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Autore: wilderthanthewind    24/07/2014    0 recensioni
| Raccolta di fanfiction ispirate ad ogni canzone dell'album dei 5 Seconds Of Summer. |
Un cuore rosso sangue, trafitto da una freccia d'oro. Il cuore di un ragazzo giovane, energico e ancora pieno d'amore e di speranza, sul quale, in caratteri maestosi ed eleganti, era inciso il nome della fanciulla: Courtney. Una freccia di parvenza angelica nel suo luccichio, ma talmente acuminata da causare ferite letali.
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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She looks so perfect.
 


La leggera brezza muoveva i suoi capelli, che a volte quasi ricordavano un campo di grano al dondolio del vento, risplendendo di un magnifico dorato ai raggi del sole, altre volte sfumavano verso tonalità più scure, rendendo la sua chioma incantevole.

Luke Hemmings sedeva scomposto su una panchina della stazione, raggomitolato, per quanto la strana posizione cui si era ritrovato a contemplare il luogo glielo concedesse: si stringeva un ginocchio al petto, tenendo l'altro comodamente piegato.

Con le iridi di zaffiro fisse sui binari, pareva scrutare ogni singolo ciottolo riempire le traverse delle rotaie; in realtà il suo sguardo era perso nel vuoto, così come i suoi pensieri, che rimbombavano nella sua mente sovrapponendosi e componendo riflessioni poco importanti.

Restava immobile, le labbra involontariamente schiuse, con cui giocava talvolta con i denti.

Improvvisamente sentì qualcuno sedersi al suo fianco: cercò di trattenere un sussulto, nonostante gli fu impossibile celare lo spavento. Si voltò lentamente, rivolgendo lo sguardo alla figura che aveva flebilmente rotto la quiete: una fanciulla dalla lunga chioma del color del cioccolato, liscia e lucente, lucente almeno quanto i suoi grandi occhi dello stesso colore.

Sulla gote della ragazza si scavò una piccola fossetta, nel momento in cui accennò un sorriso.

 

Luke Hemmings sedeva scomposto su uno sgabello nel suo salotto, una gamba penzolante e l'altra piegata sul soffice rivestimento. Osservava con cura il planisfero cui si era posto davanti, inclinando ogni tanto la testa e tenendosi il piede senza neppure accorgersene. Lo fissava con attenzione, accigliandosi e talvolta ritrovandosi con la lingua a giocherellare con il piercing al lato del labbro inferiore.

Notò improvvisamente con la coda dell'occhio qualcuno far capolino dal ciglio della porta; la figura attirò la sua attenzione ed egli distolse lo sguardo dall'enorme planisfero, spostandolo su di lei.

Quella chioma così familiare, quella fossetta che tanto amava e il sorriso splendido esattamente come il primo giorno, alla luce dei raggi di sole che illuminavano la stazione.

Si morse inconsapevolmente il labbro e sollevò un angolo della bocca in un dolce sorriso. Era un vero e proprio vizio: la ragazza gli aveva più e più volte fatto notare che le sue labbra imploravano pietà, ma puntualmente lo sorprendeva a torturarsele, e lei puntualmente gli sorrideva teneramente, rendendosi conto che per quanto potesse ripetergli di smetterla, le sue parole sarebbero sempre risultate vane. Dopotutto di lui amava anche quel vizio che probabilmente nessuno aveva mai notato.

La ragazza avanzò di un passo mostrandosi interamente: indossava solamente un paio di slip rossi e una larga maglietta bianca a mezze maniche, sulla quale s'imponeva la scritta in nero American Apparel.

Rimase immobile a guardarlo per alcuni istanti, poi si avvicinò a lui, con il passo felpato dei piedi scalzi sulla moquette, gli passò dietro afferrando un altro sgabello e si posizionò alla sua destra, per scrutare il planisfero al suo fianco, senza conoscerne in realtà in motivo.

Ad un tratto Luke, rimanendo concentrato sulla cartina, lasciò delle parole uscire distrattamente dalle labbra rosee:

«Che ci fai con la mia maglia addosso?»

Non poté fare a meno di lasciarsi sfuggire un sorriso divertito, che subito contagiò la fanciulla dai capelli del color del cioccolato, la quale ridacchiò al suo tono severo ma per niente convincente: Luke Hemmings non si poteva dire un tipo autoritario.

«Mi piace», sussurrò dolcemente.

«Ti piace?», si voltò verso di lei con un'espressione sorpresa sul viso e alzò un sopracciglio. «Quella cosa che non lavo da sette mesi e tredici giorni?», proseguì.

La ragazza si coprì la bocca con la mano e mimò un conato di vomito, con fare teatrale, per poi scoppiare a ridere.

«Sì, mi ha attirata il suo fresco profumo di fiori», cercò di replicare tra le risate.

«Ah sì?», il ragazzo balzò giù dallo sgabello e si piazzò di fronte a lei, per poi fiondarsi sulla sua guancia e baciargliela ripetutamente, lasciando ogni tanto, tra le risate, oltre ai baci, qualche parola:

«Giusto, fiori! Ah, che profumo inebriante! Soprattutto quando i cani ci fanno pipì sopra!»

La fanciulla lo spinse piano, coprendosi il viso con la mano per nascondere il rossore delle gote dovuto alle risate.

«Bleah!», gridò, cercando invano di spegnere le risate in un respiro profondo. Il tentativo andò in fumo soprattutto quando Luke si avvicinò nuovamente a lei e le cinse i fianchi.

«Vai via, sei disgustoso!»

Il biondo posizionò il proprio viso a pochi centimetri di distanza dal suo, e sussurrò sulle sue labbra:

«Io non sono disgustoso, i cani lo sono»

«Effettivamente hai ragione»

«Guarda che schifo, c'è pure la tua macchia di rossetto sopra. Tuttavia devo ammettere che è un capolavoro» annuì lui, fingendosi un pensieroso critico d'arte. «Tutto ciò che ti riguarda lo è, persino una macchia di rossetto. Sei perfetta»

La ragazza non riuscì a trattenersi dal posare le labbra sorridenti sulle sue e premerle dolcemente, mentre scorreva le dita sul suo braccio, accarezzandoglielo delicatamente e sfiorandogli il tatuaggio all'altezza della spalla: la raffigurazione di un cuore rosso sangue, trafitto da una freccia d'oro. Il cuore di un ragazzo giovane, energico e ancora pieno d'amore e di speranza, sul quale, in caratteri maestosi ed eleganti, era inciso il nome della fanciulla: Courtney. Una freccia di parvenza angelica nel suo luccichio, ma talmente acuminata da causare ferite letali.

Entrambi chiusero gli occhi, lasciandosi travolgere dal sapore delle loro labbra e, quando li riaprirono dopo essersi allontanati di pochi millimetri, si ritrovarono a guardarsi negli occhi.

Lei, nelle sue iridi di zaffiro.

Lui, nei suoi grandi occhi di cioccolato.

Courtney spostò lo sguardo sul tatuaggio sul quale le proprie dita si erano soffermate oramai da alcuni minuti, osservandolo per l'ennesima volta. Ne studiava come sempre ciascun singolo dettaglio e traeva delle proprie riflessioni. Sarebbe legittimo chiedersi come mai lo guardasse ogni volta come se non lo avesse mai visto prima e non conoscesse la persona che lo mostrava con orgoglio, dal momento in cui si trattava dell'incisione del proprio nome sulla spalla del proprio ragazzo; in realtà amava giungere a delle conclusioni personali che approfondissero le brevi spiegazioni del biondo che fin dal primo istante non si era mai dimostrato molto loquace.

Si poteva dire un'altra delle caratteristiche di Luke da cui la fanciulla era infinitamente attratta: n'era sempre stata interessata e non lo aveva mai nascosto. Necessitò di molto tempo e pazienza per imparare a comprenderlo, lasciando che le sue parole trasparissero dagli occhi, piuttosto che dalla bocca; per imparare a sentire ciò che sentiva lui, imparare ad amarlo.

Nel corso del tempo non se n'era mai pentita un secondo. Aveva sempre saputo dentro di sé che sarebbe stata la cosa più giusta da fare; al momento, guardandosi alle spalle e ripercorrendo ogni passo della propria vita, si rese conto di aver intrapreso la via migliore.

La ragazza alzò lo sguardo al planisfero e poi su di lui.

«Come mai fissavi il planisfero?»

«Fantasticavo»

Inclinò leggermente il capo, guardandolo interrogativa.

«Guarda», aggiunse Luke, voltandosi verso la cartina. «Il mondo è così grande. Quanti posti nasconde, quante culture potremmo scoprire, quante persone potremmo conoscere, quante cose potremmo imparare», si avvicinò ad essa, mentre Courtney osservava attentamente i suoi movimenti.

«Scoprire, conoscere, imparare... viaggiare. Ecco, vedi, fare tutto questo con te... sarebbe la cosa più bella in assoluto»

La fanciulla si portò una mano sulla guancia, accorgendosi del rossore di cui s'era tinto il proprio viso. Scese lentamente dallo sgabello e si avvicinò al ragazzo, afferrandogli le mani e stringendogliele.

«Luke...»

Il biondo sorrise teneramente alla sua reazione.

«Quanto vorrei...», aggiunse lei in un mormorio.

«Facciamolo»

«Ma...»

«Partiamo», interruppe Luke, gli occhi lucidi di speranza fissi sui suoi. «Prendiamo le nostre cose e molliamo tutto e tutti, come se al mondo esistessimo solo noi due. Siamo giovani, viviamo»

«Siamo troppo giovani per vivere»

«Cosa intendi?» il suo volto si era contratto in un'espressione affranta.

«Il mondo è così grande, già... e noi siamo così piccoli» la fanciulla abbassò lo sguardo mesto, focalizzando l'attenzione sulle mani del ragazzo. «Io ho diciott'anni, e tu diciannove. Siamo poco più che adolescenti. Temo che non siamo maturi abbastanza per affrontare un simile viaggio»

Alle sue parole Luke si morse nuovamente il labbro; prima che potesse rendersene conto, già sentiva un lieve dolore. Si prese qualche minuto per riflettere per poi esordire, dapprima schiudendo per alcuni istanti le labbra, poi parlando lentamente in modo da raccogliere le ultime idee.

«Court, ci siamo impegnati così tanto per arrivare fin qui! Stai tranquilla; per il resto del mondo siamo troppo giovani, ma noi abbiamo avuto la forza di amarci malgrado le difficoltà che, anzi, abbiamo affrontato insieme. Guardati intorno piccola, questa casa è tutta nostra, l'abbiamo ottenuta noi, da soli. Possiamo abbattere il mondo insieme! Abbiamo lavorato così tanto, non possiamo arrenderci adesso. Andrà tutto bene finché resteremo vicini, e saremo felici»

Sul viso della ragazza si stampò un dolce sorriso.

«Oddio Luke, io non... non saprei...»

«Mmh, ascoltami. Se mi presentassi con un biglietto aereo e un anello col tuo nome sopra, fuggiresti con me?»

Courtney ridacchiò.

«Ma cosa dici, Hemmings?!»

«Non mi hai risposto»

«Beh, se la metti così...»

Luke Hemmings capì con un solo sguardo: estrasse dalla tasca due biglietti e glieli porse con cautela. Lei li afferrò con lentezza, incredula alla vista, osservandoli accuratamente. Destinazione New York.

«Io...»

Il biondo ignorò il suo mormorio, e s'inginocchiò impacciato davanti a lei.

Tremava, e neppure mentre tirava fuori un piccolo oggetto riusciva a fare a meno di viziarsi mordicchiandosi il labbro.

Courtney lo guardava lievemente accigliata: non riusciva a capire cosa avesse intenzione di fare né a formulare alcun pensiero di senso compiuto. Strinse maggiormente i biglietti tra le mani, come se stessero per svanire nel nulla.

Il ragazzo aprì lentamente il piccolo oggetto: una custodia rivestita di velluto blu notte, contenente un anello inserito perfettamente in un fodero color avorio. Sul prezioso gioiello d'oro bianco, sottile ed elegante, era incastonato un piccolo diamante, che scintillò di mille colori negli occhi di cioccolato della fanciulla, lucidi e pieni di gioia, nel momento in cui il giovane glielo mostrò. Nella parte interna era inciso, in modo ben visibile, “Courtney e Lucas”.

Delle lacrime scivolavano sul viso di Courtney, fermandosi sul suo incantevole sorriso a trentadue denti, che sfoggiava più fiera che mai in tutto il suo splendore.

«Ehm... Court, v-vuoi fuggire con me, adesso?»

La ragazza si gettò tra le sue braccia e lo strinse a sé più di quanto non avesse mai fatto.

«Per tutta la vita»
 

_________________________________________________________

» Don't stop

  
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