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Autore: Ai Khanum    24/07/2014    4 recensioni
Quarta classificata al contest B(l)each contest: operazione riabilita fandom indetto da
Ayumu7

Dal testo: "Orihime inghiottì della saliva. Ed ora? Non sapeva perché avesse espresso quel desiderio, era sempre stata convinta che nessuno di quegli Arrancar, per quanto le dispiacesse ammetterlo, meritassero un trattamento che andasse oltre l’educato rispetto che si conviene a persone che non si conoscono."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inoue Orihime, Schiffer Ulquiorra
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Perché?
 
Uno spiraglio di luce si fece strada a mano a mano che la porta si apriva. Orihime, seduta su una sedia della sua cella, non si girò ma con la coda dell’occhio tenne sotto osservazione quel cambiamento, così come l’ombra che pian piano si allungava; quasi un demone volesse ghermirla. Espirò.
“Ti ho portato il pranzo.” La voce compassata di Ulquiorra lasciò Orihime con uno strano peso sul cuore. Era sempre così, quando giungeva lui a farle visita. Si alzò, e con passo sicuro gli si avvicinò con le mani tese verso la ciotola e le bacchette che l’Arrancar teneva in mano. “Grazie.” Rispose con imbarazzo; lo sguardo di Ulquiorra la trapassava da parte a parte. Lo sostenne per qualche istante, per poi abbassare gli occhi e girarsi nuovamente in direzione della sedia su cui giaceva. Mentre compieva qualche passo in quella direzione, vide per terra la luce ridursi, segno che Ulquiorra stava per richiudere la porta, in completo silenzio.
“A-aspetta!” Esclamò Orihime girandosi verso l’Arrancar. Nel movimento per poco il brodo dentro la ciotola non strabordò. Eppure alla rossa non importava più di tanto. Le mani le tremavano, e così la voce nel momento in cui continuò: “Potresti… rimanere?”
Ulquiorra non aveva mai smesso di guardarla, nemmeno durante il congedo. Senza dir nulla, invece, riaprì la porta per poi richiudersela alle spalle con un leggero tonfo.
Orihime inghiottì della saliva. Ed ora? Non sapeva perché avesse espresso quel desiderio, era sempre stata convinta che nessuno di quegli Arrancar, per quanto le dispiacesse ammetterlo, meritassero un trattamento che andasse oltre l’educato rispetto che si conviene a persone che non si conoscono.
Con Ulquiorra era diverso. L’espressione malinconica, il fatto che non l’aveva mai derisa o umiliata, la sua discrezione assoluta. Così tante sensazioni che le facevano girare la testa e tingere di rosso le gote. Si inumidì le labbra e si risedette, e con la mano destra prese le bacchette per mangiare.
Eppure la fame non era tra i suoi primi pensieri al momento.
“Perché?”
La domanda di Ulquiorra la prese alla sprovvista, per quant’era profonda la sua riflessione. Sobbalzò e il brodo dei ramen le si versò parzialmente sulla candida veste di cui l’avevano munita all’arrivo all’Hueco Mundo. “Oh!... M-mi dispiace! Sono così sbadata!” Tentò di giustificarsi la ragazza, sempre più rossa in viso. Ulquiorra le si fece vicino, scuotendo il capo. “Non è nulla, presto ti verranno portati vestiti puliti”. Nel tentativo di prendere la ciotola dalle mani di Orihime, le dita di entrambi si sfiorarono.
Orihime sobbalzò di nuovo, ma questa volta la distanza non era dalla sua parte. Gli occhi smeraldini di Ulquiorra la stavano ancora fissando e le loro dita erano incollate l’una all’altra, per quanto leggero fosse il tocco.
Il sangue defluì dal volto dell’umana, che si sentì spaesata. Perché, le aveva chiesto. Se lo domandò pure lei. Perché aveva voluto averlo lì con lei? In mezzo all’immenso deserto Ichigo forse la stava cercando. C’erano i suoi amici che non l’avrebbero abbandonata. E cosa stava facendo, lei? Come una sciocca ragazzina si faceva prendere da strani pensieri per uno dei più forti campioni di Aizen. Deglutì nuovamente. “Io…”
“Perché non mi hai mandato via?” Chiese ancora Ulquiorra, il suo tono malinconico che cozzava terribilmente con la luce negli occhi: incuriosita, alla ricerca di risposte.
“Perché…” Cominciò Orihime. Sì, e adesso? Perché non riusciva a distaccare le sue mani da quelle del quarto Arrancar? Le mani le tremavano ancora. Avrebbe voluto che quel momento si cristallizzasse, che la loro vicinanza non si spezzasse mai. Kurosaki… Come si chiamava Kurosaki? L’aveva sempre in testa quel nome, perché ora non le veniva più in aiuto?
Ulquiorra fece forza per prendere la tazza, e la ragazza si sentì in dovere di seguire il movimento, e quindi alzarsi quando le braccia si tesero verso l’alto.
“Perché tu sei diverso.” Ecco, l’aveva detto. Era riuscita a dire ciò che pensava finalmente.
Ulquiorra alzò entrambe le sopracciglia, una parvenza di sorpresa.
“Non sono diverso dagli altri seguaci di Aizen. Io eseguo i suoi ordini, come tutti.”
“No! Non è vero. Tu sei l’unico tra tutti loro ad avermi sempre trattata bene, che non mi fa sentire prigioniera in questo posto!” disse Orihime tutto d’un fiato, per poi rimanere in attesa… un’attesa che, secondo il suo metro di giudizio, si prolungò terribilmente.
Ulquiorra non sorrise, né cambiò espressione. Fece, tuttavia, qualcosa che Orihime di certo non si aspettava. Posò la ciotola sulla sedia e con le mani libere accarezzò con un indice la guancia della ragazza.
La sua mano era tiepida, più tendente al fresco. Lo fece con una delicatezza disarmante e con una lentezza che quasi il movimento non si avvertiva.
Per un attimo il suo sguardo si posò sulla guancia che accarezzava, quindi sulle labbra di Orihime. Si avvicinò con le proprie a quelle della ragazza, ad un soffio. Ed abbassando la voce sussurrò: “Ciò che tu possiedi va ben oltre le aspettative di tutti. Ma nessuno si è reso conto di ciò. Nessuno, tranne me ed Aizen.”
Si allontanò nuovamente dal viso della rossa, che nel frattempo si era imporporata in tutto il viso.
“Gli umani non sono poi così di poco conto, in fondo.” Abbassò di nuovo le mani e si allontanò dalla ragazza, che lo seguì con lo sguardo imbambolata. Arrivato alla porta, Ulquiorra si volse verso Orihime e, mentre riapriva la maniglia, le disse: “Al più presto avrai delle vesti nuove. Mangia, prima che si raffreddi del tutto.”
La penombra avvolse di nuovo Orihime, che cadde in ginocchio tremante. Ichigo… finalmente quel nome le era tornato alla memoria.
  
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