24/07/2014
5 recensioniCoffeepot
Gwen ebbe l'istinto di scoppiare a ridere sentendo il testo dell'ultima canzone scritta dall'amico.
-Che ne pensi?- Chiese Trent sperando che le fosse piaciuta; la ragazza non lo poteva sapere, anche se probabilmente lo sospetteva, ma lei era stata la sua musa. Aveva scritto ogni singola parola pensando a lei e a quello che avrebbe voluto fosse il loro rapporto.
-Beh... E' carina.- Disse con un sorriso un po' troppo forzato, che fece intuire all'altro quanto non fosse convinta dell'affermazione.
-Cosa non ti piace?
-Il testo è... un po' strano. Insomma paragonare l'amore al caffè caldo è una caffettiera non è che abbia molto senso- Gwen si aspettò di vedere un'espressione delusa sul viso del ragazzo, magari ferito da quella critica, ma lui, inspiegabilmente, le sorrise. Sapeva che la ragazza lo riteneva strano e si aspettava una domanda simile.
-Per me sì, invece. Vedi, fare il caffè è solo un gesto semplice e naturale e, per me, l'amore è fatto di piccole azioni semplici naturali e sacrifici. La frase è "se ti piace il caffè caldo, lascia che sia la tua caffettiera" ed è anche un piccolo sacrificio.
-Non ti seguo.
Il ragazzo sorrise e poi continuò a spiegare la sua idea: - Se fossi la tua caffettiera, scalderei sempre il tuo caffè. Il caffè caldo è il migliore e tu meriti solo il meglio, non potrei mai permettere che tu abbia qualcosa di seconda scelta. Meriti i miei sacrifici, il mio tempo e tutta la mia vita perché ti amo.
Se prima quella le era sembrata una frase prima di senso, inserita solo per allungare di qualche secondo la canzone, ora sembrava qualcosa di perfetto. Non era sdolcinata e mielensa, eppure aveva un significato più profondo e romantico di tutte quelle frasi fatte trite e ritrite che si dicevano tutte le coppiette del mondo.
- Mi sento quasi stupida ad avertelo chiesto. - Confessò la ragazza - Detto da te sembra così immediato come pensiero che avrei dovuto capire il suo significato da sola. Trent ripose la chitarra che ancora teneva in mano nella custodia, poggiò quest'ultima accanto alla panchina sulla quale i due erano seduti e guardò Gwen negli occhi per poi riprendere a parlare.
- Però sarebbe stato peggio se non avessi capito quello che volevo dire con quella frase e non me lo avessi chiesto.
- Perché?
- Sarebbe sembrato davvero strano se ti avessi detto che volevo essere la tua caffettiera.
-Che ne pensi?- Chiese Trent sperando che le fosse piaciuta; la ragazza non lo poteva sapere, anche se probabilmente lo sospetteva, ma lei era stata la sua musa. Aveva scritto ogni singola parola pensando a lei e a quello che avrebbe voluto fosse il loro rapporto.
-Beh... E' carina.- Disse con un sorriso un po' troppo forzato, che fece intuire all'altro quanto non fosse convinta dell'affermazione.
-Cosa non ti piace?
-Il testo è... un po' strano. Insomma paragonare l'amore al caffè caldo è una caffettiera non è che abbia molto senso- Gwen si aspettò di vedere un'espressione delusa sul viso del ragazzo, magari ferito da quella critica, ma lui, inspiegabilmente, le sorrise. Sapeva che la ragazza lo riteneva strano e si aspettava una domanda simile.
-Per me sì, invece. Vedi, fare il caffè è solo un gesto semplice e naturale e, per me, l'amore è fatto di piccole azioni semplici naturali e sacrifici. La frase è "se ti piace il caffè caldo, lascia che sia la tua caffettiera" ed è anche un piccolo sacrificio.
-Non ti seguo.
Il ragazzo sorrise e poi continuò a spiegare la sua idea: - Se fossi la tua caffettiera, scalderei sempre il tuo caffè. Il caffè caldo è il migliore e tu meriti solo il meglio, non potrei mai permettere che tu abbia qualcosa di seconda scelta. Meriti i miei sacrifici, il mio tempo e tutta la mia vita perché ti amo.
Se prima quella le era sembrata una frase prima di senso, inserita solo per allungare di qualche secondo la canzone, ora sembrava qualcosa di perfetto. Non era sdolcinata e mielensa, eppure aveva un significato più profondo e romantico di tutte quelle frasi fatte trite e ritrite che si dicevano tutte le coppiette del mondo.
- Mi sento quasi stupida ad avertelo chiesto. - Confessò la ragazza - Detto da te sembra così immediato come pensiero che avrei dovuto capire il suo significato da sola. Trent ripose la chitarra che ancora teneva in mano nella custodia, poggiò quest'ultima accanto alla panchina sulla quale i due erano seduti e guardò Gwen negli occhi per poi riprendere a parlare.
- Però sarebbe stato peggio se non avessi capito quello che volevo dire con quella frase e non me lo avessi chiesto.
- Perché?
- Sarebbe sembrato davvero strano se ti avessi detto che volevo essere la tua caffettiera.
Ehm... Salve fandom di A tutto reality (?)
Questa è la mia prima storia in questa sezione, anche se bazzico qui da più o meno un mese.
Probabilmente non è un granché, ma facendo sentire "I wanna be yours" degli Arctic Monkeys, ad un mio amico
da cui è tratta la frase "if you like coffe hot let me be your coffepot" che lui trovava insensata mentre la mia opinione credo che l'abbiate capita leggendo, mi è venuta in mente questa specie di scenetta tra Trent e Gwen e appena sono tornata a casa ho scritto questa e mi è venuta voglia di pubblicarla, visto che non caricavo su efp da mesi.
Spero che vi sia piaciuta e che mi lascerete un parere, se trovate errori perfvore avvisatemi ( l'ho riletta solo due volte)
Alla prossima storia