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Autore: Susanstories    23/07/2014    1 recensioni
"...Mi prendo la testa con le mani e cerco di calmarmi. Okay, pensa Mere. Cerca di ricordare cosa è successo... allora, io stavo in macchina con Thomas e ad un certo punto lui diventa cieco e andiamo contro il lago... che credo che sia stato per una mia idea, si questo me lo ricordo. Poi, credo di essere annegata, o quasi. Non so chi o cosa mi abbia salvata. Forse Thomas..."
"...Salgo le scale di corsa e mi fermo davanti alla prima porta che vedo. Adesso noto che c'è scritto un numero: due.
Prima di mettere la chiave penso bene. Cosa mi aveva detto la morte? "Usa l'intelligenza e l'astuzia. Pensa bene alle tue scelte" forse dovrei prima cercare la porta numero uno. Allontano la mano dalla maniglia e comincio ad osservare attentamente tutte le porte..."
"...Mi trovo in un grande corridoio: Sulla parete si alternano delle torce accese, la tappezzeria è chiara, le tende sono rosse e pesanti, con uno stemma disegnato. Raffigura una rosa rossa con le spine nere. Nel corridoio ci sono delle armature argentate, e ognuna di esse ha un simbolo sul petto: Due ali nere sovrapposte una all'altra, quasi a formare uno scudo..."
-Susanstories
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il mio respiro si infrange contro il vetro del finestrino dell'auto, mentre osservo con occhi pigri le macchine che sfrecciano veloci. Tengo stretto in mano un bel bouquet di fiori. I miei amici me li avevano regalati prima che partissi per andare a vivere in Inghilterra.
Nascondo il mio viso sul braccio e alcune ciocche di capelli cadono sulle mie spalle, mentre aspiro l'odore della maglietta. Sarà la mia immaginazione, ma sento l'odore del caffè con latte e del pane bruciacchiato di questa mattina, prima di andare all'aereo porto, prima di lasciare la mia patria: l'Italia.
Sono triste: io e mio fratello ci stiamo trasferendo in un luogo dove non ho nessun ricordo, dove non conosco nessuno tranne i miei nonni. Dovrò fare amicizie con i ragazzi del posto e magari anche con i vicini. Sospiro. Siamo a metà ottobre e i ragazzi a scuola avranno già formato i gruppi, e io, come sempre, rimarrò fuori dalle loro considerazioni. Quanto mi mancano i miei amici: Chiara, Francesca, Riccardo... persino le lamentele della signora Calì mi mancano.
Io sono un disastro a fare amicizie... non so proprio da dove cominciare! Per questo motivo quando ero piccola ero una bambina molto sola... stavo sempre per i fatti miei e fantasticavo che mio fratello mi portasse in posti meravigliosi, non ancora scoperti dal mondo. 
All'età di dodici anni, mio fratello mi aveva anche portato dallo psicologo. Capivo che era preoccupato per me... infondo non avevo amici e stavo sempre rinchiusa in casa a leggere e studiare... ma io avevo paura delle persone e del loro giudizio. Col tempo, però, sono riuscita a controllare la mia paura, e così sono riuscita ad aprirmi di più con la gente. Anche la mia amica Chiara mi ha aiutato tantissimo, se non fosse stato per lei non avrei mai fatto tutte le amicizie che ho lì in Italia. Grazie a lei ho conosciuto la parola svago.
Mio fratello Thomas gira lo sguardo per un momento, poi torna a guardare la strada.
-Meredith... dai, non ti preoccupare. Vedrai che riuscirai ad abituarti a questa nuova casa. L'Inghilterra è un posto meraviglioso, credimi.- mi rassicura.
Alzo appena la testa e osservo il sedile davanti a me. Una formica rossa si sta arrampicando sul tessuto dello schienale, alzo un dito e la caccio via.
-Per te è facile dirlo... tu ti ricordi di questo posto. Io no.- sbuffo e mi sdraio sul sedile posteriore guardando il cielo scuro tempestato da piccole lucine.
-Dai, Mere, non prendertela solo perchè non ti ricordi di essere già venuta qua. Non dirmi che il problema è questo.- dice lui.
Sposto lo sguardo sul bouquet: alcuni fiori si stavano rovinando. Li tocco con le dita e li accarezzo delicatamente.
-No, il problema non è quello- dico tornando a guardare le stelle.
-E quale sarebbe di grazia?- I miei occhi incontrano i suoi suoi nello specchietto retrovisore. Mi guardano ironici e con persistenza, aspettando la risposta. 
Mi alzo e guardo la sua testa.
-Il fatto è che mi mancano i miei amici...- dico con una nota insicura alla fine.
-E...?- questa volta non voglio guardare i suoi occhi, quindi li abbasso ai miei piedi.
-E... credo che non riuscirò a fare amicizie. Si, insomma, non sono brava in queste cose, Chiara mi ha sempre aiutato e adesso che non c'è non credo che riuscirò a farmi accettare dai ragazzi di questa terra. Perlopiù sono anche stranieri.-
Già, Chiara ha sempre avuto un ottimo carattere per fare amicizie. Così solare e sincera, bella e simpatica... con i suoi buffi modi di tirarti su il morale. Sono sicura che non avesse nessun nemico, stava simpatica a tutti. Di sicuro siamo amiche solo perchè gli faceva pena la ragazzina tutta sola in un angolo della classe. Ricordo che si era avvicinata al mio banco e mi aveva teso la mano. Aveva detto il suo nome seguito da un piacere. Io le avevo risposto timidamente e le avevo fatto un bel sorriso. Così, senza che nessuna delle due se ne accorgesse, siamo diventate grandi amiche... da quel giorno in poi non ci siamo mai separate, fino a questo pomeriggio. Mi ha spezzato il cuore la vista della sua bianca mano salutarmi, mentre la Hostess sorrideva ignara di tutta la nostalgia che già stavo provando. Non avevo parlato praticamente per tutto il viaggio.
-Oh, Mere, tesoro. Stai tranquilla, tu non hai bisogno di Chiara per fare amicizia con gli altri ragazzi, anche se sono stranieri. E poi tu sai parlare l'inglese, quindi di che ti preoccupi?- Mi stringo nelle spalle e poso il mazzo di fiori accanto a me, per evitare che si rovini ancora. Si, può anche essere, ma io ho la costante paura che le persone scappino da me appena mi conoscono meglio. Di non essere all'altezza. Sono molto insicura... ho bisogno di tempo, per prepararmi.
-Si, ma... non sono pronta.- dico a mio fratello.
-Meredith, non devi prepararti per fare amicizia, si fa e basta. Se va bene o se va male non ci si deve preparare. Uno non si prepara alla vita, uno la prende e basta accettando le conseguenze sia negative che positive. Perchè dopotutto è questo vivere, superare ogni ostacolo anche se non si è pronti.-
Si... lo so. Ma non riesco a tirare fuori quel coraggio necessario per non chiudermi in me stessa, per fare nuove amicizie.
La macchina comincia a traballare incessantemente.
-Thomas... vai piano!- gli dico mentre mi tengo con forza al sedile. La vista è tutta traballante, quindi mi è difficile vedere.
-Non... non vedo!- lo sento urlare, in preda al panico.
-Dai non scherzare!- faccio una risatina isterica.
-Meredith, non sto scherzando! Non vedo nulla e i freni non funzionano!- Dice con voce strozzata.
Che significa che non vede? Intende proprio che non vede niente, tipo nero o che? E poi i freni... la macchina l'abbiamo prenotata, non possono tenerla in questo stato!
-Che significa che i freni non funzionano! Riprova, magari ti sbagli!- dico mentre comincio ad entrare in panico. No... Mere, stai tranquilla. Vedrai che tutto si sistemerà.
-Non funzionano, ci sto provando ma niente!- La voce rotta prossima ad un pianto.
Abbasso il finestrino e guardo fuori: Il terreno è battuto da tante pietre irregolari, e siamo circondati da alberi. E' notte quindi non vedo molto bene, ma mi sembra di scorgere un edificio più avanti. Rimetto la testa dentro la macchina, evitando per un soffio un ramo.
-Thom! Credo di vedere qualcosa alla fine della strada, sembra una grande torre.- gli urlo, mentre il frastuono della macchina ci circonda.
Qualcuno ci dovrà essere... magari ci verranno a soccorrere. 
-Quindi mi stai dicendo che stiamo andando contro la morte?- urla disperato. Una voce indistinta mi ride all'orecchio, come se la situazione la facesse ridere... lasciamo stare, non è ora il momento pre avere delle allucinazioni!
Sento odore di fango e acqua, insieme al rumore incessante dei grilli e delle anatre in lontananza... forse siamo vicini ad un lago. Ricaccio la testa fuori e affino la vista. Il mio sguardo si posa su una distesa ferma e acquosa, circondata da una sabbia scura.
-Thomas, vedo un lago! Prima di questo, il terreno si alza. Quindi dovremmo rallentare, se lo prendiamo. Poi se riusciamo ad entrare nel lago forse ci fermeremo.-
-Va bene... ma tu mi devi guidare fino a li, pensi di potercela fare?.- annuisco ma poi mi ricordo che lui non può vedermi.
-Si.- dico con una fermezza che non mi appartiene... forse sono sicura di sopravvivere.
Metto la testa fuori dal finestrino e per poco non mi finisce un ramo in bocca.
-Tutto bene? Meredith?- dice mio fratello preoccupato. Accidenti... devo stare più attenta.
-Si, tranquillo. Tu pensa a guidare... anche se non vedi, magari riprova con i freni.-  Una goccia di sudore si fa spazio tra la tempia e la radice dei capelli. No, no... mi sto lasciando prendere dal panico... il piano funzionerà, devo solo rinchiudere le mie paure.
Rimetto la testa fuori, questa volta con più attenzione, e noto che ci stiamo avvicinando al lago.
-Perfetto, continua ad andare avanti.- la macchina comincia a rallentare alla salita, e subito dopo finiamo dentro il lago con un sonoro splash, e finalmente la macchina si ferma.
Sento mio fratello tossire un po' e noto che man mano scendiamo verso il fondo.
-Thom! Dobbiamo uscire di qui! Apri la porta ed esci, subito!- Lo sento armeggiare con la porta, che infine si apre, e lui esce nuotando.
Ormai l'acqua mi arriva al collo, prendo respiri mentre cerco di aprire la porta. Cavolo, è bloccata! Un'ansia mi sale al petto mentre cerco di uscire attraverso lo stretto finestrino. Sott'acqua sposto tutti gli oggetti che sono usciti dal bagagliaio e i sedili posteriori, mentre mi faccio spazio verso la superficie.
Sento mio fratello chiamarmi, e cerco di sbrigarmi, ma qualcosa mi afferra la caviglia e mi trascina sotto, nell'oscurità. Mentre mi dimeno, delle bollicine escono dalla mia bocca e le mie mani sono tese verso l'alto. Guardo in basso e vedo un tentacolo nero attorcigliato alla mia caviglia che sale piano verso la gamba. Un'amara disperazione mi perfora il petto e urlo sott'acqua, mentre un sacco di bolle escono dalla bocca e dal naso. Ecco... questa è la mia fine. Chi l'avrebbe mai detto che sarei morta in un modo così tragico... annegata a causa di un mostro. L'acqua comincia ad entrarmi nei polmoni, mentre i miei movimenti sono sempre più deboli e la vista si appanna. Fantastico, morirò vergine. Un sorriso ironico mi si forma tra le labbra.  Che stupida che sono... come posso mettermi a ridere in un momento del genere? Eppure sento che una strana risata euforica sale dal petto fino a preme le labbra, per poter uscire. La mia morte mi diverte? O forse e solo il mio coraggio, che finalmente esce... si, ho deciso, non mostrerò alla morte la mia paura. Tempo prima avevo promesso a Thom che sarei stata forte, anche dopo la sua morte... e così devo essere. Devo fare quest'ultima cosa prima di morire, l'ultimo mio dovere in questa terra... glielo devo. E' una promessa di sangue ed io non posso infrangerla, sarò coraggiosa. Il mio sorriso si allarga, mentre comincio a perdere i sensi. Vedo le cose a tratti: Una forte luce, un'urlo agghiacciante, la presa alla caviglia che si allenta e una fresca sensazione al centro del petto. Poi tutto nero, tutto confuso. Sono morta. Sono coraggiosa.

Il ticchettio dell'orologio a polso mi fa aprire gli occhi di scatto. La testa mi pesa tantissimo, come tutto il corpo. Mentre cerco di rialzarmi, tossisco un po', e dell'acqua mi esce dalla bocca. Ma allora non sono morta... come mi sono salvata?
Quando mi metto in piedi, scopro di ritrovarmi sulla riva nera del lago... E' ancora sera, quindi non devo essere qui da molto tempo, a meno che non sia la sera del giorno dopo... si insomma, quello.
Mi prendo la testa con le mani e cerco di calmarmi. Okay, pensa Mere, cerca di ricordare cosa è successo: Allora, io stavo in macchina con Thomas e ad un certo punto lui diventa cieco e andiamo contro il lago... che credo che sia stato per una mia idea, si questo me lo ricordo. Poi, credo di essere annegata, o quasi. Non so chi o cosa mi abbia salvata. Forse Thomas... Thomas!
Alzo la testa e mi guardo in giro, alla ricerca di Thomas.
-Thomas...- la voce mi esce roca, quindi la schiarisco e lo richiamo.
-Thomas!- continuo guardarmi in torno, finché non vedo la torre che avevo visto in macchina. Forse è entrato li dentro.
Comincio ad incamminarmi verso la grande torre grigia, a passi lenti. L'acqua del lago crea riflessi sulla parete rocciosa, e sugli scogli che sono attaccati ad essa. Una torre sul lago.
In che strano posto siamo finiti? Avevamo abbandonato l'autostrada per entrare in una stradina secondaria che passa in mezzo ad un bosco... certo, l'idea subito non mi era piaciuta, ma Thomas aveva insistito, dicendo che era una scorciatoia. Adesso che osservo meglio il panorama, non è poi così brutto, diciamo che ha un suo fascino:
Il vento sussurra agli alberi, parole ormai dimenticate dall'uomo, facendoli smuovere ad ogni parola. Il riflesso delle luna sul lago scuro, le protuberanze delle oche che nuotano indisturbate sul lago (e pensare che un mostro mi stava per uccidere, lì),
i sassi neri di ogni dimensione che sbattono tra loro ad ogni mio passo. La parte stonante in questo paesaggio è la torre. E' alta e imponente, impossibile non notarla, come si dice a casa mia, un cazzotto nell'occhio. Ha la base più larga della punta, è di pietra e con qualche piantina che sbuca dalle rocce, mangiate dal tempo. Per non parlare del fatto che il riflesso delle piccole particelle d'acqua sulle pareti rocciose, la fanno apparire più antica di quello che sembra.
Una volta arrivata ai piedi dell'edificio, davanti a me trovo un grande tunnel nero, che non promette nulla di buono. Possibile che mio fratello sia entrato qui?
Un suono dietro di me cattura la mia attenzione e mi fa girare verso il bosco. Mi raggelo alla vista di un'alta figura nera: Il suo volto è coperto dal cappuccio e mentre si avvicina sembra che non cammini, la torcia che ha in mano, manda strane ombre sulle sue mani bianche e fredde, queste sono l'unica cosa del suo corpo che si possono vedere.
Con una lento passo felpato si avvicina a me, e mentre mi passa accanto il mio corpo è rigidissimo. Mi giro verso di lui e non oso avvicinarmi. Lui si ferma di botto davanti al tunnel nero, mentre la fiamma della torcia ha un guizzo.
Non riesco a spiccicare parola... sento che nessuna particella del mio corpo ha intenzione di muoversi, sono paralizzata da questa lugubre figura. Vorrei chiederli se ha visto mio fratello, ma non riesco neanche a parlare.
-Thomas Strong. L'hanno portato via.- dice l'uomo nero con una voce molto bassa e inquietante, facendomi rizzare i capelli sulla nuca. Strabuzzo gli occhi. Come fa a conoscere il nome di mio fratello?  
-L-lei come fa a sapere il suo nome? E che significa che l'hanno portato via?- Deglutisco con forza. Mentre cerco di non perdere la calma.
Lui si gira e mi tende la torcia.
-Tieni, ti servirà.- rimango a fissare la torcia con sguardo terrorizzato. Non ho intenzione di prendere quella torcia... solo uno stupido lo farebbe.
-Prendi la torcia.- questa volta la sua voce è più forzata, come se si stesse trattenendo nel fare qualcosa. 
Una forza, a me estranea, mi fa alzare il braccio e le mie dita si chiudono intorno al legno freddo. Una goccia di sudore mi scende sulla tempia, facendomi percorrere dei brividi lungo la schiena. Oh mio dio... devo, scappare. Non posso restare un solo minuto qui. Continuavo a ripetermi, ma le mie gambe non si muovevano, erano paralizzate.
-C-chi s-sei?- domando con un filo di voce, mentre la mia faccia è contratta in una smorfia di terrore.
-Io sono la notte, la paura, la confusione... ma penso che tu mi possa conoscere con il nome di Morte.- L-la-la Morte?!
-Meredith, devi ascoltarmi attentamente, e farai tutto quello che ti dico.- la sua voce, adesso, è più calma e meno minacciosa.
-Devi entrare nel tunnel e superare la prova che ti sottoporrò. Altrimenti non potrai entrare nelle terre di Hetel, e quindi cercare tuo fratello.- dice lui mentre si fa di lato.
Il mio sguardo si posa sul nulla, sul nero più totale della galleria. No, io non entrerò li.
-Meredith, devi entrarci, o non troverai tuo fratello.- No, io non ci entro lì.
-Meredith.- No, non lo farò. Comincio a scuotere la testa.
-Meredith.- No. Faccio un passo indietro.
-Meredith!- Mi giro, lascio cadere la torcia, e con uno scatto comincio a correre verso il bosco.
Mi inoltro nel folto e comincio a correre a perdifiato. No, non ci entro lì. Non voglio morire a causa di un tizio che dice di essere la morte! Strizzo gli occhi mentre cerco di trattenere le lacrime, che scendono veloci sulle mie guance paonazze.
Mi fermo, dopo aver fatto un bel po' di strada. Mi accascio a terra e comincio a singhiozzare, mentre mi abbandono alle lacrime. Perchè? Perchè sto piangendo? Forse perchè ho paura? E il coraggio, che fine ha fatto? 
Qualcosa mi solletica il ginocchio, e con uno scatto mi tolgo le mani dalla faccia. Sono circondata dalla nebbia, più bianca del normale. Il silenzio viene spezzato da un rumore sordo, come di qualcosa che si stacca dal terreno. Una radice di un albero mi cade accanto con un tonfo, e salto di lato con un urlo. Cerco di rialzarmi e correre, ma qualcosa ha imprigionato la mia gamba. Non riesco a vedere bene cosa, e questo è molto peggio. Comincio ad urlare aiuto, mentre scorgo un ombra indistinta che si avvicina silenziosa. Urlo come non ebbi mai fatto in tutta la mia vita, peggio che nei campionati di tennis, peggio di quella volta che caddi dalle scale, peggio di tutte le volte che avrei potuto sperimentare. La mia voce si fa improvvisamente silenziosa, e la morte è davanti a me, con l'oscurità del cappuccio che non lascia intravedere nulla. Adesso in mano ha una falce di fumo, con una lama luccicante, più bianca della luna piena. La alza, e vedo scorgere tutti gli attimi della mia vita, riflessi in un unica luce. Poi l'abbassa, mentre chiudo gli occhi, con il panico in gola. Sento uno Stock secco, accanto alla mia gamba, ma non provo dolore, anzi, la mia gamba adesso è libera. Apro gli occhi, e la nube bianca sta scomparendo, rendendo tutto sempre più chiaro. L'uomo nero davanti a me, con la falce di fumo in mano, le radici degli alberi sparsi ai miei piedi, come se stessero per formare una gabbia tutta intorno a me, una radice nera e spezzata è attorcigliata alla mia caviglia. Senza pensarci due volte, la tolgo velocemente, la butto di lato mentre un liquido verdognolo fuoriesce dalla parte spezzata.
-Senza un angelo a proteggerti non puoi andare dove vuoi.- dice la morte. Mi alzo con una lentezza spropositata.
-Ti stanno già attaccando... le tue difese sono troppo basse, devi trovare qualcuno che ti insegni.- continua lui. -Devi entrare nel tunnel, prima che tu ti faccia del male.- Sono ancora terrorizzata da questa satanica figura, ma il fatto che mi abbia salvato... mi ha fatto acquistare un minimo di coraggio per parlare.
-Perchè dovrei fare quello che mi dici?- domando timidamente, in una distanza di sicurezza.
-Meredith, non voglio farti del male.- alza le mani. -Farei tutto, tranne che questo. Il mondo ha ancora bisogno i te... Devi entrare nel tunnel, devi superare la prova che ti sottoporrò. Devi compiere il tuo destino.-
-Tu che ne sai del mio destino?- sussurro.
-Io so tutto del tuo destino.- improvvisamente, come in un sogno, mi ritrovo davanti all'antica torre.
-Fallo per tuo fratello Thomas.- Che devo fare? Quello che è successo poco prima non aveva senso... cioè, prima qualcosa ha mosso la mia mano, poi una radice nera ha preso la mia gamba... che prima ancora era stata catturata da un tentacolo. Mio dio, non so che devo fare.
Ascoltalo... entra nel tunnel...
Scatto sul posto.
-Thomas!- urlo. Ma nessuno risponde. Ero certa di aver sentito la sua voce.
Non so che fare, devo entrare? Sono terrorizzata dalla Morte. Thom, che devo fare?
Improvvisamente una calma glaciale mi pervade il petto, ed improvvisamente non trovo più il problema.
 -Va bene.- dico fredda.
-La mia voce ti guiderà,  ti spiegherà la tua missione.- le passo accanto e mi fermo davanti al tunnel. E' buio pesto, non si vede nulla. Mi giro a guardare gli alberi e la luna, forse per l'ultima volta. Poi riguardo la Morte.
-Se supero questa prova, troverò mio fratello?- guardo l'oscurità che crea il cappuccio del mantello nero, con occhi fermi e decisi. Non ho paura... non ho più paura e questa sensazione mi piace. Forse sto facendo la cosa giusta, dopo tutto mi ha salvato, no?
-Buona fortuna, Meredith Strong.- dice solamente.
Mi giro verso il tunnel e con passo deciso mi immergo in quella oscurità. Avrò fatto la cosa giusta? Si, perchè è stato mio fratello a dirmelo... di lui mi posso fidare.


ANGOLINOINOINO DELL'AUTRICE:
Ciaaaooooo!! Il mio vero nome è Elizabeth e spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto il primo capitolo... vorrei tanto sapere il vostro parere, quindi (se volete) mi potete recensire. Accetto sia recensioni positive che negative (entro i limiti, ovviamente) eee... che altro dire..?
Grazie per aver letto il mio capitolo!! e adesso passo perchè non so che altro dire.
p.s. grazie ^u^
Bacissimi la vostra Beth <3

   
 
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