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Autore: Starishadow    23/07/2014    4 recensioni
(Potrebbe essere leggermente spoiler per chi non ha visto il sesto episodio della prima serie ^^)
"dopotutto non lo saprà mai, no?" si disse, e finalmente fece ciò che non avrebbe mai osato fare con un Tokiya sveglio in cui Tokiya sta male una notte e Otoya si prende cura di lui, con un po' di aiuto degli altri ragazzi. è la mia primissima fanfiction, spero che vi piaccia :)
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otoya Ittoki, Tokiya Ichinose
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Otoya aprì gli occhi, sollevandosi a sedere lentamente, la stanza era ancora buia, e l’orologio sulla sua scrivania segnava le 2:10. Non capiva osa l’avesse svegliato, ma quando vide della luce che passava da sotto la porta del bagno, capì che in qualche modo aveva sentito il suo compagno di stanza che rientrava in silenzio.
Sorrise, felice di poter finalmente vedere a che ora tornava Tokiya, visto che sino ad allora tutto quello che sapeva era che lui si addormentava da solo in camera e veniva svegliato la mattina dalla sveglia del suo compagno di stanza, che dopo averla spenta gli diceva di muoversi.
In effetti, qualcosa era cambiato negli ultimi tempi: all’inizio, appena partiva la sveglia, Tokiya era già sveglio e pronto per uscire dalla camera, qualche tempo dopo Otoya aveva iniziato a notare che quando la sveglia suonava, Tokiya si era appena alzato o era ancora seduto sul letto a mandar via dagli occhi le ultime tracce di sonno battendo le palpebre e mettendo a fuoco lo spazio davanti a sé.
Quella mattina, addirittura, Otoya si era svegliato al suono insistente della sveglia, ma Tokiya non l’aveva spenta subito. Con gli occhi ancora chiusi, aveva bofonchiato “Tokiya sono sveglio, puoi spegnerla”, ma non aveva avuto risposta.
Solo dopo essersi sollevato a sedere aveva visto il suo compagno di stanza ancora profondamente addormentato, nonostante il rumore e la luce che gli arrivava in faccia.
«Toki? Ne Tokiya, svegliati!»
L’altro ragazzo aveva aperto lentamente gli occhi ed era sembrato confuso e sorpreso da quanto aveva dormito. Si era alzato e rifugiato in bagno (che usava sempre per primo perché era il più veloce fra i due, e comunque Otoya aveva sempre dei problemi a congedarsi dal letto), ma ad Otoya non erano sfuggite le occhiaie sotto i suoi occhi e il colorito più pallido del solito.
Il ragazzo fu riportato alla realtà da dei violenti colpi di tosse che venivano da dietro la porta del bagno. Accigliato, scese dal letto e raggiunse il bagno, dove bussò esitante. I colpi di tosse si interruppero per un secondo.
«T-Tokiya?» chiese, con voce ancora insonnolita.
«Otoya»
Il più piccolo sussultò sentendo la voce del compagno di stanza: debole, roca e strozzata. La tosse ricominciò, e stavolta il rosso realizzò che non si trattava di colpi di tosse, ma di conati.
Aprì la porta e, nonostante la luce improvvisa l’avesse abbagliato, riuscì a distinguere la figura di Tokiya piegato in due sul water.
«Tokiya! Esclamò, correndo verso di lui e spostandogli i capelli dalla faccia coperta di sudore freddo.
Il più grande tremava come una foglia, il viso pieno di lacrime.
Quando i conati finirono, Otoya lo aiutò a scivolare lungo il muro fino a sedersi per terra, poi tirò l’acqua e gli porse delle salviette.
«C-che cos’hai?» chiese, preoccupato, osservando Tokiya che prendeva tremante quello che lui gli porgeva. Non si aspettava veramente una risposta, a dire il vero, ma chiederlo era comunque un modo per allentare la tensione che gli attanagliava lo stomaco.
Aveva già accudito qualcuno che stava male, essendo uno dei più grandi nell’orfanotrofio in cui era cresciuto, ma un conto era curare dei bambini più piccoli di lui, un altro era aiutare il compagno di stanza che non faceva che ignorarlo o allontanarlo. Perso nei suoi pensieri, non si accorse che il ragazzo che in teoria doveva aiutare si era alzato e, seppur continuando a tremare, aveva raggiunto il lavandino.
Esitante, Otoya si era alzato, ma gli aveva lasciato il suo spazio, tenendosi pronto ad intervenire se l’altro fosse stato di nuovo male.
Tokiya, dal canto suo, era troppo impegnato a cercare di riprendere un minimo di controllo per accorgersi dello sguardo del compagno.
«Va meglio?» chiese quello, esitante, dopo un po’, e l’altro si voltò verso di lui, facendo sussultare Otoya:
«TOKI!» esclamò, avvicinandosi a lui.
Il viso di Tokiya era praticamente cinereo, le uniche chiazze di colore erano il grigioblu degli occhi, le occhiaie violacee sotto di essi, e le guance che sembravano infiammate per quanto erano rosse. E, soprattutto, il suo viso era imperlato di sudore.
Otoya si avvicinò ancora, e sussultò di sorpresa quando vide l’amico chiudere gli occhi e premersi una mano ala fronte, con una smorfia. Il più piccolo fece appena in tempo a chiamare ancora il suo nome, che quello gli crollò fra le braccia. Ci volle tutta la sua forza di volontà per reggerlo e non finire entrambi a terra.
«Tokiya?!» esclamò spaventato, abbassandosi delicatamente fino a quando non si trovò seduto per terra con la testa di Tokiya sulle gambe.
Il più grande non dava cenni di riprendersi, restava immobile respirando male e tremando.
Cercando di non sprofondare nel panico, Otoya cercò disperatamente di ricordarsi cosa gli avevano detto di fare in quei casi, e si maledì per non aver dato retta alla lezione di primo soccorso.
Aveva un vago ricordo, però, della sua infanzia all’orfanotrofio dove la sua direttrice, se uno di loro sveniva, faceva di tutto per metterlo comodo e, in caso di febbre, far calare la temperatura del corpo-
Accigliandosi, sciolse quindi la cravatta dell’uniforme di Tokiya e gli sbottonò la camicia con mani tremanti, imponendosi di non fissare il suo petto nudo. Si limitò a notare che anche lì era sudato, nonostante Tokiya stesse tremando.
“Ok, sta sudando freddo… oddio e ora che faccio?!” pensò, spalancando gli occhi e sentendo il cuore che gli balzava in gola.
Provò a chiamare l’amico e scuoterlo leggermente, ma senza successo. Preoccupato, alla fine decise di chiedere aiuto all’unico che aveva dato retta alla lezione di primo soccorso. Con un ultimo sguardo esitante a Tokiya, Otoya si alzò, lasciando un asciugamano sotto la testa dell’amico, e corse fuori dalla stanza, precipitandosi verso la camera di Ren e Masato.
La raggiunse e cominciò a tempestarla di colpi come se volesse buttare giù l’intero dormitorio partendo da lì e, quando questa si aprì, rischiò di colpire anche il petto nudo di chi aveva aperto, se una mano non fosse intervenuta a bloccare il suo pugno.
«Ehi, vacci piano, piccoletto. Sono le due e mezza di notte, e in più potresti far male a qualcuno» disse una voce sarcastica, anche se assonnata.
Otoya alzò lo sguardo sul compagno di stanza di Masato, Ren, poi chiese freneticamente dell’amico.
Normalmente, Ren si sarebbe divertito per un po’ con lui, ma due cose lo convinsero a farsi da parte e tirare un cuscino al gomitolo di coperte che era Masato:
la prima era l’aspetto disperato del ragazzo, la seconda era il fatto che quello era il compagno di stanza di Tokiya, e le probabilità che la sua visita notturna fosse legata a qualcosa che era successo all’amico erano abbastanza alte.
E anche se Ren era famoso per essere un flirt continuo e fonte inesauribile di esaurimento nervoso per un certo Masato Hijirikawa, non si poteva dire che fosse un incosciente menefreghista verso i suoi amici: si preoccupava per Syo quando vedeva che si spingeva troppo oltre i limiti della sua sicurezza, e si preoccupava per Tokiya quando arrivava in classe affannato, con segni scuri sotto gli occhi e si addormentava durante le lezioni.
Per questo osservò accigliato Otoya che faceva schizzare Masato fuori dal letto mentre urlava/piangeva qualcosa di cui Ren capì solo “Tokiya” e “collasso”.
Fu abbastanza a farlo correre fuori insieme ai due ragazzi più piccoli di lui.
 
Ren rimase sorpreso sulla soglia del bagno mentre Masato si inginocchiava vicino a Tokiya e dava istruzioni ad Otoya.
«Ren?»
Spostò lo sguardo sul suo compagno di stanza, che nella fretta del momento aveva rinunciato a chiamarlo per cognome.
«Hai il cellulare?» gli chiese, Ren si portò le mani a quelle che sarebbero state le sue tasche se non avesse avuto il pigiama. Scosse la testa, spaventato.
«Sul comodino c’è il mio» gli disse Otoya mentre posava un asciugamano umido sulla fronte di Tokiya, che sussultò e rabbrividì senza svegliarsi.
«Se non si riprende fra due minuti, chiama un’ambulanza» gli disse Masato, Ren annuì e corse a prendere il cellulare di Otoya.
«Masa!» esclamò Otoya, notando dei piccoli movimenti nelle palpebre di Tokiya. Masato e Ren lo raggiunsero di corsa.
Lentamente, gli occhi grigioblu del ragazzo si aprirono, e furono accolti subito dal sorriso sollevato di Otoya.
«Toki!» esclamò, resistendo all’impulso di saltargli al collo «come stai?» gli chiese, preoccupato, scattando a reggerlo quando vide che cercava di alzarsi a sedere, sussultando nel sentire la pelle dell’amico bruciare attraverso i vestiti.
«Vacci piano» aggiunse Rem seriamente, inginocchiandosi davanti a lui e fissandolo negli occhi, mentre Masato gli porgeva un bicchiere d’acqua.
Tokiya lo prese con mani tremanti, ma dopo i primi due sorsi fu costretto ad allontanarlo con una smorfia.
«Ti viene da vomitare?» gli chiese Otoya, sedendosi dietro di lui e massaggiandogli la schiena con piccoli movimenti circolari.
Tokiya strinse gli occhi, arricciando il naso e tentando di cacciare indietro la bile che gli solleticava la gola.
«Dici che è il caso di chiamare comunque un dottore?» chiese Ren guardando il suo compagno di stanza, Masato annuì lentamente, senza distogliere lo sguardo da Tokiya che lo fissò allarmato:
«N-no, non serve!» esclamò, tentando di alzarsi, ma senza riuscire a liberarsi dalla presa di Otoya, che lo strinse più forte e lo fissò seriamente:
«Sì che serve» disse con un tono che non ammetteva repliche, talmente serio da non sembrare nemmeno lui «finora non ho mai detto niente, dicendomi che eri solo stanco, che avresti smesso prima di farti sul serio del male… ma sei arrivato a questo punto, e non ho più intenzione di lasciarti fare!»
Tokiya lo ascoltò interdetto, sorpreso dalla differenza dell’atteggiamento del suo compagno di stanza. Anche Masato - che conosceva solo una faccia del più piccolo del gruppo - sembrava sorpreso, ma dopotutto lui stesso cambiava atteggiamento quando Ren faceva qualcosa di estremamente stupido. Ren, infine, non conosceva bene il ragazzino dai capelli rossi, ma concordava con quello che aveva detto... E Otoya ancora non sapeva delle volte in cui Tokiya era dovuto uscire dalla classe reggendosi a lui e Syo per quanto gli girava forte la testa…
«Ren, puoi recuperare il medico?» gli chiese Masato, facendolo di nuovo sussultare per non averlo chiamato Jinguji come sempre.
Annuì e si alzò:
«Cerca di non svenire di nuovo, Ichi» disse con un sorrisino che poteva essere considerato affettuoso, poi corse fuori dalla porta.
 
«Sei bollente» notò Otoya spostando i capelli dalla fronte di Tokiya, ora seduto davanti a lui sul suo letto, con la testa china e le gambe incrociate. Sembrava molto più giovane e vulnerabile, e Otoya non riusciva a liberarsi dell’impulso di fare il possibile per tenerlo lontano da quello che poteva ridurlo in uno stato simile… anche se stesso, quindi.
«Quanto diamine ci mette Jinguji?!» sbuffò Masato passandosi le mani fra i capelli e iniziando a battere un piede per terra.
Qualcuno bussò, ma prima che uno di loro potesse sbuffare “oh meno male”, la voce di Syo arrivò da fuori:
«Sono io…»
Masato aprì, e Syo parve leggermente confuso, superando subito però il momento di sorpresa iniziale:
«Ho incontrato Ren in corridoio, ha detto che Tokiya…» fu interrotto da un Natsuki preoccupatissimo che lo usò come appoggio per sporgersi dentro la stanza:
«COME STA TOKI-CHAN?!!»
Masato e Syo gli intimarono di tacere, Otoya era più preoccupato a reggere Tokiya che gli si era accasciato di nuovo fra le braccia:
«Tokiya!» esclamò, attirando l’attenzione degli altri, e sentì una leggera imprecazione provenire da… Masato?!
«Syo, vai a cercare Ren per favore?» chiese Masato, avvicinandosi al ragazzo malato.
Syo corse fuori, mentre gli altri tre facevano del loro meglio per aiutare Tokiya.
Finalmente Syo, Ren e il medico scolastico - alquanto assonnato - arrivarono, seguiti da Shining in persona, avvolto in una vestaglia di seta stravagante quanto lui che avrebbe fatto piegare in due dalle risate tutti i ragazzi, se non fossero stati troppo preoccupati per Tokiya in quel momento.
«Fuori» disse il medico ai ragazzi, solo Otoya si ribellò:
«Ma… sono il suo compagno di stanza» mormorò tristemente.
«Va bene, tu resta» borbottò il dottore, mettendo una mano sulla fronte di Tokiya:
«Portami un asciugamano bagnato» ordinò, e Otoya corse.
Shining osservava la scena in un inconsueto silenzio. Una parte di lui iniziava a chiedersi se il suo piano per togliere Tokiya al mondo dello spettacolo e farlo ricominciare daccapo fosse una buona idea.
 
«Avevo visto che era stanco, ma non pensavo così tanto» mormorò Syo seduto contro la porta, mentre Ren camminava nervosamente avanti e indietro «smettila Ren, mi fai venire la nausea» aggiunse, nascondendo il viso fra le ginocchia, Natsuki lo abbracciò, beccandosi uno sguardo omicida.
Masato sospirò e, quando Ren gli passò davanti, lo afferrò da una spalla e lo tirò vicino a lui sulla parete di fronte alla stanza.
 
«Shining, questo ragazzo è collassato per lo sfinimento» disse il dottore al preside, fissandolo con aria sospettosa e di biasimo, ma prima che l’uomo potesse dire qualcosa, Otoya lo difese:
«Tokiya è un perfezionista, e poi lavora anche e… insomma, sto dicendo che è Toki che ha esagerato… gli ho detto più di una volta di rilassarsi un po’ prima di farsi male, ma…»
Il medico non sembrava credergli, ma alla fine sospirò:
«Fatelo stare a letto per almeno una settimana, poi comunque ditegli di non esagerare per un po’. Sai a che ora va a dormire in genere?» chiese ad Otoya.
«A volte le due, le tre… a volte torna all’alba e non dorme…» mormorò il ragazzino, sentendosi in colpa a sbandierare così qualcosa che riguardava Tokiya, ma era per il suo bene in fondo.
Il medico non sembrò contento per niente nel sentirlo:
«Fallo tare tranquillo per almeno un mese, assolutamente NO con questi ritmi, per un po’ deve andare a letto al massimo alle 21… santo cielo, Shining!» guardò l’uomo, che intanto si chiedeva come fare a conciliare il riposo che serviva a Tokiya e gli impegni di Hayato.
«C-ci penso io…» disse Otoya, preoccupato.
Il medico annuì:
«Se dovesse darti qualche problema rifiutandosi di seguire queste direttive, digli semplicemente che anche la sua voce risente dello stress, di questo passo… potrebbe danneggiarla… irreparabilmente»
Otoya spalancò gli occhi e la bocca, mentre il cuore gli balzava in gola.
“Tokiya potrebbe… non cantare più?!” pensò, incredulo, voltandosi verso l’amico addormentato.
«Ora lasciamolo riposare» decise Shining, aprendo la porta facendo schizzare via Syo come un gatto colto di sorpresa.
Tutti gli altri ragazzi lo fissarono in attesa, lui si avviò lungo il corridoio seguito dal dottore, lasciando le spiegazioni a Otoya.
«A dormire anche voi» ordinò il medico prima di voltare l’angolo, tutti continuarono a fissare Otoya.
«Starà bene, se starà  una settimana a letto e un mesetto a riposo» spiegò il più piccolo, soffocando uno sbadiglio, Syo gli sorrise:
«Vi lasciamo riposare… e di’ ad Ichi di non preoccuparsi, gli darò i miei appunti» disse, afferrando Natsuki dal bordo della maglia e tirandolo fuori dopo averli salutati.
«E io controllerò che non esageri quando torna in classe» dichiarò Ren, per poi guardare Masato «a nanna anche noi, Masa?» ghignò, e l’altro lo fulminò con uno sguardo, poi sospirò:
«Per qualsiasi cosa chiamami, ok, Ikki?»
Il più piccolo annuì, deliziato dal suo soprannome usato dal più serio del gruppo… dopo Tokiya forse.
«’notte Ikki, ‘notte Ichi» salutò Ren, uscendo con Masato.
 
Otoya osservò Tokiya, preoccupato.
“Cosa stai combinando, Toki?” si chiese, sfiorandogli i capelli. La febbre era calata, per fortuna, ma le guance del ragazzo erano ancora cremisi e bollenti, il suo viso non era mai stato così innocente e scoperto… Otoya gli si avvicinò lentamente, confuso dalle sue azioni…
“Dopotutto non lo saprà mai, no?” si disse, e finalmente fece ciò che non avrebbe mai osato fare con un Tokiya sveglio.
Premette dolcemente le labbra su quelle del compagno, con gli occhi chiusi e i pugni stretti sul materasso vicino al corpo di Tokiya.
«Rimettiti presto, ok Toki?» sussurrò piano, per poi avvampare e correre nel suo letto, al sicuro sotto le coperte.
Nel buio, mentre un paio di occhi scarlatti si chiudeva preda del sonno e dell’imbarazzo, un paio grigioblu si apriva lentamente, confuso e sorpreso. Tokiya sorrise, assonnato e piacevolmente sorpreso.
“Non volevo farti preoccupare, Otoya…” pensò, prima di addormentarsi di nuovo.


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Nota dell'autrice:
Salve a tutti! ^^ non ho mai pubblicato nulla su EFP, quindi spero di non aver sbagliato qualcosa ^^ vi presento la mia primissima fanfiction su Utapri! :) ok questa idea malsana mi è saltata in mente ad un certo punto mentre finivo la seconda serie e quindi... beh sì, insomma eccoci qua :)
Recensite pure, se volete, anche con critiche costruttive, che sono sempre utili, spero che non vi abbia fatto tanto orrore e di non essere andata tanto in OOC ^^
In realtà volevo farla molto più corta ma... mi è uscita così e non sono riuscita a riassumerla :S spero di non aver annoiato nessuno.
Ho scritto di Otoya e Tokiya perchè, sebbene io sia una fan sfegatata della MasaRen e AiSyo, questi due sono così... *cerca di darsi un contegno*
Grazie a chiunque abbia deciso di usare un po' del suo tempo per leggere questo mio impiastro, che spero vi sia piaciuto almeno un po' ... fatemi sapere cosa ne pensate, sarò felice di conoscere la vostra opinione! ^^ Grazie ancora, buona giornata/serata/qualsiasi momento della giornata sia ;D
- Starishadow -

Aggiunta dell' 8-12-14
Ho editato la storia perchè in realtà era una oneshot e non veniva nemmeno troppo lunga, quindi ho pensato di lasciarla come OS ^^
Alle prossime FF, spero! ;*
   
 
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