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Autore: Asia_Mofos    24/07/2014    4 recensioni
Mary-Elizabeth è una ragazza che è cresciuta in orfanotrofio, non sa niente della sua famiglia o di come sia arrivata lì. Il giorno del suo compleanno decide di scappare da quel posto orrendo e di vivere la proprio vita a Los Angeles, essendo la prima volta che esce dall'orfanotrofio si scontrerà con milioni di problemi. Incontrerà un ragazzo che le farà battere il cuore per il prima volta. Come andrà a finire? Se vi ho incuriosite almeno un pochino passate a leggere questa fanfiction.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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CAPITOLO DUE.


Rientrai in casa e mi guardai intorno, sbuffai rumorosamente quando notai che la polvere si stava trasformando in un mostro piu alto di me. Mi tirai su le maniche e decisi di mettermi a lavoro per rendere piu accogliente casa. Andai a cercare nelle mensole qualche prodotto anti-polvere e lo trovai nel reparto cucina. Nel frattempo mi organizzo mentalmente la giornata: appena finisco di spolverare e lavare casa passo al Motel e prendo la valigia, la porto qua e dopo vado a fare la spesa. Devo ancora decidere se dormire li oppure no, 150 dollari mi farebbero comodo ma la camera da letto non è ancora utilizzabile. Devo cambiare le lenzuola perché non penso sia molto igienico dormirci sopra, chissà da quanto tempo stanno là. Mentre penso mi guardo intorno e noto che ho pulito già tutto il salone, la cucina e il primo bagno. Sospiro e guardo l'orologio: sono le 18.46, cosi opto per andare al Motel. Appoggio l'anti-polvere nella mensola, mi dirigo verso la porta e prendo la chiave che ho lasciato sul divano. Sbadiglio rumorosamente e, quando apro la porta, faccio un salto per lo spavento. Davanti a me c'e un ragazzo sui 19 anni che tiene il braccio alzato, come se l'avessi sorpreso proprio quando stava per bussare.

<< Ciao! Tu sei la nuova vicina, vero? Io sono Connor, abito nella casa accanto con mio fratello. >> detto questo mi fa un sorriso dolce, come se fosse felice di avere una nuova vicina.

<< Ciao, io sono Mary-Elizabeth >> abbozzo un sorriso che assomiglia piu a una smorfia, perché lui mi guarda con gli occhi semichiusi come per studiare i miei movimenti. Chiudo la porta alle mie spalle e lo guardo.

<< Scusa, adesso casa non è presentabile. Il venditore non mi aveva detto che era sporca, forse verrò a vivere qui domani >> mi incammino verso il cancello e mi guardo intorno imbarazzata.

<< Beh, quando verrai a vivere qui facci un fischio. Magari ceniamo insieme un giorno, tanto per conoscerci meglio. Qui intorno ci sono tutti vecchietti dai 50 anni in su, è una noia mortale. >> ride e mi stringe in un abbraccio.

<< Ci si vede >> mi dice e se ne va verso casa sua che, a prima vista, è davvero bella e moderna. Chissà come fanno due ragazzi a mantenersi da soli, faccio spallucce e cerco un taxi. Dopo mezz'ora buona riesco ad arrivare a quel Motel, decido di dormire li perché, il giorno dopo, sarei andata a fare compere per la casa. Quando entro nella reception faccio un cenno alla receptionist e salgo in camera mia, per poco non mi prende un colpo, mi ero completamente dimenticata come fosse orrenda e sporca la stanza. Sospiro e mi siedo sulla valigia, guardo l'orologio: 19.38. Cosa faccio? Vado a fare compere subito e vado via oppure mi godo un pò di riposo? Non lo so, ma per ora ho bisogno di cambiarmi la fasciatura, le cicatrici mi fanno ancora male e ho paura che ci metteranno un pò prima di chiudersi. Apro la valigia e prendo delle nuove bende, vado in bagno e mi tolgo la maglietta. Un brivido mi attraversa la schiena e mi guardo allo specchio, riesco a vedere solo delle strisce di sangue. Sospiro e inizio a togliermi le bende, ripensando a tutto quello che ho dovuto subire in quel maledetto posto. Con la mente ritorno ai miei 10 anni, a quell'epoca non mi frustavano, ma mi picchiavano. La prima volta che lo fecero avevo fatto cadere un vaso per terra, non ricordo come successe ma ricordo la sensazione che ho provato. La Mummia mi prese per il braccio e mi trascinò fino al salone dove, sedendosi, iniziò a sculacciarmi con un libro. Non mi fece molto male, ma avevo paura e lo dimostravo urlando, urlavo e mi dimenavo come una pazza. Per giorni rimasi chiusa in bagno, avevo paura persino della mia ombra, non parlavo piu. Avevo paura che se avessi aperto bocca mi avrebbero picchiata di nuovo, e non volevo. Con il passare del tempo le cose non migliorarono, piu crescevo e piu le torture peggioravano e questo ci rendeva tutti nervosi. Eravamo tutti delle pedine, zombie che camminavano a testa bassa. Io continuai a non proferire parola, alcuni insegnanti credevano che fossi diventata muta ma, di notte, parlavo con la mia vicina di letto. Lei era l'unica con cui riuscivo a parlare, era di un paio di anni piu piccola di me, ma avevamo subito le stesse cose. Non la consideravo un'amica, ma una confidente. Il nostro rapporto si limitava solo a quello. Scuoto la testa per scacciare via quei ricordi e inizio a fasciarmi, nel frattempo decido di non uscire per cena e opto per rimanere in stanza a riposarmi. Prendo dalla valigia il pigiama e, quando ho finito di vestirmi, mi siedo sulla valigia e mi addormento. Apro un occhio e sbadiglio, mi stiracchio e mi giro dall'altra parte. La mia mente inizia a capire in quale posizione mi ritrovo, sono sdraiata per terra e la testa è appoggiata sulla valigia, sono ranicchiata e infreddolita. Sbadiglio di nuovo e guardo l'orologio: 9.05. Sospiro e mi strofino gli occhi, mi concedo altri 10 minuti perché sono sicura che sarà una giornata lunga e faticosa. Quando decido che é il momento di alzarsi, sospiro e mi tiro su. Mi guardo intorno intontita e vado ad aprire la finestra: piove. Sbuffo e vado a prepararmi per uscire, finisco in mezz'ora e cosi mi concedo 2 minuti per guardarmi allo specchio: indosso un paio di jeans chiari, una felpa rosa in contrasto con i capelli corvini e delle scarpe da ginnastica. Il mio viso è pulito, non mi sono messa neanche un filo di trucco, penso di essere carina anche cosi al naturale. Le lentiggini mi coprono le guance e le labbra sono scure e carnose, i capelli sono lasciati ribelli e mi ricadono sugli occhi a mò di frangetta. Sospiro e vado a prendere il giubbotto verde militare che si trova sulla valigia, lo indosso e mi guardo intorno. Non credo di aver dimenticato niente, le chiavi di casa ce l'ho, i soldi anche, la valigia idem e io sono qua. Sono pronta per andare. Mi chiudo la porta alla spalle e il puzzo di marcio nel corridoio mi assale, cammino velocemente e saluto con un cenno la receptionist. Ora devo solo portare la valigia a casa e poi posso iniziare a fare compere, solo che non posso spendere i soldi per il taxi, di nuovo. Sbuffo e mi guardo intorno, posso rubare la bicicletta a un bambino oppure dovrò prendere l'autobus. Sto per incamminarmi verso la fermata quando sento un clacson e, voltandomi, noto una macchina nera parcheggia accanto a me.

<< Hey vicina, ti serve uno strappo a casa? >> agrotto le sopracciglia, quella voce l'avevo già sentita, ma non riuscivo a mettere a fuoco chi fosse.

<< Il gatto ti ha mangiato la lingua? >> finalmente lo vedo,Connor. Sorride e mi fa cenno di entrare, è capitato a fagiolo.

<< Si, scusa! Mi servirebbe in effetti, sono a piedi. Come mai stai in giro cosi presto? >> salgo sui sedili posteriori e appoggio la valigia per terra.

<< Ho dovuto accompagnare mio fratello ad un appuntamento. Comunque potevi anche metterti davanti, cosi mi sento un tassista >> ride e mi guarda dal finestrino, ho notato che non ha voluto specificare che appuntamento aveva il fratello, cosi indago.

<< Tuo fratello come si chiama? >> mi affaccio in mezzo ai sedili e lo guardo concentrarsi sulla strada.

<< Josh, lui ha qualche anno in più di me. Strano che non hai sentito parlare di lui, è un tipo importante >> Josh? Non credo di conoscere un Josh famoso. All'orfanotrofio non ci facevano fare niente, quindi questo tipo poteva essere un giocatore professionista di tennis e io non lo sapevo.

<< Mh... Josh come? >>

<< Hutcherson >> Hutcherson, no. Non avevo mai sentito parlare di lui.

<< Mai sentito, mi dispiace. Sono cresciuta un pò disagiata, diciamo che ho vissuto in un palazzo di vetro >> non volevo parlare del mio passato, non ora.

<< Okay. Senti, sta sera ti va di venire a cena da noi? È da tanto che non abbiamo una vicina di casa senza rughe e poi avrai la possibilità di conoscere mio fratello. Fra qualche mese partirà. >> accosta la macchina, segno che siamo arrivati. Difatti appena mi giro trovo come sfondo la mia bella casetta, lo guardo e sorrido.

<< Beh, non mi dispiacerebbe. Però prima parlane con lui, okay? Non vorrei essere di troppo. Comunque grazie per l'invito e per il passaggio >> gli dò una pacca sulla spalla e, prendendo la valigia, scendo dalla macchina. Lo saluto con la mano e mi incammino verso casa mia, quando apro la porta sento odore di pulito e di fresco, avevo dimenticato le finestre aperte. Sbuffo e chiudo la porta alle mie spalle, butto la valigia per terra e l'apro. Tiro fuori tutti i soldi che mi erano rimasti, circa 800 dollari ed esco nuovamente di casa. Decido di farmi una passeggiata alla ricerca di qualche negozio che mi possa servire, in questo momento necessito di lenzuola nuove e di cibo. Per il resto ho tutto. Devo anche decidere cosa farne delle due stanze vuote, ma una diventerà la mia stanza per i graffiti. La passeggiata dura all'incirca 2 ore ma, alla fine, ho comprato tutto. Mi restano solo 300 dollari, ho comprato svariate lenzuola beige, ho fatto la spesa e ho comprato qualche bomboletta per i graffiti. Quando torno a casa sono le 12,30 e metto apposto tutto, il frigorifero è pieno zeppo di cibo e l'unica pecca è il fatto che non si accende la luce all'interno. Sospiro e corro nella mia cameretta, metto le lenzuola pulite e le altre le metto a lavare, ora è a tutti gli effetti casa mia. Sorrido felice e vado verso la finestra-porta,la spalanco e vado sul balcone. Come vista ho la villa degli Hutcherson, piu precisamente ho una camera da letto degli Hutcherson. Ritorno dentro e agrotto la fronte, magari potrei invitarli qui per cena, per battezzare la nuova casa. Esco di casa e suono al campanello dei miei vicini, ovviamente mi apre Connor.

<< Hey, c'hai ripensato? >> mi guarda e ride, con il braccio si appoggia allo stipite della porta, che posa da macho!

<< In realtà volevo invitare te e tuo fratello a casa mia per cena, magari potevamo battezzare la nuova casa. Penso a tutto io, devi dire solo di si >> sorrido e lo guardo con un sopracciglio alzato a mò di attesa. Lui in tutta risposta guarda dietro di me e alza un braccio per salutare qualcuno.

<< Perché non glielo chiedi tu? >> Mi volto e mi ritrovo un Dio in nero su una moto altrettanto nera. Il ragazzo si toglie il casco e si passa una mano fra i capelli biondi, fa un cenno al fratello e mi sorride. Porta un giubbotto di pelle nera e i jeans neri stretti, scende dalla moto e mi viene incontro.

<< Ciao, sono Josh. Tu sei la vicina, giusto? >> mi porge la mano e io sono piu che felice di stringergliela. Ha un sorriso bellissimo, i suoi occhi verdi sono fissi su di me e questa cosa mi mette in agitazione.

<< Giusto, Mary-Elizabeth. Piacere. Ero passata solo per sapere se volevate venire a cena da me, per conoscerci meglio. >> distolgo velocemente lo sguardo da lui e sorrido a Connor.

<< Certo che veniamo >> mi sorride e mi da una pacca sulla spalla << eh Connie abbiamo la cena programmata allora! >> Josh ride e da una spallata scherzosa al fratello minore, questo,in tutta risposta, gli si butta addosso facendolo cadere a terra. Non so perché, ma mi tornò in mente un flashback con la Mummia, cosi sorrisi debolmente a entrambi e mi voltai verso il cancello.

<< Alle 19 allora >> non aspetto neanche un loro saluto, cammino a testa bassa fino a casa mia e aspetto che quei ricordi passino. Quando mi sveglio mi accorgo di essere sdraiata sul divano, con il piumone che mi copre la faccia. Non sento neanche un rumore, segno che ha smesso di piovere, alzo il braccio e controllo l'ora: 18,02. Faccio un balzo e mi alzo in piedi, i miei vicini di casa saranno qui fra un'ora e io non ho ancora preparato niente. Corro verso la cucina e apro il frigorifero, ora che ci penso non ho mai cucinato qualcosa. Apro il frizer e prendo la scatola delle pizze surgelate, che sono tutto tranne che surgelate. Le metto nel forno e aspetto che cuociano, nel frattempo apparecchio la tavola. Prima di mettere i piatti e i bicchieri in tavola gli do una lavata perché c'e polvere anche li, quando è tutto pronto spengo il forno e lascio le pizze li dentro al calduccio. Salgo in camera mia e apro la valigia, non ci sono molti vestiti decenti, ma quelli messi meglio erano un paio di jeans strappati al ginocchio e un maglione di lana in stile natalizio. Li indosso e vado a darmi una sciacquata al viso, dieci minuti dopo sento suonare il campanello. Apro la porta e...

<< Ciao! Guarda cosa abbiamo portato! >> Connor mi mostra il vino rosso e io rido di gusto, sarà proprio un'ottima serata. Josh sbuca da dietro il fratello e mi stringe la mano per salutarmi. Li guardo e noto che sono vestiti entrambi in modi bizzarri: Connor indossa una camicia viola con un maglioncino rosa e dei jeans chiari. Josh, invece, indossa una felpa verde militare e dei jeans scuri, ma la cosa più bella che ha è quel sorriso stampato sulla faccia.

<< Eccoci qui, possiamo entrare? >> alza un sopracciglio e mi guarda, non mi ero resta conto di essermi incantata.

<< Oh si, scusate. Vi avverto, non aspettatevi una cena lussuosa. Non so cucinare, quindi potete accontentarvi della pizza? >> li faccio accomodare e si guardano intorno,Connor mi passa il vino e lo porto in frigo.

<< Certo! La pizza vince sempre! >> Josh ride e fa cenno al fratello do stargli accanto, forse era nervoso anche lui.

<< Perfetto.. Allora.. Iniziamo? >> indico il tavolo al centro del salone.

<< Mhmh! >> Connor si avvicina al tavolo e si mette accanto al fratello, lasciandomi cosi il posto difronte a Josh. Io vado ad aprire il vino e lo porto a tavola.

<< Buon appetito >> detto questo mi verso un pò di quel liquido rosso nel bicchiere.

<< Allora Mary, cosa fai nella vita? Come mai sei qui a Los Angeles? >> Josh mi guarda negli occhi, si vede che è interessato, il fratellino, invece, è concentrato a mangiare la pizza. Sorrido e inizio a raccontare la mia storia, di come sono finita all'orfanotrofio e di come ci trattavano lì. Parlo del fatto che non ho un lavoro e che dovrei cercalo a giorni, i fratelli Hutcherson mi guardano come se fossi un alieno, ma non in senso negativo ma in positivo.

<< Wow, non so come hai fatto a sopportare tutte quelle cose >> Connor mi sorride per incoraggiarmi e io ricambio, mi stava simpatico quel tipo, e poi aveva la mia età. Josh, invece, dovrebbe avere sulla ventina.

<< Già >> abbozzo un sorriso a entrambi e mi verso un altro pò di vino nel bicchiere. La bottiglia è quasi finita quando Josh e Connor si mettono a raccontare della loro vita, un pò per l'eccitazione e un pò a causa dell'alcool che hanno in corpo. Mi parlano di come sono finiti li a Los Angeles, a quanto pare prima vivevano a Union, in Kentucky. Connor è una specie di genio del male, ha vinto un premio per una cosa sulla fame del mondo, non ho capito bene cosa. Josh, da quello che ho capito, sta cercando di seguire il suo sogno di fare l'attore. Ce lo vedo a fare l'attore, è un bel ragazzo e poi ha un sorriso stupendo. Ha anche detto di aver fondato un'associazione pro matrimonio gay, questo mi ha sorpreso veramente perché non immaginavo che un ragazzo cosi giovane avesse questi pensieri.

<< Un giorno voglio vedere uno dei tuoi film >> gli sorrido e guardo l'orologio: 23,07. Avevamo finito di mangiare da un pezzo e ora stavamo tutti sul divano, Connor piu che altro era sdraiato sul divano, non regge molto bene l'alcool a quanto pare. Io e Josh, invece, parlavamo del piu e del meno.

<< Ci sto, ma non vederlo con me. Rovinerei tutto il momento, odio guardarmi mentre recito, trovo molte imperfezioni. >> sbadiglio e abbozzo un sorriso.

<< Ci sto, cosi posso prenderti in giro quanto voglio >> rido e gli do un leggero colpetto sul braccio. Lui mi guarda e inumidisce le labbra.

<< Ti va se ci scambiamo i numeri di telefono? >>

<< In realtà io non ho un telefono, mi dispiace! >>

<< Quindi se voglio chiederti un secondo appuntamento, senza mio fratello, devo spedirti una cartolina? >> mi sorride e si alza in piedi, si sgranchisce e va a svegliare il fratello.

<< Forse >> rido e lo aiuto ad alzare Connor, non lo farò bere mai piu. Li accompagno alla porta e mi giro verso Josh.

<< Beh, è stato divertente >>

<< Già >> tiene lo sguardo fisso sul pavimento, sembra che vuole aggiungere qualcosa, ma niente.

<< Allora io vado, ci vediamo Vicina >> sorride e si trascina dietro il fratello.

<< Ci vediamo, ricordati la cartolina! >> sto per chiudere la porta, ma Josh, che si è fermato al cancello mi fa un fischio.

<< Se io ora porto mio fratello a casa.. Ti andrebbe di prendere un gelato insieme? >>

<< Adesso? Ma ci sono gelaterie aperte? >> era la mezzanotte spaccata, ma con lui sarei andata ovunque a qualsiasi ora.

<< Certo. Ti porto alla mia gelateria preferita, offro io! >>

<< Ci sto! A dopo >>

<< A dopo >> detto questo si incammina zoppicante verso casa sua.







Angolo dell'autrice:
Eccomi qui, di nuovo, con un capitolo. E' corto anche questo, ma non avevo idee. Dal prossimo capitolo inizierà a succedere qualcosa, poi farò anche alcuni capitoli dal punto di vista di Joshua mlmlml. Comunque ringrazio le persone che mi hanno recensita, quelle che leggono e basta e quelle che mi mettono fra le storie seguite. Grazie mille a tutti e alla prossima!
  
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