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Autore: seasonsoflove    22/07/2014    11 recensioni
"Era quasi ora di pranzo alla Storybrooke High School, e Belle era seduta in classe insieme ai suoi compagni.
Belle era la tipica ragazza...atipica.
Graziosa ma di una bellezza antica, di classe. I lunghi capelli rosso scuro leggermente mossi, la carnagione pallida, le guance rosee, gli occhi di un azzurro irreale, il viso tondo, e il corpo minuto."
AU!Highschool - Young!Storybrooke.
Pairing (Rumbelle/SwanQueen e altri possibili)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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We built this city, now we tear it to the ground. 
This fight is over, hear the bell ringing out, it's the end of the final round. 

You knock me down, 
Cut me with a stare, 
You patch me up, 
Now it's my turn. 

What is this thing called love that you speak? 


“Non sono ancora sicuro di volerlo fare” gemette Robert, mentre Ariel gli sorrideva felice e indicava loro il gazebo nel giardino dove potevano servirsi.
Killian intanto, poco lontano da lì, sistemava varie bottiglie. Si girò e strizzò l’occhio ad Ariel, che ricambiò contenta.
“Credevo che volessi sistemarlo con Tink…” disse Robert.
“L’importante è sistemarlo.” Rispose Belle.
Lei prese una birra mentre Gold afferrò tristemente una bottiglia di succo all’arancia.
“Cin cin!” disse lui cupamente.
“Ci divertiremo, te lo prometto.” Belle abbozzò un sorriso.
La festa era già iniziata ma gli invitati non erano ancora tutti arrivati.
Vicino a loro c’era Jefferson, vignettista del giornalino, che parlava con diverse ragazzine del secondo anno. C’erano anche altri iscritti del giornalino che vagavano qua e là alcuni già ubriachi.
Uno di loro, un certo Felix, alto ragazzo biondo, si lanciò sul tavolo dei superalcolici e finì a testa in giù.
“Ti prego! Non posso sopportare una cosa simile da sobrio!” Robert ricominciò a lamentarsi.
“Senti, adesso andiamo a cerc-“ Belle si interruppe.
Regina Mills aveva appena varcato la soglia di casa Glocke.
Quello era decisamente un imprevisto, Tink non gliel’aveva minimamente accennato.
“Che succede?” chiese lui intuendo che qualcosa doveva averla bloccata. La ragazza indicò il vialetto dell’ingresso.
“Oh bene. Adesso la serata è veramente completa. Basta, me ne vado, ma come puoi pensare che stia qui anche solo un minuto di più!”
Senza rispondergli, Belle lo prese per mano, cercando di ignorare la nuova arrivata, e lo trascinò in un angolo del giardino, lontano da occhi indiscreti.
“Senti.” Iniziò guardandolo negli occhi “So che…non è il massimo. E che queste feste fanno…un po’ schifo a volte, soprattutto magari a quelli come te, che sono abituati ad eventi migliori. Ma io non sono mai stata ad una festa...di nessun genere.”
Robert non disse niente.
“E’ la mia prima festa in casa, non ho mai avuto molti amici…ma ora sto bene, e vorrei godermela. Puoi…cercare di divertirti almeno un pochino…per me?”
Lui ci pensò un po’ su e si fissò le scarpe, sentendosi improvvisamente un cretino.
Perché continuava a lamentarsi? Era lì con Belle, era felice, stavano insieme e pochi minuti prima in macchina aveva avuto un assaggio di ciò che avrebbe potuto avere quella sera.
“Hai ragione…” disse poi lentamente “Scusami. E’ che odio queste feste perché…ho sempre partecipato e non mi sono mai divertito.”
“Sarà diverso, te lo prometto.”
Robert alzò gli occhi su di lei “Mi dispiace. Davvero.” aggiunse poi, abbozzando un sorriso.
Belle scoppiò a ridere.
“Dai cane bastonato, vieni qui.”
Gli passò le braccia intorno al collo e si strinse a lui. Dopodiché lo baciò velocemente sulle labbra, e sul naso.
“Perché?” chiese Robert perplesso.
“Perché hai un naso carino e particolare. E non è un bacio normale quello che ti ho dato. E’ un bacio portafortuna.”
“Non sapevo che i tuoi baci avessero questo tipo di proprietà”
“Non ce l’hanno, generalmente. Ma ora sì. Vale solo per questa serata.”
“Spero funzioni.”
“Lo farà.”
Rimasero un momento in silenzio, e Robert sentì improvvisamente una certezza che mai si era fatta largo nel suo cuore con così tanta prepotenza.
Guardò Belle incerto sul da farsi.
Era così meravigliosa quella sera, con i capelli sciolti più lisci del solito, le guance leggermente arrossate e le labbra carnose.
Sentì ancora una fitta odiosa allo stomaco ripensando a Zelena.
Come aveva anche solo potuto pensarci…
Lui aveva Belle e non c’era niente di meglio al mondo.
“Mi dispiace.” Disse Gold improvvisamente.
“Va tutto bene.” Rispose Belle allegra. “Basta che non fai più il musone.”
“No, non per quello…Cioè anche, ma non solo.”
“Oh. Ehm…per cosa?”
Robert esitò.
“Niente. Ripensavo a…come ti ho trattata. Sai, prima di…tutto questo.” Fece un gesto con la mano indicando loro due.
Belle scoppiò a ridere.
“Ancora ci pensi?”
“A volte…mi sento abbastanza male. Tu non ci pensi mai?”
“No. Penso che facciamo tutti degli errori. E penso che sono la ragazza più felice del mondo in questo momento…perciò credo che tu abbia imparato dagli errori del passato.”
Robert la guardò incredulo.
“La ragazza più felice del mondo? Addirittura!?”
“Addirittura!”
Entrambi sorrisero.
E di nuovo Gold avvertì la stessa certezza che l’aveva sconvolto poco prima.
C’era qualcosa che voleva dire a Belle.
Che aveva realizzato solo in quel momento ma che sentiva da un po’ di tempo.
Cingendole i fianchi, la guardò ancora.
Era davvero stupenda.
“Belle”
“Sì?”
Era una cosa davvero importante da dirle.
Aprì la bocca a vuoto.
“Ti-“
Gli si incrinò la voce.
“Stai bene?” chiese lei dubbiosa.
“Ti voglio bene.”
Un nanosecondo dopo si prese a schiaffi mentalmente.
“Volevo dire…ti voglio…tanto bene. Veramente tanto. Ecco.” Riprovò. Ancora peggio. Nella sua testa la frase suonava nettamente diversa.
Belle lo fissò a metà tra il divertito e il perplesso.
“Anche io!” disse poi con un mezzo sorriso.
“Ottimo. Sono davvero contento. Ora credo che andrò a prendermi un altro succo  perché questa sera voglio davvero sballarmi.” Concluse Robert strofinandosi imbarazzato le mani sui pantaloni.
“Io vado a cercare Tink. Ci vediamo tra poco, okay?”
“Okay”.
Lei gli lasciò un ultimo bacio veloce e si avviò verso la cucina, passando dalla porta a vetri sul retro che dava sul giardino.
Robert la guardò sparire dentro casa, sentendosi strano e impaurito.
Era innamorato di Belle.
 
 
 
 
 
“Ehi! Ciao!”
Killian si girò di scatto, interrompendo il suo lavoro di barman, e vide Ariel venirgli in contro.
Si stampò sul viso il miglior sorriso che avesse e allargò le braccia.
“Ma che splendore!”
Lei sorrise calorosamente.
“Stai facendo davvero un ottimo lavoro!” disse poi indicando le bottiglie.
“Sì beh…è una cosa di cui mi intendo. Una delle tante.” rispose lui strizzandole l’occhio.
Ariel si avvicinò alle varie brocche.
“Questo cos’è?” chiese poi, indicando un liquido marrone/rossastro.
“Whiskey e cola tesoro!”
“Oh! E quello?” proseguì indicando un’altra brocca contenente una mistura curiosamente solida.
“Zabov!”
“Cosa mi consigli?”
Killian le si avvicinò, inarcando le sopracciglia.
“Ti piacciono le cose forti?”
Lei lo guardò estasiata.
“Sì.”
“Allora il whiskey. Per te lo faccio doppio però.” concluse il ragazzo, ammiccando.
 
 
 
 
“Ma quanta roba avete preso!?”
Belle e Tink avevano appena finito di sistemare quella che pareva essere la decima cassa di birra.
Dal giardino provenivano schiamazzi sempre più forti.
“Quella che serviva.”
“Hai invitato mezza scuola” osservò Belle, servendosi poi di una delle birre appena sistemate e sedendosi sul bancone della cucina.
“Sì.” Rispose Tink, sorseggiando la sua “volevo fare una cosa in grande stile. Così ho chiesto a Jones di portare gente, e alcool.”
“Non è che i vicini chiameranno la polizia?”
“Non saprei. In ogni caso ho deciso che darò la colpa a lui. Anche se lui questo non lo sa.”
Improvvisamente la porta che dava sul giardino si spalancò e Regina apparve sulla soglia.
Belle si irrigidì, mentre Tink per poco non si strozzò.
“Ciao!” disse poi, sputacchiando birra.
“Ciao.” Borbottò Regina. Si guardò intorno a disagio.
“Vuoi…” iniziò Tink.
“Cercavo una birra. Jones serve solo roba pesante e io ho chiuso con l’alcool pesante.” Disse semplicemente la mora, evitando accuratamente lo sguardo di Belle.
Rimasero un attimo in silenzio.
“Beh, serviti pure!” disse Tink, cercando di sorridere e indicando le casse intorno a lei.
Regina non si mosse.
Belle si fissò le unghie con crescente interesse.
“Ma che due scatole!” esclamò Tink contrita. Si alzò, afferrò una bottiglia dalla cassa, si avvicinò a Regina e gliela piazzò in mano senta troppi complimenti.
“Quanto voi due sarete abbastanza mature da parlare come due persone adulte fatemi un fischio!” disse poi acidamente.
Regina alzò gli occhi al cielo e lasciò la cucina.
 
 
 
Poco dopo, Tink decise di uscire in giardino e godersi finalmente la serata.
Peccato che ci fosse già qualcuno pronto a rovinargliela.
Killian ed Ariel si erano appartati in un angolo e ridacchiavano, abbracciati, mentre lui continuava a servirle da bere.
Tink respirò profondamente.
Sempre la stessa storia.
Girò sui tacchi e andò in soggiorno, dove c’erano un discreto numero di persone che iniziavano ad essere inquiete.
“La musica?” chiese una ragazza rossa di capelli, con due trecce, di nome Anna.
“Posso occuparmene io?”  disse Jefferson.
Tink lo guardò distrattamente.
“Sì…sì certo.”
Belle la raggiunse.
“C’è un mucchio di gente in giardino, pare che sia venuta davvero mezza scuola! Un successone!” esclamò felice.
“Già.” Disse Tink piatta, appoggiandosi ad un muro.
“Che succede?”
“Niente in particolare.”
Tink non sapeva cosa fare.
Ammettere che le dava fastidio vedere Killian ed Ariel insieme corrispondeva ad ammettere che in qualche modo era interessata al ragazzo.
E non era così.
Non proprio.
Solo un pochino.
Non poteva neanche prendersela con Ariel, dato che le due non avevano più parlato di Jones.
Non poteva essere gelosa perché non c’era niente tra lei e Killian.
A parte un appuntamento in sospeso, prezzo da pagare per i suoi costosi servigi, e parte dell’accordo stipulato pochi giorni prima per telefono.
Un dannatissimo appuntamento in sospeso.
“E’ per Jones ed Ariel?” chiese Belle improvvisamente.
“EH?”
“Li…li ho intravisti fuori.”
Tink non rispose, e l’amica le prese la mano.
“Senti. Questa sera ci divertiamo, okay? Niente ragazzi o ex ragazze dei nostri ragazzi, niente traumi o preoccupazioni. Adesso andiamo di là e beviamo due birre di fila. E’ la nostra serata!”
Le due si guardarono e la bionda annuì.
Era la sua serata e niente e nessuno le avrebbe impedito di divertirsi.
 
 
 
Dopo circa mezz’oretta dall’inizio della festa, l'atmosfera a casa di Tink era completamente decollata.
Lo stereo era stato collegato, Ariel si era levata la coda da sirena, Belle si era già bevuta tre birre e Tink stessa girava per casa continuando a farsi riempire il bicchiere di vino rosso urlando “ANCORA VINO!”
 
 
 
In tutto questo, Regina si stava seriamente domandando che diamine ci facesse a quella stupida festa.
Perché aveva accettato?
La voce della professoressa Swan le rimbombò in testa.
“Devi fare nuove esperienze, conoscere nuove persone, imparare a voler loro bene e a farti voler bene!”
In quel momento però, appoggiata al muro a braccia incrociate, vestita con un semplice top, un blazer, un paio di jeans e le converse si sentiva tragicamente sola ed inadeguata.
Ariel si era scatenata in mezzo alla pista. Ballava con la French, Jones, dei ragazzi della squadra di football e basket, e un gruppo enorme di persone.
Robert era apparentemente sparito da un po’.
Regina sobbalzò quando sentì una mano picchiettarle dolcemente sulla spalla.
“Ti stai divertendo?”
Era Tink. In mano teneva due drink, uno dei quali rosso sangue.
“Sì…molto” mentì Regina sorridendo a disagio.
Tink scoppiò a ridere.
“Non è vero. Hai la faccia di una a cui è morto il gatto.”
“No sono…solo stanca.”
“Perciò ti ho portato questo” e le pose il bicchiere contenente il liquido rosso.
Regina inarcò le sopracciglia.
“Per me?”
“Sì”
“Che cos’è?”
“Bloody Mary”
“Quanti gradi ha esattamente?”
“Devo risponderti?”
“Sei gentile, ma…diciamo che non tocco niente di forte dalla sera del ballo”
“Il momento giusto per ricominciare!”
“Hai visto cos’è successo l’ultima volta che ho bevuto?”
“Sì. Ma non c’ero io a tenerti controllata quella volta!”
La mora si zittì stupita.
Tink si stava preoccupando per lei.
Era la seconda persona a farlo, ma l’effetto era comunque sorprendente.
“Andiamo, è un dannato bloody mary. E’ rosso, e il rosso è decisamente il tuo colore!”
“Tu…pensi che il rosso sia il mio colore?”
“Certo. Anche il nero, ma preferisco il rosso. Quel blazer è rosso e ti sta benissimo! Perciò ora bevi il tuo drink rosso e non fare storie!”
Regina sorrise debolmente, prese il bicchiere e assaggiò la bevanda con circospezione. Era buona.
“Non male.”
“Visto? Ora vieni, andiamo a ballare.”
“Cos-“
Non ebbe neanche il tempo di protestare che sentì la mano dell’altra afferrare la sua e trascinarla in mezzo alla pista.
Era totalmente spaesata. Non era più Regina Mills là in mezzo, era solo Regina.
E cosa faceva Regina in mezzo ai suoi coetanei?
Doveva ballare?
La risposta evidentemente era sì, perché Tink le passò un braccio intorno al collo ed iniziò ad agitarsi come una forsennata a ritmo di musica.
Si sentiva a disagio.
“Devi fare nuove esperienze, conoscere nuove persone, imparare a voler loro bene e a farti voler bene!”
Cos’avrebbe fatto una persona normale?
Strinse decisa il braccio intorno alla vita di Tink ed iniziò a seguire le mosse dell’altra, prima rigidamente, poi sempre più con tranquillità.
Dopo dieci minuti le due ragazze scuotevano la testa a tempo di musica senza più pensare a niente. I loro drink erano finiti, la biondina era andata a prendere una bottiglia di vino tutta per loro e Regina sorrideva.
 
 
Un’ora e mezzo dopo, Robert, stanco, di malumore ed estremamente svogliato, mangiava una ciambella appoggiato al muro.
Con lo sguardo cercò Belle.
La individuò in mezzo ad un gruppo di gente, che rideva e scherzava con le sue amiche e qualche ragazzo.
Sentì il suo stomaco agitarsi.
Da una parte era bello vederla così contenta e serena, dopo tanto tempo, dall’altra lo faceva sentire un po’ inquieto. Certamente voleva che fosse felice, ma gli sarebbe piaciuto essere un po’ incluso in quella felicità.
Gli pareva di non averla mai vista sorridere così vicino a lui.
Improvvisamente un ragazzo, che riconobbe vagamente come Gaston Prince, capitano del team di basket, le appoggiò la mano sulla spalla.
Belle parve non farci caso e non si scansò. Vicino a lei Ariel batteva le mani per qualcosa, e Tink chiacchierava con Regina, mentre le due bevevano a turno da una bottiglia.
Robert si staccò dal muro, a disagio. Si avvicinò.
“Belle” la chiamò.
Evidentemente non lo sentì, perché continuò a chiacchierare con Gaston.
“Belle!” riprovò.
Funzionò.
“Gold!” esclamò lei felice. Lo abbracciò forte.
“Ti va di fare un giro?” le disse lui. Poi istintivamente si avvicinò per baciarla.
Ma Belle si scostò leggermente e incontrò il suo viso, stampandogli un semplice bacio sulla guancia, lasciandolo di stucco.
Gaston rise, e Robert si staccò lentamente da Belle, fulminandolo.
“C’è qualcosa che non va?” chiese poi, gelido.
“Ci hai provato amico!” esclamò l’altro.
La ragazza non sembrava capire la situazione e si limitò ad appoggiare la testa alla spalla di Gold.
“Provato a fare cosa esattamente?” la voce di Robert era una lama.
Gaston gli si avvicinò sorridendo, indicò Belle che in quel momento fissava il pavimento e ridacchiava e disse:
“Qualcuno si infilerà sotto il suo vestitino questa sera, ma non sarai tu.”
L’altro rimase immobile.
Poteva tirargli un pugno e spaccargli la faccia solo per aver osato pensare una cosa del genere, ma qualcosa lo trattenne.
Belle non gli stava chiedendo di essere difesa. Era semplicemente appoggiata a lui e beveva il suo drink, ignorando la situazione.
Lei non aveva voluto baciarlo in pubblico e non era infastidita dalla battuta di Gaston, non se n’era neanche accorta.
“Andiamo un momento fuori?” provò di nuovo, dedicandosi a lei e accarezzandole la guancia.
“Mi piace stare qui. Dai Gold…” mugugnò lei sorridendo.
Sentendo gli occhi di Gaston puntati su di lui, lasciò semplicemente andare la presa, si voltò dall’altra parte e se ne andò.
 
 
 
 
Alla fine di una canzone particolarmente ritmata, Regina respirò profondamente e lasciò un momento il soggiorno.
“Dove vaaai?” le urlò dietro Tink.
“Solo un momento fuori, prendo una boccata d’aria!” rispose.
“Eh?” La voce non riusciva a superare il frastuono.
Regina indicò il giardino e fece segno di aspettarla lì.
Appena uscita si sedette su una sedia e lasciò che l’aria fresca di aprile le accarezzasse il viso.
Si sentiva abbastanza serena, così decise che avrebbe chiamato la Swan per ringraziarla.
Ma il suo cellulare le riservava già una sorpresa: sei chiamate perse, di sua madre.
 
 
 
 
“Ti stai divertendo?”
Robert sentì due braccia circondarlo e  la voce di Belle parlare da qualche parte imprecisa della sua schiena.
“Da morire” commentò sarcastico.
Era davvero arrabbiato ora.
Aveva passato la serata da solo come un imbecille, mentre Belle si scolava un bicchiere dietro l’altro, divertendosi e ballando con le sue amiche e con un mucchio di nuovi amici. Con Gaston.
“Cosa ti prende?”
“Niente.”
Si girò verso di lei mentre lei gli passò le braccia intorno al collo.
“Sei arrabbiato?” chiese perplessa.
“No.” Rispose secco.
Lei lo strinse forte. Era palesemente alticcia perché gli aprì i primi bottoni della camicia e poggiò le labbra appena sotto il collo.
“Adesso improvvisamente esisto?” disse poi Robert.
Si sentiva davvero inutile, e terribilmente fuori luogo.
Era tutta la sera che non faceva altro che pensare a lei, guardarla mentre lo ignorava totalmente.
Si era innamorato di lei.
Lo aveva capito quella sera e cercava disperatamente un modo e un momento adatto per dirglielo, mentre lei di tutto ciò non sospettava nulla.
E improvvisamente Robert aveva realizzato che magari tutto quello stava accadendo solo nella sua testa, e soprattutto, solo nel suo cuore.
Era lui che si era accorto di amarla.
E se per lei non fosse stato lo stesso?
E minuto dopo minuto, si era convinto che effettivamente era così. Aveva pensato di dirglielo dando per scontato che la cosa fosse ricambiata. Ma non pareva proprio che le cose stessero in quel modo.
“Gold?” la voce di Belle lo richiamò al presente.
“Cosa c’è!? E non chiamarmi Gold! Ho un cazzo di nome!” ribatté con forza.
“Stai tranquillo!” esclamò lei basita.
“Mi hai lasciato da solo per due ore!”
“Robert…sono qua.”
“Sì. Ora sei qua, dopo che mi hai ignorato per tutta la sera. E…e hai ballato con…altri ragazzi, con Gaston. E io sono stato qui come un idiota ad aspettarti e…io vorrei che tutti sapessero che stai con me, invece sembra che tu eviti di dirlo a chiunque e che non ti importi niente. E sembra che eviti ogni contatto con me, io volevo solo…baciarti, e tu mi hai completamente ignorato. Mi sento una merda, ecco.”
Belle lo guardò costernata.
“Tu sei matto.”
“No!” esclamò lui arrabbiato e agitato “Non sono matto! Non sono stupido! E non mi sto divertendo per niente, mentre avevi detto che saremo stati insieme e…capisco che tu voglia goderti la festa e sono felice che tu ti stia divertendo, ma ecco, pensavo che ce la saremmo goduti insieme come coppia.” Concluse sentendo la gola chiudersi.
Si sentiva debole, spaventato e insicuro.
“Robert, cosa succede?” Belle sembrava preoccupata benché lo sguardo non fosse esattamente lucido.
Lui respirò a fondo.
Non poteva mettersi ad urlare o a piangere o esplodere in ogni caso.
Non gli era mai capitata una cosa simile.
“Niente. Vado a prendere una boccata d’aria. Scusami, è che sono davvero stanco.” Disse piattamente.
 
 
 
 
 
 
Belle ritornò dalle amiche completamente frastornata.
Non capiva cosa fosse successo, tutti intorno a lei urlavano ma lei aveva l’impressione che fosse accaduto qualcosa di brutto e grave.
“BELLE!” Strillò Tink “HAI VISTO REGINA?!”
“Perché dovrei?”
“Aveva detto che sarebbe tornata in pochi minuti!”
Belle inarcò le sopracciglia.
“VIENI QUA CHE BALLIAMO!” Ricominciò ad urlare la bionda.
“No io devo-“
“SIIIIII” L’amica l’aveva abbracciata e si agitava come una forsennata.
“TINK! Devo uscire un momento. Credo…credo che Robert sia arrabbiato!” biascicò confusa.
“Lascialo perdere!” urlò Tink, completamente andata, al di sopra della musica.
“No!” esclamò Belle, cercando di evitare le manate della gente che ballava.
“Sì invece! E’ la nostra serata! Ricordi?! Me l’hai detto tu! Niente ragazzi! Niente preoccupazioni!”
“Vado un momento a cercarlo. Sarò qui tra poco, te lo prometto!”
“Non se ne parla! Anche Regina ha detto che sarebbe stata qui tra poco! Ed è sparita! Rimani qua!” Tink la afferrò per il braccio.
“Per favore! Lasciami andare!” esclamò Belle. Si staccò decisa.
Camminò in mezzo alle persone. Vedeva tutto come a rallentatore, e sentiva le guance molto calde.
Doveva uscire da quello stupido soggiorno o sarebbe morta soffocata.
Finalmente sbucò fuori in giardino, dove erano rimaste poche coppie.
Una di queste era composta da Killian Jones ed Ariel.
Belle non voleva interromperli ma non sapeva a chi chiedere.
“Scusate…” disse mentre i due si baciavano “Scusate! Avete visto Robert?”
Killian finalmente si staccò, mentre Ariel ridacchiava contro la sua guancia.
“Non di recente, tesoro. Prova ad andare alla macchina, prima o poi dovrà prenderla!”
Belle si guardò intorno disperata.
Uscì dal giardino ed arrivo in strada.
L’aria di aprile era leggermente fresca e profumava di fiori.
“Gold!” provò a chiamare.
Nessuno rispose.
Non aveva idea di dove cercarlo ma Killian aveva ragione.
Prima o poi sarebbe tornato alla macchina, così attraversò la strada e si avviò verso lo spiazzo erboso nel quale avevano parcheggiato.
L’auto era ancora lì e Belle sospirò di sollievo. Non se n’era andato.
Raggiunse il veicolo e si appoggiò ad esso, dopodichè afferrò il cellulare e pensò a cosa scrivergli.
Vide con stupore che un messaggio già la aspettava.
 
-Vieni dove abbiamo parcheggiato, anche solo cinque minuti per parlare un momento…

-Sono qui
 
 
 
Ci mise poco ad arrivare.
Belle lo vide camminare, arrivava dalla parte opposta rispetto alla casa.
Avrebbe riconosciuto la sua camminata tra mille.
Sentì il cuore stringersi, pensando che era vero, non lo aveva nemmeno guardato per due ore e lui l’aveva cercata, mentre lei semplicemente lo aveva liquidato…non ricordava bene perché lui si fosse arrabbiato, ma dentro di sé sentiva di essersi comportata male. Ma era tutto molto confuso.
Gli andò in contro e senza dire nulla cercò le sue labbra.
Sperò con tutta sé stessa che non fosse così arrabbiato da respingerla.
Invece sentì le braccia cingerle la schiena, avvolgerla, e la bocca rispondere con entusiasmo al bacio.
“Scusa. Non ho capito bene cosa sia successo ma mi dispiace tanto!” biascicò triste, staccandosi.
“No. Scusami te. E’ che è un momento strano, sono un po’ confuso.” Sussurrò lui.
Belle lo guardò.
“Cosa intendi?”
Robert si schiarì la gola e guardò un punto impreciso in fondo alla via.
“Vieni.”
Scavalcarono rapidamente un muretto e si ritrovarono in un prato nella campagna appena fuori Storybrooke.
“Puoi parlare? Mi sa che sono un po’ brilla e mi fai agitare così.” Tentò Belle.
Quel silenzio la turbava.
“Okay.” Disse lui, fermandosi finalmente.
La guardò negli occhi.
“Prima ti …ti ho detto una cosa.” Iniziò titubante.
“Quale? Ne hai dette tante…e molte di quelle non erano neanche cose carine!” sentenziò lei indicandolo minacciosamente con il dito.
“Ho…detto che ti voglio bene.” Continuò, ma questa volta distolse lo sguardo.
“Oh! Sì.” Disse Belle.
Il cuore prese a battere leggermente più forte del normale.
Non capiva dove voleva andare a parare ma intuiva l’importanza del discorso e del momento.
“Ed è così.”
La ragazza lo fissò.  Aveva fatto tutto quel mistero per dirle di nuovo che le voleva bene? E le aveva fatto quella piazzata per quel motivo?
 “Ma…” cercò di dire lui, ignorando la musica altissima che proveniva dalla casa di Tink. “È…”
Si bloccò.
“È?”
“Di più.” Riuscì a dire con estrema fatica.
Belle non rispose. O i drink che aveva bevuto le avevano giocato un brutto tiro o…cercò la sua mano e la accarezzò, poi la strinse.
“Cosa intendi?”
“Che –“
Si udì un rumore assordante, proveniente da casa Glocke.
“CHE DIAVOLO ERA!” Esclamò Belle sobbalzando.
Robert fissò la casa con tanto d’occhi, dopodiché dal tetto esplose quella che sembrava un’intera cassa di fuochi d’artificio e petardi.
Belle rise felice e batté le mani.
“I vicini chiameranno la polizia…”mormorò Gold.
“Chissenefrega!” mormorò Belle incantata.
Robert sospirò e la abbracciò mentre urla, musica e botti si mescolavano.
“Credevo che queste cose si facessero solo a Capodanno” disse poi Belle.
“Se c’è Killian si fanno ogni giorno” rispose lui appoggiando le labbra contro la sua fronte.
Belle sorrise e seppellì il viso nella sua giacca, inspirando il suo profumo.
“Cosa volevi dirmi comunque?” chiese infine.
Robert deglutì e respirò profondamente, stringendola forte.

 
 
 

 
 



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Canzone: What is this thing called love - Editors

ECCHIME. 
Questa volta ce l'hooo fatta! #Proudseasonsoflove.
Ebbene, questi giorni di estate stanno fruttando abbastanza bene, devo dire che mi sono sentita ispirata prima di questo capitolo.
Il party sarà strutturato in due, o addirittura tre capitoli perchè...perchè sì. 
Miao. Non so bene come mi sia venuto questo capitolo, ho un po' di timore che i personaggi stiano andando nell'OOC, perciò ho bisogno della vostra opinione C:
E niente. Spero vi piaccia il capitolo, spero che non rimarrete troppo con l'amaro in bocca per il finale che non è un finale.
Il prossimo aggiornamento spero de core e de CORA di riuscire a pubblicarlo prima di partire per le vacanze (me ne vado tra i monti, al fresco), ma dovrei farcela. 
Grazie come sempre per tutte le bellissime recensioni, me ne avete lasciate davvero tante e vi siete superati :) pensavo che dopo un mese di assenza come minimo mi avreste tirato un bicchiere di VINO in piena faccia! 
Grazie a coloro che hanno inserito la storia nelle seguite, ricordate, etc. etc. 
Grazie anche ai lettori silenziosi che invito come sempre ad esprimersi.
Cuore, core e Cora per tutti voi!
Un bacione :**
seasonsoflove
   
 
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