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Autore: tiamoharreh    25/07/2014    1 recensioni
Ogni persona, quando è innamorata, ama fantasticare sui possibili momenti che si potrebbero creare tra lei e l'altro. Ed è proprio quello che ho fatto io: ho messo il mio Lui in questa storia, descrivendo anche qualche caratteristica. Però ho deciso di lasciare i nomi anonimi soprattutto perché vorrei che ogni lettore abbia la possibilità di immaginare se stesso con la persona che ama. // ♥
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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"Maybe just the touch of a hand."
 
A me, 
che non la smetto un attimo
di pensare a lui.

 
Era partito da appena cinque e per Lei era come se fossero stati attimi infiniti e... infernali. Il treno non andava forte, lasciava il tempo a chi vi era dentro di poter osservare quello che c'era fuori dal finestrino. Alberi, alberi, alberi, terre coltivate, alberi.
Andare in treno era un po' così. Tutto attorno era verde e si è lì dentro, al chiuso, al riparo, che non si riesce a contare nemmeno i secondi di quanto si può guardare una cosa che già ne stai guardando un'altra. Era tutto di passaggio, era un viaggio dove niente restava, anzi, tutto si ricordava.
Bastava essere da soli, avere delle cuffie e della buona musica nel telefono o nell'ipod.
Lei era sola. Nessuno poteva disturbarla. Nessuno poteva interrompere la sua quiete o il percorso dei suoi pensieri, parallelo alle rotaie sulle quali il treno stava correndo.
Tutto attorno era verde, è vero, ma il cielo era scuro, e il suo colore si rifletteva sull'ambiente, rendendo quel verde solo un grigio. Lo stesso grigio che si era immerso nella mente di Lei.
Lei aveva appena lasciato la stazione. Aveva fatto tanto fatica a convincere i suoi, aveva fatto tanta fatica a tirare fuori i soldi che servivano a pagare il biglietto del treno, aveva percorso tanti chilometri solo per poterlo vedere. E ce l'aveva fatta.
Aveva passato i tre giorni più belli della sua vita perché... era con lui. E lo desiderava così tanto, e lo voleva così tanto, e lo amava così tanto. Così tanto da riuscire a sacrificare quasi tutto pur di starci insieme. Pur di viverlo come aveva sempre sperato di fare. E ce l'aveva fatta. Ci era riuscita. Ed era andato tutto alla grande, una favola. Era stato perfetto.
Lui era esattamente come lo aveva conosciuto in chat; e per tutte quelle volte che desiderò di avere quegli occhi, in quei tre giorni se li divorò ogni istante. Erano suoi, e sembravano una calamita perché non riusciva a staccarcisi un attimo. Se ne sentiva dipendente e persa. Erano verdi e forse quel verde è il colore più bello su questa terra perché era Lui a indossarlo.
Lo aveva salutato due ore prima di partire perché era impegnato ed aveva da fare. Dunque passò le due ore in stazione da sola, a riassaporare con le sensazioni quell'ultimo suo abbraccio che tanto l'aveva protetta e rassicurata. Si sentiva sempre piccola nelle sue braccia. Era così alto da sembrare un grattacielo, così muscoloso da sembrare un antico castello, così forte da esser fatto di cemento. Quell'abbraccio l'aveva stretta così forte. Lei piangeva e ogni sua lacrima bagnava i ricci castani di Lui. Sentiva il suo respiro sul collo e si sentiva solo male, non voleva lasciarlo. Questo cercò di non parlare. La prese in braccio e se la tenne attaccata senza guardarla, senza dire nulla. Lui non piangeva, ma Lei lo conosceva e sapeva quanto fosse sensibile e allo stesso tempo così incredibilmente forte. Quella forza era quella che a Lei mancava, e che avrebbe avuto solo se avesse Lui al suo fianco.
Perciò seduta su quella poltrona cercò di rivivere attraverso la mente ogni sensazione, ogni sguardo, ogni tocco, e qualsiasi altra cosa avessero fatto o fosse successa in quei tre giorni insieme. Per la prima volta in vita sua, per quanto amasse i suoi genitori, la sua famiglia, Lei non voleva tornare a casa. Ora aveva una nuova casa, ed erano le sue braccia.
Non le importava dei tatuaggi che non le piacevano, le importava quello che c'era sotto ad essi. E non si intende qualcosa di materiale, no, s'intende qualcosa di astratto: l'amore che Lui le riusciva a dare anche solo attraverso uno sguardo. Amava quello sguardo fino a sentirsi mancare il fiato. Provò a disegnarlo ma non fu mai abbastanza perché lui non era replicabile... nemmeno su un foglio; lui non poteva essere da qualche altra parte, lui è lui ed è unico. Non si può copiare, o riflettere.
Non voleva piangere, non voleva farsi vedere dagli altri passeggeri, però dopo più di due anni di fidanzamento ed essere riuscita a starci insieme veramente le fece realizzare quanto tutto fosse al suo posto con lui. Quanto poi a furia di sperare e credere, le cose accadono. E lui era il motore principale dei suoi sogni. Lui era la prova vivente che poteva raggiungere qualsiasi cosa... ma solo se avesse avuto lui al suo fianco.
Fissava con quel viso triste e perso il paesaggio anch'esso monotono fuori dal finestrino. Ogni minuto di quel viaggio era stato intenso e Lei si sentiva terribilmente stanca. Scese dal treno e con la valigia alla mano camminò lentamente forse senza neanche sapere dove. Era persa poiché la sua mente viaggiava solo in una direzione: verso di lui.
In stazione c'era chi correva, chi abbracciava persone che non vedeva da tempo e lei era da sola, senza la sua metà.
Camminava senza una meta, voleva solo tornare indietro e si scontrava con altre persone perché non aveva paura ad alzare la testa e realizzare che fosse a casa sua. Non voleva.
Alla fine si rassegnò e lanciò uno sguardo alla folla. La scrutò, cercando i suoi occhi negli occhi degli altri, ma niente... Lui non era lì. Come poteva esserci?
Proseguì verso l'uscita, quando a un tratto delle mani fredde le chiusero gli occhi e le impedirono di vedere.
“Chi è?” urlò Lei immediatamente.
Automaticamente toccò quelle mani per sapere chi si fosse mai permesso di farle quello stupido scherzo nel momento meno adatto della sua vita.
Ma le bastarono pochi secondi. Le aveva già toccate quelle mani. Erano lisce, morbide e incredibilmente fini. Erano grandi, le dita lunghe e ben definite.
Non voleva indovinare chi fosse, voleva solo scoprirlo coi suoi occhi.
Con le sue mani tolse le altre dal suo viso e si voltò.
Tirò un urlo minuscolo che chiunque intorno si voltò e vide la bellissima scena di una ragazza così piccola aggrappata a un altro ragazzo così incredibilmente alto che con quelle braccia la stava chiudendo dentro un guscio. Il loro guscio d'amore.
Lei non disse niente. Le parole non sarebbero bastate a descrivere cosa stesse provando in quel momento. Piangeva e piangeva perché.... Lui era lì. Con lei. L'aspettava alla stazione, chissà da quanto, ma non le importava perché era lì che ancora una volta la stringeva con tutta la forza che aveva. Finalmente sentì singhiozzare anche lui.
Era la scena più bella mai stata vista.
Quei suoi occhi enormi e verdi gli erano diventati rossi e piangevano lacrimoni. Lei glieli portò via passando leggermente le sue dita sotto le palpebre e ripulire qualsiasi cosa.
Lo stava guardando mentre continuava a buttare fuori lacrime e a catena iniziò anche lei, di nuovo.
Si guardavano ma non riuscivano a dirsi niente.
Lei si aggrappò ai suoi ricci e lui appoggiò le sue mani al collo di Lei. Insieme appoggiarono la fronte l'una all'altra e si persero nei loro sguardi pieni di gioia perché era chiaro a entrambi cosa stava succedendo.
Lei era appena stata con lui, e lui immediatamente decise di raggiungerla non appena lo dovette lasciare. Non poteva stare senza di lei neanche un secondo, e così Lui era lì. Era lì per restare. Era lì per restare per sempre con Lei.
 
       
  
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