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Autore: Ai Khanum    24/07/2014    6 recensioni
Questo racconto si è classificato:
Terzo classificato al contest "Quel momento difficile" di Paperetta@
Quarto classificato al contest: Seven Deadly Sins di Liberty_Fede;
Sesto classificato al contest "Segui la corrente" di AmahyP;
Vi siete mai chiesti come mai la Professoressa McGranitt non abbia un compagno? Come mai si sia consacrata all'Ars Super Omnia? Ebbene, se vi ho incuriosito almeno un pochino andate a scoprirlo! ;)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Minerva McGranitt, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Marzo 1940, Hogwarts
18,30
 
Il cielo scuro rendeva la Sala Grande cupa, quasi inquietante con tutte le candele svolazzanti e il diluvio fuori dalle vetrate. Minerva stava ricopiando in bella uno dei numerosi compiti per il giorno successivo, una lunga pergamena di ben 75 cm in cui le era stato richiesto di esporre le dinamiche pre e post guerra contro i Giganti. Qualcuno le picchiettò su una spalla e la giovane rispose con tono sostenuto “Non ora, Susy, ho bisogno di finire quanto prima questo tema. Il Professor Ruf non apprezza la superficialità. Inoltre devo ancora esercitarmi sull’incantesimo di Trasfigurazione che il Professor Silente ha assegnato.”
“Beh, potrei aiutarti io se vuoi…” una voce maschile le fece sbarrare gli occhi e diventare color porpora le gote. Fece finta di continuare a ricopiare, nel solo tentativo di contenere le proprie emozioni. “Odysses, non ti stai preparando per la partita di Quidditch?” rispose con voce meno autoritaria ma neutra. Quanto le costava doversi comportare così! Eppure, dopo l’episodio della buccia di banana, si era creata la nomina di osso duro, difficilmente corrompibile ma anche dal carattere forte e inflessibile. Odysses Murray le aveva fatto notare senza mezzi termini quanto questo suo carattere lo attraesse… il problema era che con lui la Grifondoro non riusciva a mantenersi composta spontaneamente. Ed ogni giorno era uno sforzo, in quel corteggiamento lungo e appassionante.
“I Serpeverde hanno avuto uno screzio con i Grifondoro, che dovevano allenarsi straordinariamente con noi. Perciò il Professore ha annullato tutto, in vista anche del tempo… Sei prolissa nei temi, eh?” Il tono era scherzoso, accompagnato dal gesto della mano sul foglio. Le si avvicinò all’orecchio e sussurrò: “Minerva, prenditi una pausa…” Non era un invito, era chiaro. Minerva continuò a guardare il foglio dove si accorse di aver scritto due volte la stessa parola. Le salì in corpo la rabbia, non aveva mai consegnato un foglio scarabocchiato! Inspirò profondamente e rispose a bassa voce verso Odysses, senza guardarlo ancora: “Devo finire i compiti Murray. Hai mai sentito parlare di ‘prima il dovere, poi il piacere’? Ti prego di non importunarmi oltre. Ci vediamo dopo cena.”
Odysses si rimise dritto e la guardò piccato. “Come desideri, McGranitt.” Girò i tacchi e se ne andò, lasciando intorno a Minerva uno stuolo di giovani studentesse con gli occhi sgranati e la bocca aperta.
“Avete sentito? Murray è stato mandato via! McGranitt è pazza…” bisbigliò una Serpeverde di fronte a lei.
“O incredibilmente intelligente. Ma non penso che tu possa capirlo Lucynda.” Rispose al suo fianco Giselle, un’altra Grifondoro con cui divideva la camera.
“Smettetela entrambe e fatevi gli affari vostri.” Puntualizzò Minerva, che prese pergamena, calamaio, piuma e borsa e si alzò infastidita. Lo sapeva fin dall’inizio che avrebbe dovuto studiare in camera. Le opportunità di essere disturbata erano di numero considerevole quando si trattava di stare nella Sala Grande o la Sala Comune. Avrebbe meditato dopo su quanto era appena successo, in quel momento il suo pensiero più grande era finire di ricopiare il tema per il Professor Ruf e riuscire a trasfigurare quel candelabro che aveva nel baule in un cigno.
 
Ingresso Biblioteca
21.45
 
Odysses la stava aspettando in Biblioteca. Sia lui che Minerva passavano molto tempo in quel meraviglioso luogo fatto di silenzio e libri antichi. La custode ormai li conosceva talmente bene da avergli dato il permesso, in occasioni diverse, di sostare nelle sue vicinanze anche dopo l’orario di chiusura… tanto non avrebbero torto un singolo foglio a quei preziosi tomi.
“Sei arrivata finalmente.” Le sorrise il ragazzo con espressione scaltra.
Minerva si fermò a qualche passo da lui. Non era pronta per riuscire a distruggere le distanze, e la bellezza mediterranea del giovane la innervosiva. “Ho avuto qualche rompicapo, ma sì.” Rispose mentre con una mano sistemava una piega nell’uniforme.
Odysses le si avvicinò e le passò una mano sulla guancia. “Non era vero, comunque. L’allenamento c’era questo pomeriggio.”
Minerva alzò di scatto lo sguardo. “Ma allora…”
Il Corvonero sorrise annuendo: “Volevo vederti.” Affermò.
Il giovane Grifondoro si sentì svenire. “Come… Come hai potuto mancare ad un allenamento così importante! C’è la partita contro Tassorosso tra due giorni!”
“Lo sai che i prossimi del torneo sarete voi se vinciamo la partita, vero?” Le ricordò il ragazzo, palesemente divertito dal nervosismo di Minerva, e quindi costantemente a distanza azzerata con la giovane.
“Eh? Oh certamente…”
“E allora perché speri tanto in una nostra vittoria?” Domandò a bruciapelo Murray, che improvvisamente divenne serio e fece in modo di avvicinare il proprio viso a quello di Minerva.
La fanciulla rimase interdetta. C’era qualche centimetro di differenza tra lei e Odysses ed era costretta a guardarlo dal basso verso l’alto. Era così bello, dannatamente magnetico. Sentì le guance imporporarsi tutto d’un tratto.
“Perché la vostra squadra è tra le migliori e merita di misurarsi con i Grifondoro” ribatté Minerva con un filo di voce.
Murray inspirò profondamente e socchiuse gli occhi. Si allontanò dalla ragazza e sibilò infastidito. “Sapevo che non era semplice parlare con te, McGranitt.”
La guardò ancora qualche istante, quindi si riavvicinò e le prese il viso tra le mani. La baciò con trasporto.
Minerva non stava capendo più nulla. Non riusciva a dire qualcosa di sensato, non aveva la forza di decidere se quell’atto fosse sconveniente o bramato da tempo. Cosa le stava succedendo, dov’era andata a finire la sua compostezza?
Non seppe perché, ma prima di rendersene conto pose le mani sul petto di Odysses e lo spinse.
Il Corvonero la guardò frastornato, rosso di vergogna e di passione al contempo. Strinse i denti e se ne andò senza dire nulla, evitando anche solo di sfiorarla al passaggio.
Minerva era pietrificata sul posto. Non riusciva a razionalizzare il tutto. Si portò le mani ai capelli e si inginocchiò piangendo.
 
Quando tornò al dormitorio fu una vera benedizione che nessuno l’avesse vista per i corridoi o nella sala comune stessa. Ignorò la Signora Grassa e le sue domande impertinenti, le disse con un filo di voce la parola d’ordine e la sorpassò in silenzio. Aveva gli occhi gonfi e i capelli sfatti. Salì le scale fino ad aprire la porta della sua camera. Giselle, com’era ovvio, la stava attendendo sveglia.
“Vieni in bagno, se ti vedono le altre ti faranno mille domande.” Non c’era bisogno di spiegarle qualcosa, lo poteva immaginare.
L’aiutò a cambiarsi e le prestò un fazzoletto di stoffa. “Lascia che ti pettini i capelli, sembra che per poco non te li sia strappati.” Già, c’era mancato veramente poco. In tutta la sua vita, seppur contasse ancora quattordicianni, non era mai stata interessata a nessuno. I giovani rampolli delle migliori famiglie erano semplicemente insipidi per lei. Sempre e solo interessati alla migliore marca di scope o alla bella vita che conducevano. Pochi erano affascinati, invece, dallo studio e dalla bellezza della conoscenza.
Mentre la spazzola passava sui suoi capelli corvini, Minerva ripensò a quando aveva conosciuto Odysses.
Era in Sala Lettura a bisbigliare con la bibliotecaria riguardo dei libri particolarmente insidiosi da leggere. Si scambiavano opinioni sulle idee dei maghi del passato, su eventi storici particolari, e la ragazza amava imparare particolari che non erano contenuti nei libri adibiti agli studenti.
Un giovane dai capelli ed occhi castani si era schiarito la voce per poter consegnare dei tomi piuttosto voluminosi. Minerva si era voltata infastidita, arrestata nel bel mezzo di un interessantissimo dibattito. La vista del Corvonero l’aveva sconvolta. Aveva sentito il sangue defluire dalle gote e la voce si era rintanata in qualche meandro della gola. Lui le aveva sorriso e si era presentato, scusandosi dell’interruzione.
Era cominciato tutto così, in biblioteca. La bibliotecaria li aveva lasciati soli con un ghigno benigno in volto ed i due avevano cominciato a parlare.
In questo modo Minerva aveva scoperto che Odysses Murray era più grande di lei di due anni, amava Pozioni ed anche Erbologia. Giocava in veste di cacciatore nella squadra di Corvonero (in quel momento Minerva si chiese come diavolo aveva fatto a non notarlo mai durante le partite?!) e faceva parte del Lumaclub.
Avevano passato tutto ottobre, novembre e dicembre a conoscersi, anche se non con continuità. Nonostante questo, Odysses si dimostrava fin troppo sicuro di sé, dando per scontato il fatto che Minerva prima o poi sarebbe capitolata. Ciò non era successo e il ragazzo glielo aveva fatto notare con poco tatto. Strano, di solito dopo due settimane le ragazze già mi guardano con gli occhi di dolci innamorate!
Questo aveva infastidito non poco Minerva, che una sera si chiuse in camera con le sue coinquiline ed escogitò un piano infallibile.
Il giorno dopo, nell’intervallo tra l’ora di Difesa contro le Arti Oscure e Divinazione, momento in cui i due giovani dovevano per forza passare dallo stesso corridoio per raggiungere l’aula interessata, Minerva ed Odysses si erano incrociati come sempre. La giovane Grifondoro si era messa in ghingheri, aveva acconciato i capelli con una pettinatura piena di boccoli e fermata sulla nuca tramite forcine, con arabeschi elaborati. Murray l’aveva seguita con lo sguardo, girandosi ad osservarla fin dopo che lei l’ebbe superato. Fu in quel momento che Giselle lanciò davanti ai piedi di lui una buccia di banana, sulla quale il ragazzo scivolò maestosamente e rimase a gambe per aria.
Quel giorno ci rimise una lezione e rimase in infermeria per aver battuto la testa.
Minerva gli fece visita in un’ora buca e gli sorrise sorniona. Questo è ciò che succede a chi si vanta in modo impenitente. Era bastato questo per mettere in chiaro di che pasta era fatta. Ora, da giovane promessa dall’intelletto creativo, era divenuta il grifone che non perdona.
Giselle le toccò una spalla, guardandola dallo specchio. “Vedrai che si sistemerà tutto, adesso andiamo a letto.” Minerva amava il modo di fare di Giselle. Sempre discreta, molto intuitiva. Annuì e la seguì verso il letto, addormentandosi dopo svariati minuti di riflessioni.
 
Due giorni dopo, Campo di Quidditch.
Partita Corvonero-Tassorosso
 
Minerva si era seduta in prima fila quel giorno, in modo da poter rimanere seduta per tutta la durata della partita. Non era molto in vena di esultare, nonostante fosse impaziente di veder un bell’incontro alla luce dei tiepidi raggi solari. Le partite con i Tassorosso erano le più rilassanti da guardare, perché i componenti della squadra erano molto ligi alle regole e non davano mai la possibilità di compiere irregolarità, cosa che invece succedeva spesso e volentieri con i Serpeverde.
Quando le due squadre entrarono in campo Minerva allungò il collo per vedere la silhouette slanciata di Odysses. Era impressionante come ora la giovane Grifondoro si rendesse conto delle altre voci femminili, rivolte verso i loro idoli. E scoprì con fastidio che anche qualcuna vicino a lei , come tante altre, urlava il cognome Murray. Strinse i denti, non doveva mostrare un comportamento così infantile né farsi vedere indispettita. Ad un certo punto, dopo che i capitani si strinsero la mano, notò che Odysses alzava lo sguardo in direzione dello spalto dei Grifondoro. Minerva sentì il cuore accelerare di qualche battito: sapeva che lui la stava cercando.
La cronista dell’epoca, una Grifondoro giunonica dalla voce tonante, si adoperò per tutto il corso della partita a descrivere le azioni dei giocatori, con dovizia di particolari e commenti personali.
Minerva si accorse che Odysses stava in campo con una ferocia mai riscontrata prima. Faceva sempre in modo di ottenere la pluffa ed essere lui a segnare, mai gli altri. La Grifondoro si torse le mani coperte dai guanti. Cosa gli stava succedendo?
 
I Corvonero quel giorno vinsero 300 a 60 contro i Tassorosso e i boati da parte del pubblico furono assordanti. Minerva scese le scale con l’udito insensibile a qualsiasi rumore che non fosse più alto di un urlo. Si avvicinò agli spogliatoi ed attese in disparte che tutti uscissero fuori. Quando fu il turno di Murray si fece avanti timidamente e salutò il Corvonero.
“Hai giocato bene oggi, complimenti.” Esordì con un sorriso accennato.
Odysses la guardò inespressivo ed annuì: “Ti ringrazio. Perché sei qui McGranitt?”
Minerva rimase inebetita dal tono di voce utilizzato. Non era abituata ad essere trattata così da lui, aveva sempre ricevuto un trattamento di favore. “Beh, per farti i complimenti… e per scusarmi per l’altro giorno.” Disse infine.
Il ragazzo inarcò un sopracciglio e rimase in attesa.
“Non era vero ciò che ti ho detto. In realtà speravo che vincessi per rivederti giocare, perché tengo di più a te che non alla squadra della mia casa.” Lo guardava negli occhi mentre parlava ma capì che qualcosa non quadrava. L’espressione di Odysses era triste. “Volevo chiederti se oggi magari potremmo vederci.” Questa domanda colse lei stessa di sorpresa.
Murray le si avvicinò e le prese il mento tra l’indice e il pollice della mano. Era fredda come il ghiaccio.
“McGranitt, non devi cambiare la tua personalità per me.  Mi spiace, ma dubito che questa sera sia possibile vederci. In realtà non credo ci saranno altre occasioni. Il treno passa una volta, e tu l’hai lasciato andare via.” Le diede un bacio sulla fronte e si voltò, con la scopa su una spalla, lasciandola sola.
Minerva rimase pietrificata sul posto per così tanto tempo che quando si rese conto di quanto ne era passato sentiva molto freddo. Aveva il cuore sanguinante per il dolore che provava. Era vero, aveva perso il treno. Per tutti quei mesi Murray non aveva fatto altro che mostrarle in tutti i modi i suoi sentimenti e lei era stata avara con lui, non gli aveva dedicato tutta l’attenzione che lui meritava di ricevere. Era così distrutta che non riuscì nemmeno a piangere. Fu allora che prese la decisione che cambiò per sempre la sua vita.
 
Poco dopo
Ufficio dell’Insegnante di Trasfigurazione.
 
Silente stava scrivendo qualcosa su una pergamena con la sua calligrafia allungata e impeccabile. Sentì qualcuno bussare e distrattamente  disse “Avanti”.
Minerva fece capolino e sorrise al Professore. “Buonasera. Mi scusi per averla disturbata. Mi chiedevo se fosse possibile avere un colloquio.”
Silente alzò i suoi occhi azzurri sopra gli occhiali a mezzaluna e sorrise. “Oh Minerva. Prego prego, accomodati.” Mise da parte la pergamena e si raddrizzò sulla poltrona, la lunga barba non ancora bianca che seguiva la fisionomia del corpo magro.
Minerva si sedette davanti a lui, ancora con il mantello e la sciarpa intorno al collo. “Ebbene, ieri lei mi disse che avrebbe potuto farmi eccellere nella Trasfigurazione. Ho preso la mia decisione. Consacrerò tutte le mie energie a questa materia. Mi dica quando le sembra più opportuno cominciare.”
Silente la guardò sornione, annuendo lentamente. “Bene, molto bene Minerva. Dritta al punto come sempre. Informerò il Preside che da questo momento in poi ogni sera per un’ora sarai ospite nel mio ufficio. A domani e buon riposo.”
La ragazza sorrise e si alzò, per poi avviarsi verso la porta.
“Ah, Minerva…” la richiamò Silente. La ragazza si voltò. “Ti do il tuo primo compito per domani. Scegli il tuo animale preferito ed eleggilo a tua guida.”
“Sì Professore. Buona notte!”
Era un compito così semplice che le venne quasi da ridere. Era Il gatto la sua guida. Libero da qualsiasi costrizione e svincolato da ogni affezione. D’ora in avanti lo stesso sarebbe valso per lei.

Angolo dell'autrice!

Salve a tutti! Finalmente sono riuscita a parlare un po' di più di questa coppia inventata da me, ma a cui mi sono affezionata davvero tantissimo! Ne avevo già accennato nel racconto "Zenzerotti e bucce di banane" al quale vi rimando se volete vedere il principio di questa idea. Che dire, spero vi sia piaciuta!!!

Ai Khanum
  
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