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Autore: CHiBI cHU    05/09/2008    0 recensioni
Ok, forse è meglio che ora mi presenti. Mi chiamo Vegeta, Vegeta Urashima, e ho tredici anni. Non seguo la moda, non sono particolarmente simpatico e nemmeno tanto bravo negli sport. Non sono studioso, e forse neanche bello. Da come avete potuto capire, non sono nemmeno bravo a descrivermi. L’unica cosa che so con certezza è che mi piace suonare. Mi piace comporre, mi piace la musica. Mi piace davvero da morire. E certe volte mi viene da pensare che potrei morire davvero, per la musica.
La vicenda inizialmente può sembrare un pò contorta, ma con l'andare avanti risulterà sempre più chiara :) o almeno lo speroXD
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Rockstar!



Quando Kosaku Urashima conobbe Hitomi Mathers aveva soltanto cinque anni. Eppure, nonostante gli anni fossero passati, non aveva dimenticato proprio nulla di quell’incontro. Era avvenuto a Detroit, una trentina di anni fa: la città di origine di lui ma non di lei. Entrambi avevano i genitori nati e cresciuti in Giappone, ma che avevano deciso di trasferirsi negli USA: i genitori di Kosaku prima della sua nascita, mentre Hitomi nacque dopo la decisione dei genitori di trasferirsi in territorio americano, nonostante avessi entrambi i nonni inglesi.

Comunque, si incontrarono all’asilo comunale. A quei tempi Kosaku aveva soltanto un’amica, una ragazzina della sua stessa età di nome Stacie. Anche quest’ultima aveva origini giapponesi, ma, come il suo amico, era nata a Detroit. Era una ragazzina particolarmente graziosa, Stacie: aveva un piccolo viso ovale, delle labbra sottili, delle leggere lentiggini sulla candida pelle bianca, lunghi capelli neri, sempre legati a due ciuffi laterali, e una strana frangetta che terminava con una punta, quasi come se fosse un triangolo.
Quel giorno Kosaku stava giocando al cortiletto dell’asilo con la sua unica amica, e proprio mentre Stacie non era riuscita ad acciuffare la palla lanciata da lui, Kosaku la vide.
Era bellissima.
Indossava un abitino blu, con ai piedi dei candidi calzini bianchi e delle scarpette dello stesso colore del vestito. I capelli e gli occhi erano naturalmente neri, la fronte coperta da una frangetta. Si guardava intorno circospetta, silenziosa, con un dito nella bocca, senza dire nemmeno mezza parola.
Soltanto in seguito Kosaku venne a sapere che quello era il suo primo giorno di scuola, e che era meno di un mese che aveva lasciato il suo continente d’origine.
Fu quando la palla arrivò ai piedi della nuova arrivata, che la prese e la strinse al petto, che Kosaku andò da lei per la prima volta. Per non andarsene mai. Per andare via solamente quando il suo cuore avrebbe smesso di battere per sempre.

Da quel momento in poi i tre divennero inseparabili: Kosaku, Hitomi e Stacie. Nonostante le differenti classi sociali e le diverse scuole, i tre non si separarono mai. La famiglia di Kosaku era una famiglia media, suo padre faceva il fotografo mentre la madre era una casalinga, e avevano una piccola casa nella periferia della città. Anche il padre di Stacie era un fotografo, e proprio per questo i due ebbero l’opportunità di conoscersi. Quando però il padre di quest’ultima morì, stroncato da un cancro ai polmoni a soli 47 anni, la famiglia cadde nella disgrazia più totale: la madre, che era una semplice addetta alle pulizie di una piccola ditta, fu costretta a far abbandonare la scuola alla figlia per cercare di mantenere le spese quotidiane. Fu così, che a sedici anni, Stacie smise di frequentare la scuola per dedicarsi sempre a lavoretti part-time, senza mai trovarne uno fisso.
Totalmente differente la situazione di Hitomi: i genitori erano due avvocati, e per questo lei non ebbe mai particolari problemi finanziari quando visse con loro. Fu persino libera di intraprendere la carriera di modella a 14 anni solamente per diletto, e per guardarsi i soldi per le sciocche spese da adolescente.
Kosaku invece aveva sempre desiderato di lavorare nel mondo degli affari. Fu per questo che finito il liceo si iscrisse alla facoltà di economia e commercio. La sua famiglia fu sempre molto disponibile nei suoi riguardi, e approvarono quasi sempre le sue scelte. Forse perché erano due anziani signori, forse perché gli era sempre stato detto che per loro sarebbe stato impossibile avere figli, mentre invece nacque quel fantastico ragazzo dal sorriso sempre pronto e con un carisma da fare invidia… fatto sta che oltre ad incoraggiare la sua carriera nel mondo degli affari, incoraggiarono anche il suo matrimonio con Hitomi, al contrario dei genitori di lei.
I due si sposarono a 19 anni, suscitando l’ira dei genitori della sposa, che non avevano mai visto di buon’occhio quel ragazzo sempre in movimento.
Ad ogni modo, acquistarono un piccolo monolocale affianco alla casa di lui con i soldi guadagnati da lei come modella, un attività che Hitomi continuò anche per i due anni che seguirono il matrimonio.
Fu un’inaspettata gravidanza ad interrompere la sua carriera, lasciando i due nel panico più totale. Kosaku ancora studiava, e l’unica che lavorava a quei tempi era Hitomi, ora naturalmente impossibilitata. Anche in quest’occasione i genitori di lui si fecero avanti, facendo frequenti visite alla futura mamma e pagando tutte le spese del caso.
Quando, due anni dopo, ebbero un’altra figlia, la situazione non era cambiata più di tanto: a Kosaku mancavano pochi anni per terminare gli studi, ma era riuscito a trovare un lavoro come cameriere in un piccolo ristorante, e i suoi genitori continuavano a fare su e giù tra la loro casa e quella del figlio.
Soltanto sette anni dopo ebbero il loro terzo figlio, l’unico maschio. Ma a quei tempi Kosaku aveva già finito l’università con ottimi voti, aveva trovato un buon lavoro, comprato una bella villa bianca in periferia e dato l’ultimo saluto ai suoi meritevoli genitori.

In ogni caso, mentre era lì, sdraiato a terra, con il sangue che scendeva copioso dalla sua tempia destra, ammirando la sua giovane moglie seminuda, a terra come lui e con gli occhi sbarrati, Kosaku stava ancora ripensando al loro primo incontro.
Sulla soglia della camera era stesa Stacie, fredda come il ghiaccio e rigida come la pietra.
E lì, buttato sul fianco, la vista annebbiata dalla precoce perdita delle forze e dalle lacrime, non riusciva a muoversi. Il suo sguardo era fisso verso la moglie, sdraiata di fronte a lui. E fino all’ultimo sospiro, Kosaku ripensò al loro primo incontro. A quel dito in bocca, al primo sorriso che ella fu in grado di regalargli.
Con un ultimo sforzo tentò di allungare la mano per raggiungere quella della sua consorte, per poter stringere ancora la sua mano… ma non ci riuscì. Le lacrime si fermarono, il respiro morì ed il cuore smise di battere.
  
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