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Autore: blackswam    22/07/2014    2 recensioni
Violetta era completamente a pezzi dopo la rottura definitiva con il suo fidanzato.
Il dolore, la sofferenza, e la tristezza la porteranno a commettere un errore, un atto impuro secondo il suo parare.
Buona lettura!
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lena, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Image and video hosting by TinyPicNota autrice: Buonasera amici e lettori di EEP. Sono ritornata con una nuova oneshot. Questa non è molto diversa dalle altre mie fiction soprattutto per la coppia. FrancescaxDiego. Non è assolutamente una delle miei preferite, ma non sono maluccio.Però non sempre tutto fila liscio, e stesso in questa fiction non volevo destinare alla coppia un happy end. E poi sarebbe stato anche troppo scontato, mentre io preferisco entrare nella sorpresa. In questa fiction volevo sottolineare anche la tristezza di Francesca, e la notte di fuoco che i due aveva provato era soltanto di disperazione e niente di diverso. Però anche se sapevano di aver commesso un errore, anche se sapevano che ormai non potevano più tornare indietro, hanno rischiato il tutto per tutto, amandosi esattamente come due amanti.



« Voglio essere tua, soltanto per stanotte.»
Quando anche l'anima di abbandona, la passione ti divora.



L'amicizia è forte, ma se viene trasformata in amore?

Francesca Cauviglia. Diciassette anni. Capelli castani e corti, occhi marroni scuro, un corpo snello e abbastanza alta. Ragazza spensierata, spontanea, che non pensa prima di fare, ma allo stesso tempo molto fragile. In quel medesimo momento si sentiva così, abbattuta e maledettamente fragile. Odiava ammetterlo, ma era stata una perfetta idiota.

Come si può credere a un ragazzo al tal punto da farti stare male? Trovarsi con il cuore spezzato, senza neanche un briciolo di lacrime, il dolore si affievolisce con il tempo come i sospiri, e tutto si ricomincia. Ricominciare ad amare, ad illudersi, ad soffrire per un proprio masochismo. Francesca era una perfetta masochista e se ne rendeva perfettamente conto. Soffrire per il bene degli altri? Violetta però non era mai sola, e non tendeva a lasciarsi andare a pianti solitari, non si teneva tutto dentro, ma si sfogava lasciando fuoriuscire tutto i germi maligni incorporati dentro di se. Tutti l'ascoltavano con grande pazienza, cercando qualche parola di conforto, ma nulla poteva cancellare ciò che era successo.

Marco l'aveva tradita? Aveva baciato un' altra? Toccato un' altra? Abbracciato un' altra?

E' accaduto, nulla può essere cambiato o rimediato. Le bacchette magiche sono pura fantasia, nati da dei autori fantasy per far divertire i bambini, ma se davvero esistessero avrebbe voluto far ritornare indietro il tempo, tenere Diego incatenato a se per sempre, con un incantesimo d'amore, anche se avrebbe vissuto con la consapevolezza di averlo incastrato a se, almeno poteva essere felice.

Violetta, quando era triste, si lasciava andare a pensieri troppo egoistici per poi pentirsene amaramente attimi dopo. Qualcosa gli morde la pancia e lentamente sale fino alla gola, la schiena gli si drizza e si contorce, mentre la notte incubi non riescono a farla dormire. Rimorsi di coscienza.

Un attimo di oscurità, di tenebra, poi c'è il sole.

Il fatitico sole si chiama Diego Domiguez. Diciannove anni. Capelli castano scuro corti, occhi marrone intenso, corpo snello e alto quanto la ragazza.

Secondo una promessa fatta tanti anni fa si sono dichiarati per sempre migliori amici, e ancora tutt'oggi non riescono a fare almeno l'uno dell'altro. Sin da piccioni era l'unico a farla sorridere nei momenti tristi, ad asciugare ogni sua singola lacrima, a farla arrabbiare e divertire contemporaneamente, ed era l'unico pronto ad ascoltarla senza mai annoiarsi, senza mai perdersi nessuna parola, senza mai parlare di se.

Riusciva a comprenderti soltanto con poche parole, e dolcemente era capace di rasserenarti senza mezzi termini. Ti accarezza senza secondi fini, ti consola senza aver uno scopo o un obbiettivo, e non riesce mai a mentirti perché non sa mentire con la sua presenza.

Francesca in quel momento si sentiva disperatamente abbandonata, consumata dall'amore che un tempo provava, e prosciugata dalle lacrime salate che gocciolavano sulle sue guance.
Una mano accarezzava il suo braccio, delicatamente e con tenerezza, cercando di dargli supporto senza le parole. La mano era calda e morbida. Emanava compassione, amicizia, affetto. La prende con cura tra le sue, stringendole beandosi di quel calore e poggiandola sulla sua guancia bagnata. I capelli spettinati, bagnati dal troppo sudore e dal troppo calore, erano scomposti dietro la sua schiena.

Le labbra erano silenziose, mentre i denti mordevano il labbro superiore cercando di trattenersi.

Il ragazzo davanti a lei l'osserva con tenerezza, quasi con pena, trovando un modo per alleviare anche se minimamente il suo dolore.

- Questi occhi non sono fatti per piangere.- Per poi baciarla lentamente.

Entrambi non erano padroni delle loro azioni. Sapevano soltanto che erano desiderosi di risentire il contatto delle loro labbra, delle loro lingue che si incrociavano fameliche, le loro mani si cercavano disperatamente. Si abbracciavano, si toccavano, si baciavano senza contare gli attimi, i secondi, nemmeno il respiro. Tutto il mondo era fermo, gli unici suoni che si potevano udire erano i loro baci. Erano tocchi leggeri e teneri, poi si facevano più passionali e violenti.
Francesca approfondisce il bacio mordendogli il labbro inferiore, mentre lui la spingeva per la nuca aggiungendo la lingua. Sapevano che tutto era sbagliato, che tutto era inconsapevole, ma in quel momento non riuscivano proprio a fermarsi.
- Hai smesso di piangere.

Finalmente i loro occhi si scontrano.Marrone mischiato con il marrone.

Le loro mani si uniscono, incrociandosi all'altezza del petto della ragazza, che dopo tanto tempo aveva ripreso a battere.
Diego bacia il capo della ragazza sapendo che il tutto era stata soltanto per una notte, soltanto per consolazione, e per disperazione.

-Voglio essere tua, soltanto per stanotte.

Lo faceva soltanto per essere soddisfatta, per cancellare il dolore e l'odio dentro la sua pelle, facendo precedere un dolore ancora più forte.

Quella notte era stato uno sbaglio, un maledetto sbaglio. Anche se in quella stessa notte si erano amati, sentimenti sono fuoriusciti, abbattendo le mura dell'amicizia. Il ricordo delle due parole prima di penetrarla completamente l'avevano colpita in profondità.

- Anche se è sbagliato, voglio potere vivere questo sbaglio per il resto della mia vita. E la sua risposta era stata eclattante e assolutamente vera. - Si.

E l'aveva stretto a se affondando il voto sudato, il fiato corto, sulla sua spalla mentre ansimava per le prime spinte.


****



Il mattino seguente Francesca poteva ancora sentire il suo profumo sulla pelle, i suoi baci che le sfioravano ogni centimetro del suo corpo elettrico, le sue spinte lente e dolci farsi sempre più veloci sotto i suoi incitamenti.

La notte precedente si erano lasciata amare, si era lasciata prendere e rubare la sua prima volta, con la persona che voleva più bene. Aveva fatto l'amore con il suo migliore amico. Francesca non era riuscita a dormire poi molto e la sveglia sul comodino segnava le tre e mezza di notte.

Sentiva un calore pazzesco, mentre qualcuno sospirava sul suo collo. Senza nemmeno voltarsi le immagini della serata precedente gli tornarono in mente, simile ad un flashback. Il volto di Diego, accanto a se, era così sereno e il pensiero di avergli fatto fare una cosa così impura e imperdonabile gli torceva il cuore. Però non voleva dargli importanza. Voleva essere felice per altri minuti stringendosi con le braccia del suo stesso migliore amico.
-Per stanotte voglio scordarmi chi sono e chi siamo.








Fine.
  
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