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Autore: Frida Rush    22/07/2014    1 recensioni
Pitch Black non è sempre stato il perfido Uomo Nero. Prima di essere scelto era un semplice essere umano come tutti i Guardiani e gli spiriti.
Ma chi era Pitch Black nella sua vita precedente? E com'è diventato l'Uomo Nero?
Questa è la mia teoria.
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Pitch
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti Guardiani! Eccomi qui con la mia seconda fanfic sul mio personaggio preferito, Pitch Black, perché lo adoro veramente tanto!
Dedico questa storiella al mio amico Jim e a Clacli brave Frost, che mi ha accolto in questo fandom meraviglioso e per scusarmi per il mio ritardo pazzesco nel risponderle ad un messaggio!
Detto ciò, buona lettura, grazie a chi mi dedicherà un po’ del suo tempo e.. beh, ci sentiamo sotto per altre piccole note.
 
 
 
La prima cosa che ricordo quando mi svegliai fu il buio unito ad un’incessante senso di oppressione.
Riconobbi quella sensazione come paura solo pochi minuti dopo essere stato in apnea per un tempo che mi parve infinito. Era tutto buio, non riuscivo a vedere assolutamente nulla fino a quando i miei occhi si abituarono a quell’oscurità. Puntellandomi sui gomiti mi accorsi di essere disteso su di un ampio letto a baldacchino, con le tende abbassate e mi resi conto solo un momento dopo della mia completa nudità, ma questo fu un dettaglio poco rilevante poiché non riuscivo a ricordare come fossi finito lì e soprattutto cosa mi fosse successo.
Prima dell’oscurità il nulla.
Mi tirai a sedere e mi ci volle davvero poco per abituarmi al buio e rimasi sorpreso dal fatto che riuscivo a vedere chiaramente ogni cosa nonostante non vi fosse un filo di luce. Come se fossi stato un gatto. Mi guardai le mani e sussultai violentemente nel vederne il colore: erano grigiastre, lunghe e affusolate come le ricordavo, ma di un colore grigiastro, quasi smorto.
Tastandomi le gambe, i fianchi, il torace, il collo e le spalle fino a giungere alla testa mi sembrava che apparentemente non vi fosse nulla fuori posto. Desiderai solo avere qualcosa con cui coprirmi in modo da potermi alzare e camminare senza dovermi mostrare nudo come un neonato e improvvisamente qualcosa di magico accadde. Dai miei palmi si allungarono dei tentacoli di strana sabbia nera che si avvolse attorno al mio corpo nudo creando una veste scura come il buio che mi circondava. Che stregoneria era mai quella? Ghignai pur sapendo che era una cosa piuttosto strana, ma affascinante e piacevole poiché mi dava un senso di superiorità che mai avevo provato.
Ora era tempo di occuparsi di altro. Dovevo scoprire che cosa mi fosse successo e perché riuscivo ad evocare quella polvere magica. Ero disorientato e, devo ammetterlo, anche un po’ spaventato da quello che avrei potuto scoprire, ma mi feci coraggio e scesi dal letto andando verso la finestra di quella grande camera per cercare di vedere esattamente dove mi trovassi.
La prima cosa che vidi fu la Luna. Grande, bianca e luminosa, me la ricordo molto bene e rammento anche che parlava. Parlava, sì, e sussurrava qualcosa direttamente nella mia testa.
 
Pitch Black.
 
Furono le uniche parole che udii e compresi che quello doveva essere il mio nome. Suonava duro e sembrava che incutesse timore e la cosa mi piaceva molto! Lo trovai adatto a me.
Mi sentii scosso da un fremito improvviso e senza pensarci due volte salii sul davanzale dell’ampia finestra aprendo le braccia come se dovessi spiccare il volo da un momento all’altro e lasciai che il vento mi carezzasse il viso mentre i miei occhi vagavano sul panorama che si estendeva. Mi trovavo in cima ad una torre di un grande castello e da quell’altezza potevo vedere un vasto regno con montagne, campagne e casette aggregate che sicuramente dovevano formare dei piccoli villaggi. Sorridendo per un istante chiusi gli occhi e mi lanciai nel vuoto.
Rimasi in caduta libera per dieci secondi buoni e solo poco prima di toccare il terreno sottostante dissolsi l’intero mio corpo in quella sabbia magica e nera, formando numerosi tentacoli che sfrecciavano velocemente verso uno di quei piccoli villaggi, districandosi tra le case e le persone. Sembrava che nessuno si accorgesse di me, mi sembrava di essere invisibile.
Quando giunsi al centro di una piazza riacquistai la forma umana e mi guardai intorno. Al centro del grande spiazzo con il pavimento fatto di mattonelle grigie e marroni vi era un grosso pozzo da cui alcune donne stavano attingendo l’acqua e intorno c’erano diversi uomini, donne e bambini che giocavano tra loro a campana e con le biglie.
Fu un attimo, un momento in cui tutte le paure più grandi di quei piccoli e spensierati fanciulli mi sovvennero alla mente ed evocai delle nuvolette di sabbia nera quasi inconsapevolmente, facendo prendere loro la forma di un grosso ragno nero e di un enorme lupo. Poi quelle creature misteriose andarono verso una bambina e un bambino che stavano giocando assieme. La prima urlò terrorizzata alla vista dell’enorme tarantola scura e scappò via, mentre il secondo si immobilizzò e divenne pallido, non sapendo cosa fare. Poi lo vidi alzare gli occhi e posarli sulla mia figura e urlare a gran voce due parole: l’uomo nero. Lo vidi fuggire seguendo l’esempio della sua piccola compagna.
Essendo uno spettatore esterno mi godetti appieno quella vista che mi parve piacevole e… rincuorante? Sì, credo che lo fosse. Non riuscivo a spiegarmi come fosse possibile che la paura di quei piccoli angioletti felici potesse provocarmi una sensazione che era simile alla felicità e alla soddisfazione. Dopo poco le creature demoniache tornarono verso il loro creatore e magicamente si fusero con il mio corpo.
Nello stesso istante in cui avvertii la sabbia penetrarmi nella carne e diventare parte di me mi sentii come appagato e invaso della paura che avevano provato le piccole vittime dei demoni e compresi che quello doveva essere simile ad un nutrimento per me. Le ginocchia cedettero sotto il mio peso a causa dei violenti brividi che percorsero la mia schiena, partendo dai piedi fino a giungere alla nuca e mi ritrovai piegato sulle ginocchia stesse, tenendomi il ventre con la mano. Una volta che quei brividi e quelle scariche elettriche di puro piacere si placarono un po’ provai un senso di libertà inimmaginabile, superiorità, potenza e forza.
Facendo un piccolo sforzo mi tirai in piedi prendendo un profondo respiro e godendo degli ultimi tremiti sul mio corpo. Mi sentivo così realizzato…
Dopodiché mi dissolsi nuovamente e volai tra le persone e le abitazioni, lanciando delle piccole grida di pura gioia di tanto in tanto quando mi addentrai in un vicoletto e vidi un uomo. Costui, la sua fisionomia, i suoi abiti e le sue movenze… mi ricordavano qualcosa. Egli camminava a passo veloce verso di me, facendo svolazzare il mantello con eleganza, tuttavia pareva preoccupato, con l’aria di qualcuno che ha qualcosa da nascondere. Non mi mossi mentre mi veniva incontro, guardandosi intorno piuttosto furtivamente e quando mi fu proprio davanti avvertii un fruscio e dei piccoli brividi attraversarmi il corpo, poi mi sentii debole, come se qualcosa mi avesse risucchiato le forze. Mi tenni il petto con la mano respirando a fatica per quel piccolo mancamento e per il capogiro che mi aveva improvvisamente sorpreso e quando mi ripresi un poco mi accorsi del fatto che l’uomo misterioso mi era passato attraverso, proprio come se fossi invisibile. Ma la cosa che più mi sconvolse fu che mentre i nostri corpi erano in contatto la mia mente venne invasa da numerose visioni che mi chiarirono la situazione e che mi lasciarono con il cuore colmo di rabbia e odio.

 
Vedevo tutta la mia vita in quelle immagini, il mio podere, i miei cavalli, i miei possedimenti e i cavalieri e i poeti di cui mi circondavo. Dunque era quello ciò che ero stato prima di diventare questa creatura nera capace di tali stregonerie! Ero un cavaliere di tutto rispetto, con una vasta cultura e dei servitori fedeli e che mai mi avrebbero tradito. Oh, ma vidi anche altro, qualcosa che forse era più importante di tutte le monete d’oro che giacevano nel mio forziere.
C’era un uomo che in quella vita ormai passata avevo amato con tutto me stesso, un uomo alto e forte, un cavaliere anch’egli, che ricambiava quel forte sentimento che purtroppo doveva essere tenuto segreto agli altri. Ricordo il sospetto negli occhi della sua dolce moglie, ricordo la costante paura di venire scoperti poiché una simile scandalosa relazione avrebbe rovinato entrambi la reputazione ma soprattutto la vita. Come potevamo essere accettati da quella società dalla mentalità chiusa e corrotta, incapace di comprendere un tanto dolce amore quanto secondo essa proibito e punibile dalla divina provvidenza. Oh, vidi me stesso avvinghiato al corpo di quell’uomo magnifico, sul letto su cui mi ero svegliato poco prima, due teneri amanti intenti a scambiarsi baci e carezze nel tentativo di dimenticare la cattiveria di quel mondo.
Provai la costante paura di essere scoperti, di essere separati, o che lui semplicemente smettesse di amarmi, preferendo una vita da normale cavaliere ad una vita peccaminosa continuando ad avere degli incontri con me, la paura di restare solo, non amato, detestato e odiato da tutti ma soprattutto da lui.
L’ultima cosa che vidi in quelle visioni fu la porta della camera che si spalancava per lasciar entrare un uomo che riconobbi in seguito come il fratello della moglie del mio amante, che con passo felpato e mano ferma uccise il mio compagno con un colpo di pugnale. Ricordo il dolore che provai nel vedere il suo corpo inerme, la sue pelle bianca e fresca come la neve deturpata dal sangue scarlatto. Ricordo la rabbia che mi assalì e il desiderio di vendetta che attanagliò violentemente il mio cuore verso quel brutale carnefice e ricordo il dolore non solo psicologico, ma anche fisico quando, senza che potessi fermarla, la lama del pugnale penetrò anche nella mia carne, proprio in direzione del cuore, lasciandomi lì disteso a spirare.
L’ultima cosa che ricordo è la paura. La paura della morte, di cosa mi sarebbe successo dopo, anche il ricordo delle mie vecchie paure giunse ad oscurarmi la mente quando le mie palpebre si chiusero completamente.
 

Mi ripresi da quella visione che mi aveva a dir poco scioccato riconoscendo l’uomo che, con il suo passaggio, me l’aveva provocata. Non poteva che trattarsi del nostro assassino. Venni colto da un irresistibile desiderio di vendetta che partì dallo stomaco e si sparse giungendo fino alla gola e compresi una cosa: l’amore che avevo provato per il mio cavaliere era del tutto svanito dal mio cuore. Ricordavo di averlo amato, ricordavo la sensazione di felicità e appagamento quando ero con lui, ricordavo di averlo amato, il mio cervello sapeva e ricordava quelle cose, ma il mio cuore? No, il mio cuore non provava più nulla, forse per via di quella mia nuova natura demoniaca, forse perché troppo colmo di odio e sentimenti negativi per quell’uomo disgustoso che mi aveva strappato alla vita.
Tuttavia decisi che un simile atto non sarebbe rimasto impunito. Con un ghigno inconsapevole sulle labbra mi apprestai a seguirlo su una nave in procinto di partire sotto forma di sabbia nera e mi concentrai su tutte le sue peggiori paure, su tutti i suoi timori, anche quelli più piccoli, in modo da punirlo severamente.
Fu molto più complicato visto che era un uomo ormai adulto e avevo già compreso che il mio potere era più che altro adatto agli infanti, ma potevo lasciare che un simile affronto alla mia persona restasse impunito?
Attesi che la nave partisse pochi minuti dopo ed essendo ormai notte fonda il mio carnefice si affrettò ad andare a dormire. Feci la cosa che più mi sembrava adatta in quel momento: mi nascosi sotto il suo letto e attesi che si addormentasse. Quando lo sentii russare pesantemente capii che era crollato dal sonno e abbandonai il mio nascondiglio facendo gravare la mia ombra sul suo corpo addormentato. Ghignai soddisfatto, pregustandomi il dolce pasto che mi attendeva.
Oh, vedere il suo viso sconvolto dal terrore più puro quando gli provocai i più terribili incubi che la mente potesse partorire fu una ricompensa più che sufficiente. Iniziai col trattarlo dolcemente, facendogli sognare cose a lui gradite per poi trasformare lentamente quel sogno in un tremendo incubo che avrebbe fatto impazzire l’uomo più coraggioso, poiché pregno di paura allo stato puro e che si sarebbe protratto fino al mattino seguente e quando si sarebbe svegliato quel disgustoso essere non sarebbe stato più lo stesso dal momento che la sua sanità mentale sarebbe stata spazzata via come un castello di carte dalle sue stesse paure.
Lasciai la mia vittima ad urlare tra le coperte mentre l’incubo che gli agitava il sonno prese una forma propria diventando un fiero e aitante stallone eccitato e fremente all’idea di essere cavalcato da me. Allungai un palmo per accarezzargli il muso dai lineamenti più simili a quelli di un demone che a quelli di un cavallo vero e proprio e mi soffermai sui suoi occhi che brillavano di una luce dorata e ipnotizzante. Gli accarezzai la fluente criniera e gli balzai in groppa mentre quello si impennava sulle zampe posteriori iniziando a galoppare nel cielo buio illuminato solo dalla Luna piena, colei che mi aveva donato la vita, e una risata mi partì dal profondo del petto rivelando ed esprimendo la mia natura malvagia che quella notte avrebbe riempito di incubi le menti addormentate degli infanti.
Io sono Pitch Black e questa è la storia di come sono nato.
Tremate bambini poiché l’Uomo Nero sta arrivando.
 
 

Come promesso eccomi qua per dire alcune cosette:
  1. Se vorrete lasciarmi una recensione vi chiedo di non farvi problemi a dirmi che qualcosa non vi è piaciuto, soprattutto per quanto riguarda lo stile che ho utilizzato. Ho pensato che essendo un’epoca non definita (ma sicuramente sarebbe tipo medievale) andasse bene un modo di parlare piuttosto formale.
  2. La storia di Pitch e la sua relazione omosessuale… boh, sinceramente non saprei dire a cosa mi sono ispirata, ma credo che fosse perché ha delle movenze piuttosto delicate e a tratti mi ricorda come si muove un mio caro amico gay quindi… vi prego non linciatemi per favore, l’ho solo trovato tenero D:
  3. Mi sono leggermente ispirata all’inizio del film quando Jack riemerge dal lago e vede la Luna e la stessa cosa vale per quando Manny dice a Pitch il suo nome. Penso che la cosa sia valsa più o meno per tutti i Guardiani perciò ho seguito questa serie di eventi.
 
Ebbene, grazie a chiunque si sia protratto a leggere fino a qui, spero che la ff sia stata di vostro gradimento!

A presto Guardiani :3

Frida


P.s.: ehm… avrei una piccola richiesta, non è che avete dei gruppi su fb o delle pagine o dei pg per ruolare cui posso unirmi anche io? Vorrei conoscere gente nuova se voi siete d’accordo. Grazie ancora a tutti!
  
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