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Autore: edera_s    22/07/2014    2 recensioni
"Già" ha detto Isaac. E poi, parecchio dopo: "E' solo che sembra così impossibile". "Succede di continuo" ho detto. "Sei arrabbiata" ha detto. "Già" ho detto.
Hazel va a trovare Isaac qualche giorno dopo la morte di Gus e questo è quello che si dicono. Io ho immaginato la reazione di Isaac (personaggio che adoro) dopo che Hazel lo ha lasciato solo. E' un po' triste, ma d'altronde è di Colpa delle stelle che stiamo parlando. Leggete e ditemi cosa ne pensate.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Isaac
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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IL GIORNO DELLA TAZZA ROTTA
Dopo che Hazel se ne fu andata giocai ancora un po' a Conterinsurgence, ma non riuscivo a concentrarmi. Hazel aveva ragione, succede di continuo, eppure non riuscivo a crederci del tutto. A volte lo ripetevo ad alta voce per vedere (metaforicamente) se cambiava qualcosa, ma ancora non ci credevo. Sapevo che non c'era più su questa terra, che non avrei più potuto parlare con lui o anche solo vederlo di persona, ma non ci credevo che era morto. 
Hazel era arrabbiata e anche io lo ero. Ero tremendamente arrabbiato! Insomma, come si fa a lasciar vivere persone orribili, assassini, pedofili, maniaci o anche solo quel Van Houten e invece far morire Augustus Waters? Non sarà stato perfetto, ma nessuno merita di morire a 17 anni. Dio quanto sono arrabbiato! 
Se fosse stato ancora vivo sarei potuto andare a casa sua a spaccare un po' di trofei, ma se Gus fosse stato ancora vivo non mi sarei sentito così arrabbiato e non avrei avuto bisogno di spaccare nulla. 
Smisi di giocare al videogioco, mi alzai deciso dal divano e andai in cucina facendo la strada a memoria. Una volta in cucina cercai di raggiungere la credenza dei piatti, ma lungo il tragitto inciampai in una sedia e caddi in ginocchio. Rimasi così per un po', fermo in ginocchio in un mondo senza Augustus Waters. Poi mi decisi, mi rialzai e ripresi a camminare, quanto faceva schifo essere cieco. Aprii la credenza e presi la prima cosa che la mia mano incontrò. Dalla forma sembrava una tazza da colazione, sperai fosse quella di mio fratello. 
La alzai sopra la testa, per un attimo mi mancò il coraggio, ma alla fine la scagliai con tutta la mia forza sul pavimento della cucina. La tazza fece un bellissimo rumore di ceramica in frantumi e sentii qualche pezzo che mi colpiva i piedi. Per uno, forse due, millesimi di secondo mi sentii meglio, poi passò e mi sentii ancora più triste ed arrabbiato. Tornai a fatica sul divano, mi sedetti e rimasi così finchè mia mamma non rientrò a casa.  
   
 
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