E se…?
(…) «E poi c’è questa»
Harry mostrò la Bacchetta di Sambuco, e
Ron e Hermione la contemplarono con una venerazione che a Harry, pur confuso e
sfinito, non piacque affatto.
«Non la voglio» disse.
«Cosa?» esclamò Ron «Sei pazzo?»
«Lo so che è potente» continuò Harry
stancamente. «Ma mi trovavo meglio con la mia. Quindi…»
Frugò nella saccoccia che portava appesa
al collo e ne estrasse le due metà di agrifoglio ancora attaccate soltanto per
un sottilissimo filo di piuma di fenice. Hermione aveva detto che non poteva
essere riparata, che il danno era troppo grave. Lui sapeva solo che se non
funzionava questo, non avrebbe funzionato nient’altro.
Posò la bacchetta spezzata sulla scrivania del Preside, la toccò appena
con la punta della Bacchetta di Sambuco e mormorò :«Reparo».
La sua bacchetta si saldò e dalla punta
scaturirono scintille rosse. Harry capì che ce l’aveva fatta. Prese la
bacchetta di agrifoglio e di fenice e sentì un improvviso calore alle dita,
come se mano e bacchetta esultassero per essersi ritrovate.
«Rimetterò la Bacchetta di Sambuco»
annunciò a Silente, che lo guardava con enorme affetto e ammirazione, «dov’era.
Può restarci. Se morirò di morte naturale come Ignotus, il suo potere sarà
infranto, vero? L’ultimo padrone non sarà mai stato sconfitto. E sarà la fine
della storia».
«Silente annuì. Si scambiarono un
sorriso.
«Ne sei sicuro?» chiese Ron. C’era una
debolissima eco di desiderio nella sua voce mentre guardava la Bacchetta di
Sambuco.
«Io sono d’accordo con Harry» sussurrò
Hermione.
«Quella bacchetta procura più guai di
quanto vale» concluse Harry. Poi voltò le spalle ai dipinti. Pensava solo al
letto a baldacchino che lo aspettava nella Torre di Grifondoro: chissà se
Kreacher gli avrebbe portato un panino lassù. «E sinceramente» aggiunse, «ho
passato abbastanza guai per una vita intera».
Si
girò, ma di fronte a lui non vide la porta dell’ufficio di Silente ma una
parete bianca. Di colpo ebbe l’impressione di trovarsi sdraiato. Si guardò
intorno… era in una stanza di ospedale.
«Ma
cosa…». Per un attimo valutò l’opzione di trovarsi al San Mungo ma perché? Di colpo si aprì una porta
sulla sua destra ad Harry si girò.
«Signor
Potter?» a parlare era stata una donnina dall’aria gentile.
«Si…?»
disse Harry incerto
«C’è
una visita per lei!» rispose lei facendo entrare le uniche persone che Harry
non si sarebbe mai aspettato…
«Mamma…
Papà…»
«Ciao
Harry!» disse Lily
«Mamma!»
Harry saltò giù dal letto e solo allora si accorse di essere attaccato a una
flebo.
«Ma
che cosa? Voi non… voi siete…» disse Harry. Non riusciva a crederci; che cosa
stava succedendo?
«Dovresti
rimetterti a letto» disse James sospingendolo verso il letto.
«Ma
che è successo? Che fine hanno fatto Ron e Hermione? Dov’è il quadro di
Silente? che ci faccio qui?». James e Lily si guardarono.
«Ron
e Hermione passeranno nel pomeriggio, è tutto a posto…» disse Lily.
«Ma
cosa è successo?». James guardò Lily che lo incitò a parlare.
«Ecco…
tu non ricordi dell’incidente, vero?»
«Quale?».
La signora Potter pescò uno specchietto da dentro la borsa e lo diede al figlio
che si specchiò.
«L’incidente
dove ti sei fatto quella cicatrice» disse dolcemente il padre. Harry guardò il
proprio riflesso; c’era una piccola cicatrice obliqua sulla sua fronte, per
niente simile ad una saetta.
«Ma
cosa…?»
«Ora
ti spiego» disse James mentre sua madre sorrideva dolcemente al figlio ancora
molto scosso.