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Autore: Phil G Marlin    25/07/2014    1 recensioni
Le notizie della morte di Papa Innocenzo III e della successiva elezione di Papa Onorio III giungono a Saint-Jean-de-Maurienne attraverso un giovane frate francescano, che lì studierà per diventare uno speziale.
Intanto, il fabbro Pierre sta crescendo da solo la giovane Amélie, orfana di genitori sconosciuti che è stata abbandonata davanti alla sua casa tredici anni prima.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo, Inquisizione
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Calore.

Il respiro della forgia ed il suo si mescolavano e divenivano un unico fiato. Un unico sforzo per portare il metallo al calor rosso.

Era a quel punto che la sua opera cominciava, quando poteva lasciare la parola al martello. Un ritmo incandescente che piegava e creava.

In fondo, per Pierre, era come partecipare ad una nuova nascita, una nuova creazione.

Calava con forza ponderata il suo strumento e colpo dopo colpo le scintille illuminavano la sbarra che prendeva una forma sempre più piatta, sempre più tagliente.

Al mutare del colore, era di nuovo il tempo del fuoco.

Pierre stava completando la nuova ascia per il taglialegna.

Era un bel mestiere anche il suo, perchè altimenti lo stesso Pierre non avrebbe potuto continuare. Un sodalizio.

Poi, dal buio, una voce che lo chiamava.

«Zio!», chiamò un suono cristallino e puro come il rivolo d'acqua che nasce dal ghiaccio.

Il martello continuava a calare e picchiava contro la nuova ascia, sempre più vicina alla sua forma ultima.

«Zio Pierre! Padre Gustav ha detto che per oggi le lezioni sono finite.»

Pierre posò la sua creazione di nuovo nella forgia, per mantenerne il calore. Poi si rivolse a sua nipote, con sguardo corrucciato che tradiva la felicità di saperla lì intorno.

«Amélie, non dire bugie. Saresti dovuta tornare a casa tra un bel po', la nuova ascia di Roland non è ancora pronta.»

Pierre la guardò con la coda dell'occhio, tornando subito dopo a battere il filo dell'ascia. «E tutto quell'inchiostro che hai addosso? Possibile che tu abbia imparato subito come si tiene una spada e non riesca ancora a maneggiare penna e calamaio senza sporcarti?»

«Ma zio,» replicò la ragazza «la penna è già macchiata quando la uso.»

«Guarda che non sei in guerra con le lettere, bimba mia. Comunque, vai a darti una ripulita, o Roland riceverà il suo nuovo giocattolo da mani sporche.»

Amélie partì e di nuovo il ritmo del metallo battuto riempì l'aria.

Più tardi, la giovane tornò nel laboratorio dello zio, con una ciotola di zuppa in mano. Pierre la prese e si sedette al tavolo che ospitava i disegni di alcune delle sue creazioni.

«Dunque, che ne pensi?» chiese alla giovane, il cui sguardo si era già posato sulla nuova ascia del taglialegna.

Prendendola in mano, Amélie la soppesò e la fece roteare.

«E' più pesante di quanto credessi, zio.»

«Sono certo che Roland non la troverà così pesante. A dire il vero, la troverà più leggera dell'ultima. Ma il taglio dovrebbe risultare più facile, visti gli alberi che ora abbatte.»

Consumò la zuppa e tuffò la ciotola nella stessa tinozza in cui poco prima si era rinfrescato.

Uscirono dal laboratorio, l'ascia avvolta in un panno.

L'estate era ormai al culmine, ed il tramonto di quel giorno d'Agosto si sarebbe fatto attendere ancora qualche ora.

Le campane di Notre Dame suonavano il vespro, ed Amélie immaginò Padre Gustav che correva in ritardo per essersi appisolato fra i suoi libri.

In verità era contenta che suo zio fosse riuscito a convincerlo ad insegnarle a leggere ed a scrivere. Anche Padre Gustav aveva un laboratorio, ed era lì che avevano luogo le sue lezioni, mentre il prelato pestava erbe e preparava infusi per portare sollievo agli abitanti di Saint-Jean che ne avevano bisogno.

Amélie sapeva di non essere la ragazzina più approvata del paese, visto che stava imparando le lettere invece di accontentarsi di mansioni più femminili, ma in fondo era sempre stata un'esclusa.

Suo zio l'aveva trovata tredici anni prima, avvolta anche lei in un panno come l'ascia che stavano portando al taglialegna.

Passarono vicini alla chiesa, e videro qualche fedele che si stava approcciando per partecipare insieme ai prelati alla funzione serale.

Qualcuno guardò la coppia che camminava oltrepassando Notre Dame, scuotendo la testa per la poca considerazione che quei due dovevano avere per le proprie anime.

Giunti alla porta di Roland, Pierre posò delicatamente una mano sulla testa di Amélie e le diede l'ascia, per poter bussare.

Presto il taglialegna si presentò all'uscio e salutò con gioia il mastro fabbro e sua nipote.

Entrati in casa, Amélie scoprì l'ascia e la offrì al suo nuovo padrone, che la prese e come lei prima la soppesò e la fece roteare.

«Leggera!», esclamò, mentre la ragazza sorridendo nascose una risata.

«Sono contento che ti piaccia, amico mio. Con questa dovresti fare meno fatica, n'est-ce-pas?»

«Senza dubbio. Cosa vuoi, sai bene anche tu che l'età avanza e pian piano abbiamo bisogno di strumenti più adatti alle nostre forze.»

Il cranio quasi senza capelli di Roland testimoniava meglio delle sue parole la sua età avanzata. Era già più vecchio di suo padre, Roland ricordava sempre.

Il taglialegna prese da un cassettone un sacchetto di monete e ne diede alcune a Pierre, quanto pattuito. Mentre stava per rimetterlo via, estrasse un ultima moneta e la lanciò ad Amélie, che la prese al volo.

«Se non sbaglio è il tuo compleanno, signorina. Quanti anni compi?»

«Tredici, da quando lo zio mi ha trovata, mastro taglialegna.», fu la replica di Amélie.

Roland esplose in una fragorosa risata. «Mastro taglialegna? Padre Gustav ti sta addirittura insegnando le buone maniere, vedo. Sicuramente meglio di quanto farebbe tuo zio.»

Si salutarono ed i due cominciarono a tornare verso casa loro, attraversando nuovamente Saint-Jean.

I vespri erano finiti, e Padre Gustav era fuori dalla chiesa, con lo sguardo rivolto a sud.

«Attendete nuove, maestro?» chiese Amélie al prete.

«In verità si, dovrebbe arrivare a momenti un giovane novizio, un ragazzo italiano che ha preso i voti da poco in uno dei nuovi ordini, non ricordo di preciso quale.»

Pierre vide la curiosità della ragazza nei suoi occhi ed affermò che allora avrebbero atteso insieme a lui. «Nel frattempo», disse il prete sorridendo benevolo, «credo che potresti provare a leggere una pagina del mio breviario, dato che non vi ho visti ai vespri.»

Amélie accettò il libro e si tuffò nella lettura del testo sacro, andando a sedersi su di un muretto in pietra lì vicino.

«Allora, Padre, ci sono notizie da Roma?»

«Quelle fresche arriveranno con il giovane, Pierre, ma se ti interessa sapere della nuova Crociata io non ti so dire altro se non che è stata prevista e presto molti giovani saranno nuovamente impegnati in quel sacro intento.»

Pierre sbuffò, egli aveva partecipato ormai venticinque anni prima alla Terza Crociata, e per fortuna era riuscito a tornare quando il Guercio aveva ricevuto il benestare dal Papa ad abbandonare la guerra santa di Gerusalemme per quella in difesa dei propri confini contro gli inglesi.

«Hai ancora la tua spada, Pierre?» gli chiese il prelato.

«Sono un fabbro, ho tutte le spade che voglio. Comunque, si, l'ho conservata come memento.»

«Di quando hai combattuto per il vero Dio?»

«Di quando sono stato costretto a combattere per una causa che nessun Dio può aver approvato.»

Padre Gustav rimase in silenzio.

In lontananza, mentre il sole cominciava a cedere il posto alle stelle, comparve una figura in cammino.

«Che sia lui?», Amélie saltò in piedi chiudendo il breviario e restituendolo al suo proprietario.

«Credo proprio di si, cara», fu la risposta del prelato mentre si schiariva la voce ed alzava la mano in segno di saluto.

Sempre più vicino, il viandante alzò anch'egli la mano che non era occupata dal suo bastone da viaggio come saluto.

Avvicinandosi, egli compariva agli occhi dei tre vestito di una tonaca marrone, con un cappuccio lasciato cascante sulle spalle, un tascapane a tracolla ed un bastone da viaggio nella mano destra.

Giunto al loro cospetto, li salutò e si presentò come Fratello Manuel, del nuovo ordine Francescano.

Padre Gustav gli diede il bacio della pace e gli presentò Pierre ed Amélie, che avevano atteso il suo arrivo insieme a lui.

Il giovane francescano sorrise ai due e ringraziò per l'accoglienza.

«Ma da dove arrivi...Padre?» osò Amélie.

«Non Padre, chiamami Fratello, Amélie. Giungo ora dall'Italia del nord, sono qui per imparare da Padre Gustav come curare con le spezie».

«Hai passato le montagne a piedi, Fratello Manuel?» s'informò Amélie, che aveva notato lo stato delle sue calzature, apparentemente bucate.

«Si e no, ho trovato qualche passaggio per mia fortuna nelle parti di tragitto più scomodi. E non preoccuparti, i sandali sono parte dell'abito del mio ordine. Non sono bucati.»

Padre Gustav suggerì di entrare nel suo laboratorio, dove avrebbe offerto un infuso per la notte ai presenti e Fratello Manuel avrebbe potuto sedersi e racccontare le novità che ancora non li avevano raggiunti.

Preso posto attorno al tavolo dello speziale, con una tazza di ottimo infuso aromatico, Manuel raccontò della dipartita di Papa Innocenzo III e della successiva elezione del nuovo Papa, Onorio III. Il tutto era avvenuto nel mese precedente, ed egli era stato incaricato di portare le nuove insegne e le disposizioni di Roma lì a Saint-Jean.

Padre Gustav si segnò e biascicò una preghiera per l'anima del Papa venuto a mancare.

Pierre, dal canto suo, pensò che forse allora la nuova crociata non si sarebbe fatta, sperando nel buonsenso del nuovo Papa.

Neanche il tempo di finire il suo pensiero, e sentì invece dire al nuovo arrivato che Papa Onorio III stava organizzadosi per procedere con la Quinta Crociata, così come stabilito dal Concilio Lateranense.

Il disappunto si palesò sul volto del fabbro, che tuttavia non disse nulla per non iniziare una discussione con Padre Gustav proprio quella sera. L'avevano già rischiata prima, e di certo non era quello il momento.

Pierre ed Amélie si separarono dagli uomini di chiesa e tornarono alla loro casa per trascorrere la notte, dopo aver confermato la lezione di Amélie dell'indomani ed aver ricordato a Padre Gustav che sarebbe stata ora di pareggiare gli zoccoli dei cavalli che venivano ospitati nella stalla di Notre Dame.

La giovane Amélie era rimasta molto colpita dal novizio, non aveva ben compreso la questione del Fratello. Chiese delucidazioni allo zio, che le spiegò che esistono molti ordini degli uomini di Dio, e naturalmente anche delle donne di Dio.

Amélie si imbronciò e disse che erano tutti uomini e donne di Dio, anche lei e suo zio.

Pierre sorrise, e mettendola a letto le confermò che certamente erano tutti figli di Dio e tutti ugualmente importanti. La differenza stava solo nel mestiere che Dio ti portava a fare. Lui era un fabbro, mentre Padre Gustav era un prete.

«E' solo una differenza...di nomenclatura, credo si dica così. Ora dormi bene, angelo mio.» fece il fabbro dopo averle schioccato un bacio sulla fronte.

Poi, scese nel suo laboratorio al pianterreno e si mise a dormire vicino alla porta, come suo solito.

Prima di addormentarsi, ripensò alla ragazza che aveva amato fino a venticinque anni prima, quando, tornato dalla Crociata, aveva scoperto che la febbre l'aveva portata a Dio. Il suo nome, Josephine era quanto di più vicino ad una preghiera Pierre avesse mai detto da quel momento in avanti. Una lacrima gli rigò il volto, ma non era dolore, perchè da tredici anni il vuoto creato dalla perdita della sua amata era stato colmato dalla vita splendida e piena di speranza di Amélie, frugoletto lasciato alla sua porta, nata da genitori sconosciuti che non potevano immaginare il gioiello che sarebbe divenuta. Chiuse gli occhi e si lasciò scivolare nel sonno.

Si addormentò con il nome di Josephine sulle labbra.

Un nome che è una preghiera.

   
 
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