Szombat, 19 Július 2014


«Carissimo sconosciuto 
che sabato scorso mi ha deliziato con sguardi, sorrisi e danze aggraziate, non ho ancora trovato una spiegazione al tuo strano comportamento. 
Perché, se ho ben capito chi era il bel biondino che si é presentato con un biglietto con su scritto semplicemente «Tentazione» - che credo fosse il nome della sua maschera -, so per certo che quell'atteggiamento non gli si addice assolutamente. Ma continui a presentarti come un uomo dai modi gentili.
Ma cominciamo daccapo, affinché tu capisca chi ero e affinché tu abbia la possibilità di chiarire un simile comportamento.
Appena arrivata alla festa, ti ho notato vagare per la pista. Non potevo notare i tuoi occhi, nascosti da una mascherina nera molto sinistra, ma sono certa che sorridevi soddisfatto, non so dire per cosa.
Dopo qualche ora ti avvicini a me. Credo fossi convinto di aver sbagliato persona, ma dopo un po' ti sono sembrata una buona compagnia.
Senza parlare mi hai trascinata a ballare.
Eri molto bravo.
Muovendo le labbra ti ho spiegato che ero vestita da diavolo. Hai annuito e le tue labbra si sono piegate in modo obliquo, lasciando un complimento che non ho ben inteso. 
É stato allora che mi hai dato il biglietto, presentandoti come "Tentazione".
Presi a studiare quel costume, non trovandoci nulla di particolare. Anzi, mi piaceva. Era originale. E poi non avevo ancora capito chi eri. Abbiamo ballato per tutto il tempo: dai brani lenti ai più movimentati.
Hai allontanato chiunque si avvicinasse per chiedermi un ballo o rivolgermi la parola.
Sei stato molto brusco: usavi la tua occhiataccia, li spingevi via, gli versavi il tuo drink addosso... 
Cose che mi hanno un po' innervosita, ma che mi hanno in realtà conquistata perché non me l'aspettavo. Sai, sebbene sia maschile e a volte sgarbata, mi piace essere corteggiata come si faceva un tempo. Mi piaceva il modo in cui mi tiravi a te, esigendo un altro ballo.
Ho ballato vicinissima a te: sentivo il tuo respiro incrociare il mio in molte occasioni e a volte mi bastava un piccolo movimento per sfiorare il tuo vestito particolare e la tua camicia di lino. Ed ero incantata dal tuo sorriso. Mi sono avvicinata a te durante l'ultimo lento, quando mi hai presa tra le tue braccia e abbiamo cominciato a dondolare sul posto, l'uno preso dall'altra. Avevo le testa appoggiata al tuo petto e alzando lo sguardo incontravo la tua bocca. Ho desiderato che mi baciassi, mi vergogno a dirlo, e forse stavi per farlo; ma si é avvicinato lui, il tuo amico che fino a quel momento era stato tua guardia del corpo. E ha svelato la tua identità. In realtà ho capito chi eri proprio perché ho riconosciuto lui. Ti ha detto qualcosa, con la sua fragorosa risata. 
Tu mi hai guardato appena, dandomi un bacio sulla fronte e scappando via assieme al tuo amico.
Scomparso.
Non ti ho visto per tutta la serata.
E tra le tante cose che avrebbero potuto infastidirmi, solo il mancato bacio mi ha rattristato. Perché questo comportamento?
Un vero gentleman non l'avrebbe fatto.
In ogni caso, ti ringrazio per la splendida serata, Arthur. Spero di trascorrerne di altre simili.


Con rancore.
Elizaveta H. »