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Autore: Ragazza_timida    23/07/2014    1 recensioni
"Mio papà, il mio eroe". Questa è un'affermazione che non ha significato per Sara perché suo papà è un mostro. Lei spera solo in un aiuto.
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Erano le sette e mezza del mattina quando la sveglia di Sara suonò svegliandola. Era lunedì e sarebbe cominciata un'altra settima interminabile di scuola, ma lei avrebbe fatto tutto il possibile pur di stare fuori di casa. Sarà si alzò di controvoglia dal suo bellissimo, comodissimo e caldissimo letto. Andò in bagno, dove si fece una doccia rigenerante.  Sconsolata guardava tutti i lividi e graffi che ricoprivano il suo corpo. Si vergognava troppo. Quando uscì dal bagno si avvicinò all'armadio. Siccome era pieno inverno, prese una felpa grigio scura con la scritta "HOPE" in nero, un paio di jeans e delle vans nere. Quando finì di vestirsi andò giù e, come sempre, non trovando la colazione pronta, prese una tazza dove ci versò del latte caldo con qualche goccia di caffè e poi afferò la scatola dei suoi cereali preferiti. Finito di mangiare, fece una tazza di caffè per il padre (era costretta a farlo) e gliela portò in camera. Sarà bussò alla porta della camera del padre. - Papà! Ecco il caffè - disse Sara. Rick (il "padre") aprì gli occhi e prese la tazza. Fece il primo sorso e disse - Troppo amaro! Non sei in gradi di fare neanche un caffè decente -. Sara abbassò la testa in segno di tristezza e lui continuò -Faremo i conti dopo, quando torno da lavoro-. Sara, sentendo quelle parole, pensò a quello che avrebbe passato un'altro pomeriggio a piangere dal dolore delle ferite che avrebbe avuto a causa della violenza del. 
Cinque minuti dopo Sara prese le sue cose e uscì di casa con le cuffie alle orecchie. La musica era l'unica cosa che la faceva stare bene. Nel momento in cui le metteva e premeva il tasto "play", il mondo era come se si fermasse e i suoi problemi non esistessero. 
Ogni mattina percorreva la stessa strada. Ci metteva dieci minuti ad arrivare a scuola. Arrivata,all'entrata notò che Oscar, il ragazzo di cui si era persa, stava ridendo, e quando lo faceva Sara andava in tilt. Con un movimento di testa ritornò nel mondo reale ed entrò in quell'edificio grigio, privo di colore. 
Sara andò vicino al suo armadietto per prendere i libri che le servivano quella mattina. Appena si girò andò a sbattere contro qualcuno. Sara alzò la testa e vide due occhi color nocciola che la stavano fissando. -Tutto apposto?- chiese il ragazzo mostrando i suoi denti bianchi. -S-sì- rispose Sara incredula di quello che stava succedendo. Il ragazzo fece un cenno con la testa per salutarla e se ne andò. Sara ritornò su i suoi passi ripensando a quello che era appena successo: aveva avuto una conversazione (se si poteva chiamare così) con Oscar, il suo Oscar. 
Le cinque ore passaro in fretta e quando suonò l'ultima campanella, che segnava la fine delle lezioni, Sara ritornò all'armadietto dove prese lo zaino e uscì da scuola. Nella strada di ritorno il suo passo stava rallentando perchè sapeva che sarebbe dovuta tornare a casa. Mentre camminava pensava ancora a Oscar. Lei immaginava che un giorno si sarebbe innamorata di lei è l'avrebbe salutarla da quel mostro di suo padre. Purtroppo arrivò a casa e si accorse che doveva cucinare e che il padre sarebbe tornato tra mezz'ora. Velocemente accese i fornelli e mise una pentola con l'acqua per poter cucinare la pasta. Intanto andò di sopra è si vestì in maniera più comoda. La pasta era pronta e all'improvviso si sentirono delle chiavi girare nella serratura e da lì Sara iniziò a tremare. Comparve Rick. Lanciò il cappotto sul divano e Sara fu costretta a metterlo apposto. Senza neanche salutarla si mise a tavola e iniziò a mangiare. Ad Ogni pranzo e cene c'era sempre un silenzio assordante, ma Sara ormai c'aveva fatto l'abitudine. Finiti di mangiare, Sara si mise a lavare i piatte mentre Rick si distese sul divano.
Tutto era tranquillo, ma all'improvviso Rick disse -Aspetta un attimo!-. A quelle parole Sara si irrigidì. -Noi abbiamo un conto in sospeso- continuò  Rick mentre andava verso Sara. La ragazza, con le mani ancore ancora nell'acqua, era terrorrizzata e chiuse gli occhi. Due secondi dopo Sara era distesa atterra. Quel bastardo le aveva tirato un pugno nel fianco. Rick cominciò a prenderla a calci e pugni e le gridava -Sei uguale a tua madre! Sei una merda-. Bello sentirsi dire quelle cose dalla persona che dovrebbe proteggerti e renderti la persona più felice di questa terra perché sei la sua piccola. 
Sara si alzò dolorante e andò di sopra in camera sua. Quando entrò si distese sul letto e iniziò a piangere. Pensava a tutti quegli anni in cui la madre la proteggeva del padre, prendendosi lei tutte quelle botte. Si sentiva il colpa. Credeva che se non avrebbe lasciato che la madre si mettesse in mezzo ogni volta, adesso sarebbe ancora viva. 
Sara aveva bisogni di aria. Allora decise di andare a fare una passeggiata al parco. Prese il cappotto, il berretto di lana e le sue amate cuffie. Rick stava dormendo e Sara ne approfittò.
   
 
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