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Autore: Chartraux    22/07/2014    5 recensioni
Derek Hale, a causa di un furto finito male, viene mandato a scontare la pena in un Centro specializzato per curare il suo comportamento. Stiles Stilinski, che si trova nella struttura per altri motivi, prende a cuore il caso del ragazzo. Tra strani incontri, inopportune sedute, personale più strano degli ospiti della clinica, Derek e Stiles scopriranno che le bugie e le cattiverie si nascondono ovunque. E, forse, potrebbe essere un bene per entrambi.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Derek Hale, Peter Hale, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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AVVISO IMPORTANTE
Ciao! Allora, innanzitutto questa è una Sterek AU.
Non tiene conto di lupi, mostri vari, assassini seriali e poteri assurdi.
Forse qualche psicopatico sì XD
Tiene però conto solo delle prime due stagioni e qualcosa di accennato sulla terza.
Voglio sottolineare che questa storia è quasi marcita in una chiavetta USB per più di un anno e che quindi il modo di scrivere, se avete seguito le mie ultime storie, è abbastanza diverso.
Ho cercato di sistemarle, ma avrei dovuto riscrivere tutto per riuscire a scriverla come avrei voluto (e purtroppo non ho molto tempo… ma ho fatto del mio meglio).
Buona lettura.







I - Prologo


Stiles sta camminando, quasi saltellando in realtà, verso il cortile della Clinica Argent; ha un sorriso furbo sulle labbra e le mani sono al sicuro nelle tasche calde dei jeans. C'è il sole e l'aria è fresca, la giornata adatta per fare un po’ di sport con i ragazzi del suo gruppo di sostegno.
La clinica in cui si trova è circondata da prati verdi e situata poco distante dal bosco di Beacon Hills; è di nuova costruzione e, più che una clinica per assistenza psicologica, pare una scuola superiore: le vetrate sono tante e ampie, le pareti delle camere sono state dipinte dai pazienti stessi come meglio preferivano, le stanze delle visite e dei ritrovi dei gruppi non sono di quel bianco asettico e fastidioso, ma piuttosto di quel color crema che ti fa venire voglia di mangiare un pasticcino tutte le volte che le si osserva. Ci sono quadri, poster e foto appesi un po’ ovunque e le attività libere sono molte e tutte diverse.
Stiles sorride, mentre intravede la porta di vetro che è spalancata sul cortile per le attività sportive.
L’ingresso del cortile si trova esattamente dal lato opposto alla hall della struttura dove, una signora dallo sguardo un truce e dai capelli corti e rossi fiammeggianti dà le indicazioni richieste con tono sbrigativo e poco cortese. E se qualcuno se lo chiede, no, non può essere licenziata perché è la moglie del direttore della Clinica.
Avvicinandosi all’ingresso, Stiles, nota uno dei carrelli per i materiali medici lasciato in mezzo al corridoio ed ode dei rumori strani, come di qualcosa di pesante che cade e dei ringhi frustrati; si avvicina con calma, col terrore che gli si è infiltrato nelle vene, ma è curioso di natura Stiles e non può farne a meno.
Si affaccia all’ingresso e vede un ragazzo alto, dai capelli scuri, che lotta contro un paio di agenti di polizia – li riconosce, sono Tropper e Moore che lavorano con suo padre –; ma è forte, decisamente forte, e li sbatte a terra entrambi con facilità. La signora Argent guarda la scena con occhi spalancati, quasi incredula per la violenza gratuita che sta avvenendo davanti a lei, poi scrolla le spalle ed il volto si riempie di serietà: preme un pulsante sotto la scrivania e prende con attenzione una siringa dal proprio camice bianco. Si avvicina senza esitazione al ragazzo che notandola compie velocemente un salto indietro e, colpendola ad una mano, le fa lasciare “l’arma impropria”.
Stiles guarda tutto con occhi curiosi, si accorge dello sguardo arrabbiato ed anche impaurito – Come quello di un leone ferito e braccato! – che è sul volto dell’uomo dai capelli scuri e gli occhi verdi; legge qualcosa di indefinibile quasi, gli sembra tradimento…
Lo sente ringhiare e, spaventato, fa qualche passo indietro.
Sbatte contro al carrello di metallo, facendo ribaltare al suolo i materiali sterili che contiene; si rende conto che il rumore che ha causato con la sua goffaggine è forte e, preoccupato, alza di scatto la testa: quegli occhi verdi luminosi ed arrabbiati lo guardano, lo sfidano.
Non lo sa il perché, ma Stiles gli sorride incerto sollevando una mano tremante.
Poi lo vede correre verso di lui con un braccio alzato per tirare un pugno; anche se spaventato, Stiles non si muove. Non muove un muscolo e non distoglie lo sguardo.
Rimane lì, in piedi, con le ginocchia tremanti di paura ad affrontarlo come può. Sta già pensando come spiegare al padre il livido che si formerà sulla mascella, quando vede il ragazzo rallentare e barcollare fino a che non lo trova steso per terra, proprio davanti ai suoi piedi.
Il ragazzino alza la testa e vede Chris Argent, il direttore della clinica, con una pistola in mano.
Stiles scivola sulle ginocchia osservando preoccupato il corpo steso del ragazzo; ode delle voci chiamare il suo nome, sente delle mani afferrarlo e vede qualcuno di conosciuto, di cui non riesce pronunciare il nome, allungargli un sacchetto di carta.
Lo afferra tra le dita tremanti ed inizia a respirarvi dentro.
Ci vogliono un paio di minuti, un bicchiere d’acqua e delle carezze circolari sulla schiena per farlo riprendere.
Sospira forte e poi parla «Dottor Deaton?!»
L’uomo, sollevato dal fatto che Stiles lo abbia riconosciuto, gli sorride «Ehi, Stiles, come va?»
«… uhm … bene, credo.»
«Davvero?»
Il giovane si mette una mano sul cuore, lo sente battere tranquillo ed il respiro gli pare regolare «Sì, tutto bene.»
«Meglio così. Niente pastiglia supplementare per farti calmare.» sorride gentile, aiutandolo a rialzarsi «Come mai da queste parti?»
Stiles fa spallucce «Volevo giocare a lacrosse» risponde inclinando leggermente il capo sulla destra cercando il ragazzo colpito «però qualcosa ha attirato la mia attenzione, ma ora non c’è più…».
Gli trema la voce.
Il dottor Deaton assottiglia gli occhi scrutandolo appena, gli poggia una mano sulla spalla e si avvicina parlandogli con tono calmo e rilassato «Stiles, quella persona è solo svenuta. Non è morta, va bene?»
«Davvero?» chiede il ragazzino spalancando gli occhi nocciola.
«Sì, davvero. Ma per piacere, non avvicinarti a lui. È un ragazzo davvero pericoloso.»
Stiles si umetta le labbra e poi un ghigno di risposta passa sul suo viso quando esclama un «Sì!» eccitato che non ha affatto convinto il medico: lo conosce, sa di cosa è capace Stiles quando la curiosità prende il sopravvento su tutto il resto.
Deaton gli dà una pacca sulla spalla – Stiles non sa se di ammonimento o altro – e si allontana per dirigersi verso il proprio studio lasciandolo da solo; e solo in quel momento, quando il corridoio è totalmente vuoto, che Stiles osserva: il carrello è stato portato via, la signora Argent è di nuovo dietro la scrivania intenta in una telefonata che di tranquillo non avrà avuto nemmeno la composizione del numero, il signor Argent è scomparso ed il dottor Deaton ha raggiunto un infermiere che trasporta un lettino.
Stringe gli occhi, Stiles, e vede che sdraiato sulla portantina c’è il ragazzo violento di poco prima, un proiettile con tranquillante poggiato al suo fianco.
Stiles si guarda attorno con falso disinteresse e quando è certo che nessuno sia interessato a lui, con passo felpato, inizia a seguire la barella, Deaton e l’infermiere.
 
 
Stiles esce dalla sua stanza, ormai conosce gli orari delle “guardie” ed è certo che il campo sia libero.
Silenziosamente, per quanto le scarpe da ginnastica siano silenziose sul rivestimento in linoleum della clinica, Stiles esce dalla struttura sbucando nel giardino che si trova sul retro, quello che si vede dalle finestre della sala riunioni del personale, gira un paio di angoli facendo attenzione; anche se sa che è il “cambio delle guardie” – che sono lente e svogliate – non vuole avere un rimprovero da Deaton. O peggio, da Chris Argent. Quell’uomo lo inquieta, i suoi modi duri e l’aspetto per nulla gentile gli ricordano un mercenario o qualcosa del genere! – ed in meno di cinque minuti arriva trionfante nell’angolo ristoro esterno. Prende una delle sedie di plastica che sono impilate vicino all’ingresso della mensa e poi ripercorre, per circa un centinaio di metri, la strada all’incontrario, sino ad arrivare di fronte ad una precisa finestra: ha le sbarre di metallo e gli dà uno strano senso d’ansia.
La stanza 24, come la 48, è utilizzata esclusivamente per i casi più gravi; Stiles lo sa solo perché ha convinto Deaton a rivelarglielo, tempo prima, con qualche giochetto intellettuale. Poggia la sedia proprio sotto la finestra, con le mani fa pressione sui braccioli per vedere se è stabile e poi, con un sorriso divertito sul volto, vi sale sopra. È fortunato, che quella sera, ci sia la luna piena splendente in cielo o nell’oscurità della camera non vedrebbe mai il corpo del ragazzo dai capelli scuri e gli occhi verdi seduto sul letto.
«Ehi!» dice con un tono divertito nella voce, forse troppo divertito visto che nota la testa dell’altro girarsi nella sua direzione, ed è certo che il suo sguardo sia decisamente irritato.
Il ragazzo è stranito ed un ringhio gli sale alle labbra, è una stanza di isolamento e non può proprio credere che un moccioso non solo gli rivolga la parola ma sia soprattutto sgattaiolato fuori dalla proprio stanza solo per rompergli le scatole.
«Tu sei Hale vero?! Derek Hale!» ma Stiles non aspetta una risposta, decide solo di proseguire il suo monologo di presentazione «Io sono Stilis Stilinski! Sono qui da sessantuno giorni per ADHD che, in parole povero, vuol dire che soffro di deficit di attenzione e iperattività. Mio padre credo proprio che tu l’abbia conosciuto: è lo sceriffo della contea di Beacon Hills, ed è molto bravo nel suo lavoro! Lo dico perché tu sappia che non è il caso di farmi del male; potresti trovarti circondato da poliziotti in mezzo secondo!!! Ho sentito parlare di te dagli infermieri, dicono che hai rubato in un negozio di elettronica nel centro della città… e che non è la prima volta. Questo mi fa pensare che tu sia bravo in quello che fai, quindi mi sono chiesto come sia possibile che ti sei fatto prendere!»
Un secondo dopo, Stiles non ha capito bene come, si è trovato con le gambe all’aria.
Stava parlando a Derek Hale e poi, tutto d’un tratto, si è trovato quel muso ringhioso davanti alla faccia e, spaventato, ha fatto un passo indietro finendo dritto col sedere per terra. Ora, Derek Hale, di fronte alla finestra, con le dita strette alle sbarre di metallo,  digrigna i denti in un modo che a Stiles sembra quasi un lupo molto, ma molto, arrabbiato.
«Vattene!» ringhia Derek mentre nota il ragazzo alzarsi e pulirsi con le mani il retro dei jeans.
«Va bene, ma solo perché ho sonno, sia chiaro. Non di certo perché pensi di mettermi paura. Proprio no! Io sono un tipo furbo, pensi che non abbia preso le mie precauzioni prima di venire qui?! Beh, sbagli di grosso!» risponde sistemandosi la felpa rossa, alza lo sguardo ed i loro occhi si incontrano per un istante. Stiles gli sorride e poi se ne va.
Derek spera che lo lasci in pace.
 
Ovviamente non è stato così.
Per le tre sere successive Stiles è uscito dalla sua stanza, prende una sedia di plastica e poi la posiziona proprio sotto la finestra di Derek Hale e parla. Parla e parla di ogni cosa, in modo decisamente caotico e fastidioso, tanto che le uniche reazioni che Derek può  avere sono quelle di tapparsi per le orecchie e ringhiargli parole poco cortesi.
È anche vero, però, che durante quelle chiacchierate a senso unico Stiles gli ha dato una buona notizia: ancora un giorno ed avrebbe potuto andarsene dalla stanza-cella dove è stato rinchiuso e da cui è uscito – accompagnato da ben tre guardie – solo per fare alcuni incontri col dottor Deaton.
«Quindi, se all’incontro di gruppo di domani non fai dei danni, non picchi nessuno e non ringhi a vanvera, credo proprio ti faranno uscire! Avrai una stanza nuova e tutta tua Derek, non è fantastico!?»
Derek non comprende tutto quell’entusiasmo. Anche Stiles è lì contro il suo volere, eppure sembra tranquillo e sereno.
Non riesce proprio a sopportare il suo modo felice di porsi al mondo; per non parlare di quel vomito di parole che lo contraddistingue.
Dopo quattro notti e cinque giorni rinchiuso nella stanza 24, ora si trova in una stanza dal triste color crema, seduto in cerchio su una sedia di plastica e metallo. Stiles è accanto a lui ed il dottor Deaton cinque posti alla sua sinistra, e mai come ora avrebbe voglia di sfogare la sua rabbia su qualcosa o qualcuno.
E dal suo punto di vista quello è un’incontro stupido: il medico ha chiesto cosa è piaciuto loro di un lavoro di gruppo che “quel branco di mocciosi” ha fatto senza di lui, anche se è certo che Stiles glielo abbia raccontato, ma non lo ascolta, non davvero, quindi preferisce fare finta di nulla. Poi Deaton, dopo aver seguito i discorsi di un paio di ragazzi ed una ragazza che hanno alzato la mano per spiegare, esternare le proprie sensazioni sul lavoro e o sul gruppo, continua domandando cosa avrebbero fatto quel weekend quando sarebbero tornati a casa. Derek si è accorto che il ragazzino con la ormai solita felpa rossa, ha parlato con foga ed allegria del progetto mentre ha accuratamente evitato di parlare del fine settimana passando la palla ad un ragazzone dall’evidente problema di peso e di autostima.
Hale ha guardato di sfuggita le mani di Stiles, se non si muovono gesticolando sopra alla sua testa rasata, sono sempre dentro le tasche dei jeans larghi. Distoglie lo sguardo ponendolo di nuovo al pavimento chiaro.
Non mi importa!, si dice aggrottando ancora di più le sopracciglia e spaventando la ragazzina seduta alla sua destra.
Deaton ringrazia tutti i presenti, dà loro qualche consiglio spirituale e medico, ricorda loro le regole da rispettare una volta fuori dalla Clinica e poi dà loro il consenso di fare quello che più li aggrada per la restante giornata; l’unica cosa che Derek pensa è di rifugiarsi nella sua camera dalle pareti bianche e di dormire. Si alza veloce e si dirige all’ingresso senza salutare nessuno, senza sistemare la sedia da dove l’ha presa.
«Ti è piaciuto l’incontro?» gli domanda Stiles seguendolo dopo aver riposto entrambe le sedie nell’angolo.
«No.»
«Oh, andiamo! È stato divertente! Big B. è un ragazzo simpatico non pensi?»
Derek non ha nemmeno idea di chi diamine sia Big B., quindi decide di non ascoltarlo e di proseguire il suo viaggio – in teoria solitario – verso la propria stanza; ma come la solito, Stiles non molla.
«Insomma, il progetto che ha ideato Big B. è davvero forte! Ci siamo divertiti un sacco insieme questa settimana. Se tu non avessi litigato con Moore e Tropper avresti potuto partecipare… ma va beh, ci saranno tantissime altre occasioni! E faremo anche delle foto dove ci sei anche tu. Magari con un sorriso, che ne pensi?!»
«Che diamine stai dicendo?» chiede con un ringhio Derek fermandosi e girandosi per guardarlo: Stiles fa un paio di passi indietro ed infossa leggermente la testa nelle spalle, le labbra si serrano e gli occhi si spalancano un poco.
Lo sa che lo ha spaventato, ma non può fare a meno di essere scontroso con quel ragazzino. Si passa una mano tra i capelli e poi continua «Io non faccio foto» brontola tornando sui suoi passi.
«Oh, ma non devi farle, te le facciamo noi!» dice Stiles mostrando nuovamente il sorriso sulle labbra.
Derek scuote la testa perché, si rende conto, che quel Stiles Stilinski sarà peggio di un gatto attaccato alle sue pregiatissime palle.
Fa un sospiro pesante e decide di lasciarlo parlare: ancora sette settimane e sarà fuori di lì.
 
Il dottor Deaton è in piedi di fronte alla grande finestra che dà sul cortile e vede Stiles seguire Hale senza nessuna preoccupazione sul volto.
Beve un sorso di caffè mettendo in moto il cervello.
Quella strana sintonia sarebbe potuta tornargli utile per aiutare entrambi i ragazzi.




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Ciao a tutti!
Eccomi di nuovo con una Sterek!
Come ho scritto sopra è un pò vecchiotta, però mi dispiaceva moltissimo lasciarla marcire (e non in senso lato) in un angolo del pc, quindi, eccola qui.
Lo so, non è un granché e da questo prologo non si capisce molto; ma non preoccupatevi!
Da martedì prossimo i capitoli saranno più lunghi e con più dettagli e/o spiegazioni! :)
Grazie per essere arrivati fin qui.
A martedì prossimo!
Saluti
Charty :D
  
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