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Autore: Aman    25/07/2014    3 recensioni
Forse Mithrandir e Galadriel si incontrarono nella Prima Era, forse si parlarono, forse di baciarono.
E forse, ora, la vita dello Stregone Grigio dipende solo da questo sottilissimo legame.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Galadriel, Gandalf
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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A Valimar si teneva quella sera una festa alla reggia di Finwe, ed erano stati invitati i venerabili cinque Istari, i Maghi di Ea.
E fu allora che gli occhi di Mithrandir incrociarono quelli di Galadriel.
Lui aveva mille anni e lei solo ottantotto, ma, agli occhi degli Uomini, essi apparivano come un ragazzo di quattrodici anni vestito di grigio, lo stesso colore degli occhi espressivi, i capelli castano chiaro; e una fanciulla di dodici anni, vestita con un abito bianco molto semplice, il viso incorniciato da lunghissime treccie bionde, e adornato da due splendidi occhi celesti e un diadema elfico un po' precoce sulla fronte.
-S-salve- disse Mithrandir, ammirato.
-Voi due siete gli Istari, giusto?- la ragazzina indicò lui e Radagast, un giovanotto di milleseicento anni, vale a dire circa vent'anni agli occhi degli Uomini, dai capelli ricci, un cappello di pelo trasandato e una casacca di saio, che gli conferivano un'aria bizzarra, come il suo modo di essere.
-Ehm... sì- rispse Mithrandir, tendendo in avanti la verga di melo -In effetti siamo proprio Istari-
-E dove sono gli altri? Se non sbaglio vi abbiamo invitati tutti e cinque-
-I due stregoni blu sono a quel tavolo laggiù- Radagast indicò col dito calloso e le unghie sudice di terra una piccola mensa, a cui erano seduti due uomini molto anziani, dalle barbe chilometriche, intabarrati in pesanti pastrani azzurri, che parlavano fra loro una lingua completamente sconosciuta.
Mithrandir fece una smorfia, legata ad un sospiro -E il nostro capo, Curunir è laggiù, sul Palco Reale a pavoneggiarsi con gli ospiti Elfi-
-Non sembra piacerti molto- mormorò Galadriel.
Mithrandir avvampò di colpo.
Quegli occhi, quegli stupendi occhi stavano fissando proprio lui, cercò di guardare da un'altra parte.
-In... in effetti è un gran arrogante, uno spaccone, un egocentrico, vuole sempre essere elogiato da tutti. Ora, non dico che non sia abile e saggio, sia ben chiaro, solo che si è scelto un soprannome, a mio parere, troppo aggressivo, Saruman. E' agghiacciante, n-non trovi anche tu?-
-Se tu sai che è arrogante, perchè ti stupisci che si sia scelto un soprannome così aggressivo?- la logica della fanciulla non faceva una piega ora come ora, ma forse in futuro... -Vieni con me. C'è uno spettacolo che voi Istari non potrete vedere in nessun altro luogo al mondo- lo prese per il braccio e lo portò sulla terrazza più alta del palazzo dorato di Finwe.
Lì c'era pa più bella notte stellata in assoluto, ogni costellazione si intersecava con le altre attorno alla Luna, formanod una cupola di luce che illuminava ad Est, nei territori dei Valar e dei Maia, ad Ovest,  nei territori del Beleriard e degli Ainur, ed infine, nascosta a Sud, una terra selvaggia e molesta, un gioiello grezzamente ricoperto di fuliggine, era impossibile non riconoscerla , era...
-...la Terra di Mezzo- sospirò Mithrandir, sognante -E' lì che voglio andare un giorno, a lottare contro Melkor e il suo servitore, Sauron, per riportare la libertà ad Ea-
-Davvero?- sorrise Galadriel -E che nome vorresti avere fra la sirpe degli Uomini?-
-Ne stavo discutendo con Radagast giorni fa, abbiamo deciso qualcosa come "Ganahalf",o "Gandard"-
-Che ne dici di "Galdalf"? Nella lingua degli Uomini significa "Pellegrino Grigio". Suona decisamente meglio, non trovi?-
-Accidenti, certo che ne hai di fantasia, ehm... come ti chiami, esattamente?-
-Galadriel, mi chiamo Galadriel-
Un sorriso, il cuore di Gandalf martellava forte nel petto, il respiro si faceva affannoso dall'emozione.
-Stai bene?- domdandò lei.
-Sì. Con te sto benissimo- sorrise Gandalf, poi vide il suo viso, posò il bastone per terra e, spinto da una forza irresistibile, baciòle candide labbra di Galadriel, gli occhi chiusi, le mani serrate l'uno sul corpo dell'altro.
Dopo pochi secondi, la più grande delle magie che Gandalf avesse mai visto, svanì, le labbra si sciolsero dal bacio.
-S-scusa- biascicò lui, confuso -Non so che mi è preso-
-Fa niente- sorrise lei -E' stato... divertente...-

                                                                                    ---

   


Ventimila anni, ovvero Duecento Vite degli Uomini, erano un respiro per un Istari, un nulla per gli Elfi Immortali, eppure eccolo lì, Gandalf il Grigio, moribondo su un capezzale di neve, al suo fianco la carcassa della Fiamma di Udur, sconfitta.
Gli occhi dell'Istari stavano per chiudersi, lo spirito stava per raggiungere le Aule del Sommo Ivulatar, eppure... qualcosa lo bloccava, erano voci. Tantissime grida.
-Gandalf!- gridava il piccolo Frodo, Mezzuomo a lui molto legato.
-Gandalf!- gridava quel fiero Ramingo, un giorno Signore di Gondor.
-Gandalf!- gridava l'arciere Elfo.
-Gandalf!- gridava il Nano guerriero.
-Gandalf!- gridavano tutti all'unisono.
-Mithrandir- diceva una voce fra le lacrime e i singhiozzi -Non te ne andare. Non lasciare la Terra di Mezzo senza la tua guida-
-Tutti dobbiamo morire, Dama di Lorien. Per quanto tu mi amassi, saresti stata condannata a vedere tutte le Ere Eterne e a lasciarmi, prima o poi. Gli Istari non ne sono da meno- rispose Gandalf.
-Non ora che hai sconfitto l'incarnazione del Male, non ora che ho visto il tuo coraggio e il tuo amore per la vita.
Quando ti incontrai per la prima volta, a Valimar, vidi più candore in te che in Saruman, il Bianco. Ed è proprio questo candore che io ti dono di nuovo, con la magia dell'Anello che Sauron donò agli Elfi con l'inganno. Metto a repentaglio la mia stessa vita per te, come tu la metti a repentaglio per gli altri, Mithrandir.
Ora riapri gli occhi, Pellegrino Grigio, rialzati e afferra di nuovo la tua verga e la tua spada, d'ora e per sempre tu sarai Gandalf il Bianco-
-Io continuerò a vivere e a lottare, Dama Galadriel, ma mai più senza il tuo amore-
  
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