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Autore: Justanotherpsycho    22/07/2014    0 recensioni
Una rivisitazione in chiave più cruda dell'universo Pokémon, dove avvengono catastrofi e guerre, e dove non si combatte più con le pokéball, ma con le spade, e dove il premio per la vittoria non è una medaglia, ma la sopravvivenza.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Capitolo 19 - Viaggio «Ma questa missione doveva capitare proprio quando c’è la finale del Torneo del Dojo di Buster?» lamenta Jay, le braccia incrociate sotto la testa a mo’ di cuscino, steso sul pavimento ligneo e ondeggiante del carro, fissa il tetto di stoffa con aria stufata.
«Avete anche il coraggio di lamentarvi? Se la mia prima missione l’avessi fatta con tutta questa comodità, portato a spasso su un carretto, non mi sarei mica lamentato! Piuttosto dovreste ringraziare che sia stato io a farvi da accompagnatore» fa Terry oltre le tende, alle redini del suo Bill, seduto sul sediletto di legno.
 
«E poi tanto si sa che anche stavolta vincerà Orome» commenta schietto K, senza nemmeno degnare il compagno di uno sguardo, con aria saccente.
«Come fai a dire questo? Tulkas ha fatto dei passi da gigante innegabili!» si infervora Jay.
«Come ogni anno. Ma ogni, anno, puntualmente, vince Orome…»
 
Mentre la discussione da dormitorio va avanti fra i due, Serak, lì di fianco, è steso anche lui, sguardo al cielo che si intravede tra le trame della stoffa. L’ingombrante zaino a mo’ di cuscino.
Non molto lontano c’è Quinn, che come cuscino invece ha il suo Muk. Regge davanti agli occhi, con le braccia tese, degli appunti, probabilmente di Ven su qualche strano intruglio. Ogni tanto le si stancano quelle delicate braccia rosee ed è costretta a mettersi su un lato per poter poggiare il quaderno. Così facendo incrocia lo sguardo con Serak per poi far finta di voltarsi molto lentamente per altri motivi.
 
L’unico in piedi nel carro è Slasher, il Bisharp di K, che fa volare fendenti a velocità assurde per aria, come allenamento, ma squarciando ogni tanto il telo che copre il carro.
Burg, invece, (si riesce a distinguere la sua sagoma dall’interno) è ritto in piedi sopra il tetto del carro, stagliato contro il vento come una polena a prua di una nave, con quel gusto coreografico che tanto fa impazzire il suo padrone.
 
Zangoose è fuori, seduto di fianco a Terry. Lui è uno dei suoi pensieri, Serak non fa che pensare a quanto si meriti un compagno, un pokémon, un amico… a cui non riesce nemmeno a trovare un nome. Significa forse che ci tiene così poco?
Dal canto suo Serak (forse si ostina) a vedere una certa freddezza da parte del pokémon dal giorno dell’iniziazione.
 
Eppure lo sente vicino, quell’anima solitaria, vicino più di chiunque altro, di qualunque umano. Come Serak, non ha assolutamente nulla, famiglia, casa, e come lui è nuovo a questo mondo e al suo dolore. Ma Zangoose ha molta più forza di quanta Serak possa mai vantare, o almeno così sembra.
 
Magari hanno scelto modi diversi per affrontare il dolore: Serak ha chinato il capo, Zangoose innalza una maschera.
Eppure, ogni tanto, durante gli allenamenti, durante le dure prove di ogni giorno, sente qualcosa, che li lega, un calore in fondo all’anima, forse si illudeva essere ricambiato, ma se c’è una cosa che può fargli alzare la testa e rompere ogni maschera è quel legame, quell’amicizia.
 
Sincronia la chiama K. In modo molto freddo e calcolatore, ma probabilmente è quello.
Ed ecco che inesorabile si fa largo tra tutti questi pensieri sempre la solita immagine: quel metallo, quegli occhi, quella criniera… quelle Fauci.
 
Forse è vero che i pokémon devono sentirsi parte di un branco. E allora non c’è da stupirsi che Zangoose non voglia far parte di un branco insieme ad una presenza così forte ed ingombrante. Un pezzo di ferro inanimato, sì, ma la sua possanza lo fa sembrare quasi vivo.
 
Serak non ha mai più avuto la possibilità di maneggiarlo da quel giorno di sette anni fa quando arrivò al Rifugio, grazie alle regole di Jak, ma non ha mai smesso di pensarci: provava insieme paura, odio, curiosità e attrazione per quella Reliquia.
 
Tutti i suoi guai sono da quella scaturiti, eppure il potere che aveva sentito scorrergli dentro e fargli ribollire il sangue fanno sbiadire ogni allenamento, ogni battaglia intrapresa al fianco del suo pokémon. Quel cambiamento repentino e sconsiderato lo spaventarono allora, e lo spaventano ogni qual volta quei ricordi tornano a tormentarlo di notte. Non pensava si potesse nascondere tutta quella determinazione dentro di lui…
 
E che insulto poi che tutta quella sicurezza gli venga da ciò che ha provocato lo sterminio della sua intera famiglia! E allora rabbia lo rode dentro, gli fa digrignare i denti.
Terry, suo unico confidente, diceva che è normale, che quelle Reliquie hanno grandi poteri e possono influenzare la mente delle persone. Ciononostante continua a propugnare la sua causa secondo la quale Serak ha il diritto di fare delle Fauci di Entei la sua arma.
 
«E’ quello che avrebbe voluto la tua famiglia e i tuoi antenati. – gli ripeteva – Col tempo riuscirai ad avere tu il controllo sulla Reliquia» ma la sua voce tranquillizzante non bastava ad ammutolire tutta quella tempesta di pensieri.
 
«Qual è stata la tua prima missione?» quasi sobbalza Serak, all’interruzione così brusca del suo flusso di pensieri. Quasi nemmeno si capacita d’esser stato lui a fare quella domanda, non pensava avrebbe trovato la forza per tornare così in fretta in questo mondo.
 
«Beh… - fa il vecchio, spremendosi le meningi in cerca di un ricordo – è difficile dopo tanti anni…»
«Prima ci fai tutto il discorsetto su quanto siamo fortunati a fare questa prima missione così – fa Jay – e poi fai finta di non ricordare la tua! Scommetto che era anche più comoda! Viaggiavate in prima classe!»
 
«Immagino sia stata una tranquilla missione di recupero, dato che non ricordo niente di che» ridacchia poi il vecchio, chiudendo la discussione. I suoi occhi ritornano sulla strada, ma la sua mente viaggia indietro. E ricorda, al contrario di quanto avesse detto. Ricorda il dolore e le lacrime. Ma non lascerà che l’incubo si ripeta.






Cant: SESSIONI ESTIVE, sessioni estive ovunque. E non sono ancora finite! D:
  
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