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Autore: darkrin    05/09/2008    5 recensioni
[Fiction partecipante al Contest sulla dramamticità]
<< Lui ti amava, sai? Ti amava più di chiunque altro. Anche più di me. Eri suo fratello, il suo compagno, il suo rivale. Come poteva non amarti? >> riprese fiato. << Se anche io sono riuscita a dimenticarti lui non ne è mai stato capace. Come tu non sei mai riuscito a dimenticare Itachi. >>
[ drammatico ~ malinconico ~ introspettivo ]
[what if? ~ accenni shonen-ai e three-some]
[SakuSasu ~ SakuNaruSaku ~ NaruSasu]
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non lasciamo il pugnale –
perché amiamo la ferita
che il pugnale ci ricorda – la quale
ci rammenta che siamo morti.”

Emily Dickinson


Ogni volta che si guardava alle spalle, voltando appena il capo, vedeva solo il sangue che macchiava le impronte che aveva lasciato su quella terra bruciata.
Non c’era pietà ne’ perdono.
Non in quel mondo.
Non per lui.


Red.


Camminava in mezzo alla mischia, gli abiti appesantiti dalla pioggia, lo sguardo [rosso, rosso, sangue negli occhi ciechi] alto; la mano che dispensava colpi con una generosità che non gli era consona.
Non aveva pietà, no, mai.
Era solo altro sangue che andava a macchiarli la strada.
Sotto la sua katana vide cadere una testa pallida, gli occhi erano due pozze prive di colore che lo fissavano spalancate. Un tempo, forse, l’aveva conosciuta – forse erano per lui le lacrime che aveva negli occhi – ma non se ne ricordava più.
Davanti a lui c’era solo la sua schiena e non poteva distrarsi o l’avrebbe persa [di nuovo, sei di nuovo solo Sasuke].
Non vedeva i suoi occhi ma sapeva che erano vuoti; orbite marce che lui aveva privato della vita.
E non se ne pentiva, no, mai.
Ma …


L’inferno può attendere, Sasuke
[solo un altro po’]


Sasuke Uchiha si svegliò di soprassalto, quando la porta della sua cella si aprì, gemendo.
Un anbu gettò, con sprezzo, una ciotola di carne rancida sul pavimento sporco, di sangue ed escrementi; mentre un raggio di luce feriva lo sguardo del prigioniero, seduto, come un re, sul suo giaciglio di paglia.
L’anbu richiuse la porta con un tonfo senza chiedersi come avrebbe fatto il prigioniero a mangiare da solo, incatenato com’era a un muro di pietra.
Tanto sarebbe morto comunque a breve.


Sakura Haruno chiuse il fascicolo che aveva tra le mani con un frusciare di carta e poggiò la schiena contro lo schienale della poltrona.
Sapeva che sarebbe andata a finire così.
Lo sapevano tutti loro.
Tsunade, seduta davanti a lei, poggiò la testa sul palmo delle mani, com’era solita fare quando rifletteva.
<< Mi dispiace, Sakura. >> mormorò. << Non ho potuto fare nulla. >>
La più giovane scosse il capo [acqua nella giada dei suoi occhi].
<< Lo sapevo già Tsunade-sama come sarebbe finita. >>
La kunoichi strinse le labbra in una linea sottile.
<< Lo sapevamo tutti e tre. >> si corresse.
Tsunade annuì, chiedendosi quando la sua allieva migliore aveva smesso definitivamente di essere una bambina.
Forse era stato quando Sasuke Uchiha se n’era andato o quando l’avevano riportato al villaggio in catene; più morto che vivo. E Sakura, come tutti, era stata costretta a guardare quella macabra sfilata.
E avrebbe voluto gridarglielo, a Sasuke: << Eccola! Eccola la tua vendetta! Sei contento ora? >>
Ma le grida di morte avevano coperto le sue.
Tsunade, però, non poteva sapere nulla di tutto ciò. Lei si limitava ad osservare, senza provare più nulla, da quando anche lui era morto. Del suo Team [della sua vita, della sua vita e del suo amore] non era rimasto davvero più nulla.
Forse, in fin dei conti, a portare sfortuna era lei; ma non avrebbe ucciso anche il suo villaggio.
Quello: no.
Sakura, nell’ufficio dell’Hokage rialzò il volto e domandò:
<< Naruto lo sa già? >>
Tsunade scosse lentamente il capo:
<< Non ancora. >>
<< Dovrebbe esserne informato. >> notò la giovane.
<< Sarebbe capace di mettere a ferro e fuoco il villaggio se lo sapesse. >>
<< E quindi ritiene giusto non dirglielo finché lui non sarà morto? >>
<< Sakura, non è una questione di giustizia. >> rispose pazientemente l’Hokage.
<< Di etica, allora. >>
<< Neanche Sakura. Capisco i tuoi sentimenti; ma ora come ora Naruto non può permettersi alcun passo falso. >>
Sakura aveva osservato la sua sensei dal basso all’alto senza farsi intimidire.
<< Sakura, tu non hai idea di quanta violenza chiami una testa caduta. >> mormorò con calma Tsunade. << Il sangue chiama sempre altro sangue. >>
<< Vendetta … sempre e solo la vendetta. >> concluse Sakura.
<< Sakura. >> la richiamò Tsunade quanto la più giovane si trovava già sulla porta. << A questo proposito avrei un favore da chiederti. >>


Naruto si rialzò, i pantaloni sporchi di fango e le mani graffiate; lasciò cadere il kunai, che stringeva tra le dita, davanti alla stele degli eroi e sorrise tristemente.
<< Ora siamo pari. >>
Si strofinò sui pantaloni, sfregando dolorosamente le ferite contro il tessuto liso.
Un leggero fruscio alle sue spalle lo fece voltare di scatto; un’espressione colpevole sul volto abbronzato.
<< Nee, Sakura-chan, mi hai spaventato. >> esclamò.
Lei sorrise, scivolandogli accanto, come un fantasma [la morte negli occhi e in gola un nodo di lacrime].
<< Sakura-chan… >> sussurrò il biondo mentre la ragazza lo cingeva con le braccia morbide, nascondendogli il capo nell’incavo del collo.
Naruto, dopo un attimo d’esitazione, le circondò la vita sottile con un braccio, mentre con l’altro le accarezzava la schiena.
<< Tutto bene. Andrà tutto bene Sakura-chan. Vedrai. >> affermò convinto.
La kunoichi gli artigliò la maglietta con le dita e annuì senza convinzione.
Non c’era peso peggiore della consapevolezza.
La ragazza infilò la mano in una tasca da cui prese una pasticca bianca che infilò in bocca prima di baciare il suo ragazzo. Nella mente, di nuovo, il volto di un altro.


Un tempo c’erano state domande da porre e risposte da dare; ma ora non c’era davvero più nulla da fare o da salvare.
Sakura si chiedeva se Naruto l’avrebbe mai capito o se avrebbe continuato a inseguire per sempre un fantasma, che lei voleva solo fuggire.
C’era stato un tempo in cui l’avrebbe rincorso con lui, mettendo in gioco tutto ciò che aveva. Ma non si può rimanere bambini per sempre e Sakura aveva finito col rassegnarsi: il passato non torna; il futuro non attende.
Aveva rinchiuso il ricordo di quel volto e del suo amore in una fossa di terra in cui era marcito.
Le ossa bianche erano però riuscite ad uscire dalla loro tomba quando lui era tornato.
Non di sua volontà, ovviamente.
Fosse stato per lui avrebbe continuato ad inseguire un fantasma.
Come Naruto. Come lei.
Eppure lei era stata l’unica a capirlo.


Il tempo non è mai abbastanza
[i fantasmi muoiono solo con noi]


Sasuke rialzò il capo appena la porta della cella si aprì. Negli occhi ancora la luce di un vecchio orgoglio mai morto [loro, invece, erano già morti].
<< Da quanto tempo. >> sibilò quando riconobbe la figura davanti a sé.
Kakashi Hatake chinò il capo in segno di saluto, la mascella serrata.
Sarebbe stato compito suo condurre l’Uchiha nella piazza principale del villaggio, dove tutti l’attendevano, tranne lui.
<< Pensavo sareste stati più felici di rivedermi. Non era quello che volevate? >> domandò Sasuke con scherno, appena uscito dalla prigione, alla luce [lì dove le ombre e il sangue sembrano ancora più grandi, Sasuke].
<< Non così, Sasuke. >>
<< E allora come? >>
<< Da vivo. >>
Sasuke strinse i denti, dolorosamente ma non rispose, chiudendosi in un ostinato silenzioso.
Non voleva parlarne.
Di lui. Della sua vendetta, no, non voleva parlarne. Mai.
Eppure, quando raggiunsero il patibolo, si sentì quasi sollevato, davanti a una folla urlante che lo odiava senza pietà. Chissà se anche lui si era sentito così sollevato, quando l’aveva visto giungere per ucciderlo.
Lasciò vagare gli occhi neri [mai stati così vivi] alla ricerca di un volto noto.

<< Lui non c’è. >>
Voltando la testa Sasuke notò Sakura, in piedi accanto a lui.
Un membro del consiglio degli anziani esponeva le sue colpe. La folla, rapita, lo ascoltava, inneggiando alla morte, senza niente di umano.
<< Naruto non c’è. >> ripeté Sakura con una calma che non le era consona.
Sasuke ghignò, come avrebbe fatto Orochimaru.
<< Aveva paura di piangere per la morte di un traditore? >>
<< Tsunade-hime non voleva farlo assistere. Non sapeva se sarebbe riuscito a controllarsi. >> affermò la kunoichi, tacendo che l’Hokage aveva chiesto a lei di dare il sonnifero a Naruto.
Sasuke rimase in silenzio e la ragazza proseguì.
<< Lui ti amava, sai? Ti amava più di chiunque altro. Anche più di me. Eri suo fratello, il suo compagno, il suo rivale. Come poteva non amarti? >> riprese fiato. << Se anche io sono riuscita a dimenticarti lui non ne è mai stato capace. Come tu non sei mai riuscito a dimenticare Itachi. >>
Sentendo il nome del fratello, Sasuke serrò la mascella e Sakura, per un attimo, pensò di vedere baluginare un odio profondo negli occhi neri del vecchio compagno di squadra.
Per un attimo pensò che, davvero, non era giusto; ma poi, lasciò perdere. Non poteva pretendere altro da Sasuke. Era marcio come il sentimento che un tempo lei aveva provato per lui.
<< Io non amavo Itachi. >> ringhiò lui a denti stretti.
<< Stai per morire, Sasuke. Dove la trovi la forza per mentire ancora? >>
L’Uchiha rimase in silenzio, mentre i suoi due boia lo prendevano per le braccia pallide e sporche e lo trascinavano avanti, costringendolo poi ad inginocchiarsi e a posare la testa su un rialzo.
Un boia si posizionò al suo fianco, levando la katana.
Sakura, rimasta indietro fece un passo avanti mentre la folla si apriva in un boato.
Sangue. Sangue. Sangue!
Mentre la katana calava, sul collo candido di Sasuke, la kunoichi si sforzò di tenere gli occhi aperti.
<< Addio, Sasuke-kun. >> mormorò.
Mentre una lacrima le scivolava lungo una guancia [lacrime, solo lacrime e dolore da parte sua].


Sakura stava scendendo dal patibolo, con Kakashi al fianco, in religioso silenzio quando si bloccò a metà della scalinata.
Davanti a lei una zazzera bionda che conosceva fin troppo bene.
<< Naruto… >> mormorò.
Lui sorrise [solo gli occhi piangevano].


Il vento gli accarezzava dolcemente, l’erba; quell’immensa distesa verde accanto a loro si muoveva al ritmo di quel lento respiro.
Era prima vera e il sole splendeva senza bruciare.
Erano tutti e tre distesi sul prato.
Naruto, con un filo d’erba tra le labbra sorrideva gioioso, tra i suoi due compagni di squadra; Sasuke accanto a lui fingeva di annoiarsi e Sakura, dall’altro lato, canticchiava una vecchia e stonata ninna-nanna.

<< Gli uccellini nel vento non si fanno mai male,
Hanno ali più grandi di me
E dall'alba al tramonto sono soli nel sole.
Buonanotte questa notte è per te.* >>

<< Non sarebbe bello se questo durasse per sempre? >>
<< Si. Per sempre. Noi tre. Per sempre. Vero Sas’ke-kun? >>



• Epilogo •


Sakura scivolò al suolo, ridendo, come una bambina, gli occhi e le guance coperte di lacrime.
Si passò le mani sul volto, asciugandolo e stropicciandosi gli occhi arrossati.
Davanti a lei si stagliava la stele degli eroi.
Avrebbe dovuto capirlo subito.
In fondo alla pietra si trovava il suo nome, graffiato sulla pietra e macchiato di sangue.


Sasuke Uchiha



“Tanto in là ho camminato nel sangue
Che fermarmi e tornare sarebbe fatica
Più aspra che il procedere.”
(III, IV, 135-37)
Shakespeare, Macbeth



~oOo~


Oh, come sono contenta. *o* Questa shot ha partecipato al Contest sulla dramamticità indetto da rolly too. Ed è arrivata sesta – si, su otto, lo so. u_ù – però, sono così contenta del giudizio e del punteggio che mi va davvero bene così. *o*
Allora, alcune precisazioni: la ninna-nanna che canta Sakura è una strofa di "Buonanotte Fiorellino" di Francesco De Gregori.
Devo ammettere quando ho finito e mandato la shot ho temuto che la parte drammatica fosse troppo velata. u_ù Beh, meglio così. XD

darkrin
   
 
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