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Autore: anqis    22/07/2014    4 recensioni
"Dio, che noia che sei" commenta infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, cominciando però ad avviarsi. E' costretto a fermarsi, richiamato dalla voce della sorella. "Louis."
"Cosa?"
"Harry."
Serra le labbra. "Lo so, mi sarei offeso se non fosse venuto" dice stringendosi nelle spalle sottili. Lottie sorride con lo sguardo basso, scuotendo poi la testa.
"Non è questo" spiega azzardando qualche passo. A spalla contro spalla, sorride negli occhi azzurri del fratello maggiore. "E' inguardabile."
Le sposta una ciocca chiara oltre la spalla, sorridendo alla pelle nuda. "Non riesco nemmeno a fingermi offeso: era scontato."
Vincitrice dei premi #BestCharacter e #BestAngst del contest Wedding Day della pagina Una Direzione: fanfiction.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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One shot partecipante al contest Wedding Day della pagina Una Direzione: fanfiction.
Prompt: Foto (precisamente quelle adoperate per il banner)


 
Buonasera a tutte,
a pochi giorni dal matrimonio della madre di Louis - congratulazioni, Jay! - pubblico questa one shot scritta tra un cliente e l'altro, la mattina esatta dopo la pubblicazione delle foto dei ragazzi in abiti eleganti; e come ho affermato su Facebook, mi è stato veramente impossibile trattenermi dallo scrivere, non dopo essermi goduta a pieno la figura di Louis in quel perfetto completo blu chiaro che dio, come gli fasciava il suo adorabile sedere! E invece di domandarmi dove fosse Zayn in quel momento - che poi, seriamente: che ne sapete che non fosse presente durante la cerimonia e poi costretto ad andarsene, non partecipando così al ricevimento? lasciatemelo in pace, non è stronzo e se si è assentato avrà avuto i suoi motivi - ho tentato (inutilmente) di scrivere una focosa one shot che vedeva la guancia di Louis spalmata contro il muro e il petto di Harry (e altro) premuto contro la sua schiena. Seriamente convinta, dopo aver creato la situazione, l'atmosfera, e nel pieno della scena ho digitato "erezioni". L'istante dopo, il mio pollice ha deciso di cancellare ed io mi sono ritrovata a scuotere la testa e "no, non sono ancora pronta". Tentativo fallito con la mia solita classe. E così ho finito per tingere il tutto con il mio solito angst leggero e depressissimo, lasciando a bocca asciutta i due giovani - e la mia amica, ciao Gaia! - e chissà quante lettrici, AH AH. Spero comunque che il risultato non sia così indecente e che a qualcuno piaccia.

Ringrazio con cuore Walls per avermi aiutato a revisionare il tutto e che continua a sopportarmi (aiutarmi dice lei), e Gaia che ha fatto la solita cagapuntine - mi spiace, ma Harry è un gatto che fa le fusa.

Spero sinceramente che nonostante il fiasco, qualcuno apprezzi il mio sforzo. Attendo impazientemente pareri e critiche, qui pronta a risolvere ogni possibile dubbio e a correggermi.
Grazie mille, vi auguro una buona lettura, sperando di non deludere le vostre grandi aspettative
 (non reggo l'ansia io)!

Anqi.
 

Lasciarsi andare.


 
È una giornata assolata.
Il sole spacca l'azzurro del cielo diramandosi in raggi fino a raggiungere le foglie degli alberi che costeggiano la ricca villa bianca. Le finestre alte riflettono la luce, deviandola sugli invitati, costretti ad indossare gli occhiali da sole per evitare di socchiudere gli occhi in una smorfia che nessuno vorrebbe venisse immortalata dai fotografi che accompagnano il paesaggio - o peggio, dai paparazzi acquattati fuori e tra i cespugli;  stretti negli eleganti - e bollenti - smoking neri e nei lunghi vestiti chiari, vaporosi.
Nessuno sembra soffrire veramente il caldo che quel giorno ha deciso di scaldare l'intera isola britannica. Louis si domanda se non sia un cattivo presagio perché "sposa bagnata, sposa fortunata" e, onestamente? lui non si farebbe nessun problema ad intervenire per infradiciare sua madre se questo significasse assicurarle un matrimonio felice. Se lo merita, pensa, osservandola, nascosto dalle lenti ocra, in lontananza, con il vestito bianco in forte contrasto con quello scuro del - finalmente - marito. I capelli del suo stesso colore, caldo caramello, sono acconciati in una capigliatura che suggerisce semplicità, ma che ha visto dita e forcine impiegate in ore di preparazioni, così come il trucco roseo sul viso che non ne avrebbe neanche bisogno, con quel sorriso felice ad adornarle le labbra. Louis pensa che sia ancora più bella ora con le superficiali rughe sul viso e le mani rovinate dal lavoro, piuttosto che nelle foto sfogliate a Natale, quando lei era giovane e ingenua, felice e triste insieme, con una vita nel ventre stretto dall'abito elegante - lui.
Sorride un po' commosso dai suoi stessi pensieri e fa per passarsi una mano tra i capelli per scostarli dalla fronte, ricordandosi solo all'ultimo dell'incredibile quantità di gel che Lou Teasdale - sempre lei, anche quel giorno – gli ha applicato per ottenere quello spettacolo che è oggi.
Perché è davvero uno schianto, c'è da dirlo e sottolinearlo una seconda volta, con il completo blu disegnato appositamente per l'occasione e per il suo fisico, la giacca aperta sulla camicia bianco candido allacciata fino all'ultimo bottone, in morbido contrasto sulla pelle abbronzata. E le scarpe italiane? Sono così lucide che ci si potrebbe specchiare e a Louis non dispiace poi così tanto lasciare che lo sguardo vaghi giù, giusto per una rapida controllatina.
Infila il cellulare nella tasca, dopo aver gentilmente e amabilmente mandato a fanculo Zayn che se n'è dovuto andare prima - addolcendo ovviamente il tutto con l'emoji di un cuore - e si volta appena, ignorando il luccichio proveniente dai cespugli.
Sua madre non si è lamentata poi molto dell'idea di permettere ai paparazzi di avvicinarsi ai confini della tenuta giustificandosi con "alla fine entrano sempre, così almeno se ne stanno tranquilli ed evitano imbarazzanti sotterfugi" ma Louis è convinto che la vera motivazione sia un'altra, quella che un po' contraddistingue la loro famiglia: vanità. Tale madre, tale figlio.
Comunque, basta pensare al matrimonio di Greg Horan per ricordare che alla fine le foto sono state pubblicate, nonostante tutti gli sforzi della famiglia e di un Niall rosso per la rabbia pur di mantenere gli obbiettivi e le telecamere fuori dall'evento. Louis si è quindi arreso senza combattere - sempre che si possa affermare una sconfitta la sua; se lo domanderà quando in prima pagina ci sarà una foto del suo completo (e di sua madre, ovviamente).
Si sta crogiolando all’ombra, quando una figura comincia ad avvicinarsi. Louis sorride a Lottie nel vestito bianco e vaporoso, domandandosi con il solito stupore che lei rimprovera con uno sbuffo e gli occhi al cielo, quando sia cresciuta e diventata così bella. Sembra una dea, ma non glielo dice: è già troppo sicura di sé, non ha motivo di aumentare l'ego smisurato della ragazzina. Inoltre, è sicuro che lei ne sia consapevole, soprattutto quando la coglie a sogghignare divertita al fianco del suo attuale fidanzato - che chiariamo, a Louis non piace: è un ginger!
"Ti sei macchiata" le dice inarcando un sopracciglio. Si gode la smorfia di Lottie e il modo in cui gli occhi celesti si sgranano allarmati, prima di aggiungere "Scherzo" sghignazzando.
"Idiota" lo apostrofa lei, raggiungendolo e affiancandolo. Coi tacchi sono quasi alti uguali. Louis sbuffa. "Comunque, devi raggiungerci e darci una mano: stanno aprendo la sala del ricevimento."
Un altro sbuffo si infrange contro le sue labbra. "Non abbiamo ingaggiato una di quelle Wedding Planners perché pensi a tutto lei?" domanda seguendo con sguardo distratto i primi invitati camminare sul prato verde.
Lottie risponde con un sospiro stanco. Che famiglia. "Sì, ma non penso che a zia Muriel interessi molto ricevere il benvenuto da una sconosciuta con l'ossessione per i pois."
"Dio, che noia che sei" commenta infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni, cominciando però ad avviarsi. È costretto a fermarsi, richiamato dalla voce della sorella. "Louis."
"Cosa?"
"Harry."
Serra le labbra. "Lo so, mi sarei offeso se non fosse venuto" dice stringendosi nelle spalle sottili.
Lottie sorride con lo sguardo basso, scuotendo poi la testa. "Non è questo" spiega azzardando qualche passo. A spalla contro spalla, sorride negli occhi azzurri del fratello maggiore. "È inguardabile."
Le sposta una ciocca chiara oltre la spalla, sorridendo alla pelle nuda. "Non riesco nemmeno a fingermi offeso: era scontato."



Lottie non esagerava.
Individua la sua figura prima di quanto, in teoria, dovrebbe. Si dice che è impossibile non notarlo con quel capello nero dalla visiera ampia sui riccioli sempre più lunghi, per non parlare dell'altezza e delle spalle larghe. Sì: è impossibile; per questo non si preoccupa neanche di deviare lo sguardo altrove, perquisendone la persona, soffermandosi con occhi sgranati sulla pelle lasciata scoperta dell'addome. Se il cocktail non gli va di traverso quando nota i bottoni della camicia aperti, rischia di versarlo addosso al vestito di zia Muriel che lo accosta a sé con le braccia tremanti.
"Schifoso bastardo" pensa tra sé e sé e la sua espressione fredda, le labbra tese e gli occhi socchiusi, devono palesare l'insulto, perché Niall, nell'approssimarsi, scoppia a ridere.
Il biondo porta dei pantaloni blu scuro ed una semplice camicia gessata, e Louis ringrazia che almeno lui abbia scelto un abbigliamento consono. Immagina la giacca buttata su qualche sedia, conosce l'amico.
"Cosa ridi?"
Niall ridacchia ancora un po'. "Gesù, è il matrimonio di tua madre, cosa dovrei fare sennò?" replica avviluppandolo subito in un abbraccio affettuoso.
Louis inspira il suo profumo con il naso premuto contro la spalla, le guance tirate su. "Sono felice che tu sia qui. Grazie."
Niall ride ancora, e Louis è felice che non abbia mai veramente smesso. "Ehi, mate, non dirlo neanche!" esclama spalancando le braccia con i soliti modi grotteschi da uomo dell'Irlanda. "Vado a cercare Liam ora."
Louis fa un accenno di assenso con la testa, distratto da un cameriere che si sta dirigendo con un piatto di funghi verso il tavolo dove siede sua cugina Samantha, allergica ad essi. "Si, digli di farsi vedere."
"Certo!" Niall lo saluta con due dita alzate. Sembra però ricordarsi di qualcos'altro perché si volta e "Tu cerca di non fare cazzate" grida a voce decisamente troppo alta per essere ignorato.
Louis fa spallucce, "Non ho idea di cosa tu stia parlando" si difende, piuttosto consapevole invece di cosa, o meglio di chi, si stia riferendo lo stronzo.
Osserva la testa bionda scomparire tra la folla, insultandola silenziosamente e amichevolmente – ammesso che sia veramente possibile - tra i denti. Sospira di sollievo nel vedere il piatto di funghi posarsi su un altro tavolo.
"Arrabbiato anche in questo giorno?"
Louis chiude gli occhi, impedendosi di sussultare. Spera soltanto che lo scatto del polso che stringe il bicchiere non sia stato notato. Esala un sospiro silenzioso, inarcando il labbro superiore: parlando del diavolo...
"Non posso che esserlo, se me ne danno motivo" si giustifica sollevando lo sguardo e incrociando subito i suoi occhi verdi, alle sue spalle.
Harry si lecca le labbra rosse e sorride, con gli occhi che brillano di palese divertimento. "Motivo?" domanda inclinando appena il viso, fingendosi confuso. Finge perché per quanto sembri ingenuo, Harry è furbo e sa.
Louis sta già per rispondere, ma una mano si poggia sulla sua spalla. Si volta e si specchia negli occhi chiari di sua madre.
"Mamma" e il sorriso non è mai stato così spontaneo.
"Louis" risponde lei, spostando poi gli occhi sull'altro. "Harry, cia-" e non finisce di parlare nel soffermarsi sui bottoni slacciati della camicia che solo ora Louis si accorge essere semi-trasparente. Come diceva? Ah sì, tale madre, tale figlio.
"Jay, stai benissimo" si complimenta lui, ignaro delle due occhiate scettiche. "Sei bellissima."
La donna sorride divertita. "Vorrei poter dire lo stesso" commenta costringendo Louis ad abbassare il viso e l'attenzione sulle scarpe, nascondendo l'ilarità. Nel vedere la confusione dipingersi sul volto dell'altro, lei si affretta a spiegare, indicando i centimetri di pelle scoperta. "Sei uno scostumato, Harry, non ci si presenta così ad un matrimonio - al mio matrimonio. Sembri una delle mie zie zitelle in cerca di uomini, con quella farfalla in bella mostra."
La risata è impossibile da frenare. Louis getta la testa all'indietro e inutilmente cerca di nascondersi dietro una mano, mentre sua madre continua a fissare Harry negli occhi, improvvisamente imbarazzato. Quando si calma, si sta ancora mordendo con insistenza il labbro inferiore, con le guance appena più scure e le fossette in evidenza.
"Jay" comincia.
"Oh, Harry, me l'hai servita su un piatto d'argento" lo interrompe, difendendosi. Louis risponde all'occhiata complice di sua madre e accetta il braccio teso, stringendoselo contro. "Comunque, ero venuta a chiedere un ballo a mio figlio" e Louis l'adora, davvero, non solo perché lo ha appena salvato da una conversazione scomoda, ma perché grazie al cielo, ha preso tutto da lei. "Se non ti dispiace."
"Oh certo che no."
Si avviano verso il centro del salone. Louis si concede un'ultima occhiata tentatrice a cui Harry risponde prendendosi le labbra tra le dita.
Grazie, ma'.



È tardo pomeriggio: si è liberato della giacca, ha slacciato i primi due bottoni della camicia e due gocce di sudore scivolano lungo il collo abbronzato. Sente la gola bruciare a allora, solo allora, si allontana dal centro del salone dove parenti di cui non conosceva neanche il nome e figlie di conoscenti lo hanno trattenuto per ballare.
Le ciocche dei capelli gli scivolano sugli occhi, offuscandogli la vista già stanca e opaca a causa dei bicchieri di alcool che gli hanno messo in mano ad ogni cambio di musica. È accaldato, ma di buon umore.
Barcolla nelle scarpe italiane che gli stanno uccidendo le caviglie e ovviamente non è colpa sua se in estate - sempre - non sopporta le calze. La musica si affievolisce ad ogni passo, ma Louis percepisce le casse pulsargli nel petto, come un secondo cuore. Ridacchia senza motivo, lasciandosi scivolare con la spalla contro il muro, e rimane in mezzo al corridoio per riprendere il fiato e bilanciare meglio l'equilibrio. La porta del bagno in noce lo aspetta a qualche metro di distanza. Aggrotta le sopracciglia e annuisce senza un vero motivo, rassicurando se stesso che sì, ce la può fare: non è così ubriaco, è stato molto peggio. Con una spinta si stacca dalla parete e avanza incerto sulle gambe molli, deciso a raggiungere il suo obbiettivo. A metà strada sta già esultando quando dal nulla spunta uno dei suoi cuginetti e "Pete, ehi, attento" borbotta inutilmente ché la spalla del moccioso si scontra con la sua coscia e Louis si sbilancia a destra con una gamba alzata, in modo ridicolo. Mette le braccia avanti - almeno i riflessi - per evitare la collisione del viso con il pavimento, ma un braccio gli avvolge la vita e lo tira su con facilità su. La schiena va a scontrarsi con un petto ampio e caldo, e Louis percepisce chiaramente un bacino premere contro la stoffa sottile dei pantaloni. Sospira: riconosce quel profumo e la sensazioni di quelle braccia attorno a sé.
Non si stupisce quando sente la risata roca di Harry scaldargli il l'orecchio. Ha sempre avuto il suo sguardo di sé, lo ha sentito mentre ballava con sua zia, le mani sui suoi fianchi ossuti, o mentre si strusciava appena contro un Niall in preda alle risate e alle birre consumate al bancone. Presente, costante e scottante, sulla nuca del collo scoperta, sui fianchi morbidi e sulla schiena inarcata in una risata. Per questo ha cercato in tutti i modi di prolungare il ballo, perché si sa che a Louis piace essere guardato e apprezzato e perché quello stronzo se lo merita di poterlo fare solo da lontano, seduto ad uno dei tavoli rotondi con un bicchiere di liquido dorato fra dita ornate di anelli, i gomiti sul tavolo e le gambe aperte sulla sedia troppo piccola. E forse lo sguardo che lha asciato vagare nella sua direzione e sulla sua persona con più attenzione mentre imboccava il corridoio, non è poi stato poi così innocente e casuale. Okay, forse era un chiaro "seguimi" però ehi, è ubriaco e lo avrebbe dedicato a chiunque fosse stato nella sua traiettoria. Giusto?
"Cosa fai" Harry respira contro la sua guancia e Louis può sentire da uno sfioramento che sta sorridendo.
Ha ripreso chiaramente il controllo del suo corpo, ne sono consapevoli entrambi, ma Harry non sembra intenzionato a lasciarlo andare. Anzi la presa si fa ancora più stretta, le dita premono contro la carne morbida dello stomaco e appena più in basso, solleticandogli il ventre.
Louis ha un gemito incastrato tra le corde vocali, chiude gli occhi sibilando aria. Si vergogna dell'effetto che ha il corpo di Harry su di sé, si è sempre sentito debole tra le sue mani.  Mani che premono appena un po' di più prima di sciogliersi e spostarsi sui fianchi. Il calore del petto si allenta ed un brivido percorre la schiena di Louis, rapido.
"Non lo so" risponde allora alla domanda posta prima. Harry sbatte le palpebre come se se ne fosse dimenticato.
"Ti porto in bagno" decide allora, lasciandolo completamente andare e limitandosi a guidarlo con una mano sul gomito.



Il getto del rubinetto si infrange contro il fondo in ceramica del lavandino, schizzandogli il viso. Potrebbe rimanere così per un'eternità, poggiato con i gomiti sulla superficie liscia e fredda, le guance che scottano bagnate e la fronte rilassata. Si inumidisce le labbra secche e respira forte, aprendo e chiudendo gli occhi. Non può concedersi una pausa più lunga, deve tornare a controllare la situazione e assicurarsi che quello sfigato del ragazzo di Lottie non allunghi le mani. Almeno le gemelle sono nelle mani dei nonni, una preoccupazione in meno.
Con le dita bagnate impegnate a stringere il granito dei lavandini, si solleva. La luce dorata del lussuoso bagno gli schiarisce i capelli ed illumina la pelle chiara di Harry, il quale, appoggiato con una spalla al muro, una gamba piegata sull'altra, ha lo sguardo basso e assorto. Louis corruccia la fronte, confuso. Segue la traiettoria e – oh -
"Cosa stai guardando?" domanda.
Harry, beccato in flagrante, temporeggia senza però spostare gli occhi. Si morde il labbro inferiore, già piegato in un sorriso per poi concentrare l'attenzione nel riflesso di Louis che lo aspetta con un sopracciglio inarcato.
"Quei pantaloni" dice e c'è quella nota stonante che gli piace tanto perché è il solo a cui è riservata: è l'unico capace di mettere Harry Styles così in difficoltà. "Mh, non sono adatti."
Louis si volta, poggiando il sedere contro i lavandini e privandolo della vista che primo lo ha distratto. Scandaglia con particolare premura il viso di Harry, la mascella dalle linee nette, il collo niveo e lungo, le spalle larghe e forti, e con lentezza perlustra il petto ampio e le rondini che appena si intravedono; percorre le linea iniziale dell'addome inglobando con gli occhi la farfalla che scompare dietro la stoffa semi-trasparente della camicia nera. Si sofferma su di essa, studiandola come se non lo avesse fatto abbastanza, e riporta gli occhi in quelli di Harry che ridono in silenzio.
"Senti da chi viene la predica" replica a sua volta con le braccia incrociate al petto.
Si osservano in silenzio, senza riuscire a fingere serietà. È a disagio, Louis, perché riconosce l'atmosfera e nonostante il viso bagnato, è schifosamente accaldato.
Però ha imparato a nasconderlo, si obbliga ad assumere una postura sciolta, nonostante i muscoli delle braccia e delle spalle rigidi nelle camicia bianca e stretta. Ha le labbra piegate in su, mentre impreca dentro sé perché come al solito sembra l'unico preoccupato.
Harry infatti non mostra un minimo di insicurezza, i riccioli ora liberi dal capello e il collo nudo della sciarpa che lo ha accompagnato durante il ricevimento. Continua a sorridere in quel modo irritante, ostentando malizia e ingenuità insieme; non ha mai capito come dannazione faccia. Tiene le mani nascoste dietro la schiena e se solo fossero a portata di mano, Louis potrebbe capire se è nervoso, anche solo un po'. Invece gli tocca fronteggiare quel quadro astratto che è Harry e quella piega enigmatica delle labbra che ora vorrebbe solo levargli dal viso.
Sospira, Harry. "Stai meglio?" chiede senza ottenere risposta. "Uh, penso che dovremmo tornare di là."
Louis non trattiene la risata, spiazzando l'altro. Si passa una mano tra i capelli tornati morbidi, disordinandoli. "Sei uno stronzo" sibila allargando il colletto della camicia. "Non ti ho mai capito."
Si stacca dal lavandino e cammina verso la porta, senza concedergli più uno sguardo e senza più ombre di divertimento, solo occhiaie nude del correttore applicatogli prima. Ha una mano sulla maniglia, quando l'altra viene intrappolata da anelli freddi e dita lunghe.
"Perché dici-"
Le spalle di Louis tremano appena. Non sono lacrime, nè rabbia: è una risata. Lo sapeva che lo avrebbe fermato. Adesso però nulla fermerà lui.
Louis si volta di scatto, sciogliendo la presa della mano dell'altro per imprimere sulle spalle dell'altro la sua. Lo spinge contro il muro e approfittandosi della sorpresa, infila una gamba tra quelle alte di Harry. Sogghigna nel sentire un sussulto dell'altro e il respiro pesante che gli svuota i polmoni quando muove la coscia appena contro il cavallo dei pantaloni, sorprendentemente già stretto. Ed è quell'aria che ispira prima di premere con decisione la bocca contro quella aperta e umida di Harry, che ansima una un'ultima volta prima di venire di completamente zittita.
Louis non aspetta un permesso, non gli dà il tempo, gli lecca il labbro superiore come ha voluto fare da quando lo ha visto prendersele tra le dita. Sanno di dolce, frizzante e di quel sapore che è solo Harry. Se ne lascia inebriare e solo quando è soddisfatto, le lascia per tracciare un percorso che sa di nostalgia. Con una mano gli stringe la mascella e la solleva facilitandosi il movimento e soffia sul collo pallido, sentendolo tremare. Lambisce la pelle sensibile con la lingua prima di poggiarci le labbra già gonfie e mordere, lasciando il segno del suo passaggio. Chiude gli occhi, sentendo la gola di Harry vibrare e un gemito attraversarla, la bocca atteggiata in un sorriso orgoglioso.
Harry sembra un gattino in preda alle fusa. Spalmato contro il muro e con la testa abbandonata contro esso, mugola di piacere senza controllarsi, le mani prima immobili, adesso strette contro i fianchi morbidi di Louis in una richiesta muta - di più, di più.
È lo stesso quadro, ma i colori sono sciolti e Louis può finalmente vederlo.
Il silenzio viene rotto da un altro sospiro rotto e Louis non resiste ad assaggiare nuovamente la stessa bocca che lo ha prodotto. Lecca le labbra dell'altro in un ordine perentorio e Harry ubbidisce, socchiudendole. Ora lo sente, quel secondo cuore battere contro le pareti su cui ha poggiato i palmi aperti delle mani, e quel profondo gemito che gli sfugge e che si infrange sulla sua bocca appena un secondo prima che venga coperta con la propria. Si divorano a vicenda, una mano di Harry attorno alla vita e l'altra lungo la schiena, e le sue ciocche strette nelle dita corte di Louis.
Un respiro, si concedono e forse è troppo anche quello. Ma basta perché Harry lo dica: "No."
Louis ignora il brivido che quella parola gli provoca e gli stringe più forte la nuca per zittirlo nuovamente. Non ci riesce, Harry devia il suo bacio e accosta il viso alla sua guancia.
"Non possiamo" esala con voce roca e rovinata dai baci. "Non possiamo, lo sai" dice, ma allora perché le dita vanno più a fondo nella carne? ‘perché, non mi lasci? perché, Harry?’
Harry sembra capire e allenta la stretta, con il viso ancora contro il suo. "Louis, noi non stiamo più insieme."
Louis lo sa, ma sentirlo è sempre un po' come la prima volta. Può avvertire il respiro bloccarsi nella gola e le dita farsi fredde da far male. C'è lo stomaco che si chiude e quella voglia di vomitare, vomitare lacrime e non asciugarle. Quell'inspiegabile riflesso di scuotere la testa e dire di "no" con una camicia già bagnata nel pugno della mano, come se qualcosa potesse cambiare se lo dicesse, come se fosse possibile non lasciare mai più quell'appiglio. Ma Louis lo sa che non è così, lo ha saggiato sulla propria pelle e dovrebbe averci fatto l'abitudine, eppure non è vero. È un po' come nella sua vita: lui le fans ancora non le capisce, i loro complimenti e quelle lacrime che non si merita, e i paparazzi non sono lo sfondo delle sue giornate, ma mosche di cui - se potesse - si sbarazzerebbe in un colpo solo; e l'emozione di stringerle, di consolarle, ma anche la rabbia perché "smettetela, voi non mi conoscete, non sapete nulla di me" quando le prova, è come la prima volta: più dolorosa che bella.
Però Louis ha imparato ad affrontare quel male dentro con un sorriso o una risposta decisa. Quindi, "Lo so" dice senza il coraggio di guardarlo e Harry capisce, è sempre lì che lo sfiora con le labbra. "E allora? Lo vuoi pure tu" e si spinge contro di lui, i pantaloni ormai stretti che si sfregano l'uno contro l'altro, rubando un sospiro roco ad entrambi.
Tre sospiri, cinque secondi e Harry che gli blocca i fianchi. "Sto male, Louis" sibila piano con il fiato affaticato.
"Anche io. Non credere che io-"
"Lo so" lo interrompe, "Se- se non ci fermiamo, starai ancora più male. Non voglio recarti altro dolore. Non oggi."
"Lo fai per mia madre?" chiede sbuffando una risata di scherno e di cui si pente appena sente l'aria colmare i loro spazi.
Harry lo guarda serio, la fronte corrugata.
"No, Louis. Lo faccio per te, e lo sai."
Quand’è che la situazione si è fatta così esilarante? Louis ride, amaro. "Non è questo ciò che dovresti fare per me, Harry, e lo sai" lo prende in giro godendosi il velo di tristezza calare sul grigio delle sue iridi.
È con quella immagine e i polsi arrossati, che Louis torna in salone e accetta di ballare con Lottie che gli carezza una guancia e gli permette di nascondere il viso contro la sua spalla.



Ci sono bicchiere di vetro abbandonati sui tavolini della terrazza, fette di torte non finite e bottiglie di vino bianco mezze piene. È tardi, ma il sole sembra deciso a finire quel dipinto di colori che sfuma il cielo.
Louis lo sta osservando da vari minuti, seduto a terra con una sigaretta che perde cenere tra le dita e una bottiglia di acqua al fianco. C'è una melodia sussurrata nell'aria e una coppia in bianco e nero seduta al gazebo che lui ha voluto assolutamente e spera che tutti ne abbiano capito il motivo.
Sul pavimento rotola una bottiglia di vino. Louis allunga un occhio e ovviamente trova Niall in piedi che si avvicina, una smorfia per essersi fatto beccare. Si è spogliato degli abiti di cerimonia sostituendoli con una maglietta bianca, degli skinny jeans neri e delle inguardabili Vans leopardate.
L'amico gli si siede al fianco e, dopo avergli sorriso, si toglie gli occhiali da sole e glieli posa sul naso, nascondendo un segreto. Gli posa un braccio attorno alle spalle e lo stringe a sè, sospirando sconsolato.

"Perché non mi ascolti mai?"




 
   
 
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