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Autore: thyandra    23/07/2014    5 recensioni
Lasciò che quell'odio la colpisse apertamente, senza tremare. Ascoltò ogni nota di quelle urla laceranti che sembravano provenire da un abisso di perdizione e dolore. Lasciò che la invadessero come un tornado furioso, perché quello era l'unico modo che conosceva per farseli passare attraverso. Mito Uzumaki rimase ferma, stoica, al centro di quella tempesta.
Perché la voce della propria coscienza aveva lo stesso suono della sua?
[MadaMito]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Madara Uchiha, Mito Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Ipocrisia

 
Si portò le mani alle orecchie, tentando invano di ignorare quel suono distorto che, prepotente, sembrava farsi beffe della sua calma. Non si rese conto che quelle sue fragili ossa longilinee foderate di carne stessero tremando violentemente, del resto era troppo occupata a sentire il pulsare frenetico del suo stesso sangue attraverso i palmi aperti, ancora premuti contro i padiglioni auricolari.
Vigliacca, si disse. Ipocrita.
Perché la voce della propria coscienza aveva lo stesso suono della sua?
Non riuscì ad ammettere neanche a se stessa che quella voce, in fondo, aveva ragione. Quando aveva censurato la sua coscienza? Mito Uzumaki non lo sapeva. Ma ciò che aveva bene in mente era che lei era la consorte del primo Hokage e in quanto tale, non poteva permettersi di vacillare, non poteva permettere di cedere il passo alla paura, non lei.
Con questo pensiero ora chiaro nella mente, scostò i palmi e aprì bene gli occhi. Quando li aveva chiusi? Non importava, non più. Aveva ritrovato la sua calma, ormai. Ad occhi aperti riusciva ancora a vedere la luce, non era il momento per lei di soccombere nelle tenebre.
Lasciò che quell'odio la colpisse apertamente, senza tremare. Ascoltò ogni nota di quelle urla laceranti che sembravano provenire da un abisso di perdizione e dolore. Lasciò che la invadessero come un tornado furioso, perché quello era l'unico modo che conosceva per farseli passare attraverso. Mito Uzumaki rimase ferma, stoica, al centro di quella tempesta.
Lasciò che tutto il risentimento che il Kyuubi provava verso il genere umano si sfogasse su di lei, ma lei soltanto. Era suo dovere. E non sentì più tremare le sue mani, adesso che le sapeva non essere sporche dello stesso sangue, perché anche se lei era una kunoichi, la sua mano si era mossa sempre e solo per difendere, mai per nuocere. Noi siamo diversi.
Qualcosa nella voce di Kyuubi cambiò: quel che prima suonava come un urlo rabbioso, sprezzante, si era tramutato in un lamento da bestia ferita. Pensava di poterla portare dalla sua parte, ma non poteva avere più torto di così, pensò l'Uzumaki. Il suo cuore apparteneva alla luce, si ricordò con un mezzo sorriso, mentre le sue catene di chakra imprigionavano nuovamente la volpe.
Per un istante folle, rivide in quelle iridi ferine lo stesso dolore d'un paio d'occhi umani, annegati nel medesimo carminio.
Solitudine; tradimento; odio.
Mito Uzumaki si sentì spezzare il cuore. Era l'unico modo che conosceva per eguagliare quel rosso così irragiungibile, maledetto.
Noi siamo diversi, Madara Uchiha. Odiami, ma non osare amarmi.

 









 
Angolo dell'autrice:
questa storia arriva con un ritardo di, uhm, sei mesi, credo, quindi non è più considerabile un regalo *sigh* Se tra chi mi legge c'è quella persona a cui l'avevo promessa, capirà :)
 Inizialmente questa fic aveva un finale diverso che non mi piaceva affatto, per questo ho finito per non pubblicarla e dimenticarla per mesi. Adesso me ne sento soddisfatta, quindi giro a voi le redini, ditemi cosa ne pensate. 
  
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