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Autore: Dama degli Intrighi    22/07/2014    5 recensioni
“Vi ringrazio per essere entrati nel mio blog e perché mi state leggendo.
Ah, vi do anche il benvenuto e vi ringrazio ancora. Io sono -Invisible Girl-, non dico il mio nome perché forse sono troppo timida o sono semplicemente stufa della mia condizione; questo lo lascio decidere a voi. Non sto cercando di fare la solita persona interessata di gossip, sbandierando a tutti i segreti delle persone più in vista.
Ho iniziato a scrivere questo blog perché cerco un amico, un amico che mi possa aiutare…”
[...]
-Invisible Girl- “Sapete come possono essere duri i giovani di oggi con gli altri loro coetanei, con me è peggio! Sono presa di mira dal bullismo da sempre e ora sono stufa… Non voglio più ricevere scherzi telefonici da quelli del football, non voglio più essere presa di mira da quelle arpie delle cheerleader solo perché loro hanno una stupida divisa mini e io no… Non ne posso più, ma non so nemmeno come uscirne.
Se qualcuno non mi aiuta ho paura di finire come la maggior parte delle ragazze americane prese di mira dal bullismo. Chiunque stia leggendo, Help me”
---
Alcuni episodi sono tratti da fatti veri...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Blog of an InvisibleGirl'
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***

Erano giorni che non succedeva niente. Era davvero strano, iniziavo quasi a pensare che si fossero rassegnati e che avessi vinto la guerra. Finalmente! All’inizio non ero così entusiasta di questa calma. Mi sembrava che tutti mi parlassero alle spalle più del solito e che ogni volta che facevo un passo quello sarebbe stata la mia condanna.
Ma ogni volta mi smentivo e notavo che veramente non succedeva niente. Ogni qualvolta vedevo infondo al corridoio Matt o Jennifer cercavo di sembrare più invisibile possibile, tipo girandomi di spalle, frugando senza motivo nel mio armadietto o entrando in bagno a caso. Loro mi passavano vicino ridendo e scherzando e senza notarmi. Mi ripetevo che era una tattica, che avrebbero preso la loro rivincita in un momento qualsiasi.
Anche quando ero a casa insistentemente fissavo il cellulare, ero convinta che avrebbe suonato presto e che Matt mi avrebbe fatto uno scherzo dei suoi. Passò così una settimana, anche se all’inizio ero paranoica, alla fine di questa mi sentivo proprio bene. Quando tornai a scuola il lunedì successivo ero davvero felice, forse per la prima volta ero davvero contenta di andare a scuola.
Quando entrai nello scuolabus, tenendo la testa alta, mi andai a sedere senza paura che qualcuno mi facesse lo sgambetto. Nessuno mi fissò o smise di parlare, mi sentivo così bene. Purtroppo ogni cosa bella ha la sua fine, lo sapevo; e la fine del mio sogno arrivò all’ora di pranzo. Sembrava quasi una presa in giro.
Andandomi a sedere al mio solito tavolo con il vassoio colmo, mi era anche venuta voglia di godermi un pranzo senza preoccupazioni, mi sorprese sentire che l’altoparlante della scuola veniva azionato. Tutti ammutolirono e io sperai che non fosse lo scherzo preferito di Matt, quello che metteva in ridicolo chiunque davanti a tutta la scuola. Inutile dire che ero stata il soggetto preferito dal quarterback per quello scherzo.
Invece mi rassicurai quando fu la voce del preside a diffondersi per la scuola.
-Studenti, sono il Preside Jens che parla. Volevo ricordarvi che fra due settimane e mezzo ci sarà il ballo scolastico. Colgo l’occasione per ringraziare di già il comitato scolastico per la preparazione degli eventi, capitanato dalla nostra migliore studentessa, la Signorina Lee-
Jennifer si alzò in piedi e salutò tutti come secondo lei avrebbe fatto una regina, ma a mio parere non assomigliava per niente a un Capo di stato se non a una subdola vincitrice di un sciocco premio di bellezza. Il sorrisetto era lo stesso. Tutti l’applaudirono e io feci lo stesso, un po’ forzatamente e puntando gli occhi al cielo per cercare una motivazione del perché mi stesse tanto sulle scatole.
-Vi ricordo che in quest’occasione sarà incoronata una Regina e un Re della Jefferson High School. I candidati saranno tutti gli studenti dell’ultimo anno che esporranno le loro candidature a partire da domani mattina. La votazione sarà fatta la sera stessa del ballo, ovviamente, a cui ogni studente è invitato a partecipare con un partner. Per i ragazzi è obbligatorio un vestito elegante e per le ragazze qualunque vestito non superi, in deficienza, la lunghezza minima del ginocchio. Spero che tutti converrete che sarà una serata degna di lode e di divertimento. Buon appetito.-
Sul mio volto si disegnò un sorrisetto sarcastico.
-Invisible Girl- “Mi ha sempre incuriosito come un pugno di ragazze, che si credono piccole Celine in terra, si sfidassero per un pezzo di plastica scintillante, convinte che questo le aprirà tutte le porte nella vita. Già vedo, nella mia mente, un’ipotetica ex Miss -qualunquescuola- entrare in un ufficio in cerca di un impiego da assistente; e il datore di lavoro a leggere la sua scheda personale, alla voce Reginetta del ballo, sorridere e offrire subito il lavoro alla giovane donna.
Questa è più che una favoletta per bambini, questa sarebbe pura pazzia! Ma loro ne sono convinte. Beata l’ignoranza del popolo! Quando sei ignorante vivi in quello stato di felicità che sono una Cheerleader come Jennifer, o le sue ochette, può permettersi.”
-RedBoy- “Sarà pure una cosa stupida, ma tutte le ragazze sognano di essere ammirate per una sera. Tu no?”
-Invisible Girl- “Per quanto la proposta sia allettante, devo ammetterlo, so che sarebbe solo un’illusione. I veri sguardi che la gente mi darebbe in quell’occasione, non sarebbero veri sguardi di ammirazione, come sarei propensa a pensare a primo sguardo. Ma veri e proprio sguardi di gelosia perché, come hai detto tu, tutte le ragazze sognano un pezzo di plastica scintillante.”
-RedBoy- “Allora facciamo così: ti regalerò un pezzo di ferro scintillante così potrò guardarti con ammirazione vera, ti sentiresti meglio?”
-Invisible Girl- “Di sicuro non è il materiale che cambierebbe le cose, ma forse mi farebbe davvero sentire meglio.”
-RedBoy- “Allora te lo prometto, un giorno arriverò al tramonto davanti a casa tua con un pezzo di ferro scintillante e un cavallo bianco… Esagero?”
-Invisible Girl- “Un pochino -RedBoy-, solo un pochino. AHAHAH”

Quello stato di benessere e spensieratezza era in verità una finzione più radicata che una stupida usanza scolastica. Non sapevo, infatti, che stavo solamente abbassando la guardia e che presto ne avrei pagate le conseguenze. Infatti, proprio mentre mi alzavo con il vassoio vuoto di cibo ma pieno di spazzatura, qualcuno mi spintonò e io perdendo l’equilibrio finii a terra con tutta la spazzatura su di me.
Per mia fortuna erano solo cartacce e cose simili, quindi non mi sporcai, ma qualcuno urlo -Ho trovato un cestino!- e tutti iniziarono a buttarmi la loro spazzatura addosso. Mi trovai, nel giro di pochi secondi, piena di carte, cartine, plastica e avanzi di patatine ovunque. Trattenni le lacrime. Se questa cosa mi fosse accaduta giorni fa non ci avrei dato peso, come scherzo era molto meno pesante di quelli a cui sono abituata.
Tuttavia, dopo una settimana di pace, quello fu un colpo basso. Jennifer e Matt si fecero largo tra la gente che rideva. Le dita dagli artigli laccate schioccarono.
-Julia, una bella foto per l’annuario!- disse gracchiante la cheerleader e una ragazzina minuta con un’enorme macchinetta fotografica mi scattò una foto che con il suo flash mi accecò. Cieca e sorda per le troppe risa che mi riempivano le orecchie mi sentivo impotente e frastornata. Tra le voci di tutti alcune spiccavano e arrivavano ovattate a me.
-Guardate! Abbiamo già la nostra reginetta del lerciume!-
-Reginetta-del-lerciume! Reginetta-del-lerciume! Reginetta-del-lerciume!...-
Cercai di rialzarmi ma mi ributtavano giù. Ormai le lacrime uscivano a fiotti dai miei occhi, ero incapace di trattenerle ancora. Quei pochi minuti mi parvero ore interminabili.
-Basta, vi prego basta…- continuavo a ripetere mentre piangevo, ma ogni mia parola peggiorava le cose.
Qualcuno iniziò pure a sputarmi addosso e vennero fatte altre foto. Probabilmente suonò anche la campanella, ma tra quelle urla e quelle risate nessuno la sentì. I professori dovettero incuriosirsi dal fatto che nessuno si presentò in classe e quindi seguirono le voci fino alla mensa. Fu proprio in quel momento che qualcuno urlò un -BASTA!- davvero potente. Tutti si ammutolirono all’istante e solo il mio pianto sommesso si udiva, per qualche strana ragione non riuscivo a fermare i singhiozzi.
Era stato il professor Reed a urlare e a capo del gruppo di docenti si fece largo tra gli studenti fino ad arrivare a me.
-Cosa diavolo state fa…- le parole gli morirono in gola quando mi trovò in mezzo al gruppo, coperta di sporcizia, con gli occhi già gonfi e arrossati e mentre ancora singhiozzavo.
-Invisible Girl- “Non so dirvi quale triste gioia io abbia provato nel vedere finalmente qualcuno che mi tendeva una mano per farmi rialzare.”
-Vieni qui cara- mi disse gentilmente il professore prendendomi sotto la sua spalla. -Chi è stato a iniziare?- chiese a tutti mentre anche gli altri professori restavano a guardare ammutoliti.
Scommetto quello che volete che anche loro ora si rendevano conto che avevano sbagliato a non mettere fine a quegli scherzi che vedevano ogni giorno. Nessuno rispose alla domanda del Professor Reed, non c’era da stupirsi. Tutti sapevano che non avrebbero potuto punire tutti gli studenti della scuola, la notizia avrebbe portato con se dello scandalo, la scuola sarebbe stata menzionata negativamente sui giornali e forse pure alla televisione.
-Andate tutti in classe…- ordinò il professore e subito ogni studente, in silenzio, uscì dalla mensa. -Rita, per cortesia- si rivolse quindi alla signora della mensa che era accorsa per prima per far smettere quel baccano (senza risultati), ma non si era accorda di me fino all’istante in cui il professore non aveva separato i ragazzi per arrivare al centro di tutti. -Puoi sistemare tu il casino? Io porto la ragazza in sala insegnanti e le do qualcosa di caldo da bere, penso che sia sotto shock-
In effetti ero molto frastornata e per quanto volessi parlare riuscivo solo a produrre dei mugugni strozzati da qualche lacrima. Mi sentivo molto debole e scommetto che tremavo tutta. Malgrado sapessi che il peggio era finalmente passato avevo ancora l’udito ovattato e mi sembrava che nella sala ci fossero ancora quelle fastidiose risate. Quei minuti mi avrebbe perseguitato a vita nei miei sogni, trasformando le mie notti in incubi personali.
Mi condussero nella sala insegnanti, non ci ero mai entrata, in altre condizioni mi sarei soffermata a controllare bene ogni aspetto della stanza per non dimenticarla mai e poterla descrivere nel caso mi venisse chiesto qualcosa; ma quel giorno mi sedetti guardando solo il pavimento e non alzando mai gli occhi da esso. Mi misero sulle spalle una coperta che puzzava un po’ di umidità e mi diedero un bicchiere di plastica con della cioccolata calda.
L’accettai senza dire niente, afferrandola con una mano tremante mentre l’altra teneva stretta la piccola borsa di tela a tracolla che avevo protetto dall’assalto. Se non lo avessi fatto ora sarebbe in cima al palo per la bandiera, davanti a scuola, mentre tutto il contenuto sarebbe stato ripartito per i corridoi. Avevo già fatto una caccia al tesoro simile l’anno prima, quando lasciai per due secondi incustodita la mia borsa durante l’ora di arte.
Bevvi qualche sorso mentre i professori cercavano di capire chi fosse stato a ridurmi così. Non lo sapevo nemmeno io bene. Jennifer e Matt avevano fatto la loro grande parte, come sempre, ma non sapevo chi per primo mi aveva spinto. Non l’avevo visto in faccia, quel che era certo è che era un sportivo, la loro giacca bianca è inconfondibile!
La segretaria cercò di chiamare i miei genitori, ma da bravi lavoratori incalliti questi erano irreperibili. Il professor Reed si offrì di riportarmi a casa. Non so bene come fu il viaggio, ero troppo scossa e una volta arrivata a casa mi arrampicai sulle scale fino alla mia camera, mi tolsi i vestiti sporchi e li gettai nel cesto della biancheria. Mi preparai per una doccia e chiusi la pagina del mio blog…
 
  
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