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Autore: CrudEle    21/07/2014    1 recensioni
Ti scrivo una lettera perché so che qui non la leggerai mai. Ho troppa paura degli occhi che potresti avere e dello sguardo che potresti fare guardandomi e scoprendo (...)
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Cara mamma,
ti scrivo una lettera perché so che qui non la leggerai mai. Ho troppa paura degli occhi che potresti avere e dello sguardo che potresti fare guardandomi e scoprendo cosa tua figlia fa davvero e cosa, ancora peggiore, tua figlia potrebbe fare. Sono ancora piccola e ho paura, ma non te lo dico. Come tutte le bambine da qualche parte, credo ancora che il mondo lo abbia fatto tu.
Ecco mamma, ho paura e il mondo con me è stato cattivo e forse te ne ho voluto per questo. E perché non te ne sei accorta da sola, perché non hai frugato nei cassetti della mia cameretta e non hai letto tra le mille pagine scritte di quello che mi sta succedendo.
Non te lo dico perché vorrei dimenticare questo periodo una volta riuscita a superarlo. Non vedo nulla, non sento nulla, provo troppo. Mi sento talmente presa in giro e di mira dal mondo, che ho detto di voler morire più volte ad alta voce. Mi sento consumata, e non te lo voglio dire perché mi voglio convincere che non importa quante lacrime, quanto sangue, quanta tristezza dovrò ancora provare perché alla fine importa solo quanta forza ci si mette nel creare la propria strada e investirci sopra.
Non te lo dico perché, poi, mi sono convinta che da sola ce l’avrei potuta fare mentre tu no. E non volevo pesare ancora sulle tue spalle troppo piccole, ma che da sole vogliono sostenere tutto.
Il sole non mi scalda più.
E mamma, se mai leggerai queste parole, non te ne dispiacere. Te ne ho voluto un po’, ma ora ho capito che tu non potevi fare niente, che un antibiotico contro il vuoto non esiste e che sono io che sono come i cieli grigi di settembre che si trattengono e non piovono mai e che tu non ne hai colpa.
Ti prego di scusarmi se qualche volta ho pianto pensando che mi avessi messa in mondo grigio e opaco come i lunedì mattina piovosi e che mi sono fatta uscire tanto di quel sangue incolpandoti di avermi fatta nascere in un mondo freddo quanto dieci inverni.
Io mi sento sempre in costante imbarazzo, fuori luogo ovunque, distolgo lo sguardo perfino dal mio riflesso allo specchio, e tu questo non l’hai mai saputo.
E vorrei anche trovare un finale a questa lettera senza destinatario reale, ma la verità è che io non riesco a trovare un lieto fine, un colpevole, e accettare tutto, è che io non riesco a spiegarmi questo mio soffocare in un respiro.
Ma non ti accuserò più, non ti darò più una colpa che non hai e non ti imputerò per il mio dolore, che è mio e che deve avere una causa in me.
Ti prego, se mai leggerai queste parole, di provare a perdonarmi e di capire che sono ancora una bambina e che non ho capito, io, le leggi del mondo.

 

   
 
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