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Autore: _besideyou_    25/07/2014    1 recensioni
Usavano sempre la scusa del “troppo”. Cecilia era troppo bassa, capelli troppo scuri e troppo ricci, occhi troppo marroni, troppo timida, troppo insicura, troppo studiosa (ma i suoi voti non sono mai stati troppo alti), troppo asociale, troppo tutto. Ma non per lui.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TOO MUCH
 
Usavano sempre la scusa del “troppo”. Cecilia era troppo bassa, capelli troppo scuri e troppo ricci, occhi troppo marroni, troppo timida, troppo insicura, troppo studiosa (ma i suoi voti non sono mai stati troppo alti), troppo asociale, troppo tutto. Eppure mentre tutti la classificavano così ha incontrato me. Quello che dei loro “troppo” se ne fa un baffo. Quello che i “troppo” li usa in un altro modo. Troppo simpatica, troppo carina, troppo dolce, i suoi capelli e gli occhi sono troppo belli e lei be’ è troppo perfetta per me. E sì, lei mi piace fin troppo.


Ci siamo conosciuti un anno fa. Eravamo sulla metro e lei stava parlando al telefono con un’amica. Cosa mi ha attratto di lei? Parlava italiano. La lingua che stavo cercando di imparare da mesi. Sapevo chi fosse lei, anche perché era impossibile non notarla: penso fosse la ragazza più bassa di tutta la storia dell’università con il suo 1,55 m, ma oltre a questo era una delle poche studentesse che (per quanto ne potessi sapere io) fosse asociale. Asociale non in senso negativo, intendiamoci: se doveva parlare con qualcuno, lo faceva senza problemi, solo che non sentiva il bisogno di parlare con gli altri. Ad ogni modo diventammo amici perché le chiesi di insegnarmi quella lingua da me tanto amata. Ci misi un po’ a convincerla dato il suo carattere e quando,ormai esasperata dalla mia continua richiesta, accettò mi sentii il ragazzo più felice al mondo. Non iniziò subito a insegnarmi l’italiano però, aveva degli esami da dare e doveva studiare. Poi passarono pure le vacanze di Natale che lei trascorse in Italia con la famiglia. Sì, perché se non si è capito, è italiana. E’ qui grazie a una borsa di studio e, finito l’anno scolastico, tornerà a casa.
Iniziammo a vederci per quelle dannatissime lezioni d’italiano a metà gennaio, quando entrambi non avevamo più esami. E lì capii che tutta la gente che la classificava come “asociale” si sbagliava. Lei era molto più di quello che gli altri vedevano. Capii che se incoraggiata e punzecchiata lei poteva essere come tutti i nostri compagni: pazza, goffa, sorridente e sicura di sé. I pomeriggi con lei non erano per niente silenziosi e noiosi, al contrario. Probabilmente con i soldi ricevuti dai genitori si sarà comprata delle nuove tazze perché a forza di farle scherzi ne ha rotte la metà e lei non può vivere senza il suo tè. Ma nonostante tutti gli scherzi subiti non ha mai infranto la sua promessa e ha sempre continuato a darmi lezioni di italiano. Proprio come in questo momento.
 

-Louis? Ci sei ancora?- la sua voce troppo dolce mi riporta al presente: una cucina, un tavolo con una moltitudine di libri e dizionari inglese - italiano, due tazze di tè
ormai vuote, io e Cecilia.
-Sì, dove eravamo rimasti?- chiedo. Un’espressione furba si dipinge sul volto. Non è un buon segno, almeno per me.
-Allora… coniuga al passato remoto il verbo “fare”- merda. L’unico verbo che non ho letto né ascoltato mentre lei lo diceva.
-Ehm… sì, certo- indugio ancora un po’ mentre cerco di ricordarmi quella che mi aveva detto la settimana prima ma niente, nothing, rien, nada de nada. Sospira poi mi dice di leggerlo ad alta voce dalla tabella delle coniugazioni.
 

-Sempre puntuale tu, eh?- mi dice Cecilia quando, affannato, entro in casa per la solita lezione settimanale di italiano. Non sa che questa volta il ritardo è causato da lei e dal nervosismo che sento da questa mattina.
-Ho una buona scusa!- alzo le mani in segno di resa –è che c’è questa ragazza che mi piace e io stavo cercando un modo per dichiararmi.-
-Buon per te, ma perché me lo hai detto? Conosco per caso la ragazza in questione?-
-Non so, però mi potresti aiutare a tradurre un paio di frase dall’inglese all’italiano? Sai, per far colpo questo e altro…- mi guarda un attimo con quei suoi occhioni marroni. Se li guardassi ancora una volta probabilmente non potrei resistere alla tentazione di baciarla. Dopo un momento di riflessione -perché deve essere riflessione, altrimenti è in uno stato di trance da un minuto buono- mi guarda e risponde
-Ehm…certo, dai dimmi che cosa devo tradurre poi mettiamoci al lavoro. Ma dopo, ora andiamo a studiare!- aggiunge prima di andare in cucina, dove il nostro solito pomeriggio in compagnia della lingua italiana può avere inizio.
 
-Quindi, ripeti un’ultima volta per essere sicuro- mi incita prima che me ne vada.
-Okay. Allora “I love you” lo traduco con “Ti amo” mentre “I like you” con “Mi piaci”.-
-Benissimo. Ora vai da lei e fai quello che devi fare. In bocca al lupo, Lou- dice prima di stamparmi un bacio sulla guancia.
-Crepi e comunque sarai la prima a sapere come è andata- detto questo la saluto e esco dall’appartamento. Nei minuti che precedono la mia “entrata in scena” mi ripeto continuamente che posso farcela, che a lei infondo piaccio e che la sorpresa riuscirà alla grande. Il campanello suona nuovamente e un attimo dopo Cecilia apre la porta. Il suo volto ha un’espressione di pura confusione.
-Che ci fai qui? Hai dimenticato qualche libro?- chiede sorridendo.
-No, in realtà devo dirti una cosa- ecco. Non avrei dovuto iniziare così il discorso. Avrei dovuto andare direttamente al nocciolo della questione come da copione. Lo sapevo che sarei andato nel pallone.
-Spara. Sono tutta orecchi.- continua a sorridere lei. Faccio un respiro profondo poi, molto lentamente, pronuncio le parole che potrebbero portare a due cose completamente differenti. O la felicità o la tristezza. Sicuramente non sarà rimpianto dato che almeno ci ho provato.
-Mi piaci- due parole, forse tra le più importanti mai dette in vita sino adesso. Alzo il mio sguardo azzurro e incontro quello color cioccolato di Cecilia. Sta sorridendo. Che merda, sapevo non sarebbe stata una buona idea dirgl… Un attimo. STA SORRIDENDO? Sì, lo sta facendo e non potrei esserne più felice. Mi avvicino ancora più del dovuto e poso le mie labbra sulle sue. Cecilia non si allontana. Ce l’ho fatta. Missione compiuta con successo.
Quando ci allontaniamo continuiamo a fissarci per qualche secondo poi mi abbraccia. E’ quel tipo di abbraccio che ricordi negli anni, quello che ti fa capire e gioire degli sforzi fatti per raggiungere l’obiettivo. E mi sento al settimo cielo perché finalmente avrò accanto a me una delle persone più importanti che finora abbia conosciuto.
 





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Autor's corner

Ciaooooo!!
ehm okay, forse non è il massimo, ma cercate di capirmi! :D 
Forse la storia in sè è banalotta ma mi ha invogliata a scrivere, cosa che non facevo da settimana :) 
Fatemi sapere se vi piace, se non vi piace ma fatevi sentire! 
Con questo passo e chiudo, alla prossima! 

 
  
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