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Autore: CieloNotturno    23/07/2014    4 recensioni
“Scusa, dovrei ordinare”
Dissi con un tono decisamente elevato di acidità nella mia voce. I suoi occhi si alzarono dal recipiente che stava pulendo e si incontrarono con i miei. Erano verdi come era verde il prato dei parchi di Buenos Aires, verde come l’acqua cristallina del mare, verde come il colore della speranza.
“Mi scusi signorina, cosa desidera?” la sua voce era un insieme di note gravi che miscelate insieme creavano un’armonia mai sentita. Deglutii ritrovandomi per la prima volta con la gola secca e con le parole attaccate al palato.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leon, Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lunedì, il giorno che tutti odiavano di più al mondo. Dai più grandi ai più piccini. Il Lunedì è un incubo da cui ci si sveglia solo ventiquattro ore dopo. L’inizio di una lunga e faticosa settimana lavorativa per i grandi, e l’inizio di una stancante settimana scolastica per i piccoli. Il giorno dopo la domenica che, a mio parere, era il più bel giorno tra tutti. Il mio giorno di riposo che lì a NY, la mattina pareva sabato. I negozi aperti e la gente libera da tutti gli impegni andava spassandosela per la città.

Avevo appena finito la mia sessione mattiniera e mi ritrovai a sbadigliare nella hall del Vicius Palace.

I Vicius Palace erano sparpagliati un po’ per tutto il mondo, tutti sotto il controllo di Marotti. È stato qui dove ho sempre lavorato io, in questa, se possiamo definirla tale, azienda sforna prostitute. Edifici eleganti e raffinati, dove anche il minimo dettaglio era curato alla perfezione, le grandi finestre lucidate ogni mattina e ogni sera prima di aprire e chiudere, rendevano il posto illuminato e davano un ottima veduta sul resto della città.

Eravamo lì, quelle della pausa pranzo delle 12, come fossimo state semplici impiegate che facevano un lavoro comune e pulito.

Mi guardai intorno sbadigliando ancora una volta e chiedendomi quando i nostri caffè post pranzo sarebbero arrivati. Il caffè per me era sacro, mi dava modo di essere sempre sveglia e lucida, di riuscire ad incastrare tutti gli impegni delle giornate lavorative assieme a quei pochi svaghi che mi concedevo ogni tanto. Il caffè era una delle poche cose che non potevano mancare nel mio ciclo giornaliero.

Girai la testa. Erano tutte intente a parlare tra di loro. Le solite cose frivole che sotto sotto un po’ piacevano anche me. Attizzai le orecchie per scoprire che stavano parlando della nuova linea di capi di Maximiliano Ponte. Ero sempre stata una patita della moda. Amavo spendere i numerosi soldi che guadagnavo ogni mese per capi dei più grandi stilisti al mondo, mi piaceva vestire elegante e dare consigli su un outfit ben curato ed abbinato.

Battei le palpebre per scoprire di star guardando, involontariamente, Camilla Torres seduta proprio di fronte a me. Nella sua solita posa da principessa mentre lasciava asciugare lo smalto alle unghie dei piedi color celeste. Mi ritrovai a fare una faccia schifata per l’orrendo abbinamento fatto tra smalto posteriore e superiore.

Se come colore sulle unghie delle mani aveva optato per un verde cocomero avrebbe dovuto usare uno smalto più soft e scuro, a differenza di uno sgargiante e troppo luminoso.

Distolsi lo sguardo portandolo all’infuori della finestra. Pioveva selvaggiamente e sembrava, ogni minuto di più, che le gocce d’acqua volessero spaccare i vetri perfetti di quel posto.

In quell’edificio era tutto così laccato perfettamente da farmi venire il voltastomaco. L’odore degli spray era forte da entrarti nelle narici e arrivare alle tempie facendotele pulsare. I pavimenti sempre lucidi passati con la cera. Le tendine color oro, rifinite in ricamature fatte a mano. Tutto in quel posto sembrava pulito e dava l’impressione di esserlo a tutti quelli che lo guardavano da un ruolo differente da chi ci lavorasse lì. Nessuno se non noi, sapeva quanto marciume era presente sotto quello strato di pulito splendente. I fortunati non sapevano.

“Scusate per il ritardo, pioveva talmente tanto da non riuscire ad uscire dal bar”

I miei occhi si aprirono di scatto, quasi volessero uscire dalle orbite. Non trovai la forza di distogliere lo sguardo dalla finestra, e di girarmi nella direzione da cui proveniva quel suono armonioso che mi faceva venire la pelle d’oca.

Strinsi la mia gamba con la mano destra, riuscivo quasi a sentire le mie unghie trapassare il tessuto del pantalone blu cobalto che indossavo in quel momento. Il braccialetto che incorniciava il mio polso tremava creando un tintinnio che mi infastidì parecchio dato che mi entrava nella mente confondendosi con il suono della sua voce rendendolo meno fluido e più cremoso e confuso.

“Grazie, poggia sul tavolo qui. Dietro il bancone c’è Thòmas puoi pagare benissimo a lui” maledii la voce stridula di Camilla che si confuse anch’essa con il suono armonioso della voce che avevo udito pochi secondi prima. Tornai per pochi secondi in me, dandomi della stupida mentalmente per non riuscire a sopportare il fatto che la sua voce non fosse l’unico suono che aleggiava dentro me.

“Certo, buona giornata signorine”

Sentii il suono di passi fatti probabilmente da scarpe da ginnastica inzuppate di pioggia e di seconda mano. Mi girai giusto in tempo per scontrare il mio sguardo nei suoi occhi. Un secondo che parve durare molto più di quel che, realmente, fu.

La sua figura in divisa da barista si allontanava sempre più da me, avvicinandosi al ragazzo di nome Thòmas, di cui avevo fatto la conoscenza solo qualche giorno prima, quando mi salutò mentre ero diretta a discutere con Marotti della mia sistemazione.

Tutte avevano tra le proprie mani già la tazzina di caffè fumante che avevo bramato fino a pochi minuti prima ma che adesso mi sembrava un semplice intruglio scuro assolutamente non paragonabile al colore brillante degli occhi del barista..

“Violet tu non bevi il tuo caffè?”

Mi girai verso la voce che aveva pronunciato quelle parole lentamente, quasi passandosene ognuna tra la lingua e i denti prima di pronunciarle.

Ariana. L’unica lì che davvero non mi stava antipatica. Una ragazza soft che non dava nell’occhio, che si univa alle chiacchierate ma che non si mischiava al branco di oche.

Veniva dall’Inghilterra, il suo accento era forte ma mi piaceva.

Stentai un sorriso per poi prendere l’ultima tazzina rimasta sul tavolino di legno davanti a noi. Ritornai a guardare verso Thòmas ma questa volta era solo, seduto sulla sedia girevole mentre maneggiava abilmente con le dita sulla tastiera del computer che rifletteva i colori abbaglianti nei suoi occhi. Sospirai bevendo il caffè a piccoli sorsi, gustandomi l’unico piacere che la vita mi aveva concesso.

 

Pioveva ancora quando arrivai a casa con la mia Mercedes.

Premetti con la punta dell’unghia coperta da un colore bordeaux che avevo messo il giorno prima di partire per New York, il bottone per far scendere al mio piano l’ascensore.

 Il palazzo in cui mi trovavo era tra i più belli della città. Un grattacielo di trenta piani pittato di un grigio metallico che abbagliava alla vista, nemmeno una crepa o una macchia sui muri bianchi candidi come quelli del mio appartamento. L’ascensore si aprì e io ci entrai dentro, era completamente in vetro e sinceramente l’avrei preferito in un altro modo. Mi innervosiva il fatto che le persone dei piani posteriori ai miei potessero vedermi.

La tasca mi formicolò e capii che era stato il mio cellulare a produrre quel vibro che mi aveva solleticato la pelle.

Due nuovi messaggi

Premetti sul primo nel registro per scoprire che il mittente era ancora una volta Diego.

Non mi hai ancora detto se la casa che ho scelto per te ti è piaciuta xx

Decisi di non rispondere a quel messaggio come non avevo fatto agli ultimi quindici che mi aveva inviato in questa settimana. Mi piaceva tenerlo sulle spine e fare la disinteressata nei suoi confronti, non che fossi davvero interessata a lui, era solo un cliente invaghitosi troppo. Quando scoprii che a dargli il mio numero era stato Marotti iniziai ad odiarlo ancor più di quanto non lo facessi già, non aveva il diritto di dare miei dati personali a sconosciuti.

Pigia il polpastrello del pollice sul secondo messaggio, dopo aver dato un’occhiata al piccolo schermo posto di fianco alle porte meccaniche che mi segnalava che ero ancora al quarto piano.

Stasera passerà un corriere da te portandoti un vestito. Preparati al meglio, domani sera dobbiamo andare ad una festa di persone importanti. Niente brutte figure, indossa il vestito e ubbidiscimi <3

Marotti.

Non avevo mai capito perché dovesse portarci sempre con lui alle stupide feste di persone che non conoscevo. Sospirai poggiando la testa al vetro dietro di me che veniva sfruttato a parete.

A tante, forse troppe persone era nascosta la vera identità dei Vicius. Pochi sapevano che era un qualcosa di simile ad un bordello, solo organizzato molto meglio e con regole più rigide. Per molti era solo un ufficio di gran classe, a funzione di sorvegliare e controllare i pacchi esportati dall’estero.

Spinsi nella mia tasca nuovamente il cellulare che a breve avrebbe fatto quattro mesi in mio possesso. Chiusi gli occhi per un secondo e mi stupii nel non vedere il solito nero che veniva causato dalle palpebre chiuse, ma da due occhi verdi.

Era così..così reale. Sembrava mi stessero guardando, che fossero davanti a me.

Aprii di scatto gli occhi sentendo il tintinnio che emetteva l’ascensore quando ti annuncia che sei arrivato al piano che volevi.

Mi ricomposi velocemente per poi uscire da quel posto avviandomi verso la mia porta.

 

Posai i due piatti che avevo tra le mani nel lavello, li avrei lavati l’indomani.

Era già tardi e la voglia e la forza di farlo era pari a zero.

Il vestito che mi aveva spedito Marotti tramite corriere era arrivato poche ore fa e, ancora, non avevo aperto lo scatolo rettangolare che conteneva quel che avrei indossato la sera dopo. Nonostante la scritta elegante color argento puro che si trovava sul coperchio del recipiente Maximiliano Ponte mi aveva incuriosito non poco, non avevo avuto il tempo di studiare il vestito all’interno. Avevo avuto da cucinare qual cosina da mettere sotto i denti, avevo sistemato le ultime cose che erano rimaste nella valigia ed ero andata a comprare lo shampoo CocoVanille che avevo finito quella mattina ma che avevo completamente dimenticato le ore prima.

Spensi la luce della cucina moderna e in marmo che caratterizzava quella casa e mi trascinai nella camera da letto, stanca come non mai. L’inizio settimana mi distruggeva sempre e, ero felice di poter restare a letto per tutta la restante serata guardando vecchie serie che trasmettevano sui canali retrò, ogni sera.

Illuminai la grande stanza arredata in stile moderno.

L’armadio scorrevole era a specchio così da farmi spaventare ogni mattina al mio risveglio, guardando la mia faccia da zombie. Sul grande letto a una piazza e mezzo avevo messo delle coperte viola melanzana.

Camminai verso il termosifone nascosto dietro il mobiletto della televisione al plasma che avevo trovato sin dal primo giorno lì dentro e allungai la mano per toccarlo. Era tiepido. I riscaldamenti che avevo acceso poco prima iniziavano a farsi sentire.

Dopo essermi stiracchiata e aver sbadigliato per la milionesima volta in quel giorno, andai verso il letto scoperchiando la scatola a cui erano stati rivolti i miei pensieri fino a qualche minuto prima.

Con le punte delle dita presi l’estremità del vestito estraendolo dalla scatola e tendendo le braccia per ammirarlo al meglio. Rimasi a bocca aperta per la tale bellezza che avevo tra le mani.

 

Look at me

Hola! Grazie per aver letto il capitolo :)

In teoria non avrei dovuto aggiornare oggi e finire questo capitolo oggi perché sono indaffarata per la partenza a Napoli per le vacanze estive. Sono stata felice del capitolo scorso anche se, ad essere onesta, mi sarebbe piaciuto ricevere qualche recensioncina in più. Ma va bene.

Passando al capitolo, anche questo è corto ma più lunghi di così non mi vengono hahaha bè i commenti spettano a voi.

Adesso è ancora tutto un po’ misterioso ed enigmatico ma man mano che la storia andrà avanti i pezzi di puzzle inizieranno a combaciare.

Volevo ringraziare tutti quelli che la seguono anche se rimangono in silenzio e un ringraziamento speciale a Simonuccia_98_ che mi sta vicina davvero e che segue la mia storia con tanto entusiasmo. Grazie.

Passate a leggere la sua storia perché merita davvero. http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2655082&i=1

Nel prossimo capitolo nel “look at me”  ci sarà una notizia che potrebbe far piacere anche a voi e vi spiegherò tutto nel prossimo capitolo.

Un bacio!

 

Cielo <3

   
 
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