Storie originali > Soprannaturale
Segui la storia  |       
Autore: Princess_Klebitz    25/07/2014    0 recensioni
Amici fino alla morte ed oltre; nemici controvoglia. Musica, amore e morte nella metà sbagliata degli anni '90, scaraventati avanti volontariamente per non poter più tornare indietro.*
La tregua tra la Ragione ed il Caos durava da troppo tempo; quando si accorsero dell'errore, corsero ai ripari, e l'Immemore e l'Innocente si trovarono faccia a faccia, dopo anni di ricerche, per riportare la situazione in parità.
Un errore troppo grosso, la persona sbagliata, un imprevisto che non doveva assolutamente accadere.
Storia scritta nel 1997, e l'epico tentativo di riscriverla senza snaturarla.
Spero qualcuno apprezzi.
Genere: Drammatico, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
34. Questa è la nostra band

"Che ha il beccamorto? E' da stamattina che sembra una cinciallegra.", borbottò Eddie, apparendo nella stanza d'hotel di Dorian dalla sua, dov'era stato a smaltire i postumi non proprio allegri di una festa colossale della sera prima. "Mi ha bussato alla camera, mi ha canterellato qualcosa in faccia e se n'è saltellato via come il Bianconiglio. Siamo sicuri che non si droghi proprio più?", aggiunse, tirandosi tragicamente i lineamente verso il basso, nel tentativo di svegliarsi.

Alle tre del pomeriggio.

Dorian stava lavorando con una tastiera midi agganciata al notebook mentre  Shane si trovava a fare un po' di sauna nella palestra dell'albergo e Justin probabilmente a correre in tondo;  il biondino borbottò qualcosa che Eddie non sentì, mentre si versava in gola una generosa dose di sali minerali.

Dopo la meravigliosa data nello stadio di Monaco, persino più emozionante della partenza alla Wembley Arena di Londra, dove il concerto si era protratto per quasi un'ora più a lungo del solito a favore di quasi 70.000 fortunati fans, l'Over a Velvet Wall tour aveva iniziato a correre. 

Per loro significava abituarsi a platee sempre più grandi ed accentrate nelle metropoli,nella maggior parte dei casi; a volte invece incredibilmente tante ma piccole come trovarono in Italia e nei Paesi Bassi.
Partecipare come 'guests' a festival di incredibile portata (fu leggendaria la cacarella che colpì Shane al 'Rock am Ring 2002', imputabile ad un mix tra aria fredda ed emozione) ed alla fine assestarsi su una certa routine quando ripassarono come un rullo compressore l'Europa con l'estate tutta nei grandi stadi e la previsione di un inverno indoor, prima di sbarcare in Nord-America.

Per la casa discografica significava invece solo soldoni: ai tempi del peer to peer e dei vari sistemi di download, per non parlare del problema della masterizzazione, gli Interferences erano un ottimo gruppo in attivo che vendevano dischi reali e merchandise, con concerti dal sold out facile e, nonostante gli inizi incerti all'interno del gruppo, sembravano non volessero smettere tanto presto, nè avevano vezzi costosi da rockstar, per il momento. 
Dorian aveva ovviamente sfruttato questo per angariare il loro manager, che, tra l'incudine ed il martello, aveva insistito per uno sbarco in grande stile negli Usa.

Non solo; mentre Justin andava a farfugliare notizie all'alba di Eddie, Dorian stava componendo.
Di già. 
Ci stava prendendo diabolicamente gusto. 

Eddie tuffò la testa ramata sotto l'acqua gelida per riprendersi un po' e studiò il viso coperto di efelidi, guastato dalle sempre più frequenti occhiaie disastrose; per la prima volta in vita sua pensò di darsi una calmata con le feste. Iniziava ad essere un'altra routine.  
L'alcool gli era sempre piaciuto ma non era certo un suicida e voleva ancora il modello originale del suo fegato a cinquant'anni, quando avrebbe calcato ancora il palco, secondo le sue previsioni. 

Questo lo riportò ai pensieri di prima e, tornando in salotto, fronteggiò Dorian, che fissava con uno sguardo inquietantemente perso il risultato del suo lavoro al pc, le enormi cuffie da studio ancora sulle orecchie, come se l'amico non fosse esistito neppure.
Eddie si sporse e gliene schiccherò una, facendo uscire un casino di chitarre e dissonanze e facendolo soprattutto trasalire, ripiombato di colpo sul pianeta Terra da 'Distorsionland'.
"Allora, che ha Justin? A parte che oggi non ha mal di testa ed è una grande notizia."
Dorian stette un attimo ad armeggiare furiosamente con il pc per spegnere quel rumore da fine del mondo e lo osservò, la fronte lievemente corrugata.
"Justin?"

Eddie sospirò e si passò di nuovo le mani in faccia, premendo sugli occhi.
Quando Dorian partiva per l'altro mondo non ce n'era per nessuno.

"Justin-mi-ha-tirato-giù-dal-letto-e-mi-ha-farfugliato-qualcosa-ALLEGRAMENTE. Ora, caro passerotto, ammetterai che non è nei suoi standard il fatto di contemplare la vita con allegria, e così mi chiedevo se..."
Non fece ora a finire che la faccia di Dorian passò da interrogativa a sorridente.
"Alt, alt, ho capito, capito!", lo interruppe, ridendo e mettendo le mani avanti. "Intanto, immagino che con 'tirato giù dal letto'  tu intenda le due o le tre, secondo il tuo fuso orario, e poi... sei pronto per la notizia?"
Eddie mugugnò che era mezz'ora che tentava di farsela dire e Dorian assaporò le parole sulla lingua prima di lasciarle andare a segno.
"Il delinquente è riuscito a farsi remixare 'Someone in my mind' da Trent Reznor in persona. E non solo!, ci ha parlato al telefono stamattina e da quello che ho capito dev'essere stata una conversazione GRANDIOSA,ANIME GEMELLE,IDEE MAGNIFICHE, e questo è quello che ho capito io quando è venuto a scocciare ME!", rise.

Appoggiò le cuffie Bose al pc, chiudendo il suo lavoro, sempre con un sorriso accennato sulle labbra.
"E' più una notiziona per il gruppo, ma sai come si infiamma quando gli si tocca la SUA canzone..."
"Gesù...",mormorò Eddie, debitamente svegliato dalla notizia. "Ed io che pensavo fosse tornato a drogarsi."
"Parlate di Justin?", li interruppe una voce profonda. 
Shane era entrato con un asciugamano attorno alla vita, mentre si riavviava i capelli castani, gli occhi blu scintillanti di allegria. 
"Ma che è, la chiave della mia camera ce l'avete tutti?!", imprecò Dorian, ma senza malanimo. 

Era felice di riavere di nuovo il suo gruppo di amici e, a parte le sue escursioni per la Terra delle Distorsioni dalle quali bisognava ritirarlo poi con molta cautela, non perdeva occasione di dimostrarlo. 
Troppi anni bui a litigare, intervallati sporadicamente da qualche raggio di luce e speranza, e finalmente sentiva che tutto iniziava ad assestarsi. 

Shane si stiracchiò, facendo mostra della sua muscolatura che non mancava di allenare, e si approcciò al tavolo, appoggiandosi con i gomiti, un fremito di risolino che gli aleggiava sulle labbra.
"Stavate parlando di Justin? Ho sentito 'remix' e 'droghe'. Non potete che parlare di lui."
"Dunque tu sai tutto.", lo canzonò Eddie, versandosi del caffè freddo. "Ma non eri in sauna?"
"E' entrato a dirmi tutto e come voi ho capito solo 'remix' 'grandioso' 'telefono' e poi quella cosa da brividi, 'anime gemelle'...", e finse di rabbrividire, accostandosi a Dorian. "Ci proteggerai tu, passerotto, dal muro di suono che ci attende?"
"Shane, dimmi che hai un costume sotto quell'asciugamano!"
"Vuoi dire che è entrato in sauna CON I PANTALONI DI PELLE e ti ha fatto tutto il discorso SENZA SCHIATTARE?!"
"Che razza di puritani, ovvio che non ho un costume, comunque io credo che..."
"YUUUUUUUU, ACCOZZAGLIA DI STRONZIIIIII!?",si sentì un urlo risuonare all'interno della stanza e Dorian, facendo per alzarsi ed allontanarsi da Shane, bestemmiò di nuovo sonoramente, stavolta seccato. 
"CRISTO,ma davvero avete tutti la chiave di camera mia?!"
"Ma non viene da dentro...", aggiunse dubbioso Eddie, guardando come un'idiota la porta d'ingresso, quando notò le facce allarmate e subito impallidite degli amici e si voltò verso...
...la  ringhiera dela balcone.

Justin stava tentando di issarsi dalla balconata bar del piano sotto, osservato da mezza clientela dell'hotel madrileno dove avevano finito la loro seconda leg europea, ancora ridacchiante ed esaltato dalla notizia di quella mattina.
"Eddai, tiratemi su... non ce la faccio più a stare qua!"
"Da quanto sei lì?!", chiese Dorian, incredulo, facendo rapidamente il giro del grande tavolo rotondo per raggiungere quello sciroccato del suo cantante.
"Da quasi un quarto d'ora ad aspettare che vi svegliaste, razza di rincretiniti, ahahaha, gli ad-ad-ad-dominali mi fanno malissimo, ooohh Dio, tiratemi dentro, dai!", rideva senza ritegno Justin, sempre in bilico precario e sempre con quei dannati e scivolosi pantaloni di pelle.
In agosto.

Eddie era rimasto imbambolato, vuoi per l'essere appena emerso dallo stato comatoso vuoi per la sorpresa, ma Shane si mosse rapido come una serpe, andando ad afferrare sotto le ascelle l'amico che non intendeva smettere di ridere ed ora anche di scalciare per aria
"Sei un grandissimo imbecille!", ringhiò tra il divertito e l'incazzato il biondino, che come muscoli difettava quasi quanto il suo cantante e aiutava solo con una debole presa sulla camicia del suddetto imbecille.
"Concordo, appena sarà dentro lo prendo a... Oh, hey, no! TIENILO, DORIAN!!"
"Co... NON LO MOLLARE, SHANE!!", urlò Dorian, mentre Shane si ritirava istintivamente a chiudersi l'asciugamano che minacciava di aprirsi e sbattere i gingilli di casa Haynes in faccia a Justin, che si ritrasse istintivamente, (ma senza smettere di ridere) e...

...per un momento furono di nuovo in bilico, Dorian e Justin, occhi negli occhi; solo che stavolta si stavano dando mano a vicenda e gli occhi di entrambi erano venati della folle ed allegra incoscienza dell'amicizia. Solo il precario equilibrio di Justin fece sì che Dorian perdesse la presa sulla camicia dell'amico.
Smettendo all'improvviso di ridere, Justin cadde all'indietro dal bordo della ringhiera di sotto, precipitando ancora, apparentemente al rallentatore agli occhi di Dorian (-Stavolta si spacca la testa, si spacca la testa nel momento migliore della nostra vita e sarà ancora colpa mia, Cristo perchè non gliel'ho rotta e fine dei giochi?!-) ed atterrò con un tonfo glorioso ma sgraziato nella piscina sottostante il bar, sollevando schizzi fino ai vecchi clienti che si godevano il fresco.

Eddie ed un ricomposto Shane si affacciarono con lui dalla balconata, tutti e tre di un pallore mortale e non respirarono finchè il ciuffo ormai smosciato di Justin e le lunghe gambe fasciate di pelle non emersero, spruzzando acqua ovunque dall'azzurro della piscina, ancora ridente nonostante il volo e la paura che gli aveva letto negli occhi Dorian quando aveva perso la presa.
"E METTETE QUESTA NELLA NOSTRA BIOGRAFIA! IL NOSTRO PRIMO TUFFO DAL PRIMO PIANO IN PISCINA, AHAHAH!! SIAMO UFFICIALMENTE ROCKSTARS!"

I tre amici si guardarono, tirando un sospiro di sollievo con l'espressione di 'sempre il solito deficiente' e fecero per tornare dentro, quando Shane, all'improvviso, si liberò dell'asciugamano incriminato e si lanciò dal balcone, urlando con le chiappe al vento e qualcos'altro all'aria che fece strillare di sdegno le anziane signore madrilene al bar.
"E METTICI QUESTA ANCHE, AHAHAHAHAHA!!!"
I due superstiti si guardarono ed Eddie, con aria rassegnata, si mise in bilico sul balcone, ancora con un occhio semispento.
"Io lo faccio solo per non lasciarli soli...BANZAIIIIII!!!"

Dorian si strinse nelle spalle, mentre un sorriso si apriva, incantevole, sul suo viso.
"Cosa tocca fare per questi disgraziati...", e prese la rincorsa, scavalcando la ringhiera con una mano con la solita grazia e volando fuori con un urlo selvaggio.

*
*
La conferenza stampa della fine delle date europee era attesissima, a Dublino; Quentin Storrow, il loro manager, avrebbe preferito Londra ma non l'aveva spuntata contro il volere adamantino di Dorian di non voler più mettere piede in quella città.

Odiava Londra, gli evocava solo brutti ricordi e il clima era sempre schifoso; non trovava attrazioni nella City quanto nel muoversi a Dublino, a casa sua. 
Perciò la conferenza stampa, premessa ai due mesi di riposo per ricalibrarsi e sbarcare negli Stati Uniti con una terza leg nelle arene ('asfaltandole', aveva promesso Shane) , si svolse a Dublino. 

Quando entrarono in sala, le guance di Dorian erano rosse come una mela; aveva percorso le vie battute dal vento della sua città dalla mattina, non era quasi mai stato riconosciuto (aveva evitato i posti in cui avrebbero potuto assalirlo) e quei pochi che gli avevano parlato se n'erano andati con l'impressione di aver parlato con una persona gradevole, simpatica e per niente montata. Dorian, nonostante avesse in testa un sacco di cose, appariva rilassato e senza pensieri, felice solo di essere dalla parte giusta del Mare d'Irlanda.
Nonostante fosse originario di Linayr aveva sempre considerato Dublino la sua città. 

Vi erano molti più giornalisti alla conferenza stampa di fine tour europeo che a quella d'inizio, e certamente molti più di quella dopo aver buttato l'immagine 'Changes' alle ortiche. 

Dorian si sedette rilassato, seguito da Eddie, Shane ed eccezionalmente da Quentin.
L'unico neo, che però pesava maledettamente sull'immagine generale, era l'assenza di Justin. 

Era in camera sua, nello stesso albergo: ancora preda di quel fottutissimo mal di testa, proprio in quel momento, dopo i due giorni di pace a Madrid. 
Niente; nessun'idea di lavorare con uno dei musicisti più influenti del mondo, nessuna delle conquiste fatte in campo musicale, nessuna bella cosa degli ultimi tempi della sua vita poteva tirarlo su. Si trovava in una stanza con le serrande abbassate, una mano sulla tempia sinistra e l'occhio perennemente arrossato. 

In quel momento, lo sapevano tutti, Justin avrebbe dato tutti i suoi risultati per stare meglio.
Quella cosa li spaventava un po'. 
*
*
"Nei vostri due mesi di riposo  intendete davvero riposarvi?", chiese un'inviata di Viva, un' emittente tedesca. 

Dorian ci pensò e prese la parola prima degli altri. 
"Dovremo riprovare il sound per le arene, ma non solo; abbiamo un sacco di idee in cantiere, per non ripetere gli stessi errori di partenza di Velvet Wall. Stiamo lavorando sul suo seguito e non sarà per forza un Velvet Wall parte seconda."
Eddie e Shane si scambiarono un'occhiata, con Dorian tra loro che la colse.
Che stava succedendo? 

A fare luce emerse appunto la stessa giornalista, carina e preparata, a giudicare dalla rapidità delle domande.
"Velvet Wall è caratterizzato dagli spunti della chitarra, del synth e delle linee vocali, spesso filtrate ed appesantite. Pensate che anche il prossimo disco sia incentrato esclusivamente sul songwriting tuo e di Justin?"

Eddie e Shane si scambiarono di nuovo l'occhiata, stavolta comprendendolo.

Era da metà della seconda leg europea che Dorian, a parte qualche notevole e devastante occasione, non prendeva parte ai party del backstage post- concerto e preferiva tornare in hotel, forse a suonare o forse persino subito a riposarsi per essere pronto, la mattina dopo, a fare un po' di esercizio fisico e poi suonare; suonava nel backstage prima di un concerto, continuava a riadattare anche singole note, suonava riff nuovi e ci pensava, girava col notebook sempre appresso e Phoenix a spalla, nonostante la sua collezione di chitarre si fosse ormai ampliata a 12, per contrappuntare meglio ogni canzone. 
Sapeva che gli altri non erano rimasti impassibili dal suo comportamento, specie in vista di una meritata pausa, ma lui sapeva perfettamente cos'aveva sbagliato in 'Velvet Wall' (-ma, oh, suonava così grandioso quel capolavoro, vero?-)  e cosa non intendeva sbagliare; stava creando delle basi per tutti. 

Tante.
Tante cose su cui lavorare. TUTTI.
E non un altro album praticamente da solo, come sospettavano gli altri.

Dorian aspettava quel momento da tempo, e nonostante la passeggiata mattutina fino al Grand Canal Docks non si era sbollito, anzi.
Aveva due cose da dire, sia ai suoi compagni che ai media.

"Non nego di avere... più di Justin,sì. Non nego di aver monopolizzato il processo creativo, in passato. Flood doveva buttarmi fuori dallo studio con una pala da neve..." e tutti risero, rilassandosi, ma non lui. "Ma dimenticate una cosa. 'Velvet Wall' è il nostro disco e..."
"Il songwriting è sempre stata una sua prerogativa.", lo interruppe Shane, quasi scusandosi delle idiozie che stava dicendo l'amico. Dorian restò a bocca aperta. "Non è certo una colpa essere un pazzo scatenato come loro due. Io ed Eddie siamo la sessione ritmica e ci è stato sempre bene, fin dai tempi del liceo, figurare in questo modo come gruppo. Contribuiamo con tante piccole cose che spesso sono dimenticate, ma la verità è che Dorian ha già dei pezzi pronti e..."
"COL CAZZO!!"

Dorian si era alzato in piedi, sconvolto.

Questo pensava la sua band? Quella che si era tuffata in piscina tutta assieme per solidarietà per il tuffo involontario di Justin?

Così lo vedevano? 
Come un monopolizzatore del suono? 
Un dittatore della sala studio?

Dal punto di vista di Dorian questo non esisteva, proprio per il lavoro che si era sobbarcato durante il tour, invece si spassarsela come tutti,  ed afferrò il microfono, facendo fischiare tutto come nei peggiori locali dove avevano suonato (il ricordo del 'Paradiso' e della sua follie era ancora presente) e, tremante, passò lentamente lo sguardo sui giornalisti, avidi come iene  (-no, sciacalli. Siete solo sciacalli, ma ne dovrete ancora passare di queste cose perchè io non morirò, così presto, oh no!-) di sapere, di notizie e di che mattata da rockstar ne sarebbe uscita, e poi, ancora più lentamente, sui suoi compagni.

Quentin, a lato, si mise le mani a coprire il volto; Dorian era il peggior cliente gli fosse mai capitato. A volte persino peggiore di Justin.

"Sì, è vero, ABBIAMO dei pezzi. Grezzi. Pezzi che non andrebbero da nessuna parte senza una batteria -ed indicò Eddie-, un basso potente come ha dimostrato di saper fare il nostro Shane e della voce di Justin." e prese un respiro. "Perchè NOI SIAMO UNA BAND. Non vi sono primedonne, anche se abbiamo avuto problemi in quel senso. E lavoreremo ASSIEME sui pezzi. Se l'impressione generale è che 'Velvet Wall' sia stato un disco completamente assemblato da me con l'aiuto di Justin, beh... toglietevelo dalla testa.", e si voltò a fissare i suoi compagni, muti e sorpresi. "TUTTI."

La domanda, neanche a farlo apposta, arrivò fulminea come una bolletta a fine mese.
"E come mai il vostro cantante manca, a questa conferenza stampa?"

Ecco, in quel momento sia Eddie che Shane videro Dorian accendersi letteralmente.
"Justin NON-STA-BENE! Perchè dovete sempre insinuare che vi siano screzi interni o qualche disgrazia, razza di avvoltoi?!"
"Dorian...", provò Quentin, inutilmente.
"Perchè non vi mettete nei suoi panni?! Ci sono foto che lo ritraggono in tutto il tour mentre sta male, eppure è SEMPRE salito su quel cazzo di palco!"
"Calmati, per favore.", sibilò Eddie, prendendolo per un braccio.
"NON MI CALMO! Io non... non ....NON CE LA FACCIO PIU' A VIVERE IN QUESTO MODO, SOTTO ACCUSA!  Abbiamo finito il nostro primo, assoluto tour europeo, un passaggio nelle arene e nei locali e poi siamo TORNATI  negli STADI! IN UN ANNO!! Un anno, signori, per conquistare gli stadi europei, da Mosca a Madrid! E voi solo accuse, accuse, accuse! Non vi è piaciuto il disco o i concerti o il fatto che al mio amico stia esplodendo la testa?!"
A quel punto Dorian urlava e Shane giudicò che sarebbe scoppiato A LUI un mal di testa grandioso se non avesse abbassato la voce ed il feedback del microfono.
"Se è così, ho solo una cosa da dirvi..."
"Dorian, no...", si sentì chiaramente Eddie supplicare al suo microfono.

Ma Dorian lo fece. 
Salì sulla sedia, si sporse sul tavolo fino a piantarci un ginocchio, come ad imprimere un messaggio a fuoco in ognuna di quelle teste di cazzo che per una laurea in giornalismo erano lì a rompere loro le palle.

"FOTTETEVI! E non ascoltateci! Perchè IO ME NE FOTTO DEL VOSTRO PARERE!!", e prese fiato.
"PERCHE' QUESTA E' LA NOSTRA BAND, VI PIACCIA O NO, E ANDREMO AVANTI! IN-SIE-ME!!"

E sbattè il microfono a terra, frantumandolo.
Scese dalla sedia ed allargò le braccia, con un sorriso maligno sotto gli occhi verdi scintillanti.
"IO.HO.FINITO.", urlò, e fece per avviarsi, per poi fermarsi ancora e puntare un dito a caso, nella moltitudine di giornalisti sconvolti. "Ed anche voi! Fuori dalle palle!!"
*
*
Nella sua suite al Parc de Princes, dove regnava oscurità e silenzio, Justin tremava internamente; anche in lui erano vividi i ricordi gioiosi di Madrid, come del loro battesimo del fuoco e del ghiaccio a Monaco, il tour de force per tornare e preparare la conferenza stampa e la consapevolezza che, anche se il suo corpo richiedeva riposo, la mente non glielo concedeva.

Quel mal di testa, quel fottutissimo mal di testa!!

Oltre a quello, non era mai riuscita ad abituarsi all'aspetto che assumeva la sua faccia dopo pochi minuti di incessante martellare, con la sicurezza che qualche vaso sanguigno stesse per saltare, volta per volta. 
Era una maschera grottesca di quello che era il suo viso, con una metà contratta e deturpata, l'occhio sanguigno a sporgere come quello difettoso di un mostro di Hollywood.

Si sentiva una bambola rotta; i circuiti in tilt lavoravano ad una velocità doppia rispetto al normale ma il suo corpo non riusciva a compiere niente che non fosse il minimo sforzo.
Prima aveva tentato di prendere il bicchier d'acqua dal comodino e l'aveva rovesciato; non aveva potuto fare altro che osservare come la moquette la bevesse, con la bocca arida e le pulsazioni a mille.

La cosa più grave era che pensava di nuocere al resto del gruppo, nonostante avesse sempre fatto la sua parte, come Dorian nello stesso momento stava ribadendo alla stampa. 

Si girò da un lato, tentando di comprimere la tempia anche contro il duro cuscino: niente da fare.
Il suo famoso ciuffo di capelli neri gli pendeva davanti agli occhi, floscio come tutto il suo corpo dal collo in giù; la testa era, al contrario, un'unica contrattura data da una fitta incessante di dolore.

In due giorni era diventato quel vampiro agonizzante, dal ragazzo gioioso che era caduto in piscina per caso e si era anche divertito. 
No, neanche.
In mezz'ora, poco prima di entrare in sala stampa: stava bene ed all'improvviso era dovuto invece correre via, con i soliti sintomi di cecità parziale e quella maledetta testa che minacciava di esplodere in faccia a qualcuno. 
Nessuno l'aveva fermato, nessuno gli aveva detto niente, anzi Quentin gli aveva fatto preparare la camera in modo potesse riposarsi.
Ormai si sentiva solo un peso.

Un discorso di Edele di quando era piccolo  gli martellava in testa, in quel momento;  sua madre, con il suo brioso e singolare senso dell'umorismo, che chissà cos'avrebbe fatto nel vedere il suo ragazzo conciato così.
-Sai Justin, devi stare attento ai microbi. Sono dappertutto. Sono come dei piccoli agenti segreti incaricati di farti male. E ce ne sono tanti.- e l'aveva guardato, per capire se avesse compreso la lezione sul lavarsi sempre le mani. -Ma ci sono anche tanti agenti segreti che sono incaricati di farci del bene. Questa è la nostra fortuna. Ma dobbiamo aiutarli.-

Quando una lama di luce fioca cadde esattamente sulla metà del suo volto sofferente, una parte gli rimbombò in testa.
-...per farti del bene...per farti del male... ma devi aiutarli...-

E come evocato (-ma forse lui VA' evocato... a suo modo-) Dorian entrò, in punta di piedi, sedendosi ai piedi del letto, non osando parlare.

Dorian con lo sguardo scintillante; ne aveva appena fatta una delle sue ma non voleva dirgliela, per farlo stare peggio, e questo fatto scaturì un altro pensiero dalla mente di Justin, chiusa in una morsa ormai.
('E tu, Dorian? Sei qui per farmi del bene o per farmi del male? Dovrò aiutarti in ogni caso?')

Dorian sospirò e si schiarì la gola, palesando la sua presenza.
"Justin..."
"Dimmi (-bene o male?-)...", replicò, con voce fievole.
"Voglio solo farti una domanda, poi me ne andrò e ti lascerò in pace. Non devi neppure pensarci su e non dovrai mai più pensarci su. Se non vuoi non te la farò. Se pensi che possa peggiorare il tuo mal di testa... Aspetterò."

Il silenzio di Justin venne scambiato per assenso, tanto che Dorian scosse la testa e si alzò in piedi.
"Noi... siamo una band, vero?"
"Dorian... (-bene o male?COSA sei?!-) questa è la NOSTRA band."

Dorian sembrò stesse per mettersi a piangere a quella risposta e lo confermò la voce, cammuffata ma impastata, della sua risposta.
"Sì. E' la nostra band. Ora riposati e non preoccuparti di queste sciocchezze.", e per un istante, brevissimo, Justin fu certo di vedere una scia argentea attraversare il viso di Dorian; una lacrima, nello spicchio di luce della porta. Oh-come-era-bello.

"Sì,Dorian.", fu solo in grado di rispondere, mentre il suo mal di testa aumentava ed un altro pensiero prendeva il posto di quello prima, pulsando come un neon difettoso assieme alla centralina del suo cervello.
('Questa è la nostra band')
*
*
Uscito da camera di Justin, Dorian soprassalì, quando vide Eddie e Dorian seduti sul divanetto di fronte, sul corridoio.
Prima che potesse parlare, Shane si alzò in piedi, schiarendosi la voce.
"Come...sta?"
"Non l'ho mai visto così male.", sospirò Dorian, mandando giù il groppo di lacrime che gli era salito con la risposta coraggiosa dell'amico. 
Anche Eddie si alzò in piedi ma non disse niente, dondolandosi sulle scarpe da tennis. 

"Andiamo, passerotto. Tra un paio d'ore torneremo a vedere come sta.", lo prese Shane per il braccio, delicatamente.
"E dove volete andare? Quentin mi starà cercando per farmi la pelle.", ironizzò macabramente Dorian. 
Ma voleva comunque anch'esso levarsi di lì, da quel posto che sembrava circondato dal malessere che opprimeva il loro amico, perciò si mosse verso gli ascensori, ora affiancato anche da Eddie, che finalmente ghignò.
"Facciamo un giro. Sai che anche il 'Parc de Princes' ha una piscina?...."

Dorian scoppiò a ridere, mentre si lasciava trascinare (ignaro che l'avrebbero buttato dentro senza preavviso e che l'acqua stavolta sarebbe stata gelata); in un attimo aveva cancellato la tensione che li aveva attanagliati quel pomeriggio.

"Dio, quanto amo questa band!"
"Questa è la nostra band.", sottolineò semplicemente Shane con un'alzata di spalle, mentre gli ascensori si chiudevano.

 

Andate in pace, tutti voi.
A parte Justin.
Cos'avrà?
Capitolo betato dalla mat... da Calipso Macabre Doll. Love you, sis, ti regalerò un Justin tutto tuo.
Buone vacanze a chi và

 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: Princess_Klebitz