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Autore: germangirl    26/07/2014    13 recensioni
Alla vigilia di un evento importantissimo, uno dei protagonisti principali ripercorre tutto ciò che è successo negli ultimi anni, raccontandolo dal suo punto di vista.
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più stagioni
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CAPITOLO 1 – SEI ANNI FA

Se avrete voglia di seguirmi in questo breve viaggio nel tempo, vi racconterò gli ultimi sei anni dalla mia personalissima prospettiva: il punto di vista del cuore di Kate.

 

Tutto è cominciato con il ritrovamento di un cadavere che sembrava la trasposizione di una scena descritta in un libro di Richard Castle, famoso scrittore di gialli, amatissimo da Kate tanto che ne possiede tutte le opere.

Un tipo bizzarro, va detto.

Fuori del comune, senza ombra di dubbio.

Presuntuoso, logorroico e infantile: un adolescente nascosto nel corpo di un quarantenne. Un quarantenne affascinante, per la precisione.

Infatti, appena gli occhi di Kate si sono posati su di lui, al party per il lancio del suo ultimo libro della saga di Derrick Storm, io mi sono messo a battere più rapidamente, il sangue ha cominciato a fluire nelle vene in quantità maggiore e il cervello ha fatto una discreta fatica a far mantenere a Kate il suo aplomb da detective cazzuta.

Oh, scusate, mi è scappato. Intendevo dire risoluta.

Sapete, non è facile per una donna fare questo lavoro e l’unico modo è non perdere mai il controllo della situazione, in nessun caso. A prescindere da chi hai di fronte. Anche se ti appare davanti il tuo idolo, lo scrittore che adori da sempre e che ti ha accompagnato negli anni più bui, regalandoti degli spiragli di luce. Non puoi seguire il tuo cuore, ovvero il sottoscritto, che ti direbbe di gettarti ai suoi piedi e implorare un autografo, confessandogli quanto lui sia stato vitale per te.

Nossignore.

Devi comportarti come se nulla fosse e, in generale, impegnarti il doppio di quanto farebbe un uomo. O tre volte tanto, e senza che nessuno riconosca pienamente il tuo valore. Scusate lo sproloquio, ma su questo argomento sono particolarmente suscettibile.

Comunque, Rick Castle ci ha subito provato con Kate, del resto è una gran bella donna e non passa di certo inosservata, ma il cervello lo ha immediatamente bollato come “individuo sgradito – tenersi alla larga”, nemmeno fosse altamente radioattivo, e ha aggiunto all’istante uno strato di mattoni al muro, tanto per essere sicuri che fosse davvero invalicabile. Per non correre rischi, insomma.

Naturalmente l’inquilino dell’attico non poteva sapere che l’inquilino del loft avrebbe addirittura scelto Kate come sua musa ispiratrice e la cosa mi ha riempito di gioia e orgoglio. Sentimenti che il suddetto cervello ha voluto ignorare a oltranza, negando persino l’evidenza. Ma gli occhi – che sono dalla mia parte, ringraziando il cielo – si sono incatenati più di una volta a quelli di oceano e di cielo dello scrittore, scrutandogli l’anima e ritrovandovi un essere assai più profondo e tormentato dell’individuo sbruffone e superficiale che voleva apparire. Non solo. I suddetti occhi si sono posati più di una volta sulle labbra e sul fisico dello scrittore, in particolare sul suo delizioso didietro, e hanno apprezzato la visuale. Oh, eccome se lo hanno fatto!

Ma torniamo a noi.

Castle ha cominciato a seguire Kate al lavoro come la sua ombra, rivelandosi una fonte interessante di teorie, spesso completamente folli, a volte assolutamente geniali per la risoluzione dei casi. Ma l’aspetto principale è che la sua presenza si è trasformata in una sorgente continua di leggerezza nel mondo di Kate, così difficile e duro. Ci ha fatto tornare il sorriso, la voglia di scherzare, la capacità di prendersi un po’ meno sul serio. Ci ha fatto riscoprire la fiducia nel lato magico dell’esistenza, quella che avevamo da bambini e che era andata perduta. Anche se nella maggior parte dei casi si comportava come un ragazzino viziato e strafottente, a volte i suoi occhi hanno espresso una bontà e una tenerezza che a me non sono certo passate inosservate.

E sappiate che io sono un attento osservatore.

Inutile dirvi quanto io abbia dovuto combattere con il cervello, che continuava a volerlo tenere a distanza di sicurezza. In realtà, però, lo scrittore si è dimostrato una sfida anche per il raziocinio di Kate, grazie alla sua capacità di pensare al di fuori degli schemi, rivelandosi sorprendentemente utile.

Ma non è stato sempre rose e fiori.

Castle è andato a toccare un tasto estremamente dolente. Spinto dalla sua curiosità patologica e dal suo bisogno di fornire un passato alla sua Nikki Heat, ha sollevato il coperchio del vaso di Pandora: ha messo le mani sui documenti dell’omicidio di Johanna. E questo ha riaperto la vecchia ferita che ha ripreso a sanguinare copiosamente.

Non avrebbe dovuto farlo.

Non erano affari suoi.

Ci siamo sentiti violati.

Quello era il dramma mio e di Kate e nessuno aveva il diritto di entrarci. Nessuno. La rabbia è salita dal profondo delle viscere e ci ha sconquassato, tanto che abbiamo fatto fatica a perdonarglielo. Ci avevamo messo anni di analisi per ritrovare un minimo di equilibrio, per tenere sotto il livello di guardia quella sofferenza atroce che avevamo provato sin da quando avevamo saputo della morte di mamma e di come era morta. Quando Beckett era entrata in polizia, avevamo dedicato ogni minuto libero a studiare le prove, analizzare il fascicolo, sviscerare parola per parola le annotazioni dei detective che avevano indagato sull’assassinio efferato di Johanna.

Ci eravamo macerati, sia io che il cervello.

Consumati fino all’ultima fibra.

Poi, con il tempo, quella furia si era in qualche modo calmata, anche se io, nel mio punto più recondito, conservavo un senso di fallimento totale. Dovevamo rendere giustizia a mamma e non ci eravamo riusciti.

E chi era questo sbruffone irrispettoso per andare a frugare nel nostro dolore?

Chi gli aveva dato il diritto?

Però alla fine Kate è una donna d’oro. Anzi, io sono un cuore d’oro.

Castle ha capito di avere sbagliato e si è scusato. Ed era sinceramente dispiaciuto, gliel’ho letto negli occhi e nel cuore, tanto che non abbiamo potuto evitare di accoglierlo nuovamente al distretto a braccia aperte. Ed è stato meglio così. Ma di questo vi racconterò prossimamente.

 

Nota dell’autrice

Il cuore di Kate è partito dall’inizio, ricordando come tutto è cominciato e come sono stati i primi mesi di Castle al distretto.

L’accoglienza calorosa che avete riservato al prologo ha riempito il MIO cuore!

Vi ringrazio davvero per il tempo che mi avete dedicato e per avermi seguito fino qui.

Al prossimo capitolo,

Deb

  
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