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Autore: NurJahan98    22/07/2014    1 recensioni
La storia, semplice, nuda e cruda, di una ragazza che affrontando la sua adolescenza, inizia a crescere e maturare, iniziando a fare le sue prime esperienze di vita ed intrecciando il suo destino con quello dell'amore.
Leggere per credere.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Lysandro, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2 - NUOVE CONOSCENZE

In Giappone si credeva che, quando due maestri delle arti marziali di pari forza davano il via ad una sfida, il tempo per loro potesse distorcersi ed in un'unica mossa potessero intrattenere interi dialoghi tra loro, senza che qualcuno degli spettatori li sentisse effettivamente parlare.
Forse per questo improbabile motivo, ai due il loro scambio di sguardi sembrò perdurare per un lasso infinito di tempo.
Erano trascorsi esattamente 5 secondi.
Al sesto secondo, entrambi sussultarono.
Un tuono.
Approssimatamente tra questo ed il settimo secondo, l'acqua cominciò a scendere " come se dio stesse liberando una pisciata di proporzioni bibliche" avrebbe pensato Victorique, se soltanto lo scorrere degli eventi gliene avesse dato il tempo.
All'ottavo secondo, il ragazzo distolse bruscamente lo sguardo rivolgendolo verso il cielo, si affrettò a riporre la chitarra nella sua custodia perchè non si bagnasse troppo e borbottando qualche imprecazione si defilò prendendo la direzione che poco prima avevano imboccato anche i suoi amici.
In realtà tutto questo avvenne nell'arco di qualche minuto, voglio dire il giusto tempo necessario al poveraccio perchè destasse la sua mente rincoglionita da quella tipa. Il tempo di capire che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato nella scena che gli si presentava davanti, in quel corpicino esile e quel visino da bambolina e quelle mani così piccole, mani piccole e affusolate che reggevano tra le dita un tozzo enorme ed il puzzo d'erba tutt'intorno. Il tempo necessario perchè realizzasse di essere ancora vivo, dopo che il cuore gli aveva mancato un battito o due per quel tuono del cazzo. Il giusto tempo perchè mettesse la chitarra a posto, che di bagnare s'era già bagnata. Il tempo di alzarsi e riprendere la sua vita, se una vita ce l'aveva. Giusto il tempo di andarsene a fanculo, insomma.
Ma a Victorique tutto ciò sembrò avvenire in pochissimo, si sentì quasi il cuore pesante, come se fosse andata troppo in fretta in un momento in cui avrebbe dovuto fare attenzione.
Ma dopotutto, lei era fatta.
Era così fatta che quando pensò che forse sarebbe stato meglio cercare un riparo dalla pioggia era già bagnata fradicia e stava camminando in strada da un po', con il vento in faccia e negli occhi ed il trucco che anche fradicio di colare non colava ma se ne restava lì proprio come una di quelle maschere teatrali, come se neanche l'apocalisse potesse cancellargliela dal viso.
Cosa non si inventano oggi le case di prodotti cosmetici...
Iniziava a recuperare parte della sua lucidità, tanto da chiedersi che cazzo stesse facendo e dove fosse finita la sua cicca, che ciò che ne rimaneva il mare se l'era ingoiato tempo prima senza che lei nemmeno se ne accorgesse.
Come se quella situazione non fosse già abbastanza degradante, una macchina le passò a fianco sfrecciando sull'asfalto e buttandole altra acqua addosso. E fango.
E ancora ne passò un'altra, che però rallentò quasi frenando di colpo appena entrò nella sua visuale. Si sentivano la musica a palla e  degli schiamazzi provenire dall'interno.
Ed il guidatore abbassò il finestrino, rivelando il sorriso malizioso e la pelle abbronzata. Puntò gli occhi su di lei, scostandosi un ciuffo ribelle sfuggito al codino biondo. Tolse fuori il braccio per farle cenno di avvicinarsi e la canotta scollata rivelò un tatuaggio tribale che gli partiva dalla spalla.
- Hey piccola, che ci fai qui fuori sotto la pioggia? Dai, salta su! -
- Dake, dai! Avrà si e no 15 anni... -
L'ammonì il moro alla sua destra, più divertito che altro.
L'aspetto di Dake ed il suo nome tradivano la sua pronuncia altrimenti perfetta: era chiaro che non fosse francese.
La ragazza in risposta all'invito fece finta di non aver sentito nulla, continuando a camminare senza concedergli neppure la soddisfazione di guardarlo.
Ma il biondo non sembrava intenzionato a lasciarla andare via tanto facilmente e rimettendo in moto cominciò a seguirla a passo d'uomo.
- Bella, non rispondi? Non dirmi che qualcuno ti ha mangiato la lingua prima di me...-
Sporgendosi ancora di più dal finestrino, le afferrò il braccio.
Victorique lo congelò con lo sguardo, già pronta a scostarsi e ad assestargli un colpo, ma qualcuno la battè sul tempo.
Un altro ragazzo sbucò dal nulla, aveva lasciato cadere a terra l'ombrello e con presa decisa aveva afferrato il braccio di Dake.
- Lasciala, ti ha già detto che non vuole venire con te e le stai facendo male!-
Sebbene il tono di voce fosse calmo e caldo, quasi sensuale e nonostante il sorriso cordiale che continuava ad esibire i suoi occhi felini e taglienti lasciavano trasparire la sua freddezza, goffamente mascherata da una finta irritazione. Come un attore ancora inesperto, era chiaro che se anche si era calato alla perfezione nella parte si trovava nella fase in cui ancora non riusciva a controllare i piccoli gesti, come uno sguardo o il movimento delle mani.
Victorique non faceva difficoltà a figurarselo, il cameramen invisibile alle sue spalle:
Dammi più dramma.
Flash.
Dammi preoccupazione.
Flash.
Dammi dolcezza.
Flash.
Doveva essere una di quelle persone che sentono di poter sentirsi vive, di poter fare qualcosa soltanto quando c'è un pubblico a guardarle.
L'altro biondo, in risposta a tanta teatralità da romanzo rosa, era visibilmente seccato. Ricambiò lo sguardo di sfida quasi come se volesse dire "Hey, hai vinto la battaglia ma non la guerra!" e rimise in moto.
Così, senza dire niente.
Probabilmente anche lui aveva accettato il suo ruolo da antagonista cattivo, in quella farsa.
Ed il giovane che ancora non aveva un nome, recuperò l'ombrello da terra si voltò per porgerlo alla ragazzina indifesa sfoggiando il sorriso più sincero che poteva, che sincero poi non lo era nemmeno.
- Va tutto bene?-
Era bagnata fradicia, con le gambe sporche di fango e se anche perdersi era stato il suo obiettivo iniziale, si era persa troppo.
Converrete anche voi che "Va tutto bene?" era una domanda stupida. Come se uno poi potesse rispondere che va una merda.
Quindi l'interlocutrice annuì con la testa svogliatamente, in segno che "Sì, va tutto bene."
- Io sono Nathaniel piacere di conoscerti, puoi chiamarmi Nath!-
- Victorique.-
La sua voce era bassa, a malapena udibile e torbida, quasi come se non fosse stata lei a parlare.
Ma non è questo l'importante.
Ciò che conta è che lei gli strappò l'ombrello dalle mani lasciando che si bagnasse ed entrambi, fianco a fianco, cominciarono a camminare in direzione di un locale dove ripararsi con "Nath" che le faceva da guida.


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Ciao ragazze! Scusatemi per la poca fantasia nello scegliere i titoli dei capitoli (sono una frana lol) ma soprattutto per il ritardo nel pubblicare questo capitolo... Il fatto è che anche se l'avevo già in testa non riuscivo a scriverlo decentemente xD
Devo dire che ancora adesso non ne sono pienamente convinta, voi che ne dite? E soprattutto, che idea vi siete fatta di Victorique? Vi sta piacendo come si stanno evolvendo le cose?
In sintesi vipregoditemicosanepensateeee ;w;
Un bacio, NurJahan98!
   
 
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