Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Ricorda la storia  |      
Autore: xperfoned    24/07/2014    2 recensioni
"Vuoi darmi questo disco si o no?!"
"Ad una condizione" un sorriso strafottente apparve lungo il viso di lui.
"Ogni giorno, per una settimana dovrai venire qui in negozio e io ti farò conoscere quella che io chiamo buona musica, ci stai?"
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPic

 


Jeans stretti neri, canottiera bianca, camicia a quadri aperta, vans ai piedi e auricolari nelle orecchie. Jennette era pronta per uscire, diretta verso il negozio di musica più vicino della sua città. Era una ragazza acqua e sapone, semplice e molto timida, che amava perdersi nella lettura e nella voce dei suoi idoli.
 Per lei la musica era tutto, così come i libri: erano qualcosa di così perfetto che non si poteva neanche spiegare a parole. 
Molte volte i genitori la rimproveravano poiché era troppo attaccata a queste cose, trascurando così la scuola. 
Lei però non ci dava peso, infatti soffocava le prediche di sua madre con la musica a palla o, nell'altro caso, tappandosi in camera in compagnia di un buon libro, dove riusciva a catapultarsi in un altro mondo, vivere una vita completamente differente senza tutti i problemi di quella reale.
Dopo pochi minuti di cammino, intravide l'insegna del negozio di dischi "London's records".
 Si assicurò velocemente di aver preso il portafoglio e una volta constatata la sua presenza, fece scorrere in avanti la porta di vetro, facendo risuonare un piccolo campanello appeso a questa. 
Appena entrata fu abbastanza disorientata: quello che da fuori poteva sembrare un piccolo negozietto, anche all'apparenza molto anonimo, era invece un enorme paradiso per gli amanti della musica: file e file di dischi, dai più antichi in vinile a quelli più moderni e gigantografie di band rock, alla ragazza sconosciute, attaccate alle pareti, tutto accompagnato da un piacevole odore di legno e musica in sottofondo. 
Jennette si guardò un po' intorno, alla ricerca dell'ultimo disco dei suoi idoli, ma tutti i suoi sforzi furono inutili, quel posto era troppo grande. Mentre continuava a sfogliare cd per cd nella sezione "nuovi cantanti", si sentì toccare una spalla.
Appena si girò, vide davanti a sé un ragazzo, molto alto e ben piazzato, la sua figura era slanciata. 
Spostò lo sguardo sul viso: i lineamenti avevano un qualcosa di confortante, tutto il contrario dei suoi occhi, die grandi pozze trasparenti, in grado di assorbire ogni emozione. Li osservò meglio, non riuscendo a capire di che colore fossero: se azzurri o verdi. 
I suoi capelli erano coperti da un beanie di lana nero, ma riuscì lo stesso a scorgere sotto di esso alcune ciocche viola. 
Strabuzzò leggermente gli occhi quando se ne rese conto, pensando che se si fosse anche solo immaginata di colorarsi i capelli, sua madre l'avrebbe sbattuta fuori di casa. 
Solo quando finì di analizzare e scrutare tutti i particolari del volto del ragazzo, si rese conto della piccola targhetta attaccata alla sua maglietta. Lo sconosciuto si chiamava Michael, e faceva parte dello staff del negozio.
"Serve una mano?" Le chiese gentile.
"Ehm, in verità si" rispose lei, accennando un sorriso e arrossendo.
"E cosa staresti cercando?"
"Vorrei l'ultimo album dei The Vamps" 
Appena pronunciò il nome della sua band preferita, lui scoppiò a ridere, battendo forte le mani.
"Perché ridi?" Era offesa dalla sua reazione.
"Piccola, quella musica, se così si può chiamare, è roba da perdenti"
"Si dà il caso che a me piace" prese posizione lei, portando le mani a pugno sui fianchi.
"Potrei accettare quello che hai da dire solo se tu fossi un critico musicale, o comunque qualcuno che se ne intende.."
"Oh fidati, io me ne intendo eccome, e scommetto che ti piacciono anche quei tizi, aspetta, come si chiamano, One Direction?" la prese in giro lui.
"Si, hai qualche problema?"
"Tu piuttosto, quella non è musica, però sai, come posso biasimarti, con questo bel visino" le portò due dita sotto il mento:" è ovvio che i tuoi standard di ascolto siano bassi"
Jennette con un colpo secco si tolse le due dita da sotto il mento e, molto irritata, disse:"Vuoi darmi questo disco si o no?!"
"Ad una condizione" un sorriso strafottente apparve lungo il viso di lui.
"Ogni giorno, per una settimana dovrai venire qui in negozio e io ti farò conoscere quella che io chiamo buona musica, ci stai?"
"Senti, Michael o come ti chiami, io accetto, però tu dovrai ascoltare anche le mie di canzoni"
"Oh no dolcezza, se vuoi il tuo amato cd devi tenerti alle mie regole" replicò lui.
"E va bene, hai vinto"
Con un gesto della mano le fece segno di seguirlo. Lo guardò sfogliare un paio di cataloghi e finalmente trovò quello richiesto dalla ragazza.
Glielo sventolò sotto facendo la tipica faccia da fan sclerata, dicendo anche con voce squillante:"O mio dio i The Vamps hihihi" facendo così ridere Jennette.
Arrivati alla cassa, lei pagò e lui la liquidò con un:"Tieni questa merda, ci vediamo domani".

Una volta arrivata a casa, la prima cosa che fece fu salire in camera, senza salutare i suoi, e attaccare lo stereo a palla. 
Quanto aveva aspettato quel disco! Si sdraiò sul soffice puff al centro della stanza e con la testa in giù ripercorse tutti gli eventi di quel pomeriggio. 
Sarebbe tornata il pomeriggio dopo al negozio di musica? Ovviamente si, voleva dimostrare a Michael che lei era in grado di aprirsi verso nuovi orizzonti musicali.
 Avrebbe resistito per una settimana intera alle sue prese in giro? Questo era da vedere.
Passò il resto della serata ascoltando tutta la lista, canzone dopo canzone.
 Una volta ascoltata l'ultima traccia, rimise tutto da capo. Non riusciva a trovare quella che preferiva, erano tutte una più bella dell'altra. 
Provò a rendere partecipe sua madre della sua felicità, ma aveva di meglio da fare, le disse, così tornò a chiudersi nel suo mondo. Non ci era rimasta neanche troppo male, ormai ci era abituata.

Il giorno dopo non sembrava neanche una giornata estiva. Ormai conosceva il clima londinese, non si poteva di certo dire che faceva sempre caldo, ma quel pomeriggio, dopo che ebbe piovuto per tutto il mattino, faceva decisamente freddo. Tirò fuori un paio di leggins neri e un maglione, non troppo pesante, grigio e le sue dr. Martens nere anch'esse.
Pettinò i capelli color cioccolato sulle spalle e li sistemò con un beanie panna. Si era ricordata di possederne un paio quando ne aveva visto uno indosso a Michael.
Salutò suo padre e gli disse che sarebbe tornata per cena, poi si chiuse la porta alle spalle.

Michael si girò quando sentì il campanello appeso alla porta trillare. Sorrise quando si accorse che a entrare era la ragazza del giorno prima.
"Ciao" ruppe lei il ghiaccio.
"Hei. Pensavo non venissi"
"Perché scusa?" La sua espressione stranita la fece ridere, era buffa.
"Così, andiamo adesso. Devo svegliarti e farti uscire da quella piccola bolla che ti circonda"
La prese per un polso e la portò in una parte di negozio nascosta, dove si potevano vedere delle apparecchiature per ascoltare la musica.
Le venne detto di aspettare seduta vicino ad un piccolo tavolo, con sopra un paio di cuffie nere.
Jennette seguì con lo sguardo il ragazzo e lo vide tornare indietro con un vinile in mano. 
Glielo mise in mano, lasciandoglielo solo per pochi secondi, poi lo infilò nel piccolo lettore e le porse le cuffie. 
La ragazza non fece in tempo a leggere il nome del gruppo e rimase stordita quando Michael le alzò il volume al massimo. 
In quel momento avrebbe voluto morire, quella musica era assordante, urlata, era metal pesante.
Lui la stette a guardare con fare divertito, poi quando lei si tolse le cuffie lui chiese:
"Allora? Ti piace?"
"Stai scherzando spero. È orribile. È la cosa più brutta che io abbia mai sentito. Urla dappertutto, non ha un senso"
"Sappi che mi hai offeso. Le urla in sottofondo che hai sentito erano del cantante, che mentre registrava la canzone si tagliava le dita"
"Ma è disgustoso!"
"No invece, è strabiliante. Comunque, ho molta altra roba da farti ascoltare, aspettami qua"
Rimase due ore con lui a sentire quegli obbrobri. Come poteva una persona usare la musica come mezzo per rilassarsi se questa era chiassosa e urlata? Bah. Si sarebbe riposta le orecchie con la voce del suo Bradley. 
Quando uscì dal negozio, la testa le pulsava forte, come se fosse stata in discoteca per tre giorni di fila con la cassa vicino all'orecchio. Maledetto Michael.

Il pomeriggio seguente, quando entrò, Michael era occupato con la pausa caffè. Quando la vide, tirò giù i piedi dal bancone, finì velocemente il bicchiere e lo buttò via. 
"Ok, tu hai del fegato ragazzina. Penso sempre che non tornerai e invece ogni pomeriggio ti vedo. Sono colpito"
"Guai a te se mi fai ancora ascoltare quelle schifezze ok?"
"Comunque, non ti ho ancora chiesto come ti chiami"
"Jennette Dallas, tu invece sei Michael..?"
"Clifford. Piacere" le strinse la mano.
"Oggi farò scegliere a te cosa ascoltare, però il reparto te lo dico io, non vorrei sprecare questa settimana facendoti sentire tutte canzoni inutili"
Lei silenziosa, lo seguì. Sbirciò un po' tra un disco e l'altro, poi parlò, sorpresa:"Questo disco è più vecchio di me!"
"Perché, quanti anni hai scusa?"
"Diciassette appena compiuti. Tu invece?" Si scostò una ciocca di capelli marroni dietro l'orecchio con un movimento quasi meccanico.
"Io ne ho venti, sì" 
Michael aveva pescato una ragazzina. Che stupido, pensava fosse un po' più grade. 
-poco importa- si rassegnò.
"Dolcezza, hai fatto?"
"Si, questo non sembra male"
"Fa' vedere? Oddio, questo non sembra male? Tu sai cosa hai in mano? Te lo dico io. 
Hai l'album dei The Killers, ti sembra poco?"
"Leggermente maniacale devo dire. Sei un patito di rock band?"
"Questo è il mio ossigeno, ragazzina"
"Scusa.."
"Hai fatto un'ottima scelta. Ascolta un po', quando l'hai finito chiamami"
"Non stai qui con me?" domandò leggermente riluttante lei.
Gli provocò un sorriso:
"Ho un negozio da gestire, torno dopo"
Ogni tanto il ragazzo le dava da lontano un'occhiata e si mise a ridere notando come si scatenava. Era.. Tenera? Si stava aprendo a nuovi universi musicali, e questo contava molto. Non solo per il suo interesse personale, ma anche per la sua vita sociale: non poteva rimanere più a lungo in balia di band costruite a tavolino. Trovava stupido tutto ciò. Dietro ogni nuovo cantante c'era un team infinito di stilisti, psicologi e robe simili che conciavano quei ragazzi esattamente come la gente li voleva. Stupido.
Dopo circa quaranta minuti la ragazza lo andava cercando.
"Mike!"
Si girò di scatto e chiese:"Finito?"
Lei annuì con il capo.
"E allora? Ti è piaciuto?"
"Non tanto in verità"
"Menti. Stavi saltando come una pazza. Quando la musica ti trasporta vuol dire che ti piace"
"Ok lo ammetto, la mia preferita è read my mind"
"Anche la mia! La andiamo ad ascoltare?"
Lei accettò entusiasta.
Presero un paio di cuffie a testa e fecero partire:

"On the corner of main street
Just trying to keep it in line
You say you wanna move on
And you say I'm falling behind"

Mentre il ragazzo cantava la guardava negli occhi e lei ne rimase completamente estasiata. La sua voce aveva un timbro quasi metallico, non troppo basso ma neanche troppo acuto. La sua era una delle voci più belle che avesse mai sentito.
"Sei bravo a cantare"
"Lo so"
"Modesto lui"
"Diciamo che è il mio hobby preferito"
"Dovresti formare una band, sei veramente bravo"
"Ce l'ho già" affermò fiero:"suono anche la chitarra elettrica, io"
"Ti faccio i complimenti allora" rise lei.
"Magari un giorno posso insegnarti"
"Si, ci sto. Ora devo andare"
"A domani Jen" 
Lei si girò, cessando di camminare e sorrise:"A domani Mike"

Quel pomeriggio, Jennette non vide l'ora di poter andare al negozio di musica. Il giorno prima si era veramente divertita. Era già il terzo giorno consecutivo che usciva, e sua madre le aveva fatto la predica, dato che erano tre giorni che non studiava.
"Mamma calmati, ho tutta l'estate per studiare" 
A differenza degli altri giorni, il clima era umido, e il sole splendeva, seppur debole. Decise quindi di raccogliersi i capelli in una crocchia disordinata, indossò un paio di shorts di jeans e una canottiera a fiori, poi prese da una mensola degli occhiali da sole. Per completare il tutto, un tocco di mascara e di rossetto color fragola. 
Quando arrivò al negozio, Mike la stava aspettando fuori, mentre fumava una sigaretta.
 La prima cosa che pensò quando lo video fu che era molto attraente. 
"Hei Jen"
Lei lo salutò con un gesto della mano. 
"Non ti ho ancora chiesto se ti piace il cd dei the Vamps"
Veramente glielo stava chiedendo? Ok quello non era il vero Michael, decise comunque di rispondere, e atraccò a parlare come una macchinetta e disse tutto d'un fiato:
"È stupendo! Loro sono così bravi! Mi piacciono un sacco tutte le canzoni e.."
"Hei, stavo scherzando. Non voglio parlare di roba commerciale. Vieni, abbiamo un sacco di roba da fare"
 Lo guardò mentre pestava la sigaretta per terra per spegnerla.
"Allora, oggi cosa ascoltiamo?"
"Niente di famoso, voglio farti fare un esperimento"
La condusse nel solito angolino dove di solito si ritrovavano tutte le volte. Notò però che appoggiate per terra stavano una chitarra elettrica e un basso.
"Oggi dovrai sviluppare il tuo orecchio. Io ti faccio sentire alcuni giri di chitarra e il suono del basso, poi ti metto su un brano solo suonato e mi devi dire cosa senti"
"Ok.."
Stette a guardare come le dita del ragazzo armeggiavano con le corde della chitarra, producendo una marea di suoni. Rimase estasiata anche dalla manualità che aveva, riusciva a cambiare accordo molto velocemente. 
Scoprì di essere totalmente innamorata del suono del basso, cosi grave e terribilmente rilassante. 
Si svegliò da quello stato di trance quando lui le si avvicinò e le fece indossare le cuffie.
"Cosa senti?"
"Sento la batteria, molto"
"Ora?"
"Una chitarra elettrica"
"Quante sono?"
"No so dirlo con precisione"
La guardò negli occhi:"Concentrati, chiudi gli occhi" 
"Ehm, ho paura di sbagliare, ma sono due. Sento due melodie diverse. Oh, aspetta, in sottofondo c'è anche un basso!"
"Brava, ce l'hai fatta" si congratulò con un abbracciò, che lei ricambio prontamente. 
Si beò del particolare profumo intriso   nei vestiti di Michael. Era acqua di colonia mista a tabacco. Lui sciolse l'abbraccio e Jen fu costretta a fare lo stesso, sebbene controvoglia.
"Posso sapere di chi è il pezzo?"
"È un brano della mia band" 
"Davvero? Siete molto bravi"
"Grazie" ringraziò, guardandosi le scarpe.
"Ah, volevo dirti, domani il negozio fa solo il mattino, ti va di trovarci allo starbucks?"
"Si, si, va bene. Ehm, a domani allora"

"Si Ash lo so che oggi era il giorno di prove, scusate, non ci sarò. È arrivata, devo chiudere. Ciao"
"Mike? Tutto bene?"
"Si, solo che oggi, in teoria, avevo le prove con la band"
"Ohw, le hai saltate.."
"Per te. Si" le sorrise.
La ragazza prese posto al piccolo tavolo che era stato occupato da Michael e ordinarono due Starbucks.
"Se posso chiedere, come mai ha scelto di stare con me anziché con i tuoi amici?" 
Lo vide mescolare il contenuto nel bicchiere di plastica, poi dire:
"Sei simpatica, e anche un'ottima allieva. Mi piace passare del tempo con te"
"Ahaha grazie, anche a me piace. Sono curiosa però, parlami un po' della tua band"
"Ok ehm, siamo quattro. Io suono la chitarra elettrica e faccio da seconda voce, Calum invece suona il basso e canta, poi Ashton è alla batteria e infine Luke, come me, suona la chitarra elettrica e canta. Secondo me gli staresti simpatica!"
"Dici sul serio?" Gli occhi della ragazza si illuminarono. 
"Certo! Poi, penso proprio che Luke ti piacerebbe molto, di solito è il più gettonato. È australiano. Però anche Ash e Calum sono molto amichevoli"
"Wow, vorrei conoscerli"
"Un giorno, magari"
Passarono un altro paio di orette in giro per la periferia di Londra, parlando, ovviamente di musica. 
Da quello che Michael le fece capire, erano molto simili. Anche a lui piaceva un sacco rifugiarsi in un mondo ovattato e completamente distaccato da quello reale. Aveva trovato una persona che la capiva, finalmente.
"Sai, visto che ti piacciono tanto i The Killers, sarebbe bello portarti ad un concerto" le propose.
"Io? Ad un concerto di musica rock? Sarebbe come vedere te in un negozio di giocattoli"
"Nah, perché dici questo? Non ti senti rock dentro?" Scattò verso di lei prendendola con un braccio da sotto le gambe e tenendole il busto con l'altro, a mo' di sposa, poi la fece girare.
"Mettimi giù! Hahaha" gridò terrorizzata lei.
Dopo alcuni giri la riportò coi piedi per terra, seguendo il suo volere.
Avevano instaurato un bel legame, sembravano amici da secoli, anche se si conoscevano solo da quattro giorni. 
E pensare che appena era entrata per chiedere del disco lui non la smetteva di pungolarla con battutine fastidiose.
"Ti accompagno a casa in macchina se vuoi, siamo un po' distanti dallo Starbucks"
Accettò volentieri il suo invito, avrebbe fatto di tutto pur di passare più tempo possibile con lui.
Fecero a gara a chi arrivava prima al piccolo bar correndo, naturalmente il vincitore fu Michael. 
Ancora col fiatone, entrarono in macchina, dopo alcune indicazioni, scaricò la ragazza davanti a casa.

Era venerdì, e Jennette aveva litigato con sua madre perché a quest'ultima non stava bene che lei uscisse tutti i pomeriggi.
"Ma mamma, non puoi impedirmi di uscire! Sono sempre tappata in casa"
"E dimmi, dove vai?"
"Te l'ho già detto, al negozio di musica!"
"Infatti ieri quel ragazzo che ti ha portato a casa era al negozio di musica, eh?"
"Lui è il commesso, mamma, ed è un mio amico"
Ignorandola totalmente, si chiuse la porta della camera e uscì di casa attraverso la finestra. A causa di quella ramanzina era terribilmente in ritardo.
Corse per due quartieri fino ad arrivare al London's Records.
Aspettò che Michael finisse di servire un cliente e gli andò a parlare.
"Sei da solo in negozio di solito?"
"No, c'è anche mio padre, solo che lui gestisce la contabilità, mentre io mi occupo dei clienti"
"Deve essere divertente"
"E infatti lo è. Guarda la mia maglia!"
Fece come aveva detto e vide una T-shirt nera, con un enorme smile giallo e la scritta Nirvana.
"Vuoi farmi ascoltare loro?"
"Certo" 
La prese per mano, e a quel contatto lei arrossì un pochino. Fortunatamente lui non se ne accorse e continuò a camminare.
"Questa è la loro canzone che preferisco".
Le passò in mano un disco con sopra scritto:"Smells Like Teen Spirit". 
"Di questa so anche gli accordi" affermò, prendendo dalla custodia la sua chitarra elettrica.
"Me la canti?"
"Volentieri"
Presero posto seduti per terra. Jen lo guardò interessata, così iniziò a cantare:

"Load up and guns and
Bring your friends
It's fun to lose
And to pretend
She' over bored
And self assured
Oh no I know
A dirty word"

Concluse la sua breve esibizione con un inchino, mentre la ragazza lo applaudiva.
"Sai già di essere bravissimo. Ma dove hai imparato a suonare così bene?"
"Ho fatto tutto da solo, cercando tutorial su you tube. Ho iniziato a dieci anni così, per scherzo, poi è diventata una vera e propria passione".
"Anche io da piccola mi sono molto avvicinata al mondo della musica"
"Volevi dire quelle schifezze che ascoltavi"
"Eddai Mike, non sono schifezze"
"Scusa Jen, solo che, non mi vanno proprio giù"
"Si.. Immagino"
"Hei piccola, ti sei arrabbiata? Posso aggiustare tutto con un abbraccio"
Aprì le braccia per ospitarci la ragazza, che non aspettò altro e gli si tuffò in mezzo.
"Mi sono affezionato a te un sacco"
"Anche io Mikey"
"Mikey?"
"Si, è carino"
"Ok. Però a me Jenny non piace, quindi ti chiamerò Jen"
"Come vuoi". Posò la testa nell'incavo del suo collo, mentre lui le accarezzava i capelli.

Jennette voleva fermare il tempo. Quella era decisamente stata la settimana più breve e bella della sua vita. Era il penultimo giorno e poi l'accordo che avevano stretto sarebbe saltato. 
Infilò gli occhiali da sole e uscì, senza salutare nessuno. A causa del suo comportamento, si era beccata un'altra strigliata da sua madre, ma hei, si vive una volta sola. Non voleva rimanere succube della madre ancora per molto.
Il sabato il negozio era deserto, pensò che fosse un bene, almeno avrebbe avuto Michael tutto per sé.
"O mio dio che hai fatto ai capelli?!"
Fu la prima cosa che disse appena lo vide.
"Ciao Jen, anche io sono felice di vederti" disse lui sarcasticamente.
Gli piantò subito una mano in testa,  nella chioma ora tinta di fucsia fosforescente.
"Tu sei un pazzo"
"Sono fighissimi, non rompere"
"Si, mi piacciono un sacco, ma cavolo, di certo non passerai inosservato"
"Anche tu dovresti tingerti i capelli, le punte almeno"
"No, mia madre schizzerebbe ancora di più di quanto non sia già schizzata ora"
"Ah, le madri. Io sono fortunato: anche la mia è una rocker, quindi sono a posto. Sono, però, curioso di vedere le reazioni dei ragazzi. Rimarranno scioccati!"
Risero di gusto insieme.
"Oggi cosa ascoltiamo?"
"Per chiudere in bellezza, i Green Day, la mia band preferita"
"Come chiudere? Abbiamo anche domani.."
"Pensi che per il nostro ultimo giorno io decida di rimanere qui dentro? Quello che ti ho insegnato ti basta, domani ci divertiamo"
"Va bene.. Allora che Green Day sia"

"Sono una band recente, dimmi che conosci qualche canzone"
"American idiot è l'unica"
"Poco male. Tieni qua. Ascolta. Questa si chiama Jesus Of Suburbia"
Lo ascoltai cantare ma allo stesso tempo cercai di cogliere le note della canzone.
"Questa mi piace un sacco Mike"
"A chi non piacciono i Green Day?"
"Comunque non ti fai sfuggire una parola! Le sai tutte a memoria"
"Anni e anni di allenamento" scherzò lui.
"Hai detto che loro sono la tua band preferita, e allora quale canzone ti piace di più?"
"Come mai me lo chiedi?"
"Bhe, magari potrei iniziare ad ascoltarli anche io"
"Sarebbe fantastico. Fammici pensare, non lo so, mi stai mettendo i difficoltà" si toccò i capelli, scompigliandoseli, poi riattaccò a dire:"Basket Case, anzi no Boulevard of Broken Dreams"
"Sta sera le vado ad ascoltare"
In risposta ottenne un pollice in su e un gran sorriso.
"Ora devo proprio tornare a casa. Sai, mi dispiace che domani sarà l'ultimo giorno"
"Anche a me dispiace, mi diverto con te"
"Ciao Mike, a domani"

Il giorno successivo decise di indossare i soliti capi un po' più pesanti e il beanie scuro al posto di quello color panna. 
Non ne era sicura al cento per cento, però si sentiva che se lo sarebbe messo anche Michael. 
Dio che bella settimana le aveva fatto passare. Non avrebbe mai pensato di iniziare ad ascoltare quel tipo di musica che in casa sua era proibita. Stava diventando.. Ribelle? Usciva di casa dalla finestra ora, per lei la porta era un optional.
Prese l'iPod, che ora era munito anche delle canzoni che Michael le aveva fatto ascoltare e uscì.
Passo dopo passo arrivò al London's Records. Come aveva previsto, anche il ragazzo indossava il suo stesso cappello.
"Che fai ora, mi copi anche il look?"
"Può darsi"
"Bhe, con te posso condividerlo"
Si abbracciarono per salutarsi, poi entrarono.
"Devo ancora abituarmi ai tuoi capelli, cioè, ti si vedeva anche due isolati più in là" rise lei.
"Sono fighi per questo"
"I ragazzi li hanno visti?"
"Non ancora, devo riprendere col telefono la loro reazione" rise anche lui.
Jennette lo vide prendere una giacchetta nera di pelle e infilarsela, per poi procedere nuovamente verso la porta.
"Dove andiamo?"
"Seriamente pensavi che l'ultimo giorno che passeremo insieme lo occuperemo qui dentro? Quello che hai imparato lo hai imparato. Vieni"
Le tese una mano che lei prontamente strinse.
"Di solito alle ragazze piacciono i luna park. Salta in macchina"
"Ahahahah Mike, vuoi veramente portarmi là?"
"Si ti ho detto, andiamo".
Trascorsero, come al solito, un bellissimo pomeriggio tra ruote panoramiche, autoscontri e giostre varie e alla fine Jen, grazie a Mike, ottenne anche un enorme peluche vinto ad una pesca.
Il ragazzo si offrì di riaccompagnarla a casa e lei acconsentì. Voleva che il tempo su fermasse in modo da farli rimanere esattamente lì, però poi pensò che fosse una cosa stupida, dato che sarebbe potuta andare a trovarlo al negozio quando voleva.
Arrivati davanti a casa, mentre stava per scendere, ringraziandolo per il passaggio, lui la fermò, tenendola stretta per un braccio e disse:
"Aspetta, ho una cosa per te"
Tirò fuori da una delle tasche interne della giacca un piccolo pacchetto, foderato di una carta da regalo blu e in cima un fiocco dello stesso colore.
Jen tornò seduta al seggiolino e con mani tramanti lo prese in mano.
"Santo cielo Mikey, cos' è?"
"Apri dai" la incitò lui con un sorriso.
Strappò lentamente la carta, rivelando una pila di dischi musicali.
Li scrutò uno ad uno, con un enorme sorriso sulla faccia.
"Sono tutti i cd che abbiamo ascoltato insieme. Oddio Mike non dovevi!"
"Prendilo come un diploma. Ora sei una vera rocker".



SPAZIO AUTRICE:
Heilà babesss.
Grazie se siete arrivate a leggere fin qua. Spero di non avervi annoiato con questa os. Avevo questa idea e allora ho deciso di buttarla giù, questo è il risultato :))
L'ho finita un po' così perché sta a voi immaginare come andrà a finire tra i due c:
Sarei felice di sapere se vi è piaciuta, quindi lasciate una recensione, anche piccola piccola, vi regalo un biscotto🍪
Per chi fosse interessata, sto scrivendo una ff, si chiama brothers e ho un'altra os, questa volta su Calum, passate se volete.
Ciao ciao
Fabs

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: xperfoned