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Autore: nathalia97    24/07/2014    0 recensioni
"No-non so... L'unica cosa che posso dirti è che quando ci sei tu, tutto è migliore, tutto è più bello. È come se tornassi quel ragazzino spensierato, che non vedeva sua madre, ogni sera, picchiata, che non veniva picchiato... è come se tu riuscissi con un solo sorriso, un semplice 'ciao' a togliere tutto il male che c'è in me... è come se il mostro che ho dentro si fosse legato al tuo angelo con un filo indistruttibile... come se il mio demone avesse trovato la propria casa con la tua creatura celestiale... non so perché ti voglio lì con me, ma so che starei molto meglio sapendo che stai sotto le mie ali e che sei al sicuro... è tutto più bello quando ci sei tu, Summer." -JUSTIN.
"Gli occhi sono l'anima delle persone: non mentono mai, Summer." -BRIAN.
"Quando avrai l'onere di conoscerlo, sentirai il bisogno di averlo sempre vicino a te!" -JAZMYN.
"Quando avrai il privilegio di conoscerla, non riuscirai mai più a chiudere gli occhi e a non vederla nella sua bellezza!" -JAZMYN.
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Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di questa persona, nè offenderla in alcun modo
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Justin Bieber
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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"E quando mi ha abbracciato
e ho sentito il suo cuore battere in sintonia col mio,
ho creduto di poter morire col sorriso sulle labbra
e con il suo profumo addosso.
"


-cit.
 

CAPITOLO TREDICI.



Basta avere un momento della giornata libera, che la testa comincia a viaggiare e, molto spesso di quanto si pensa, ci si mette a pensare a ricordi che vorremo dimenticare. In quel istante avevo la mente che si trovava a quel pomeriggio che era appena trascorso, con una famiglia che vedevo per la prima volta in vita mia.
 
"Adesso il tuo fratellone è con Dio, piccola" le dissi.
"Perché?" chiese con le lacrime agli angoli degli occhi, mentre provava a capire quello che le stavo dicendo.
"Perché Dio aveva bisogno di lui al suo fianco" rispose Justin al mio posto, abbassandosi di fianco a me e all'altezza della bambina.
"Io ho bisogno di lui, non Dio!" urlò, mentre le lacrime cominciavano a riempire anche i miei occhi.
"Non sei sola, tesoro" sussurrai con voce materna, facendole una carezza sulla testa. "C'è mamma e papà con te.. poi c'è Justin, Stive, Allison e ci sono anch'io" non conoscevo quella ragazzina, ma mi sentivo in colpa, perché se suo fratello era morto era solo per colpa mia e starle vicino in un momento come quello era l'unico cosa che potevo fare.
"Io voglio Bibo..." e scoppiò a piangere. Subito la prese fra le mie braccia e la cullai facendole delle carezze, sussurrando che tutto sarebbe andato bene e che le saremo sempre stato vicino.
 
Ad un tratto sentii un peso sulle mie gambe, risvegliandomi dai miei pensieri. Quando guardai in basso vidi una testa bionda sulle mie gambe, con gli occhi chiusi.
"Comodo?" chiesi a quel cretino. Come risposta annuì leggermente, godendosi il mio leggero tocco sui suoi capelli. Restammo in silenzio per una decina di minuti, finché non lo sentii parlare. "Devi smettere di pensarci, sai" aprì gli occhi e vedi quelle due palline che mi facevano tanto impazzire... rimassi comunque lucida e cercai di non farmi abbindolare da lui.  "Cosa?" finsi di non capire, anche se sapevo bene a cosa si riferiva: il fatto che mi davo la colpa per la morte di Seth.
"Non potevi farci niente" disse, il suo sguardo fisso nel mio "Lui non avrebbe mai voluto che ti sentissi così in colpa, così come la sua famiglia" mi posò una mano su una gamba, cominciando a fare movimenti circolari. 
Decisi di non commentare. "Jessica è proprio una bella bambina" sorrisi a quel pensiero, anche se averla fatta piangere non era nei miei piani, ma credo che fosse impossibile che non accadesse, visto la notizia che le avevo dato. 
Ohh povera piccola, penai.
"Già.. è uguale a suo fratello." Una adorabile risatina gli scappò. Restammo dei minuti in silenzio, a guardare le pubblicità in TV. 
Si sentivano solo i nostri respiri. Diversi pensieri popolavano la mia testa. Dopo che eravamo tornati dal Brasile -quel giorno stesso- Justin mi aveva praticamente supplicata di andar a stare da loro, almeno fino al matrimonio, insinuando che io fossi ancora in pericolo, nonostante avessi provato a fargli cambiare idea. Non ero proprio sicura che fosse mio padre a volermi morta. Avevo messo su diverse ipotesi durante il volo, ma nessuna mi convinceva seriamente. C'era un tassello del puzzle che mi mancava: mio padre non poteva rapirmi, dicendomi che amava me e mia madre, e volere allo stesso tempo la mia morte. Sì, mi aveva picchiata, ma quello non era un valido motivo per voler vedere il cadavere di sua figlia. Decisi di chiedere ad una delle persone che ero sicura avrebbe saputo rispondermi.
"Justin?" sussurrai.
"Mmmm..." mugugnò, mezzo addormentato. Era carino con gli occhi chiusi e quell'aria tranquilla che aveva sul volto, così decisi di lasciarlo dormire. Spensi la televisione e lo lasciai sulle mie gambe, mentre giocavo ancora con i suoi capelli. Credo di essermi addormentata, perché quando aprii gli occhi, mi trovavo sdraiata su un comodo letto, con le braccia -che sospettai fossero di Justin- strette alla mia vita.
Guardai l'orologio sopra il comodino: 3.48.
Sospirai, sapevo che non sarei riuscita ad addormentarmi così facilmente se mi ero svegliata a quell'ora, che a mala pena sapevo che esistesse. Decise così di andare giù e prendere un bicchiere di latte, facendo attenzione a non svegliare Justin mentre mi alzavo.
 
Dopo aver riempito il bicchiere e rimesso il cartone all'interno del frigo, mi avvicinai alla porta finestra e, con mia grande sorpresa, vidi -non molto lontano- una sagoma seduta su una panchina a dondolo, vicino alla piscina -che conoscevo bene dato i precedenti.
Con il bicchiere in mano, mi avvicinai. Seduto c'era Brian. 
Da quando avevo appreso la notizia, non ci eravamo seriamente parlati.. solo saluti dati velocemente e sguardi lanciati di nascosto. Mi avvicinai e mi sedetti vicina a lui. Nessuno proferì parola nei primi 5 minuti. Eravamo intenti tutte e due ad ammirare il giardino che, con il buio, non appariva nel suo massimo splendore, ma nonostante l'oscurità la piscina era tanto bella con i riflessi delle stelle sull'acqua. Ti dava quasi la voglia di buttarti dentro e nuotare fra loro -anche se io non lo sapevo fare-. Eravamo tutte e due persi nei propri pensieri. Nessuno sapeva che cosa l'altro voleva sentirsi dire. Io non sapevo niente di lui, neanche perché non aveva il mio stesso cognome, avendo in comune il padre.
Presi dei profondi e lunghi respiri, e così domandai: "Perché non hai il mio stesso cognome?" sembrò scosso quando parlai. Credo che non se lo aspettasse. Si girò verso di me e quegli occhi verdi mi colpirono. Erano bellissimi; sicuramente li avrà presi dalla madre, dato che quegli di mio padre erano nocciola con sfumature verdi. Scrollò semplicemente le spalle "Mia mamma non voleva che avessi qualcosa che ricordasse quel mostro perciò, appena Lucas ci abbandonò, cambiò il mio cognome a Long, cioè il suo" nonostante provava a fare il menefreghismo, si capiva che ci era rimasto male per la storia, quanto me d'altronde, e sentii il dovere di scusarmi con lui.
"Mi dispiace, Brian, per tutto. So che probabilmente starai pensando che io sono stata più fortunata di te, visto che Lucas provava più affetto verso di me, ma non è stato facile neanche per la sottoscritta... Non sapevo che lui avesse un'altra famiglia e addirittura un figlio... Se avessi saputo di avere un fratello sarei subito venuta a cercarti, come temeva lui... Ho sempre pensato che lui fosse un eroi, sai?" un tenero sorriso comparì sul mio viso a quel ricordo. Mi girai a fissarlo "Quando veniva a trovarmi era come se il resto del mondo non ci fosse. Mi portava sempre in posti che mia madre e mia nonna non mi avrebbero mai permesso di andare, come al poligono di tiro -anche se tutt'ora non capisco come mai mi lasciavano entrare se ero minorenne-, non ho mai capito questa scelta bizzarra, ma adesso comincio a mettere i pezzi insieme... Probabilmente in quel periodo, Lucas, faceva già parte di qualche gang -chiamiamola così-, e voleva che mi sapessi difendere se mai mi fosse servito. Sì, adesso so sparare ad un bersaglio ad occhi chiusi, ma di lui, mio padre, non rimane niente... Ormai non lo considero neanche sangue del mio sangue... l'unico legame che ho con lui, sei tu e, per quanto strano possa sembrare, io ti voglio vicino... sei mio fratellino e voglio poterti considerare tale" le accarezzai un braccio, mentre lui aveva lo sguardo fisso davanti e il corpo rigido.
"Sarebbe stato meglio se tu non lo avessi mai scoperto questo secreto, Summer" dichiarò provando a dimostrarsi sicuro di quello che stava dicendo, ma si capiva benissimo che c'era una lotta dentro di sé per quelle parole che gli costavano tanto e che mi confusero "Sapere che sono tuo fratello non ha che portato solo guai... se tu non lo avessi mai scoperto probabilmente Lucas non ti avrebbe mai rapita e picchiata, Peter non avrebbe mai provato a violentarti, Seth non sarebbe mai morto e Tyler non ce l'avrebbe tanto con te e tu sopratutto non ti sentiresti morta dentro..." quelle ultime parole mi colpirono in pieno ed ero sicura, anche senza vedermi, di essere sbiancata e, probabilmente, Brian lo notò perché poi continuò il suo discorso "In questi anni non sei mai stata sola Summer! Io ci sono sempre stato, lontano ma c'ero. Ti ho visto in tutti i tuoi momenti peggiori e dentro di me speravo un giorno di poterti prendere fra le mie braccia e dirti che tutto sarebbe andato bene, che io ci sarei sempre stato, come farebbe un bravo fratello... ma con il tempo sei cambiata. Hai cominciato a crescere e vedere il mondo con occhi diversi e ad affrontare le spiacevole situazione chiudendoti a guscio... Davanti agli altri sei impassibile... sì, sorridi e ridi ma se qualcuno guardasse dentro ai tuoi occhi vedrebbe che stai morendo dentro. Se ti guardassi adesso saprei che vorresti urlare, piangere, prendere a pugni qualcosa o qualcuno, ma non lo fai... Preferisci mostrati forte come hai sempre fatto in questi ultimi anni, invece di farti vedere debole dalle uniche persone che potrebbero capirti e volerti bene..."
"Se mi mostro debole oggi, in un domani mi si potrebbe rigirare contro" lo interruppe spiegando quella decisione di non umiliarmi davanti agli altri.
"Justin, Jazmyn, Jaxon, io e gli altri non lo potremo mai fare. Non potremo mai rinfacciarti di aver pianto in un momento tanto brutto, di debolezza.. Tutti crolliamo prima o poi ed è sempre un bene avere qualcuno vicino che ci dia una mano, un braccio, una gamba, un organo...insomma, qualcuno su cui possiamo contare anche se il mondo stesse per finire e tu gli chiedessi di andarti a preparare una pizza.... So che questi anni senza nessuno vicino ti ha buttato giù, ma adesso ci siamo noi. Tutti al tuo fianco per sorreggerti se mai cadrai" finalmente si girò verso di me e mi sembrò di vedere un adulto invece che un ragazzino di 19 anni. "Gli occhi sono l'anima delle persone: non mentono mai,  Summer!" sussurrò quelle  parole che non mi erano sconosciute. Le dicevo sempre ai miei pazienti.
"Cos... ??" le parole mi morirono in gola.
"Te l'ho detto: io ci sono sempre stato, anche se da lontano" ripeté.
"Sembra quasi una frase da stalker, lo sai questo?" lo spinsi leggermente, scherzando.
Fece una risatina "Hai una vita molto 'movimentata', lo sai anche tu questo?" mi derise, alludendo alle mi disavventure affrontate ultimamente. Ridacchia con lui facendomi scappare uno sbadiglio poco dopo, ricordandomi che fosse tardissimo. "Meglio se torno a  letto... Parlare con te mi ha riportato il sonno" dissi mentre mi alzavo, scompigliandogli i capelli.
"Stai dicendo che sono noioso, sorellona?" si portò una mano al cuore, con fare teatrale, fingendosi offeso.
"Sto dicendo che dopo l'intensità del nostro discorso, mi sento sfinita" spiegai "E' meglio se anche tu vai a letto, è tardissimo" lui in risposta annuì. Mi abbassai per dargli un bacino sulla guancia e per sussurrargli all'orecchio: "Ti voglio bene, Brian".
"Anch'io, Summer" rispose lui.
 
Appena mi sdrai sul letto, entrai nei mondi dei sogni che durò ben poco, visto che venni buttata letteralmente giù dal letto da una Katherine (*) pimpante come non mai, urlandomi "Svegliati! Svegliati!" per quello che mi apparve una centinai di volta, alle 7 della mattina.
La prima cosa che feci appena mi alzai dal pavimento fu prendere una cuscino e tirarglielo in faccia. "Non mi svegliare mai più così, plebea" le lanciai uno sguardo assassino.
"Plebea lo dici a tua sorella, babbana dei miei stivali!" rincarò la dose.
A quelle parole mi addolcì "Ohhhh, quanto mi sono mancati i nostri battibecchi" corsi verso di lei e, per completare la mia vendetta per avermi butta giù dal letto così presto, le saltai in abbraccio, con il risultato di farci cadere e scoppiare a ridere.
"La scena più strana che io abbia mai assistito" Justin era appoggiato alla porta con lo sguardo confuso, mentre ci guardava "Se lo avessi fatto io quello che Katherine ha fatto, molto probabilmente sarei per terra sanguinante, in questo momento" si riferì a me. Mi misi in piedi, seguita a ruota dalla mia migliore amica, e diedi un bacio sulla guancia a quel babbuino "Meglio non sfidare la fortuna, bradipo" detto ciò, mi diressi al bagno che Justin aveva in camera, e mi ci chiusi per uscirci solo dopo una rinfrescante doccia. 
 

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"Come mai sei arrivata così presto? Non dovevo venirti a prendere verso le 2?" Domandai alla mia migliore amica una volta che ci eravamo sedute in soggiorno, poco dopo pranzo. 
Scrollò le spalle "Veramente sono arrivata ieri sera ma, avendo delle questioni di cui occuparmi, non ho fatto in tempo a venir da te e poi volevo farti una sorpresa."
"E come facevi a sapere dove mi trovavo?" e che l'interrogatorio abbia inizio.
"Ho incontrato tua madre che mi ha detto che eri da un tale Bieber. Così ho cercato sul elenco telefonico il suo numero e a rispondermi fu Brian che decise di aiutarmi con la sorpresa."
"E qual era la questione di cui ti dovevi occupare?" domandai curiosa e preoccupata. Era raro che Katy mi nascondesse qualcosa. L'ultima volta che accade, risale a quando avevamo 10 anni e lei mi rubò una caramella dallo zainetto e me lo disse solo un'anno dopo perché si sentiva in colpa!
Prese un lungo respiro prima di parlare. "Pochi giorni fa incontrai Dylan a New York. Mi era apparso strano già dal primo momento che lo vidi. Sembrava avesse paura di me o meglio, che io riuscissi a scoprire quello che stava nascondendo" disse, facendomi rimanere con un'espressione confusa in viso.
Cosa mi stava nascondendo , Dylan?
"Andammo a prendere un caffè e, facendo un po' di pressione, riuscii a farlo sputare il rospo. Praticamente è andato a letto con tua madre. Mi incazzai ma comunque gli promise che non ti avrei detto niente... gli ho dato un limite di tempo per parlarti, cioè fino a ieri... Gli ho telefonato 2 giorni fa e scoprì che non ti aveva detto ancora niente, così ho anticipato il volo e sono andata direttamente a chiarire con lui su questa faccenda.. Gli ho dato ancora una possibilità: ti doveva confessare tutto entro l'ora di pranzo di oggi se no l'avrei fatto io... perciò eccomi qua" la velocità con cui parlò, mi sconvolse che ci missi un po' a rendermi conto di quello che mi aveva appena detto.
 
Tutto il mondo sembrò cadermi addosso appena Katy finì di parlare. Sembrava che tutto quello che avevo ottenuto in quegli anni scivolassero via dalle mie mani come la sabbia. Avevo perso tutte le mie sicurezze, le mie certezze.
Sembrava che questo periodo della vita fatta di disgrazie, una dopo l'altra, non volesse finire.
Le lacrime uscivano ormai da sole e non mi importava se in quel momento potevo sembrare debole, fragile. Sentivo il terreno sotto il piede mancare, così come l'aria.
"Summer?" sentii una voce chiamarmi e guardai la persona che si trovava sulla porta del salotto, guardarmi. Sul suo viso vidi per primo la compassione e successivamente la rabbia. In un nano secondo, Justin, aveva preso delle chiavi ed era uscito sbattendo la porta dietro si sé.
Ci misi poco a realizzare quello che stava succedendo. Mi alzai velocemente, seguita da Katy, presi la borsa e corsi fuori. Appena entrambe fummo dentro la macchina, Brian uscì fuori con il cellulare in mano, guardandoci stranito.
"Perché Justin mi ha appena chiesto di cercare l'indirizzo di casa di Dylan?" chiese confuso.
"Tu non farlo!" risposi senza dare ulteriori informazioni.
Improvvisamente sbiancò "Troppo tardi". Lo sentii a malapena, visto che avevo già messo in moto e stavo partendo.
Da quando ero tornata dal Brasile, avevo sentito Dylan e mia madre solo una volta. Ci saremo dovuti incontrare quel pomeriggio, ma le cose sarebbero andate diversamente.
Anche mentre guidavo non riuscivo a credere del tutto alle parole di Katherine. Sì, lei era la mia migliore amica e non mi avrebbe mai mentito su un argomento del genere, ma quando succedono situazioni del genere, cioè che ti scombussolano il tuo mondo, è difficile credere a qualsiasi cosa, finché non si ha la conferma.
 
Non parcheggia bene la macchina. Semplicemente frenai vicino al marciapiede, di fronte alla casa del mio -ex?- fidanzato, e scesi di corsa a fermare Justin che teneva Dylan per il collo, sollevandolo da terra.
"Stronzo! Come hai potuto eh? Tradirla con sua madre poi!" gli urlava in faccia, Justin.
"Per l'amor di Dio! Dirgli di metterlo giù, Summer". Mi accorsi che, vicino alla porta d'entrata della casa, c'era anche mia madre, che mi urlava di fermare Justin. Per un istante entrai in confusione: non sapevo che fare. Non volevo dare ascolta a Sarah, perché ero incazzata con lei per quello che mi aveva fatto, ma sapevo anche che se non fermavo Bieber, lui avrebbe ucciso Dylan e sarebbe finito nei guai ed io non lo volevo.
Mi avvicinai cautamente al biondo e posai una mano sul braccio. "Lascialo, Justin. Farlo per me" gli sussurrai all'orecchio. Ormai il poveretto -si fa per dire- che era sotto le sue grinfie, aveva preso un colorito viola. Bieber prese dei secondi per sé, per valutare sa situazione -credo-, ma poi alla fine aprì la mano e la sua preda cade a terra prendendo più aria possibile. Mia madre gli corse subito contro, prendendolo fra le sue braccia. Li guardai schifati e non ebbi più dubbi su quello che mi aveva raccontato Katy: Dylan mi aveva tradita con Sarah, cioè mia madre. 
Pochi istanti dopo, un sordo rumore arrivò alle nostre orecchie. Sempre più vicino, secondo dopo secondo. In lontananza si vedeva solo fumo finché non comparvero delle moto. Vidi Justin buttarmi a terra, dietro alla sua macchina, abbracciandomi e urlando di abbassarmi. Sentii alcuni boati, che dedussi fossero spari. Li sentivo beccare la fiancata dell'auto, uno dopo l'altro. Dire che ero terrorizzata era un eufemismo.
Dovremo aspettare prima di non sentir più alcun rumore. Justin si alzò, mentre io rimassi seduta, con la schiena contro la portiera. Non avevo nessuna forza, né fisicamente che psicologicamente. Probabilmente, se avessi visto di nuova Dylan fra le braccia di mia madre, sarei scoppiata. Tutto quello che era accaduto negli ultimi 10 minuti mi sembrava un incubo, di cui non riuscivo a svegliarmi. Sì, ci provavo, ma rimanevo comunque rinchiusa in quella bolla. 
"Summer?" una voce che, in quel momento non volevo sentire, mi chiamò e mi si parò di fronte, abbassandosi alla mia altezza. Senza pensarci due volte, la mia mano partì e colpii in pieno la guancia di Dylan. 
"Summer!" questa volta venni rimproverata, dalla donna che non avrei mai più voluta vedere.
Il mio corpo si riempì di rabbia, che mi diede la carica ad alzarmi dal pavimento. Istintivamente mi portai una mano al braccio sinistro, senza neanche accorgermi, e lo guardai: avevo la maglia, inizialmente bianca, ricoperta di sangue. Nonostante io e Justin ci eravamo riparati dietro all'auto, un proiettile riuscì a graffiarmi. In quel momento non mi faceva male, ero troppo preoccupata a dire quello che pensavo a quei due vermi che al dolore che, teoricamente, avrei dovuto provare.
"Nessuno di voi due ha il diritto di chiamarmi. Non sono più Summer per voi, come voi non siete più niente per me".
"Sei mia figlia e io sono tua madre.. questo non cambierà mai, che tu lo voglia o no!" neanche in una situazione del genere mia madre sapeva solo darmi ordini. Voleva che tutto andasse come voleva lei. Non questa volta però.
"Sì, forse non potrò mai cambiare il fatto che tu sia mia madre, ma posso sempre fare come ho fatto con papà.. farti restare lontana da me, dalla mia vita, dalle mie decisioni... Mi hai tradita e pretendi pure che io ti dia ascolto, ma io non voglio più sottostare alle tue regole.Per me tu sei morta!" e dopo l'ultima frase, vidi il volto di mia madre cambiare in dolore. Per un instante mi sentii in colpa, ma che scomparì subito quando mi ricordai quello che mi aveva fatto.
"Non parlare così a tua madre, Summer!" mi rimproverò Dylan, come se potesse dirmi ancora qualcosa.
"E tu, caro mio Dylan, puoi anche andare a farti fottere, perché per quel che mi importa, potresti anche venir investito da una macchina che io non piangerei sulla tua tomba" le parole erano fredde, senza alcun sentimento, era come se ad un tratto fossi diventa di ghiaccio. Poi rammentai il mio discorso con Brian e mi resi conto che aveva ragione: preferivo mostrarmi forte, determinata e, quando era necessario -come in quel caso-, a mostrarmi fredda, invece che mostrare come stavo veramente... e se lo avesse fatto in quel momento, se avessi tirato fuori quello che avevo dentro, sarei crollata e non so quando sarei riuscita a rialzarmi, quando quella fitta al petto sarebbe scomparsa, quando le lacrime avrebbero cessato di scendere, quando avrei smesso di tremare, di singhiozzare, quando avrei ripreso a mangiare, quando sarei riuscita a dormire di nuovo, a chiudere gli occhi e non sentire le parole di Katy rimbombare nelle orecchie... quando sarei ritornata quella di prima, la solita Summer.... ma di una cosa ero consapevole... sapevo che quello che avrei fatto dopo, mi avrebbe condannata -si fa per dire- a vita.
Mi avvicinai a mia madre e le tirai uno schiaffo, che stava a rappresentare tutto il dolore che avevo sopportato per tutti quegli anni. 
"Adesso che non ci sono più io di mezzo, potete benissimo tornare dentro e incularvi a vicenda... Io di voi due non ne voglio sapere più niente, mi lavo le mani" detto quello, mi girai per tornare in macchina, dove mi aspettava Katherine -che non aveva bocca da quando tutto quel casino era iniziato-, ma mi ricordai di una cosa e, rivolgendo le spalle a Sarah "Aspetto Louis con i bimbi mercoledì, da Justin" dissi entrando in auto senza degnarle di uno sguardo.
"Summer Anne Jones, non ti permetto di tornare da questo depravato!" urlò mia madre, riferendosi a Justin. Era ripartita. Non sapeva star zitta e lasciar che le cose andassero come sarebbero dovute andare. Lei doveva sempre aver l'ultima parola. "Non sai niente di lui: chi sia, che lavoro faccia.. nemmeno il suo passato".
"Adesso si giudica una persona per il proprio passato, eh mamma?!" chiesi scendendo della macchina e dirigendomi di fronte a lei "Perché se dobbiamo vederla così, ci sarebbero tante cose sul tuo, che non ti farebbero più passare come una madre premurosa che fingi di essere"parole crudele ma che andavano dette, pensai.
"Sì, ho commesso tanti errori, ma non sono mai stati accusata di omicidio" capii che mia madre aveva scelto bene le parole per darmi il colpo di grazia. Non le importava se le dicevo quelle brutte cose, l'importava soltanto di vincere, di dover sempre aver ragione. Voleva che io tornassi indietro e che le chiedessi scusa, che ritirassi tutto quello che avevo detto e fatto.. voleva averla vinta anche quella volta.. ma non sarebbe successo, nonostante quella notizia mi aveva lasciato senza parole. Senza pensare, mi girai verso Justin che era sbiancato, aveva chiuso le mani a pugno finché le nocche non diventarono bianche,  le spalle erano rigide così come tutto il corpo, e avevo lo sguardo davanti a sé, perso. Sul volto di Sarah, invece, vi era comparso quel sorrisino vittorioso che io avevo sempre odiato. "Sai quanti fascicoli ci sono su di lui, Summer? Quanti casi sono stati aperti e lui il sospettato numero uno?" proseguì mia madre. La testa cominciava a girarmi per tutte quelle domande, ma sopratutto per quel discorso assurdo. "Se è stato accusato svariate volte per omicidio, come mai non è dentro ora?" domandai. Conoscevo abbastanza bene mia mamma per sapere che lei diceva solo quello che le faceva comodo, distoglieva tutto dal contesto solo per far passare gli altri per quello che non erano... "Perché tutte le accuse sono cadute, dopo un po'" rispose, sempre con quel aria da superiore che le avevo visto addosso per tutti quei anni. "Se sono cadute vuol dire che non è uno assassino, madre" disse con disgusto l'ultima parola, ma lei comunque non demordeva e continuava con quel discorso palese. "Le persone possono essere comprate, ingenua Summer. Secondo te perché nessun politico, o gente famosa, non sono finiti dietro le sbarre? Con i soldi, cara mia, puoi comprare tutto" e giuro, su quello che ho di più caro, che l'avrei presa a pugni, soltanto per toglierle quel sorrisetto maligno e di vittoria che aveva sulla faccia, così decisi di passare ad un dialogo più formale, dato l'argomento che stavamo affrontando, e di far finta che, quello che mi aveva appena detto, non mi aveva scombussolata. "Mia amata madre, del passato del qui presente signor Bieber, non provo alcun interesse. Ti posso assicurare che, con me e la sua famiglia almeno, si comporta in modo impeccabile e che lui ha fatto molto di più di quello che tu hai fatto per me in questi miei 23 anni. Ha addirittura rischiato la vita per salvarmi e, sicuramente, se lui non avesse avuto questo 'disastroso' passato, probabilmente ora staresti piangendo sulla mia lapideero partita così bene, lo so..ma il dolore e la tristezza avevano preso il sopravento e non riuscii a nasconderlo nella voce.
La vidi diventare più pallida di com'era di solito "Piangere sulla tua lapide? Rischiato la vita per salvare la tua? Gesù Cristo, di cosa stai parlando?"
"Ti prego, non fare finta che ti interessa... In tutti quest'anni hai sempre voluto che fossi la figlia perfetta e ti importava solo di mostrarmi in bella mostra ai tuoi amici... Quando  mandasti via papà, non ti sei minimamente interessata di come mi sentissi io, quando nonna mi tirava gli schiaffi ogni volta che sbagliavo qualcosa, non ti sei mai preoccupata di chiedermi se stavo bene o di farla smettere... non ti sei presa cura di me come dovrebbe fare una madre. Non mi hai mai presa fra le tue braccia e cullata. Non mi hai mia detto che eri orgogliosa, fiera, di me. Non ti è mai importato, allora, perché vorresti iniziare d'adesso?" domandai anche se non mi aspettavo una vera risposta da parte sua, ma mi sbagliavo.
"Perché sono tua madre! Perché ho sbagliato in tutti quest'anni e me ne rendo conto solo ora. Sarei dovuta starti vicina quando ne avevi bisogno e non dovevo mostrarti agli altri come se fossi un trofeo.. Ho commesso tanti errori in questa vita, a cominciare da tuo padre. Non avrei dovuto mandarlo via nonostante mi avesse tradita, perché tu avevi bisogno di lui, come ne avevo io... e mi dispiace averti nascosto che avevi un fratello, ma il dolore era troppo grande da sopportare.. sapevo che avresti preferito lui a me e, sicuramente, anche a tuo padre... So che non ci sono scuse per quello che è successo tra me e Dylan ma ti chiedo, anzi, ti supplico di darmi.. di darci una seconda possibilitàsapevo che stava parlando con il cuore, ma anch'io, a mia volta, sapevo che non potevo cedere. Il mio cuore era stato troppe volte ferito, strappato, tagliato, fatto a mille pezzi, che ormai i cerotti che ci avevo messo sopra facevano fatica a stare attaccati e non credo che, se si rompesse di nuovo,  ci sarebbero stati altri cerotti per rimetterlo apposto. Dopo tutto il suo discorso capii tante cose, e ebbi risposte a domande che mi tormentavano da tempo... e, addirittura il dolore che provavo all'inizio, era leggermente alleggerito.
"Ne hai avuto di change in quest'anni, ma le hai sempre buttate via e ormai è troppo tardi per diventare una madre perfetta dopo tutto il dolore che mi hai fatto provare... Hai ancora due figli da crescere, non fare con loro come fai fatto con me. E tu Dylan... sì, le seconde possibilità esistono, ma vanno guadagnate e non penso proprio che possa esistere un 'noi' in futuro... Non ero più sicura di cosa provavo per te da un po' e il fatto che tu mi abbia tradita con mia madre, è stata la ciliegina sulla torta... Guardandoti adesso, vedo solamente un uomo che un tempo mi ha fatto battere forte il cuore, ma non mi ha mai fatto mancare il respiro.. Mi dispiace" ed ero veramente dispiaciuta. In 4 anni non avevo capito che quello che c'era tra me e lui era semplicemente attrazione fisica, o almeno da parte mia.
"E Justin ce la fa?" mi chiese Dylan, con gli occhi lucidi. Lo guardai confusa. "Intendo, a farti mancare il respiro?" si spiegò meglio, ma io continuavo a non capire "Si vede che c'è qualcosa fra di voi, Summer" proseguì. 
"Cos.. ??" non feci in tempo a finire che lui mi interruppe. 
"Non ripigliarmi la scusa del 'Siamo solo amici', perché si vede che non è vero... Solo il fatto che lui sia venuto fin qua quando ha scoperto quello che ti ho fatto è una dimostrazione. Forse ora, effettivamente, fra voi due non c'è niente ma non sarà sempre così... Sei scesa della macchina quando Sarah ha cominciato a parlare male di lui, l'hai difeso nonostante stessi parlando con tua madre... In quel momento mi è sembrato di esser stato catapultato dentro ad una di quelle serie TV dove gli adolescenti si ribellano ai genitori perché loro non accettano il fidanzato della figlia, ed è questa l'unica differenza che ho trovato: voi non siete fidanzati, ma per il resto, non c'ho nulla da ridire..... Vedervi lanciare sguardi di nascosto, difendervi l'un l'altra, vi fa sembrare ragazzini. Forse è vero quello che mi diceva mia nonna: quando ci si innamora è come se si tornasse ragazzini". E dette quelle parole, mi venni vicino e mi abbracciò sussurrando un "Stammi bene" per poi staccarsi. Capii che era ora di tornare a casa. 
Salutai con la mano mia madre. Lanciai uno sguardo a Justin e gli sorrisi.Venni ricambiata. Salimmo entrambi nelle rispettive macchine. Lui partì subito mentre io aspettai ancora qualche secondo.
Guardai un'ultima volta Dylan e gli sorrisi a labbra chiuse.
"E adesso?" mi chiese Katherine.
"E adesso ogni uno per la propria strada. Come si dice: quando si chiude una porta si apre un portone" risposi mettendo in moto. Un saluto con le mani veloci e partii. Dallo specchietto, riuscii comunque vedere mia madre che salutava Dylan con un bacio sulla guancia per poi salire sulla macchina con lo sguardo deluso, e vidi lui, con lo stesso sguardo guardare verso la mia direzione per poi entrare in casa... Quella fu la penultima volta che lo vidi. L'ultima? Quando mi trovavo sul lettino d'ospedale e lui che mi confessava che non aveva mai smesso di amarmi e che mi portava ancora nel suo cuore... Mi ricordò di tutte le cazzate che avevamo fatto insieme e anche quel giorno che tutto ebbe fine... sarei dovuta andare in ospedale per il taglio causato dallo sparo - mi resi conto che bruciava solo a metà strada, mentre guidavo- invece andai a casa, dove mi attendeva Justin che, dopo avermi abbracciata, mi curò la ferita e fu proprio in quel momento che capii che quella giornata non rappresentava soltanto la fine di una relazione, ma anche l'inizio ad un qualcosa di meraviglioso...  Quando rividi Dyaln Verone erano passati 5 anni.



*Inizialmente la migliore amica di Summer si chiamava Ashely, ma ho notato che si chiama così già anche l'ex di Justin, perciò ho deciso di cambiarlo in Katherine come avevo in mente all'inizio che pubblicassi la storia.



HEY!!!! SONO QUA!! 

Okay, lo so: faccio schifo!
Chiedo immensamente scusa per questo tremendo ritardo. Saranno passati quanti? 3 mesi? Oddio, non li voglio neanche contare.
Però ho delle scuse plausibile... Allora all'inizio avevo la scuola e, trovandomi alla fine dell'anno, dovevo studiare tanto per tirare su tutte le materie che avevo giù, cioè ben 5..  adesso non ho nessun debito ;D poi, finita la scuola, era cominciato il grest e, facendo l'animatrice, tornavo a casa tardi ed ero stanca morta.. quei bimbi mi faceva impazzire... Adesso però è finito e mi sono dedicata totalmente a scrivere il capitolo e credetemi che è stato come partorire.. Probabilmente fa schifo, ma almeno sono riuscita a scriverlo e postarlo....
Prima che mi dimentichi... oggi è il 24 luglio 2014! Esattamente 1 anno fa pubblicai il prologo e vorrei ringraziare tutte quelle che, durante quest'anno, hanno messo la storia fra le preferite, seguite, ricordate, quelle che leggono e basta, e quelle che commentano. Grazie di tutto, sul serio! Vi amo tutte!
Vi lascio il mio ask, se avete domande chiedete pure: ask.fm/NathaliaCristenson Ciaooo, alla prossima :3
  
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