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Autore: Neko    23/07/2014    3 recensioni
Una nuova avventura travolge inaspettatamente i Mugiwara partiti per affrontare le sorprese del Nuovo Mondo.
Da una strana isola dove avvengono fenomeni strani, si ritroveranno a che fare con quello che il destino ha in serbo per loro.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Rufy/Nami
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 63: Alla ricerca dei compagni

 

Nami, Robin, Sanji e Zoro in un primo momento poterono tirare un sospiro di sollievo non vedendo nessuno dei loro compagni in quel girone, dove le anime erano costrette a patire la fame per l’eternità, ma un grido fece capire loro che non avevano guardato con attenzione.

“Chopper!” urlarono tutti all’unisono, riconoscendo la voce.

La piccola renna infatti, si trovava proprio lì,  cercando di rimanere nascosto agli occhi delle anime, che lo avevano scambiato per uno spuntino appetitoso. Il suo nascondersi però, risultò vano dato che ora si ritrovava a scappare in ogni dove, con uno spirito attaccato alla testa, che aveva tutta l’intenzione di divorarlo.

Chopper provò anche a trasformarsi, sperando di spaventare il suo predatore, ma niente sembrava riuscire a far desistere quell’anima affamata. Alla piccola renna non restava che piagnucolare chiedendo aiuto.

Qualcuno rispose alla sua preghiera perché improvvisamente lo spirito liberò il povero Chopper, che solo ad allora si accorse che i suoi amici gli stavano andando incontro.

“Zoro!” disse felice, vedendo lo spadaccino mentre rinfoderava una sua katana “Minna, mi siete mancati!” disse per poi saltare sul viso del suo salvatore, impedendogli di respirare, talmente forte era la sua presa.

“Ho avuto tanta paura!” disse con le lacrime agli occhi.

Robin gli accarezzò la testolina e gli disse di lasciare andare il povero spadaccino, che a causa della mancanza d’aria aveva cominciato a diventare blu.

“Io ti faccio a fette!” urlò Zoro con il fumo che gli usciva dalle orecchie, cominciando a correre dietro alla renna, la quale cercò protezione dietro le gambe di Nami.

Quest’ultima, con una vena pulsante sulla tempia, colpì i due con un pugno sulla testa, provocando loro un bernoccolo fumante e di grandi dimensioni.

“Vi sembra questo il momento di giocare? Vi ricordo che siamo in una brutta, bruttissima situazione!”

“Bene, uno l’abbiamo trovato, dove cerchiamo gli altri? Qualcuno sa come muoversi qui sotto?” chiese Tashiji, sventolandosi una mano vicino al viso cercando un po’ di frescura.

Chopper, in quel momento, notò il membro della marina per la prima volta. Fu sorpreso della sua presenza, ma allo stesso tempo felice. La trovava simpatica e soprattutto, avrebbe potuto iniziare abituarsi a stare con loro, dato che in teoria lei era destinata a stare con Zoro.

“Ehm…direi di andare!” disse Sanji, facendo notare ai suoi compagni, che le anime di quel girone, li avevano circondati. Non gli sembrava poi così assurdo che nelle loro teste passasse l’idea di mangiare anche loro, dato che erano l’unica cosa a portata di mano.

I Mugiwara cominciarono a correre a più non posso, finchè videro che le anime non erano più in grado di seguirli. Vi era come una barriera invisibile, che li teneva imprigionati in quell’unico luogo e che nessuno, a parte qualche eccezione, poteva attraversare.

“Mamma, che posto è questo? è spaventoso! Pensavo che dopo la morte ci fosse una luce da seguire e poi dei bei pascoli verdi con tanti fiori e alberi colorati che nascondono tra le loro foglie tante caramelle colorate e deliziose, ma questo è un incubo!” disse Chopper, che non si era ancora reso conto della situazione.

“Ti trovi negli inferi e noi siamo qui per tirare fuori te e gli altri!” disse Zoro semplicemente.

Chopper sgranò gli occhi spaventato “Ma…ma…io non sono stato cattivo…non credo. Oh no, forse i pirati di qualunque genere sono considerati feccia nell’aldilà. Aiuto, io non voglio stare qui per l’eternità!” disse, ricominciando a piagnucolare.

“Non ti preoccupare. In realtà né tu, né gli altri siete morti… o almeno non lo siete nel modo corretto e quindi non siete stati giudicati per le azioni compiute. Ci troviamo tutti qui a causa dei capricci di un dio!” disse Nami.

“La solita nostra fortuna!” disse Sanji accendendosi una sigaretta.

“Ma chi erano quei tipi di prima? E perché mi volevano mangiare?” chiese il dottore.

“Immagino sia il girone dei golosi, gente che in vita mangiava di tutto e di più anche a discapito di gente affamata. Ora sono loro a dover patire la fame!” disse Robin analizzando la situazione.

 

I ragazzi ripresero il cammino in quell’inferno, saltando di roccia in roccia per evitare di cadere nella lava, là dove il paesaggio si frastagliava.

Non sapevano esattamente dove andare, ma decisero di seguire le urla dei disperati di quel luogo. Optarono per visitare i vari gironi e vedere se riuscivano ad avere fortuna come con Chopper.

Non seppero dire per quanto tempo camminarono, forse minuti, forse ore, ma infine giunsero in un altro girone.

Vi erano anche qui migliaia e migliaia di anime. Queste erano legate con delle catene a polsi senza però che i loro piedi toccassero terra. Erano tenuti a diversi metri di distanza dal suolo e queste catene, che internamente erano presentavano degli spuntoni affilati, non si soffermavano a penetrare le carni, ma squartavano i polsi, lacerando i muscoli fino a quando le mani non si staccavano completamente a causa dell’enorme peso attaccato ai piedi dei dannati, che li tirava verso il basso. Quando la mutilazione avveniva, tutto tornava a posto e l’agonia ricominciava. Era il girone dei ladri e degli assassini, i quali in vita, con le loro mani avevano fatto del male a parecchia gente, derubandole dei loro beni e privandole della loro vita.

Le urla erano agghiaccianti e sul pavimento roccioso vi era una quantità industriale di sangue e pezzi di carne putrefatta con dei vermiciattoli che si cibavano dei resti.

Vennero i brividi a tutti quanti a quella scena. Tashiji perse i sensi per qualche istante e Nami e Chopper, allontanandola, ne approfittarono per scappare, non riuscendo nemmeno loro a sopportare una tale vista.

La navigatrice si domandava come Robin riuscisse a non distogliere gli occhi da un tale spettacolo, ma l’archeologa aveva dovuto affrontare talmente tante difficoltà nella vita, che aveva costruito attorno a sé una corazza, rendendola fredda a certe cose, ma sensibile quando si trattava delle persone a lei care.

Non avrebbe voltato il capo, se là in mezzo ci fosse stato uno dei suoi compagni. Avrebbe assistito anche a cose peggiori se sarebbe servito ad aiutare i suoi compagni.

Nami sospirò quando vide che anche Sanji non aveva retto e ora era impegnato a svuotare il suo stomaco disgustato.

Zoro fece fatica a resistere. Per quanto potesse apparire freddo esternamente, la ciurma sapeva che aveva un cuore, ma in quel momento si faceva forza, essendo mosso dallo stesso desiderio di Robin. I due si guardarono e scossero la testa, confermando l’uno all’altro che nessuno era presente in quel girone.

“Andiamo via da qui, per favore!” disse Tashiji tremante e cercando di tapparsi le orecchie per allontanare il più possibile quelle grida di dolore.

Non riuscirono però ad allontanarsi molto perché qualcosa attirò la loro attenzione…qualcosa di insolito.

“Cosa sta succedendo laggiù?” si domandò Sanji confuso, indicando un punto in lontananza.

Un’enorme nuvola di polvere si alzò nell’aria e da questi sembravano spuntare degli arbusti, i quali tenevano tra i loro rami, qualche sorta di creatura dall’aspetto minaccioso.

Questi, nonostante fossero lontani, sembravano essere alti tre metri, se non di più, e avevano una muscolatura che avrebbe fatto impallidire persino Hercules.

“Quelli sono oni, demoni degli inferi della cultura Giapponese!” disse Robin sorpresa.

“Cosa?” chiese Nami guardando la compagna “Come mai nel nostro mondo ci sono tradizioni e creature mitologiche che non ci appartengono?”

“Probabilmente perché essendo noi dei personaggi inventati, che vivono in un mondo inventato,  siamo in balia delle fantasia dell’autore, che probabilmente usa credenze della sua realtà per renderci la vita più avventurosa!” ipotizzò Robin.

Nami sembrò inviperirsi a quella affermazione e cominciò a pensare di voler mettere mano su chiunque avesse deciso di farli passare per gli inferi, quando avrebbe semplicemente potuto inventare una tranquilla giornata trascorsa sulla Sunny, senza che intemperie, marina o mostri  marini, disturbassero la loro serenità e soprattutto si domandava perché, chi stava scrivendo, non l’avesse ancora resa ricca sfondata.

Tsè, questa idea che noi siamo solo personaggi inventati, non me la bevo. Tutto questo è reale. Qui stiamo rischiando la vita ed è impossibile che sia tutto finto!” cominciò Zoro.

“Sono d’accordo con il marimo. Per quanto né sappiamo, nei cento anni di buio si possono essere create culture e credenze che non sono giunti fino a noi. Magari questo Giappone era il nome di una terra emersa in quel periodo, come anche la Grecia. Chi può dirlo. Solo perché abbiamo trovato dei manga che rappresentano le nostre avventure non vuol dire niente. Era solo una stranezza di quell’isola. Lo so che Karin ha detto che esiste un mondo reale, ma fino a prova contraria anche lei apparterrà a questo mondo, come può sapere che esistono altri mondi paralleli?” disse Sanji.

Nami sbuffò “Mi sta venendo mal di testa. Ora decidiamo! Andiamo dove ci sono quei bestioni imprigionati da quegli alberi o dato che ci possono stritolare come niente, date le loro dimensioni, li evitiamo?”

Tashiji si sistemò gli occhiali “Non vi sembra strano che delle piante crescano qui sotto e che si ribellino contro le creature di quaggiù?”

I Mugiwara si guardarono increduli per non averci pensato prima.

Usopp!” urlarono all’unisono, per poi correre in direzione della polvere alzata dalla corsa degli oni, che a ogni passo facevano tremare il terreno circostante.

Usopp, ci sei?” urlò Sanji, sperando di sentire il suo compagno, ma egli dovette fare in balzo indietro quando un Oni venne lanciato in aria, da una pianta impazzita, per cadere proprio dove lui si trovava.

Nami e Chopper dovettero buttarsi a terra, quando una liana, cercò di catturarli.

“Lo zolfo e il calore di questo posto danneggiano le piante, che cercano un modo di scappare alla sofferenza agitandosi a più non posso. Se non stiamo attenti, anche noi potremmo finire stritolati!” disse Robin, creando una mano gigante, che facesse da scudo a lei e Tashiji, contro l’attacco del vegetale.

“E se Usopp fosse rimasto vittima della sua stessa arma?” chiese Chopper spaventato, dato che non riusciva né a vederlo, né a percepire il suo odore, a causa dello zolfo.

“Non credevo che quello col naso lungo potesse fare tanto casino. Credevo che fosse debole, non ha nessun potere particolare e soprattutto non credevo che possedesse armi del genere!” disse sorpresa Tashiji.

Zoro sguainò tutte e tre le spade pronto a dare battaglia e prima di lanciarsi nello scontro guardò il membro della marina infastidito dicendo “Usopp non sarà il più forte di noi, ma non è un debole. Ha un grande coraggio e abilità che nessun altro possiede. È anche grazie a lui se il nostro viaggio non è ancora terminato. Ognuno di noi è prezioso e se sottovaluti ancora un mio compagno in questo modo, non rispondo di me stesso. Prima di giudicare, guardati tu stessa. Quella più inutile qui, sei tu!”

Tashiji abbassò il capo. Si era sentita ferita da quelle parole, sebbene sapesse che quella era la verità. Si sentiva inutile e senza l’aiuto dei mugiwara, non sarebbe mai uscita da quel posto.

Sanji, Robin, Nami e Chopper inseguirono lo spadaccino nella mischia, attaccando e schivando le piante e i vari Oni. Questi ultimi infatti, notandoli, cominciarono ad attaccare anch’essi e sebbene non ci fosse una vera e propria logica nei loro attacchi, un loro colpo andato a segno poteva fare parecchio male.

Quegli esseri erano in grande numero. La voce che alcuni intrusi si erano addentrati negli inferi, era giunta alle loro orecchie e tutti avevano abbandonato i gironi che dovevano controllare, in quanto le anime tecnicamente non potevano scappare, per stanare e finire i clandestini.

“Qualcuno vede Usopp?” urlò Nami, cercando di sovrastare il putiferio dello scontro e i ruggiti dei mostri.

Ricevette solo risposte negative. Il cecchino non sembrava essere nei paraggi.

Robin, chiese alla navigatrice di coprirle le spalle, mentre lei, richiamando a sé i suoi poteri, avrebbe sparso vari occhi in giro, sperando di trovare il loro compagno.

“Lo trovato! Zoro, Sanji, Chopper per di là, in quella insenatura!” disse Robin, indicando il luogo e  preoccupata per Usopp, che non sembrava passarsela bene.

Egli era nascosto in uno spazio tra due rocce, sperando di scappare dalla vista di quei mostri, i quali lo avevano conciato per le feste.

Usopp!” gridò Sanji, quando abbassandosi verso il buco sul terreno, profondo un paio di metri e largo quasi un metro, vide il suo compagno rannicchiato, che sembrava non muoversi.

Chopper si infilò nella cavità per controllare le sue condizioni.

Aveva diverse ferite e lividi in tutto il corpo, segno che gli oni non ci erano andati tanto leggere con lui, ma la ferita che preoccupò maggiormente il dottore, fu quella alla testa.  Aveva infatti un profondo taglio sopra la fronte da cui usciva molto sangue.

Questo gli era stato provocato da un forte colpo al capo e Chopper temeva che Usopp potesse avere un trauma cranico, dato il suo stato di semi-coscienza.

“Chopper rimani con lui, pensiamo noi a sistemare questi bestioni!” disse Sanji determinato.

Lo sguardo del cuoco si fece cattivo e fu diretto verso gli oni che avevano fatto del male a un suo compagno. Prese a correre più forte che poteva, prima di compiere un salto in alto e poi buttarsi in picchiata verso il collo di uno di loro, per poi ripetere l’azione più volte, arrivando a colpirne fino a cinque prima di toccare nuovamente terra.

Ma i suoi calci non si sarebbero fermati lì, avrebbe sistemato la maggior parte di loro e i suoi colpi sarebbero stati più infuocati del solito. Tutto pur di andarsene da lì e di accoppare più nemici dello spadaccino, dato che per lui e Zoro, ogni occasione era buona per gareggiare.

Anche Zoro ne aveva atterrati diversi grazie al suo triplo fendente, ma non attaccò sempre con tre spade. Capì che in fin dei conti gli oni non erano molto furbi e, sebbene potenti, erano facili da trarre in inganno. Una sola spada sarebbe stata sufficiente.

Ma nonostante quei colossi se la cavassero male con lo spadaccino e il cuoco, le ragazze avevano qualche difficoltà.

I demoni capirono che la minaccia più grande, proveniva dal climac attack di Nami e uno di questi, afferrò l’arma ancora impugnata tra le mani della navigatrice.

Nami cercò di strattonare il bastone per riprenderne possesso, ma venne sollevata in aria e, con un brutto movimento, scaraventata a terra.

L’oni sarebbe stato pronto a colpirla con il climac attack se Tashiji, sfoderando la sua spada, non si fosse messa in mezzo, parando il colpo.

La ragazza stinse i denti e gli occhi, sentendo la possente pressione che l’oni stava facendo sulla sua arma.

“Non resisterò a lungo!” Disse la ragazza, ormai sulle sue ginocchia.

Robin, creò un piede gigante e con questo, diede un calcio al nemico che volò lontano, perdendo la presa sul bastone di Nami, la quale fu ben contenta di riappropriarsene.

Fra  il combattimento dei Mugiwara e quello intrapreso dalle piante di Usopp, gli oni compresero di avere la peggio e decisero di ritirarsi, sapendo che altre creature sarebbero intervenute a fermare gli intrusi.

Tutti si sedettero a terra per riprendere fiato, il quale mancava sia a causa della fatica fatta, sia a causa dell’afa, che faceva sembrare loro di non avere abbastanza ossigeno da immettere nei polmoni.

Chopper, passato il pericolo, si mise in groppa Usopp e uscì dal suo nascondiglio.

Aveva appurato che il ragazzo si sentiva stordito e aveva un mal di testa lancinante, quindi gli aveva ordinato di rimanere sulla sua groppa e di riposare. I sintomi di un trauma cranico erano presenti, ma la piccola renna poteva affermare che questo non avrebbe portato a nessuna conseguenza, se Usopp avesse fatto il minimo sforzo.

Passarono diversi minuti, poi rialzandosi Zoro disse “Muoviamoci a trovare gli altri e andiamocene da questo posto!”

Gli altri seguirono il suo esempio e la ricerca dei compagni dispersi, riprese.

 

  
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