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Autore: Eponine_94    23/07/2014    1 recensioni
Hammond, Oregon, una cittadina di cinquemila abitanti all'apparenza molto tranquilla, nulla sembra poter disturbare la placida monotonia degli abitanti che ormai da molto tempo hanno convivono con quelle strane presenze che vivono segretamente la loro esistenza senza che nessuno se ne accorga.
Grace si è appena trasferita dopo una serie di traslochi, ben presto scoprirà che c'è un'intero mondo oltre a quello umano e lei ne fa parte più di quanto possa immaginare. Scoprirà che nulla è come sembra, nulla per lei sarà come prima.
''Grace stava finendo di svuotare gli scatoloni del trasloco, era pensierosa, lo si leggeva nei suoi occhi stanchi di osservare le sue mani che la carta da imballaggio che avvolgeva gli oggetti, ogni volta che si ritrovava seduta a spacchettare le sue cose sperava che fosse l'ultimo ed il definitivo trasferimento, ma, in cuor suo, sapeva sempre che ben presto si sarebbe ritrovata a raccogliere tutto nuovamente in poco più di due mesi.''
ASSENZA DELLA SCRITTRICE CAUSA COMPUTER ROTTO E UNIVERSITÀ, RIENTRO IN OTTOBRE.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grace stava finendo di svuotare gli scatoloni del trasloco, era pensierosa, lo si leggeva nei suoi occhi stanchi di osservare le sue mani che la carta da imballaggio che avvolgeva gli oggetti, ogni volta che si ritrovava seduta a spacchettare le sue cose sperava che fosse l'ultimo ed il definitivo trasferimento, ma, in cuor suo, sapeva sempre che ben presto si sarebbe ritrovata a raccogliere tutto nuovamente in poco più di due mesi.
L'oggetto che aveva in mano era una cornice, lo scoprì prima di aver finito di scartarla, perchè al tatto ne riconobbe la forma. Era semplice, un rettangolo di medie dimensioni, con il legno bianco e lucido, sotto il vetro c'era una fotografia della sua famiglia, non ne aveva con i suoi amici, non faceva mai in tempo a farsene di nuovi. Quell'immagine era uno squarcio di felicità: sua madre prima della malattia era sorridente con tutti i suoi splendidi capelli fulvi sciolti, quei capelli che ormai erano scomparsi, e al loro posto vi era spesso una parrucca di corti capelli color carota. Suo padre aveva il solito sguardo felice, quello che non aveva mai perso, nemmeno dopo gli incidenti sul lavoro e i continui traslochi, sulle sue spalle c'era lei, Grace, quando ancora la chiamavano ''Principessa Gracie'' che mostrava un sorriso con una finestrella sul davanti causata dalla perdita dei denti da latte e poi c'era Katie, abbracciata alla mamma. Erano alle cascate Alamere a Point Reyes, ci andavano ogni prima domenica di luglio, il giorno del compleanno della mamma, a lei piaceva molto quel posto e Bolinas, la città dove abitavano, distava solo cinque miglia dal parco nazionale.

Grace accarezzò lievemente il vetro della cornice con la mano tremante e si avvicinò ad una mensola poco distante dalla finestra che illuminava tutta la sua stanza. A quel punto buttò uno sguardo lì fuori, si vedeva il giardino dei vicini di casa, erano ad Hammond da solo due giorni, non aveva ancora conosciuto gli abitanti del quartiere, sua madre forse li conosceva, lei era di quel paesino, da molte generazioni, e, dopo che durante un viaggio aveva conosciuto suo padre a San Francisco, si era trasferita in California con lui.

La casa accanto non era molto diversa da quella dove si erano trasferiti, due piani, un giardino davanti e uno dietro, un portico davanti all'ingresso, quella dei vicini aveva anche una piccola veranda sul dietro, ma manteneva lo stile tardo vittoriano di tutto quel quartiere. Grace non poteva fare a meno di continuare ad osservare la casa dei vicini ed il loro giardino piuttosto ben curato, doveva abitarci un'amorevole casalinga con il pollice molto verde. Era così presa dalla vista che appena sentì la porta alle sue spalle aprirsi sussultò, era Katie che era venuta ad avvisarla che l'avrebbe accompagnata lei a scuola. Grace annuì, osservando sua sorella, aveva tre anni in più di lei, e a suo avviso era un po' strana. Aveva ereditato i capelli rossi dalla loro madre, ma da qualche anno li tingeva in maniera da averli neri come il carbone, con due ciocche a sinistra bianche, si truccava sempre pesantemente, con il rossetto viola o nero e spesse linee di eyeliner sulle palpebre. Non le parlava quasi mai. Non parlava quasi mai con nessuno, stava quasi sempre chiusa in casa a studiare per l'università, voleva diventare un'antropologa in qualche centro di ricerca importante, ma non ci sarebbe mai riuscita se avesse continuato a frequentare università di provincia in maniera così discontinua.

Grace prese la borsa appesa alla porta, era lilla, in vernice lucida traforata con dei fori a forma di fiori. Dentro vi erano, oltre ad alcuni oggetti utili per tutto il giorno, un paio di quaderni ed un astuccio, non molto, ma era il suo primo giorno di scuola, così come era il primo giorno di scuola per tutti i ragazzi dell'Oregon.
In breve tempo Grace si ritrovò a fissare la punta delle sue scarpe, degli stivali anfibi bianchi con un motivo a fiori, mentre era seduta fuori dalla presidenza del liceo di Hammond, il preside era un'uomo sulla sessantina, dallo sguardo severo, ma dolce, e quando lei entrò nel suo ufficio lui la mise subito a suo agio facendola accomodare e parlando pacatamente, le spiegò velocemente le regole della scuola, non si poteva fumare e i ritardi dovevano essere giustificati, così come le assenze, detto questo le diede il suo orario e la accolse ''ufficialmente'' nella scuola. Lei ringraziò, prese l'orario e sorrise prima di salutare, alzarsi e voltarsi verso la porta, con la mano sulla maniglia la voce del preside la raggiunse fermandola.

«Vedo che abita accanto alla casa dei Lovelock... Non si faccia influenzare da Alexander... Non è quella che viene definita proprio una ''buona compagnia''...»

Grace annuì, non aveva idea di chi fosse questo Alexander Lovelock, probabilmente un suo vicino di casa, fece per rispondere che non ci sarebbe stato il tempo per farsi influenzare, che sarebbero andati via presto, ma in risposta farfugliò un semplice ringraziamento uscendo dall'ufficio dirigendosi verso l'aula di letteratura, prima ancora di passare dal suo armadietto, non voleva ritardare il suo primo giorno. Si perse e le sue speranze di arrivare puntuale svanirono, quando trovò l'aula 13B la porta era chiusa, bussò ed una voce femminile le disse di entrare. Grace entrò, facendo un timido sorriso alla classe, la professoressa era giovane, piuttosto affascinante, dai capelli biondi raccolti in una morbida crocchia ed un completo molto serio e professionale che non lasciava vedere agli studenti maschi nulla.

«B... b... bu...buongiorno, io sono Grace Westrife, e sono nuova...»

Balbettò per l'imbarazzo, la donna le sorrise e le indicò un posto dove sedersi, accanto ad una ragazza che chiunque avrebbe definito dopo un primo istante ''la ragazza più perfetta del mondo''. Aveva lunghi capelli neri intrecciati con simmetrica precisione, gli occhi azzurri trasudavano intelligenza, il nasino lievemente all'insù era perfettamente proporzionato al suo viso ovale color porcellana dalle guance naturalmente rosee. Indossava un'abitino romantico per nulla provocante, ma che su di lei aveva un effetto molto suadente, un golf beige la proteggeva dal freddo ed un quaderno pieno di appunti dimostrava che non solo era bella, ma doveva essere anche la migliore della classe. La ragazza perfetta le sorrise e con un sussurro le allungò la mano per presentarsi.

«Sono Gwendolen Belleborne, ma tutti mi chiamano semplicemente Gwen, sono felice di conoscerti...»

Grace strinse la mano sorridendo, trovandosi a non sapere cosa dire, il suo nome? Lo aveva già detto alla professoressa ad alta voce quando era entrata, rimase con la faccia un po' inebetita per un po' per poi annuire e finalmente rispondere.

«Io sono solo Grace, e sono anche io felice di conoscerti...»

Per il resto dell'ora Gwen rimase in silenzio prendendo freneticamente appunti, ci provava anche Grace, ma non era mai stata un'asso nel restare concentrata in classe, quando la campanella suonò la nuova conosciuta le sorrise.

«Se hai bisogno di qualcosa, qualsiasi cosa, chiedi pure, sono sempre lieta di dare una mano... Inoltre sono la presidentessa del comitato d'accoglienza, e di diritto ti spetta un giro con me nella scuola...»

Grace annuì mentre metteva via le cose nella borsa, al momento non aveva idea di cosa potesse servirle in quel momento. Tuttavia le sue labbra formularono quella domanda spontaneamente, quasi involontariamente.

«Chi è Alexander Lovelock? Il Preside mi ha detto di stare lontano da lui.»

Gwen sgranò gli occhi cerulei e scosse il capo mentre prese la borsa dalla sedia.

«Ha ragione a metterti in guardia, non è una persona raccomandabile, è strano, non parla con molte persone ed è finito in riformatorio due anni fa... mi fa sempre venire i brividi quando è in giro...»

Grace annuì, non aveva nemmeno idea di chi fosse quell'individuo, ipotizzò che si trattasse di un teppistello di passaggio, il bulletto che c'era in tutte le scuole. Mentre lei faceva tutti quei cogiti osservava in giro per il corridoio e sopratutto osservava Gwen interagire con gli altri in maniera silenziosa: un cenno ad una ragazza bionda con le lentiggini e degli occhiali spessi, uno sguardo compassionevole ad un ragazzo nerd magrolino con un visibile problema odontoiatrico che la guardava come se fosse una dea in terra, un cenno della mano ad un ragazzo con un'uniforme sportiva, ma la cosa che più la stupì fu uno sguardo carico di disprezzo verso una ragazza con la schiena appoggiata agli armadietti. Le somigliava molto, stessa corporatura snella e proporzionata, lo stesso visino da bambola con il naso all'insù e gli occhi azzurri, solo una cosa era diversa, i capelli di Gwendolen erano lisci e neri, l'altra aveva una folta chioma color sabbia di morbide onde indisciplinate, e non si vestiva con graziosi abitini romantici decorati con piccole roselline, ma degli aderentissimi jeans neri, una canottiera color prugna e una giacca in pelle a coprirle le spalle. Grace fece per chiedere qualcosa, ma la sua nuova compagna di scuola le rispose prima che aprisse bocca.

«Lei è mia sorella... o meglio la mia gemella di chiama Clarice e ti consiglio di evitarla come eviteresti Alexander Lovelock...»

Grace l'osservò stranita, lei non andava molto d'accordo con sua sorella, ma la cosa non l'aveva mai portata a sconsigliare ad altre persone di avvicinarsi a lei, di socializzarci insieme. Clarice rispose a tono allo sguardo della sua gemella, sorrise in maniera sfrontata ed alzò un dito medio. Gwen la ignorò con molta eleganza e si rivolse alla nuova arrivata.

«Allora, a pranzo devo tenerti un posto libero al mio tavolo? Siamo solo in tre per il momento, io, Sally Woods e Caleb Pawson... saranno molto felici anche loro di conoscerti...»

Il fiume di parole di Gwen investì Grace, non capiva se fosse così gentile e carina con tutti, o se lo fosse solo con alcuni, e nel caso fosse stata la seconda scelta voleva sapere come mai lo era con lei, che si riteneva una semplicissima ragazza, silenziosa, carina e con la stessa propensione di fare nuove conoscenze di un gambo di sedano.
La mattinata la trascorse attaccata a Gwen, che le spiegava le varie aule e le introduceva alcuni compagni tra una lezione ed un'altra, e parlò solo con lei, fino a quando a pranzo non furono raggiunte da un'altra ragazza li raggiunse, aveva la pelle olivastra e grandi occhi castani, indossava dei pantaloni verdi ed una camicia bianca coperta da una giacchetta color panna. Aveva un fascino tutto suo, esotico, sembrava una di quelle principesse arabe, ma con i tratti del viso meno orientaleggianti, e Grace faceva fatica a capire da dove venisse, quali fossero le sue origini.

«Ciao, sono Sally Woods, tu devi essere la nuova ragazza...»

Disse allungando la mano con le unghie curatissime, e presentandosi gentilmente, sorrise a Gwen e riprese la parola.

«Stamattina tua sorella ha quasi rischiato di farsi sospendere, ha anche fatto esplodere un beker durante l'ora di chimica...»

Erano cose che potevano capitare, eppure Gwen assunse uno sguardo preoccupato, e si allontanò dalle altre due ragazze, dicendogli di andare a sederci, che lei le avrebbe raggiunte successivamente. Con i vassoi pieni in mano raggiunsero un tavolo, al quale era seduto un ragazzo. Caleb Pawson. Era incredibile, alto, con il fisico da atleta, la giacca con le maniche in pelle della squadra di football della scuola dimostrava che effettivamente era un atleta, il viso liscio, sbarbato e abbronzato, segno che non aveva passato l'estate nell'Oregon, aveva una zazzera di capelli biondo cenere e gli occhi verdi come solo le foglie della foresta sanno essere.

«Sono Grace...»

Disse presentandosi per prima, non voleva essere nuovamente definita ''quella nuova'' da qualcuno, come era successo con Sally, Caleb alzò lo sguardo e le sorrise.

«Ed io sono Caleb...»

Grace sorrise, era il primo a non sringerle la mano, era molto meno formale di Gwen e di Sally, e sembrava anche abbastanza simpatico, era molto solare e questo aiutava chiunque gli stesse attorno a sentirsi a proprio agio.

«Ho sentito dire che tua madre è di Hammond... come si chiama?»

Chiese lui prima di addentare una patatina mentre Sally cercava qualcuno con lo sguardo nella grande sala mensa.

«Mia madre si chiama Susan Auden... come lo scrittore... se ne è andata via giovane da qua... »

Disse timidamente prima di ritornare in silenzio, si sentiva in imbarazzo con tutte quelle domande su di lei che ne sarebbero derivate, tuttavia, Caleb sembrò comprenderla, e non fece altre domande, continuò a mangiare mentre cercava qualcuno con lo sguardo. Grace non parlò, e Sally sembrò annoiata fino a quando non li raggiunse al tavolo Gwen che aveva lo sguardo irritato, ma nessuno osò chiederle qualcosa, anche perchè in breve tempo sorrise ai suoi compagni per sdrammatizzare il tutto. Si sedette accanto a Caleb dandogli un tenero bacio sulle labbra. L'altra ragazza al tavolo sorrise a Grace.

«Sono Re e Regina del ballo da tre anni... ed ufficialmente sono la coppia più adorabile dell' Hammond High...»

Tutti avrebbero voluto una storia come quella di Caleb e Gwen, era la classica storia liceale che ogni teenagers avrebbe voluto: stavano insieme dalla prima superiore, lui era il belloccio capitano della squadra di football, lei prima in tutte le materie, rappresentante studentesca ed era in quattro comitati scolastici: quello d'accoglienza, quello dell'annuario, quello del ballo e quello delle attività di volontariato.
Grace sorrise osservando la coppia che parlava tranquillamente, lei non aveva mai avuto un fidanzato per così tanto tempo, qualche storiella qua e là, ma mai l'idilliaca storia d'amore nata tra i banchi di scuola.
La campanella suonò e per le ore pomeridiane Grace dovette arrangiarsi da sola: Gwen aveva lezioni diverse, Sally due ore in palestra e Caleb gli allenamenti di football.
Quando uscì da scuola vide l'auto della polizia uscire dal parcheggio, si stranì un poco, suo padre non era lì sopra, o se lo era non era venuto a prenderla, così decise di camminare fino alla nuova casa, tanto per vedere la città ed imparare bene la strada, così se mai avesse avuto una macchina sua non si sarebbe persa.
La città era piccola, il porto dava sull'estuario del fiume Columbia, che formava una specie di baia, la spiaggia invece dava direttamente sull' Oceano Pacifico. C'erano un paio di negozi, un'erboristeria che aveva il cognome di Sally, un bar sul porto che sembrava molto tradizionale e pittoresco, un negozio di abiti ed una libreria, non sapeva che altro ci fosse ad Hammond, aveva solo cinquemila abitanti, e già quei negozi sembravano già abbastanza.
Grace era pensierosa, si guardava camminando la punta delle scarpe, quando si voltò improvvisamente si spaventò, perchè al posto delle basse casette portuali e negozietti dalle vetrine impolverate, vi era una possente chiesa in mattoni dalla vetrata fintamente gotica e dal campanile ed il tetto bianchi, aveva in vesto giardino verdeggiante, ma non troppo curato, le metteva inquietudine, era una struttura imponente, metteva soggezione, e stonava con il resto della cittadina.
Grace accelerò il passo fino a ritrovarsi alla fine di Russell Drive, dove le case si affacciavano direttamente sul bosco di Fort Sevens. Salì in fretta i gradini della casa nuova, quando la volante della polizia che aveva visto a scuola arrivò velocemente. Pensò che suo padre fosse tornato a casa, tuttavia l'auto si fermò più avanti di fronte al vialetto dell'ultima casa della via, la casa dei Lovelock, dalla porta del guidatore scese lo sceriffo Westrife che aprì lo sportello posteriore facendo uscire dalla vettura un ragazzo. Era biondo, di un biondo finto, ossigenato, aveva un piercing al labbro inferiore ed uno in cima all'orecchio. Indossava una felpa blu scuro con il cappuccio e dei pantaloni grigi, aveva un certo fascino, ma il suo sguardo sembrava tormentato. Grace ne era certa, quel ragazzo era il fantomatico e tanto temuto Alexander Lovelock.



 

NOTE
Premetto che si, dall'inizio potrebbe sembrare qualcosa di già visto e già sentito in giro, ma questo è solo il primo capitolo.  
Come Grace non sa nulla degli abitanti soprannaturali di  Hammond nemmeno voi lo saprete fino a quando non li scoprirà :). Più o meno è già intuibile qualcosa, ma nulla è come sembra, proprio come è scritto nell'introduzione.
Commenti graditi così come le critiche purchè siano costruttive.

  
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