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Autore: StewyT    25/07/2014    4 recensioni
[Attenzione questa OS contiene SPOILER. È ambientata durante COHF e contiene spoiler sul finale.]
Il mio nome era Jonathan Christopher Morgenstern. Avevo sangue di demone.
Nessuno mi ha mai amato. E io volevo essere amato, ma pensavo che l'unico modo per farlo fosse costringere le persone. Volevo bruciare il mondo e forzare mia sorella ad amarmi. Ho iniziato una guerra solo perchè volevo lei.
Ho preso la vita di così tante persone innocenti.
Sono stato un mostro: una persona che non avrei mai voluto essere.
Tutti mi chiamavano Sebastian perchè non sono mai esistito: Jonathan non è mai esistito. Non sono mai stato me stesso. Non sono mai stato chi avrei voluto essere. Spero che tutto quello che ho fatto, senza volere, possa essere perdonato.
Sono stato il mostro che non avrei voluto essere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sebastian / Jonathan Christopher Morgenstern
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il mostro che non avrei voluto essere.


Tutto girò vorticosamente attorno a lui, poi cadde, gli occhi chiusi, il respiro affannoso, il grosso buco sul petto, all'altezza del cuore.
Stava morendo.
Il fuoco angelico riusciva a salvarti solo se come Jace avevi del buono dentro, e Jonathan, lui lo sapeva, non ce l'aveva.
In quel preciso istante si sentiva più pesante di quanto non si fosse mai sentito.
Andava a fuoco, tutto gli bruciava attorno, lui bruciava.
Aveva voglia di gridare per il dolore, ma non poteva farlo, non voleva farlo, il sangue di demone, il Sebastian che era in lui lo comandava ancora.
Tutto sotto i suoi occhi era nero, non vedeva nulla: sentiva solo un grosso peso sul cuore e il dolore più forte che avesse mai sentito.
Anche Jace aveva sofferto così quando era stato trafitto da Clary?
Anche lui aveva voglia di urlare, piegarsi in diecimila modi, anche lui chiamava la morte, la desiderava più di ogni altra cosa? O quello era un effetto collaterale dell'essere praticamente un demone?
Essere un demone...
Era davvero quello lui? Jonathan era davvero stato capace di fare tutto quel male? E la colpa a chi era da attribuire?
Se Valentine lo avesse cresciuto come aveva cresciuto Jace, se quel giorno nel prato, quando gli aveva chiesto "Puoi curarmi? Puoi fare in modo che mia madre mi ami?" avesse risposto abbracciandolo e dicendogli che tutti potevano amarlo, invece che con un "Niente può farti amare da lei.Solo io ti amo, solo io posso amare un mostro, lo capisci?" sarebbe potuto essere diverso.
Perchè, alla fine era diventato un mostro? Non per suo volere, di sicuro.
La colpa, in fondo, era da attribuire a Valentine, accecato dalla rabbia, dal desiderio di dominare, dalla voglia di distruggere.
La colpa era di Jocelyn, e non per averlo messo al mondo, ma per non averlo mai amato. Il problema era che non gli aveva mai dato nemmeno una piccola possibilità. Lo aveva odiato dal primo momento in cui lo aveva visto. Lo considerava già un mostro, senza che facesse niente.
Non poteva che biasimare la madre per essere scappata con Clary, ma di certo non poteva capire perchè non fosse tornata a cercarlo, perchè avesse creduto così fortemente che lui era morto. La risposta era forse che lo sperava? Allora perchè ogni anno continuava a piangere e baciare lo scrigno con le sue iniziali? Forse sarebbe potuta tornare ad Idris per riprenderesi il suo bambino, stringerlo, dargli amore, affetto, una vita.
Come sarebbe andata se Jocelyn lo avesse cresciuto?
Probabilmente sarebbe stato come Clary. Il sangue di demone era in lui, era vero, ma l'amore può fare grandi cose, l'amore fa miracoli, ci sarebbe riuscito anche con lui. Sarebbe riuscito a farlo diventare come avrebbe voluto essere.
Il cacciatore, il ragazzo, il figlio, il fratello che avrebbe voluto essere.
E Clary? Se Clary fosse cresciuta con lui lo avrebbe amato e considerato suo fratello?
Sicuramente. Il suo cuore era così grande.
Avrebbe potuto avere un futuro come Shadowhunter e avere degli amici: Jace avrebbe potuto volergli bene come ad un fratello e i Lightwood sarebbero potuti essere suoi amici; Magari la ragazza, Isabelle,bellissima cacciatrice con i capelli neri lunghi e le labbra più rosse che mai, avrebbe potuto amarlo, nel vero senso della parola. Sarebbe potuta essere sua. E Max, il piccolo sarebbe potuto essere un cacciatore formidabile..
Sospirò.
Improvvisamente il fuoco non c'era più. Jonathan si sentiva libero.
Non c'era più il grosso peso che sembrava volerlo spingere sempre più giù, sempre più nell'oscuro. Sentiva quasi il suo cuore battere, e a dire il vero non se ne era mai accorto prima. Il suo cuore non aveva mai battuto così fresco e pimpante.
Stava morendo, ma non era mai stato meglio.
Era felice: finalmente aveva provato cosa voleva dire essere umani.
Aprì gli occhi, e si ritrovò Clary accovacciata contro.
Era tutto così diverso. Il colore di quello che lo circondava gli sembrava più triste e scuro di sempre, sembrava così squallido. Come aveva potuto voler regnare quel posto?
Biascicò qualche parola, forse qualche complimento per l'idea di Clary, qualche avvertimento, o scusa, non ne era certo. Si sentiva ancora scombussolato dal dolore provato e da quella nuova situazione, che non riusciva a capire neanche cosa stesse dicendo.
Jocelyn, dopo poco, come se fosse stata chiamata, prese la sua testa tra le braccia, e per un momento, finalmente si sentì suo figlio.
Non il figlio di Valentine, l'uomo che lo aveva distrutto.
Non il figlio di Lilith, nutrito con sangue di demone.
Si era sentito solo il figlio di Jocelyn, la donna che aveva fatto sacrifici. La donna che non aveva provato a crescerlo, ma gli stava vicino in quel momento. Nell'unico momento in cui era il vero Jonathan.
Gli occhi verdi della madre e della sorella aleggiavano sul suo volto, e lui era felice. Gli sembrò quasi che in quel momento fosse amato.
Chiuse gli occhi per qualche secondo, pensò che non avrebbe mai dovuto farlo.
Tutto quello che aveva commesso, tutto quello che Sebastian aveva commesso, gli si riversò contro come se fosse stato tirato da qualcuno con un arco e una freccia o un elastico. Magari era stato proprio quel Lightwood, quello a cui aveva ucciso il fratello.
Vide tutto, come spettatore esterno.
Un piccolo bambino che veniva cresciuto a suon di odio, fruste, sangue sporco; un bambino che nona aveva mai pianto, ma che aveva tanto per cui farlo.
Poi vide Sebastian, il vero Sebastian Verlac, quello che lui aveva ucciso una sera, giusto perchè gli servava una nuova identità.
C'erano anche i capelli scuri e il sorriso dolce di Aline Penallowh, e l'amore con il quale tutti avevano accolto Sebbastian pensando che fosse il loro vero parente.
Quel bacio rubato a Clary, ignara di aver poggiato le labbra su quelle di suo fratello.
Poi vide tutto quelli che aveva trasformato. Tutti quelli a cui aveva tolto la vita.
Sarebbe stato meglio ucciderli, invece no, aveva fatto di loro quello che era lui: demoni.
C'era Amatis, con i suoi capelli neri, gli occhi profondi e blu, trasformarsi in un manichino che stava ai suoi ordini.
Tra tutte le vittime innocenti che aveva sacrificato c'erano i Blackthorns, i Castairs, che avevano lasciato soli, a causa sua, così tanti bambini che chi sa come sarebbero cresciuti.
Il Praetor Lupus, un altro gruppo infinito di sue vittime. Tutti quelli che velocemente e con un sorriso sulle labbra aveva trafitto.
Jordan Kyle i capelli neri macchiati di sangue, il suo sangue, gli occhi nocciola spenti, senza vita, morto tra le braccia di una persona che probabilmente nemmeno lo amava. Morto così, senza aver combattuto.
Da quel posto strano in cui si trovava vide l'espressione di Maia al suo "il tuo ragazzo è morto!".
Infine.. infine Jonathan dovette assistere allo spettacolo più crudele che si sarebbe potuto immaginare.
Lì, in quella cucina, c'erano Sebastian, Isabelle, Max.
Isabelle a terra, in un angolino, e Max tremante, con lo sguardo più impaurito che avesse mai visto su un volto umano. Lui sapeva cosa Sebastan stava per fargli.
Vide i sui capelli vibrare in aria, un'ascia alzarsi e posarsi giù: schiantarsi nel corpicino piccolo di un bambino innocente.
Rivide Sebastian fare la stessa cosa e gli venne da urlare.
Avrebbe voluto muoversi, spingere via Sebastian, urlargli che non poteva farlo, non doveva.
Poi improvvisamente non c'era più nessuno. Non c'era Sebastian.
C'era solo il suo respiro affannoso, le lacrime che sentiva scorrere sul volto, era tutto buio, fino a quando, al centro di quel buco nero intravide un bambino.
Gli andò incontro, e scorse lui, il suo più gran rammarico, la morte che più lo faceva soffrire: Max Lightwood.
Un'altra lacrima scese sul volto di Jonathan.
"Perchè lo hai fatto?" chiese il bambino.
Lui non sapeva cosa dire. Non poteva parlare.
"Non l'ho fatto io" provò a dire. "Non volevo ucciderti, non l'ho fatto io"
"Ti odio" aveva detto la voce di quel piccolo bambino bellissimo.
"No." ormai piangeva disperato. "Tu odi Sebastian, non odi me" scosse la testa.
"Ti prego, tu non odi me. Io non esisto. Non sono mai esistito!"
Il bambino lo spinse via "non meriti il nostro perdono" disse, e lui cadde.
Si ritrovò ancora su quel pavimento freddo, con la testa poggiata suella gambe della madre.
Era stato spettatore di quello che Sebastian aveva commesso: aveva sofferto quanto quelli a cui tutto quell'odio era stato inflitto, ed era giusto, ma troppo poco. Jonathan doveva soffrire di più. Voleva. Perchè non era giusto che dopo tutto quello che aveva fatto tutto finisse in modo così semplice: la morte.
Lui non la meritava.
"Non meriti il nostro perdono" aveva detto Max in quella che era stata un'allucinazione? Un sogno?
Aveva ragione. Lui non meritava il perdono di nessuno e neanche lo chiedeva.
Si odiava. Odiava Sebastian. Odiava Valentine per averlo cresciuto in quel modo. Odiava tutti quelli che non gli avevano dato possibilità.
Lui non voleva essere così. Sarebbe voluto essere diverso, come in quel sogno che aveva avuto, quello in cui camminava con una bambina dai capelli rossi e gli occhi verdi tra le braccia, sorrideva a Clary vestita d'oro.
Voleva essere Jonathan.
Ma la vita è crudele, non ti accontenta, a volte non ti da neanche il tempo di vivere.
"Vedo che stai cercando di capire, sorella. Ti chiedi se potresti perdonarmi come Luke perdonerebbe sua sorella se la Coppa Infernale la lasciasse andare. Ma vedi, un tempo lei era sua sorella. Un tempo era umana. Io…Io non sono mai esistito. Il fuoco celeste consuma chi è malvagio. Jace è sopravvissuto a Gloriosa perché è buono. Di lui rimaneva abbastanza che fosse degno di vivere. Ma io ero destinato a essere tutto corruzione. Di me non
rimane nulla degno di vivere. Adesso tu vedi il fantasma di qualcuno che avrebbe potuto esistere, nient’altro."
Sussurrò. Sentì una lacrima calda di Jocelyn cadere sulla sua fronte, e non riuscì a trattenere anche le sue di lacrime.


Il mio nome era Jonathan Christopher Morgenstern. Avevo sangue di demone.
Nessuno mi ha mai amato. E io volevo essere amato, ma pensavo che l'unico modo per farlo fosse costringere le persone. Volevo bruciare il mondo e forzare mia sorella ad amarmi. Ho iniziato una guerra solo perchè volevo lei.
Ho preso la vita di così tante persone innocenti.
Sono stato un mostro: una persona che non avrei mai voluto essere.
Tutti mi chiamavano Sebastian perchè non sono mai esistito: Jonathan non è mai esistito. Non sono mai stato me stesso. Non sono mai stato chi avrei voluto essere. Spero che tutto quello che ho fatto, senza volere, possa essere perdonato.
Sono stato il mostro che non avrei voluto essere.








































Spazio autrice.
Salve! Uhm.. vi chiederete perchè ho voluto scrivere una Os con il personaggio, forse, più odiato della saga come protagonista.
La risposta è: io non lo odio. Ho sempre provato grande tenerezza nei suoi confronti. Per me Jonathan non è mai stato cattivo, semplicemente non è mai esistito, proprio come ha ribadito più volte Cassadica.

Niente, grazie per aver letto.
Spero che la cosa su vi sia piaciuta e che lasciate qualche recensione :3
Che l'Angelo sia con voi.
StewyT.















































 
  
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