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Autore: supersara    23/07/2014    2 recensioni
Questa storia partecipa al contest 'Mission Impossible' indetto da Norikochan.
Dopo aver visto l'ultima puntata uscita in Giappone, mi è venuta l'ispirazione per questa nuova HashiramaXMadara! Si tratta di una OS ambientata subito dopo la morte di Izuna. Spero sia di vostro gradimento ^^
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hashirama Senju, Madara Uchiha
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Teikei - Alleanza

 
 
Mi riparai in una grotta sotto la montagna. La pioggia continuava a cadere imperterrita mentre di tanto in tanto un tuono squarciava il cielo. Sul campo di battaglia non era rimasto nessuno, oltre ai cadaveri ovviamente. Chissà chi aveva vinto stavolta. Le vittime mi sembravano più o meno lo stesso numero per ambedue le fazioni, anche se ormai noi Uchiha potevamo solo ritardare l’inevitabile.

Mi accascia a terra, poggiando la schiena contro la parete. Il giorno prima Izuna era stato ferito da Tobirama, ed era rimasto al villaggio, in fin di vita. Strinsi un pugno e digrignai i denti. Era davvero ferito così gravemente? Non ero riuscito a restare al suo fianco, dovevo sfogarmi, vendicarmi. Eppure persino il tempo si era messo contro di me.

Feci un respiro profondo e chiusi gli occhi. Tanto valeva cercare di rilassarsi. Ormai era notte, non potevo far altro che aspettare che spiovesse e tornare a casa.

Quando riaprì gli occhi mi trovai una faccia sorridente a pochi centimetri di distanza.

Lanciai un gridò sferrando un calcio all’uomo che mi stava davanti. Lo avevo riconosciuto, era Hashirama Senju! Ma quando era entrato? Era stato silenzioso come un gatto, tanto che non mi ero accorto della sua presenza.

Era caduto a qualche metro di distanza da me e si massaggiava il didietro dolorante per la botta.

Mi alzai in piedi ed impugnai un kunai.

“Oh mio Dio! Vuoi combattere?” fece con fare deluso alzando un sopracciglio.

Erano anni che ci incontravamo durante le battaglie, e da anni non avevamo fatto altro che combattere, anche se un tempo eravamo amici. Mi aveva chiesto se avevo intenzione di attaccarlo, ma che domanda era? Quel tizio mi faceva sempre cascare le braccia.

“Alzati e affrontami, Hashirama!” ordinai con voce ferma.

Lui sbuffò ed io, inevitabilmente, assunsi un’espressione incredula.

“Facciamo una tregua per oggi, ok? È notte, piove…tutto è contro di noi!” fece con il tono teatrale che utilizzava sempre quando eravamo ragazzini. Era il solito idiota.

“…Al diavolo” dissi tornando a sedermi.

Lui sorrise e fece una cosa che non mi sarei mai aspettato: mi diede le spalle, voltandosi a guardare fuori. Come si potevano dare le spalle al nemico? O era troppo sicuro di sé o era troppo stupido.

Mi soffermai a guardarlo. Era cambiato molto da quando lo avevo conosciuto: fortunatamente si era lasciato crescere i capelli, e quel visetto da femminuccia aveva acquistato virilità, senza contare che era diventato alto, più di me. Hashirama Senju…in passato rappresentava il mio sogno, l’unico al mondo che la pensasse come me, un appiglio a cui aggrapparmi quando le cose andavano male. In un modo o nell’altro sapevo che finché ci sarebbe stato lui, non sarei stato solo.

“Anche oggi ne sono morti tanti” disse improvvisamente facendomi sobbalzare.

Lanciai uno sguardo fuori e vidi i corpi delle vittime della battaglia. Tanti. Troppi. Ed ogni giorno era sempre la stessa cosa.

Ricordai le parole che mi disse Hashirama nel nostro ultimo scontro: mettiamo fine a questa guerra.

Stavo per prendere la sua mano, ma Izuna, ferito e sanguinante mi aveva intimato di non farlo.

“Perché fra noi le cose non possono tornare come erano un tempo? Se fossimo in grado di riaggrapparci al nostro sogno, adesso avremmo i mezzi per realizzarlo…”

Restai a bocca aperta davanti a quel discorso. Hashirama era in grado di risvegliare quella parte di me che non si era ancora arresa.

Improvvisamente lo ritrovai di nuovo vicino a me, faccia a faccia, riuscivo a sentire il suo respiro caldo infrangersi sulla mia pelle. Lo vidi avvicinarsi lentamente. Non mi mossi. Superò il mio volto, dirigendosi oltre la spalla e si avvicinò al mio orecchio.

“Non sempre stare da soli è la cosa migliore” sussurrò.

Poi mi arrivò una sonora pacca sulla spalla che mi fece barcollare.

“A presto vecchio mio!” fece ridendo mentre usciva dalla grotta. Ma che razza di lunatico.

Che cosa intendeva con stare da soli? Io avevo il mio clan e mio fratello…eppure ero davvero solo, il mio sogno, il mio ideale era qualcosa che si celava dentro di me, ed ero solo a sostenerlo ancora nel profondo della mia anima.

Quando tornai a casa mi accorsi che Izuna stava male, gli restava pochissimo.

Gli tenni la mano, cercando di farmi forza. Era tutto ciò che restava della mia famiglia, dopo di lui sarei stato ancora più solo di quanto non fossi già.

“Fratello” disse a fatica “ti prego…prendi…i miei occhi”

Strinsi i denti per la rabbia. Perché doveva succedere tutto questo? Mi trapiantai gli occhi di Izuna e lui esalò l’ultimo respiro. Senju. Sempre loro. Erano stati loro.

Il giorno dopo incontrai Hashirama sul campo di battaglia. Notò subito il cambiamento dei miei occhi. Combattemmo a lungo, credevo di aver acquisito una forza senza pari, ma lui non era da meno. Il suo legno sfociava in tecniche che non avevo neanche mai visto, le aveva sempre conosciute? Allora perché non mi aveva ucciso?
Alla fine mi sferrò un colpo che mi lasciò senza forze, le spore velenose che avevo respirato in precedenza a causa di un suo jutsu avevano fatto il resto. Caddi a terra supino e privo di chakra.

Ed eccomi qui, ad osservare inerme Tobirama che si avvicina con in pugno una katana. Sono deluso, se non altro avrei preferito che fosse stato Hashirama a darmi il colpo di grazia, e invece se ne sta a guardare, chino su di me, con quell’espressione apprensiva che assume ogni volta che mi guarda.

“Sei finito, Madara” dice il minore dei Senju.

“Fermo” gli intima Hashirama.

Il fratello lo osserva esterrefatto, mentre il mio sguardo si incrocia con il suo.

“Nii-san, non perdere tempo! È l’occasione che abbiamo per finirla!”

Come può essere così stupido? Io non voglio la sua pietà.

“Hashirama, non avrò rimpianti se perirò per mano tua. Quindi adesso facciamola finita” mormoro con voce affaticata.

Tobirama alza la spada per colpire, ma la voce autoritaria del fratello lo immobilizza.

“Nessuno lo toccherà!” sgrano gli occhi incredulo, non l’ho mai visto così, fa venire i brividi.

Lui mi porge la mano dicendo: “Madara, poniamo fine a questa guerra, insieme! Realizziamo il nostro sogno!”

Non riesco a trattenere un sospiro.

“Gli Uchiha e i Senju si sono combattuti per anni. Tutta la mia famiglia è stata sterminata da voi, così come noi abbiamo sterminato la vostra” faccio una pausa per riprendere fiato “io non riuscirò mai a fidarmi di voi”

“Dimmi come posso fare per farti cambiare idea!” insiste con impeto.

Tobirama sembra incredulo almeno quanto me. Perché fa tutto questo? Ma soprattutto fino a che punto è disposto ad arrivare?

“Allora uccidi tuo fratello, oppure togliti la vita” non lo farà mai e in questo modo ho messo la parola fine a questa inutile discussione. Non c’è nessun sogno che si possa realizzare e la fine degli Uchiha coincide con la mia.

Hashirama si toglie l’armatura ed impugna un kunai.

“Mi toglierò la vita, non potrei mai uccidere mio fratello” dice guardandomi fisso negli occhi, poi posa lo sguardo sui suoi uomini e parla a gran voce: “dopo la mia morte, vieto a chiunque di voi di uccidere Madara Uchiha!”

Tutti lo guardano sconvolti, Tobirama è quasi disperato.

Io continuo ad osservarlo incredulo, sta bleffando, non lo farà.

Carica un colpo, puntando dritto al cuore, vedo i muscoli del braccio gonfiarsi mentre il petto si apre, pronto a ricevere il colpo.

Lo fa davvero, cazzo! Con quel poco di forze che mi sono rimaste arrivo ad afferrare la mano che tiene stretto il kunai. Lui mi osserva stranito.
Non mi sono mai sentito così sconvolto in vita mia. Quanto può essere idiota questo Hashirama?

“È abbastanza” mormoro.

“Vuol dire che ti fidi?” chiede speranzoso. Dio, deve anche farmi rispondere?

“Si” dico sconfitto.

Vedo allargarsi un sorriso enorme sul suo volto, poi improvvisamente si getta a terra e mi abbraccia, strattonandomi con poca delicatezza. Non so se fanno più male le ferite che vengono stuzzicate o il mio orgoglio.

Una grossa goccia di sudore attraversa la fronte di Tobirama e degli altri ninja.

Hashi-deficiente…









  
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