi lesse il biglietto:

 

Harry, Silente non vuole che tu venga qui da noi ma ti lascia venire a Diagon Alley il 30.

Verrà a renderti Bill a casa, ci troviamo lì, ok? A presto.

Ron

 

Sorrise. Beh, più di quel che sperava, e Bill a lui stava simpatico, era contento che fosse lui a venirlo a prendere. Il pacco stavolta conteneva un orologio magico. Harry se lo allacciò al polso, felice. Non ne aveva più avuto uno da quando il suo si era rotto durante il torneo tremaghi.....scacciò il pensiero e fissò l'orologio. Al posto delle ore c'erano delle scritte, tra cui lezione, pranzo e ora di andare a dormire. Molti buchi erano vuoti, e Harry immaginò che si sarebbero riempiti coi nomi delle lezioni quando fosse arrivato a Hogwarts. In fretta, passò agli altri regali.

La signora Weasley gli aveva mandato un golf blu e dei dolci fatti in casa, Hagrid l'elenco aggiornto delle creature magiche e delle caramelle, Fred e George delle  liquirizie che Harry si guardò bene dall'assaggiare (Ne aveva visti abbastanza di tiri vispi Weasley), Ginny un bigliettino cantante, che il ragazzo si affrettò a chiudere nel cassetto prima che svegliasse tutti. Poi c'era il gufo di Hogwarts, che portava la lettera annuale con l'elenco dei libri. Harry la prese in fretta, curioso. Il gufo, dall'aria nobile e importante, spiccò il volo dalla finestra con un verso sottomesso, ma Harry non ci badò. Stava aprendo la lettera. Ne uscirono tre fogli. Sorridendo, aprì il primo

 

Caro signor Potter,

le ricordiamo che l'anno scolastico avrà inizio il primo settembre come da programma.

Il treno espresso per Hogwarts partirà dal binario 9 e 3/4 alle undici in punto.

Alleghiamo l'elenco di libri necessari per quest'anno.

Distinti saluti

 

Minerva McGrannit, vicepreside.

 

P.S. Il professor Silente si unisce a me nell'augurarti un felice compleanno, Harry.

 

Il secondo foglio conteneva l'elenco di libriche avrebbe dovuto comprare a Diagon Alley, perciò Harry lo scartò e fissò il terzo, incuriosito. Era da parte di Silente. Freneticamente, lo lesse

 

Salute, Harry, e buon compleanno !!!!!

Spero che la tu estate sia stata divertente.....anche se penso che avresti qualcosa da ridire al riguardo.

I signori Weasley hanno chiesto più volte il permesso di averti con loro per il resto dell'estate,

ma credo sia meglio che tu resti con i tuoi zii. Fidati, è meglio così, almeno per il momento.

Comunque non ho niente in contrario al fatto che tu vada con loro a Diagon Alley il 30 Agosto,

puoi servirti anche dei mezzi babbani, non preoccuparti. Lì poi sarai al sicuro,

ho già preso le dovute precauzioni. Beh, in attesa di rivederti ti preannuncio che il nuovo anno scolastico

sarà alquanto interessante sotto molti punti di vista. Ma non voglio dirti altro.

Cordiali saluti, ci vedremo il 1 settembre al banchetto.....lo pregusto fin d'ora. Stammi bene.

Albus Silente

 

Harry dovette trattenersi dal ridere. Silente aveva il potere di farlo sentire sempre sicuro e allegro. Chissà cosa intendeva per anno scolastico interessante.....Harry pensò che preferiva non saperlo, viste le sorprese che gli erano capitate ultimamente. Passò a un regalo piuttosto piccolo, proveniente da Sirius. Si trattava di un ciondolo a forma di grifone. Harry lo fissò incuriosito, poi prese il bigliettino che lo accompagnava

 

Harry, scrivo in fretta perchè sono in missione per conto di Silente.

Non ti preoccupare, io sto bene e tornerò presto a svolgere il mio compito di padrino.

Inoltre Silente mi ha già informato delle misure di sicurezza che intende adottare

per quest'anno e ciò mi ha rassicurato molto. Comunque, ti consiglio vigilanza costante.

Questo ciondolo è speciale, ti avvisa se si avvicina il pericolo e ha anche altri lati utili; li scoprirai tu.

 Buon compleanno.

Sirius

 

Sempre il solito apprensivo....ma dopotutto c'era una buona ragione, e Harry non se la prese. Guardò la sveglia. Ormai erano le sette, e i primi rumori del risveglio iniziavano a provenire dalle camere dei Dursley. Zia Petunia scese in cucina, borbottando qualcosa. Harry nascose i regali sotto l'asse mobile del pavimento e nel baule, poi si vestì e scese a sua volta. Il suo umore era notevolmente migliorato, e almeno adesso aveva qualcosa da fare fino al 30 di Agosto. Fischiettando, entrò in cucina. Nessuno gli badò, nè gli fece gli auguri per il suo compleanno, ma lui non se li era di certo aspettati, e tutto ciò non scalfì minimamente il suo buon umore.

Mangiò abbondantemente, nonostante le occhiate irate di zia Petunia e quelle imploranti di Dudley, poi andò in camera e iniziò a  leggere uno dei libri di Hermione. In quell'istante si sentiva come un qualsiasi ragazzo nel giorno del suo compleanno.

 

 

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30 Luglio, studio di Silente

 

Silente finì di scrivere la lettera per Harry, la aggiunse alla busta che conteneva l'elenco del libri e la spedì, poi si voltò verso la porta dello studio, dalla quale proveniva un discreto bussare "Avanti" disse. La porta si aprì, e Remus Lupin fece il suo ingresso. Silente si alzò con un sorriso e gli andò incontro con la mano tesa. Lupin la prese e ricambiò il sorriso "Sono venuto non appena ho ricevuto il suo gufo, Silente" disse. Il preside annuì, tornando pian piano verso la sua sedia "Già" disse in tono allegro "Già, ti ho fatto chiamare per più di un motivo. Ho bisogno di alcuni favori da parte tua". Indicò la sedia vuota davanti alla scrivania, e Lupin vi prese posto, fissando il preside "Farò tutto ciò che posso fare per voi" rispose, e Silente annuì. Poi prese un foglio e inforcò gli occhiali, leggendolo e parlando contemporaneamente "Credo che tu abbia sentito cosa è successo qui alla fine dello scorso anno scolastico" mormorò, alzando poi lo sguardo. Lupin annuì "Sì, Sirius mi ha raccontato tutto.....Harry sta bene?" il tono era leggermente preoccupato, Harry era upur sempre il figlio di James, uno dei migliori amici di Lupin. Silente annuì "Sì, ma per l'anno che sta per cominciare ho deciso di adottare delle misure di difesa sia all'interno che all'esterno della scuola. E qui entri in gioco tu. Vorrei che tornassi a insegnare qui, Remus". Il professor Lupin barcollò sulla sedia "Ma....i genitori degli studenti protesteranno, io sono pur sempre un lupo mannaro, potrei far male ai ragazzi....non vedo come....". Silente fermò le proteste con un gesto "Andiamo, sappiamo benissimo entrmbi che la pozione che Severus ti ha inviato regolarmente nello scorso anno ha fatto sì che il tuo problema svanisse. Ormai la trasformazione dura una sola notte, per poche ore, e tu diventi un lupo buono, cosciente di se stesso e di chi gli sta intorno. E devo dire che la cosa potrebbe anche tornarci utile. Inoltre al momento qualsiasi misura io prenda per tutelare la salvezza di questi ragazzi sarà bena accetta, e non serve che io ti spieghi perchè ho bisogno di tutti coloro di cui mi posso fidare qui in prima linea. Vorrei che portassi qui anche Sirius, sotto forma di felpato. Potresti dire che è il tuo cane; Harry sarebbe molto più al sicuro con voi due qui. Allora, che mi dici?". Lupin si guardò le mani con gran concentrazione, poi alzò lo sguardo, incerto "Ne è sicuro?" chiese. Silente ricambiò deciso lo sguardo "Sicurissimo, Remus" rispose. Lupin sospirò, poi si alzò e tese una mano "Beh, allora devo dire che.....accetto con grande piacere". Silente sorrise, e si alzò a sua volta per stringere la mano che gli veniva offerta. Poi, aggirando la scrivania, disse "Bene, ora avrei un'altro favore da chiederti. Quest'anno ospiteremo una nuova studentessa, che sotto mia richiesta ha frequentato per due anni la scuola di Beauxbatons e per altri due quella di Durmstrang. Entrerà direttamente al quinto anno. Vorrei che tu la accompagnassi a Diagon Alley a comprare quello che le serve, e poi la portassi qui a Hogwarts. Puoi farlo?". Lupin annuì "Ma certo, non c'è nessun problema, chi sarebbe questa ragazza?" chiese, curioso. Silente prese una scheda e la porse a Lupin, dopo aver detto "Beh, è la figlia della mia defunta cugina, che era come una sorella per me......in pratica mia nipote. ma...." si interruppe. Lupin stava fissando la scheda della ragazza con occhi sgranati "Sua nipote? Ma....ma è....." "Sì" tagliò corto Silente "Ma questo non deve essere divulgato, non è ancora il momento". Lupin annuì "Ma....lei lo sa?". Chiese ancora "Sì, sa ciò che sanno tutti al riguardo.........ah, è orfana di madre, sua madre è morta quando aveva 2 anni; è vissuta da parenti babbani fino a poco tempo fa, poi le ho chiesto di frequentare prima Beauxbatons e poi Durmstrang per darmi informazioni. E' una ragazza molto intraprendente e ligia al dovere, quindi non ha protestato. Ma ora credo sia più sicuro se viene qui.......molto più sicuro". Lupin annuì "Me ne occuperò io.....posso ospitarla da me fino alla fine delle vacanza estive, e poi portarla a Diagon Alley. Non ci saranno problemi" disse; poi, vedendo l'occhiata perplessa di Silente, aggiunse "Sirius è via per la missione che lei gli ha affidato, non tornerà prima del 31 agosto, e allora lo farò passare per il mio cane....lui non sa nulla di sua..... nipote?". Silente scosse il capo "No......per ora però puoi dirgli che è appunto mia nipote e perchè arriva a Hogwarts solo ora". Lupin annuì "Bene, allora io vado....quando arriva la ragazza?". Silente guardò l'ora "Il suo treno dovrebbe arrivare alla stazione di Londra tra.....oh, dieci minuti?". Lupin annuì, prese la bacchetta, disse "Allora ci rivediamo il 1 settembre, preside", e si smaterializzò. Silente tornò, pensieroso, alla scrivania; si udì di nuovo bussare, e la professoressa McGrannit entrò "Ha accettato?" chiese turbata. Silente annuì "Sì Minerva". La donna sembrava sulle spine "Silente, ma è sicuro che sia una buona idea....." chiese, ma lui la interruppe alzando una mano "E' l'unica soluzione, Minerva. Non vedo che altro avrei potuto fare". Lei annuì "Già" sospirò "Speriamo vada tutto bene.....". Silente annuì "Lo spero anche io.....ma ne dubito, Minerva......". Lei lo fissò impaurita, ma sapeva benissimo che aveva ragione. Dovevano aspettarsi il peggio..............e fare del loro meglio per affrontarlo.

 

  
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